Ognuno di noi, a prescindere dalla generazione a cui appartiene, ha i suoi cartoni animati del cuore. Molti di questi cartoon, oltre che per i personaggi epici, divertenti, affascinanti, sono ricordati per le sigle che introducevano e chiudevano ogni episodio. Abbiamo ascoltato e cantato tantissime volte queste canzoni e molte le conosciamo a memoria, da Creamy ai Pokemon, da Lady Oscar a Pollon. Abbiamo deciso di riascoltare insieme a voi le migliori sigle dei cartoni animati, dagli anime giapponesi ai cartoon americani targati Disney, condividendo curiosità e retroscena sulle più belle.
1. L’incantevole Creamy
Considerata in Italia tra le serie di maggior successo degli anni Ottanta, L’incantevole Creamy è un anime prodotto dallo Studio Pierrot e trasmesso in Giappone tra il luglio 1983 e il giugno 1984. Lo show ha come protagonista una bambina vivace e fantasiosa di nome Yū che, grazie a un medaglione magico proveniente dal pianeta Stella Piumata, è in grado di trasformarsi in una bellissima 16enne con straordinarie doti canore: Creamy. Quando la sua strada si incrocia casualmente con quella del produttore discografico Jingle Pentagramma, inizia per Yū una vera e propria doppia vita, divisa tra il chiosco di crêpe dei genitori e gli studi televisivi. La sigla italiana de L’incantevole Creamy, scritta da Alessandra Valeri Manera e con la musica di Giordano Bruno Martelli, è interpretata da Cristina D’Avena e racconta il magico segreto di Yū, citando parte della formula per la sua trasformazione: Pari-pam-pum.
Pari-pam-pum, eccomi qua
Pari-pam-pum, ma chi lo sa
Se babbo, mamma e Toshio
Lo san che Yu son proprio io
Pari-pam-pum spesso lo sai
Pari-pam-pum combino guai
Ma Posi e Nega in coppia son qua
E il guaio presto sparirà
Se anche voi vi siete appassionati alla cultura giapponese guardando Creamy e altri anime, forse potrebbe interessarvi il nostro articolo sui migliori libri da leggere per chi ama il Giappone. Tra libri di ricette, origami, tatuaggi, guide turistiche e sulle creature soprannaturali, c’è veramente di tutto.
2. Holly e Benji
Un’idea semplice e vincente. Come un tiro sotto l’incrocio tirato a 120 km/h da Mark Lenders. Far cantare la sigla di un cartone animato a un bambino di 11 anni. È successo nel 1986 con il cult Holly & Benji. La voce era quella di Paolo Picutti, e la sua voce sottile dedicata ai due “fuoriclasse che si allenano tirando e parando rigori” si univa al coro di milioni di bambini appassionati alle infinite corse sui campi collinari del mitico anime giapponese. Il punto di vista della sigla, insomma, era lo stesso dei fan del cartone animato che ha segnato una generazione. Diversi anni dopo l’immancabile Cristina D’Avena ci regalò la trascinante sigla “Che campioni Holly e Benji”, ma chi ha tifato per la New Team ha un solo coro nel cuore.
3. Sailor Moon
Cantata dall’inconfondibile voce di Cristina D’Avena, quella di Sailor Moon è senza dubbio tra le più belle sigle dei cartoni animati; questa in alto che vi proponiamo è la sigla iniziale italiana della prima serie del noto cartone Shojo che ha lasciato un segno indelebile nei cuori di tutte le affezionate ammiratrici di Bunny, la bionda studentessa protagonista con la sua gattina Luna, per una trama contraddistinta da azione, sentimento e umorismo.
4. Pokémon
Serie televisiva anime basata sulla celebre saga di videogiochi ideata da Game Freak, Pokémon segue le avventure per il mondo del giovane allenatore di Pocket Monsters Ash Ketchum. L’anime, andato in onda in Italia dal 2000 al 2008 e composto da ben 24 stagioni, accompagna Ash e i suoi amici Misty e Brock in un avventuroso viaggio ricco di insidie, causate soprattutto dal perfido Team Rocket, e di adrenaliniche sfide con i numerosi allenatori che i tre incontreranno sul loro percorso. Sogno di Ash è quello di diventare il miglior allenatore di Pokémon del mondo. La sigla della prima serie di Pokémon, nonché la più amata e celebre, è conosciuta anche come Gotta catch ‘em all! ed è cantata da Giorgio Vanni.
Viva i Pokémon
Tosti e prorompenti
Tutti differenti
Gotta catch’em all
Catch, catch, catch!
Ogni Pokémon è il più scoppiettante
Furbo e accattivante
Viva i Pokémon
5. Ranma ½
Torniamo nel mondo dei manga con quello che probabilmente rappresenta uno dei titoli più amati di sempre. Dall’opera scritta e disegnata da Rumiko Takahashi, pubblicata in Giappone dal 1987 al 1996, è tratto l’anime che in Italia è stato trasmesso dal 1995 su diverse emittenti. La serie segue Ranma Saotome, 16enne che si ritrova a fare i conti con una particolare “maledizione”: non appena entra in contatto con l’acqua fredda, si trasforma in una ragazza. Tutto ha avuto inizio dopo che lui e suo padre sono caduti nelle Sorgenti Maledette di Jusenkyo: chiunque vi cade, è destinato a trasformarsi nell’animale o nella persona che vi annegò moltissimi anni prima. Il genitore di Ranma, ad esempio, da quel momento in poi si trasforma in un panda. L’unico modo per tornare normali è bagnarsi con l’acqua calda. Insomma, una trama molto particolare che ha appassionato intere generazioni e che viene raccontata dettagliatamente dalla sigla, eseguita in italiano da Massimiliano Alto e Monica Ward, rispettivamente doppiatori di Ranma ragazzo e Ranma ragazza.
Yappappa yappappa ishanten
È follia, è magia ma non sai perché
Yappappa yappappa iishanten
Calda è, fredda è, differenza c’èQuesto corpo certo non è mio
Ranma, ranma spiegaci perché
Per poter tornar di nuovo io
L’acqua calda sai, l’acqua fredda mai, l’acqua calda mi ritrasformerà!
6. Kiss me Licia
Tra i cartoni animati giapponesi arrivati in Italia negli anni ’80, Kiss me Licia è quello che ha avuto il percorso più bizzarro, costellato di grandi successi, piccoli misteri e svolte live action. Tutto parte dalla celebre sigla interpretata da Cristina D’Avena (e scritta da Alessandra Valeri Manera su musiche di Giordano Bruno Martelli). Quando l’anime arriva in Italia, nel 1985, la 21enne cantante ancora non sa che quel cartone animato le darà l’occasione di debuttare come attrice e per giunta nel ruolo di Licia.
La sigla di Kiss me Licia riassume l’incontro fortuito “in un giorno di pioggia”, con Andrea e Giuliano e poi con Mirko. Andrea è il fratellino di Mirko, rockstar dai capelli bicolore, frontman dei Bee-Hive, mentre Giuliano è il loro gattone rosso. L’incontro tra Mirko e Licia darà vita ad una complicata e romantica love story ostacolata da più fronti.
Kiss me Licia conquista le classifiche e ottiene un Disco d’Oro, ma molti continuano a chiedersi perché, nella sigla, Licia sia bionda e non castana, come nel cartone. Perché nel manga giapponese è bionda e la sigla era stata realizzata prima dell’anime, salvo poi decidere di cambiarle colore di capelli e acconciatura.
Un giorno di pioggia Andrea e Giuliano
incontrano Licia per caso;
poi Mirco, finita la pioggia,
incontra e si scontra con Licia e così
il dolce sorriso di Licia
nel loro pensiero ora c’è…
Col successo di Kiss Me Licia, Cristina D’Avena passa davanti alla macchina da presa e si trasforma letteralmente nella protagonista del telefilm che riprende i personaggi e la storia del cartone animato. Questo perché in Giappone l’anime era stato cancellato già alla prima stagione e non avevano intenzione di proseguirlo. I bambini italiani però, volevano sapere come andava a finire tra Mirko e Licia e così si decise di girare un telefilm made in Italy, tra parrucche, canzoni e “fettine panate”. Oggi Cristina si è scrollata di dosso l’immagine da fatina dei cartoni animati per indossare quelli di un’artista sexy e ironica, tutt’ora molto seguita e popolare, e con un posto di rilievo tra le icone gay italiane più famose.
A proposito di fettine panate: anche a voi veniva una gran fame a vedere Marrabbio e Licia dietro i fornelli, vero? All’epoca i sushi all you can eat in Italia non esistevano, oggi invece possiamo gustare molti piatti tipici giapponesi quasi ovunque.
7. I cavalieri dello zodiaco
A ognuno la propria sigla. A ognuno il proprio mito sacro. Non ci sentiamo di eleggere la sigla migliore, perché I cavalieri dello Zodiaco è stato un cartone talmente longevo e trasversale da abbracciare più generazioni. Di qualsiasi scuola di pensiero siate, è innegabile che Pegasus, Crystal, Sirio e compagni abbiano lasciato il “segno” anche grazie a delle sigle ispiratissime. La prima, del 1986, ridefinisce il concetto di fomento grazie al trasporto della voce di Massimo Donati. La seconda, cantata da Giampi Galdello, è un vero e proprio coro da stadio (“Sono I Cavalieri dello Zodiaco” riecheggia ancora nei nostri timpani), mentre negli ultimi anni è stato Giorgio Vanni a scrivere il suo nome nel firmamento di uno degli anime più amati e belli di sempre.
8. Occhi di gatto
Una delle canzoni dei cartoni animati più famose è Occhi di gatto, cantata da Cristina D’Avena (su testo di Alessandra Valeri Manera e Musica di Ninni Carucci) una canzone caratterizzata da un ritornello tra i più orecchiabili e un testo che introduceva le tre affascinanti protagoniste, le tre sorelle Kelly, Tati e Sheila Tashikel (che nella versione giapponese si chiamavano diversamente), tre ragazze furbissime, esilissime, modernissime… insomma, issime.
La sigla del cartone, uscito negli anni ’80, mostrava le tre sorelle in azione, spesso su un fondo scuro. Le Tashikel ufficialmente erano titolari di un caffè che si chiamava Cat’s Eye, ma questo era solo il lavoro di facciata, perché in realtà erano tre ladre specializzate nel furto di opere d’arte. I loro furti però, erano motivati da ragioni sentimentali e familiari, e questo offriva ulteriori pretesti narrativi. Sorvoliamo pure sul fatto che le tre siano conosciute come le Occhi di Gatto , firmano i loro colpi proprio con questo nome, e Sheila, è fidanzata con un ispettore di polizia che da tempo indaga sulle tre ladre.
9. Pollon
Quanti pomeriggi trascorsi a guardare Pollon, magari facendo merenda con latte e Nesquik e con le merendine del mulino bianco degli anni ’80! La sigla di C’era una volta… Pollon, cantata dalla sempiterna Cristina D’Avena (e scritta dall’altrettanto sempiterna Alessandra Valeri Manera con Piero Cassano dei Matia Bazar) introduce la protagonista del cartone animato, un’adorabile ragazzina bionda che sogna di diventare una dea, proprio come suo padre Apollo e suo nonno Zeus. L’ambientazione, come ricorderete, è quella di una “magica città” sulla cima dell’Olimpo, ma Pollon non si prende assolutamente sul serio e rimescola allegramente insieme mitologia greca e cultura giapponese, infilandoci elementi trasgressivi e scorretti, ma giocosi, ma anche elementi moderni.
Nella canzone del cartone animato, inoltre, ci vengono presentati i familiari e amici di Pollon, che la aiuteranno o la ostacoleranno, nel suo ambizioso percorso verso la divinità. C’è Eros, il Dio dell’Amore, ignudo e piccoletto, l’altissimo (e prestante) Poseidone e tutto un corollario di divinità viziose, adorabili, piene di difetti: nonno Zeus è generoso e donnaiolo, per non parlare di Era e Afrodite, che tra abiti con lo spacco e calze a rete, erano due milf ante-litteram.
Oggi Pollon, nell’era dei social, più che per la sigla, viene celebrata per quel siparietto equivoco con il quale, accompagnata da due orsi, introduceva al pubblico le meraviglie di una misteriosa polvere in grado di dare l’allegria.
A proposito di Olimpo, non perdetevi il nostro articolo sui migliori piatti greci, ma se decidete di provarli, non mangiateli con le bacchette come fanno i protagonisti di Pollon…
10. Dragonball
Anime diventato un cult in tutto il mondo, tratto dall’amatissimo manga scritto da Akira Toriyama, è il primo di una lunga saga composta da titoli come Dragon Ball Z (di cui vi parleremo), Dragon Ball GT e il più recente Dragon Ball Super. La sigla italiana di Dragon Ball, che risale al 1998, è stata cantata da Giorgio Vanni ed è state realizzata per la versione del cartone animato trasmessa su Mediaset. Dragonball, infatti, era già andato in onda nel 1989 sull’emittente locale Junior TV, ma erano state mantenute le sigle originali giapponesi.
Il primo ciclo di storie della saga di Dragon Ball vede il piccolo protagonista Goku, ancora bambino, mettersi alla ricerca delle preziose sfere del drago, artefatti magici capaci di evocare il mitico drago Shenron: durante le numerosissime avventure che vivrà (la serie è composta da 153 episodi, mentre il manga da 42 volumetti) stringerà amicizia con alcuni dei personaggi storici della serie: Bulma, il Maestro Muten, Crilin, Tenshinhan, Piccolo e Chichi. Tutti personaggi che rincontreremo nelle storie successive.
Dragon Ball! Bursting through the clowds…
Dragon Ball! Fighting on the ground…
Dragon Ball!
Quante avventure fantastiche
fra mille azioni acrobatiche
tanti avversari da battere
con forza e volontà!
Arrivi a passo di carica
sulla tua nuvola magica
ovunque c’è da combattere
e lotti con lealtà!
11. What’s My Destiny Dragon Ball
Forse il capitolo più amato delle avventure di Son Goku, Dragon Ball Z è dedicato alle eroiche gesta che compie in età adulta, sfidando e sconfiggendo terribili nemici come Freezer, Cell e Majin Bu. Durante queste nuove avventure, andate in onda per la prima volta in Italia nel 2000, rincontreremo vecchi amici ma ce ne faremo anche di nuovi, sopratutto si unirà al gruppo di eroi anche lo storico avversario (ma poi alleato) Vegeta, il principe dei Saiyan. La sigla, cantata sempre dal talentuosissimo Giorgio Vanni, condivide il titolo con il primo dato alla versione italiana della serie (ora conosciuta invece come l’originale giapponese, Dragon Ball Z), ossia What’s My Destiny Dragon Ball.
What is my destiny Dragon Ball
Io so che tu lo sai Dragon Ball
Perché non c’è, un drago che
Sia grande come te: Dragon Ball!
Dragon, Dragon, Dragon, Dragon Ball
L’oscurità splendente diverrà con te, perché
La tua fiamma oramai è più ardente che mai
12. Hello Spank!
Il papà di Aika scompare misteriosamente in mare, proprio come il proprietario di Spank, un buffo cane bianco dalle orecchie marroni. Aika e Spank stringono amicizia e diventano inseparabili, ma più avanti la ragazza dovrà affrontare la verità su ciò che è accaduto a suo padre. No, non è una puntata di Chi l’ha visto? ma la trama di base di Hello Spank! fortunatissimo cartone animato che è arrivato sui nostri schermi nel 1982 e ancora oggi è uno dei personaggi animati più popolari, con il suo adorabile faccione e i suoi occhi a cuoricino che campeggiano su zaini, magliette e gadget di ogni genere.
La canzone del cartone animato interpretata dal coro di Paola Orlandi su testo di Luigi Albertelli e arrangiamenti e musiche di Vince Tempera (ma ufficialmente attribuita agli Aiko & Company sul singolo e a I Cuccioli nella sigla) introduceva il personaggio di Spank (che vuol dire sculacciata) come un cucciolo pasticcione ma affettuoso, che sarà di grande aiuto per Aika, che si ritrova ad affrontare l’assenza dei genitori. Negli anni ’90 Cristina D’Avena ha interpretato un’altra sigla dal titolo Spank, tenero rubacuori.
Due piccole curiosità sui due protagonisti. Nella versione originale del cartone animato, Aika si chiama Aiko – nei primi anni ’80 gli adattatori devono aver pensato che forse sarebbe stato meglio “femminilizzare” il nome della protagonista sostituendo la o finale, per non confondere i giovani spettatori (già “traviati” da Lady Oscar). Una delle due voci italiane di Spank invece è quella di Liù Bosisio, che il pubblico italiano conosce per essere stata la doppiatrice di Marge Simpson e la moglie di Ugo Fantozzi nei primi film della saga.
13. Carletto, il principe dei mostri
“Che paura mi fa, Carletto, l’Uomo Lupo, Frank e Dracula”. Un incipit mitico dal 1983. Da quando i mitici mostri Universal si diedero appuntamento in universo condiviso molto prima che la cosa andasse di moda. A organizzare il meeting è un ragazzino col cappello colorato meglio noto come “Carletto il principe dei mostri”. Una cartone animato in cui ogni mostro era la tenera parodia di sé stesso, impreziosito dalla sigla composta da Mauro Goldsand. Un vero e proprio tormentone sempre orecchiabile come una filastrocca.
14. Piccoli problemi di cuore
Trasmesso in Italia nel 1997 con il titolo Piccoli problemi di cuore, questa serie tv anime è basata sul manga Marmalade Boy scritto e disegnato da Wataru Yoshizumi. Lo show è incentrato sulla vita di Miki, una studentessa appassionata di tennis che frequenta il secondo anno di liceo. La tranquilla esistenza della ragazza viene però turbata dal divorzio dei genitori: la madre e il padre di Miki, infatti, non solo hanno deciso di separarsi, ma si sono anche scambiati i partner con una coppia incontrata durante una vacanza alle Hawaii. Sconvolta da questo nuovo assetto familiare, la ragazza fa la conoscenza di Yū, figlio coetaneo dell’altra coppia, con il quale svilupperà un legame sempre più stretto. La sigla italiana cantata da Cristina D’Avena mette in musica l’amore adolescenziale e struggente tra i due protagonisti.
Sono piccoli problemi di cuore
Nati da un’amicizia che profuma d’amore
Sono piccoli problemi di cuore
Dove un bacio rubato è qualcosa di più
15. Siamo fatti così
Ed eccoci al momento del cartone didattico. Come rendere piacevole lo studio dell’anatomia e del funzionamento del corpo umano? I francesi ne sanno una più del diavolo e così, per una volta, hanno la meglio sugli anime con il brillante cartone animato creato da Albert Barillé nel 1987 e giunto sulla tv italiana due anni dopo. La serie educativa in 26 episodi svela il funzionamento del corpo umano concentrandosi sui vari elementi che lo compongono, dai globuli bianchi e rossi alle piastrine passando per il DNA, trattandoli alla stregua di personaggi visto anche il buffo aspetto antropomorfo. Azzeccata come non mai la sigla di Cristina d’Avena composta dalla fidata Alessandra Valeri Manera su musica di Massimiliano Pani. E dal figlio di Mina non ci aspettavamo niente di meno visto il popolarissimo ritornello “Siamo fatti così, siamo proprio fatti così, viaggia assieme noi attraverso il corpo umano…”, talmente orecchiabile che ormai lo conoscono anche i sassi.
16. Lupin, l’incorreggibile Lupin
Il cartone animato tratto dalla serie manga scritta da Monkey Punch è basato sulle incredibili avventure del ladro gentiluomo Arsenio Lupin III, accompagnato dagli inseparabili compagni Jigen, Goemon, e Fujiko. Del cartone arrivato qui da noi in Italia abbiamo scelto di soffermarci sulla terza serie, trasmessa su Italia 1 a partire dal 1987: Lupin, l’incorreggibile Lupin. L’indimenticabile sigla venne incisa da Enzo Draghi, con la partecipazione di Simone D’Andrea, e fu scritta da Alessandra Valeri Manera e Ninni Carducci. Chi come noi ancora canticchia l’orecchiabilissimo ritornello?
Con il rischio gioca sempre perchè
Per lui nulla di impossibile c’è
Sempre molto audace questo è Lupin
Lupin Lupin l’incorreggibile
Lupin Lupin l’inafferabile
Lupin Lupin l’ineguagliabile sei…
Lupin Lupin l’incorreggibile
Lupin Lupin l’inafferabile
Lupin Lupin l’ineguagliabile
sempre all’avventura tu vai
(sei furbo Lupin)
17. Heidi
Heidi, basato sull’omonimo romanzo per ragazzi scritto nel 1880 dall’autrice svizzera Johanna Spyri, è una serie animata giapponese, ma arriva da un altro mondo, e può essere considerata una serie d’autore. Fu prodotta nel 1974 dallo studio di animazione giapponese Zuiyo Eizo (da cui nacque la Nippon Animation), e diretta da Isao Takahata e disegnata da Hayao Miyazaki. Sì, proprio lui, l’autore di Porco rosso, La città incantata, Il catello errante di Howl. In Italia venne trasmessa su Rai 1 nel 1978: l’edizione italiana si basa su quella tedesca, e quindi anche la colonna sonora è quella nata in Germania e non in Giappone. Così Heidi, la sigla, scritta da Gianfranco Migliacci, riprende la canzone tedesca di Christian Bruhn.
Heidi è cantata da Elisabetta Viviani, con una voce dolcissima, con delle parole rimaste nella storia (“Heidi, Heidi, ti sorridono i monti, Heidi, Heidi, le caprette ti fanno ciao”), e una musica che evoca canti tradizionali alpini e lo yodel. I cori sono delle Baba Yaga, un trio vocale che collaborò con Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Claudio Baglioni e Mango. Il 45 giri Heidi superò il milione di copie vendute e arrivò in terza posizione in classifica. Fu il quindicesimo singolo più venduto dell’anno. Oggi Heidi vive una nuova popolarità sui social, grazie agli innumerevoli meme basati sui personaggi del cartone animato: Clara, Peter, il nonno, la signorina Rottenmeier e il cane Nebbia.
18. One Piece – All’arrembaggio
Adattamento del popolarissimo manga scritto e disegnato da Eiichirō Oda, One Piece è tra le serie anime più amate in Italia, venne infatti trasmessa dal 2001 su Italia 1 – con i titoli di All’arrembaggio o Tutti all’arrembaggio – guadagnandosi un’affiatatissima fanbase. Il protagonista di questa storia è l’aspirante pirata Monkey D. Rufy (in Italia Rubber o Mokey D. Luffy), un ragazzo che, dopo aver ingerito un frutto del diavolo, è diventato incredibilmente forte ed elastico. Per inseguire il sogno di trovare il mitico One Piece, un tesoro leggendario, metterà insieme una ciurma di pirati dalle doti straordinarie quanto le sue, imbarcandosi in numerosissime avventure per mare.
L’indimenticabile prima sigla di questo cartone animato (in seguito ne sono state realizzate altre due) è cantata da Giorgio Vanni e Cristina d’Avena, ed è capace di trasportaci con le sue strofe nel divertentissimo, colorato ed affascinante mondo di One Piece.
In questa nave di pirati
noi siamo capitati
cercando quel tesoro che si chiama One piece
e in mezzo al mare azzurro e grigio
sale questo grido!
Ciurma! Andiamo tutti all’arrembaggio, forza!
Vediamo adesso chi ha coraggio:
niente, è più importante del tesoro, ma
chissà dove sarà…
19. Ufo Robot
Ufo Robot Goldrake, noto in italiano anche come Atlas Ufo Robot, è un cartone animato prodotto dalla Toei Animation dal 1975 al 1977 e basato sull’omonimo manga di Gō Nagai. In Italia è andato in onda dal 1978 su Rai 2. ed ha avuto un grande successo, così come le sue sigle. Ufo Robot è la prima, e la più famosa: vinse il Disco d’oro per il superamento del milione di copie vendute, arrivò in quarta posizione della classifica dei singoli e fu il diciottesimo singolo più venduto in Italia nel 1978. Cantata dagli Actarus, gruppo nato per l’occasione che porta il nome del protagonista del cartone, è un brano trascinante che ha i suoni della disco music del tempo e parole che restano in testa come quelle di uno scioglilingua (“si trasforma in un raggio missile con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va”, “mangia libri di cibernetica e insalata di matematica e a giocar su Marte va”). Dietro a Ufo Robot ci sono delle menti importanti: il testo è di Luigi Albertelli e la musica di Vince Tempera, famoso autore e direttore d’orchestra, e Ares Tavolazzi, ex membro degli Area. La voce è di Alberto Tadini, ma ai cori è presente anche un giovanissimo Fabio Concato. Unico neo: negli anni recenti la canzone è stata presa dai gruppi di estrema destra per le loro manifestazioni… Giù le mani da Goldrake: Ufo Robot è patrimonio dell’umanità intera.
20. Jeeg Robot
Anche Jeeg Robot d’acciaio è un cartone animato giapponese, nato su una rivista edita dalla Kōdansha nel 1975. È nato dalla mente di Gō Nagai e dal disegnatore Tatsuya Yasuda, ed è diventato una serie televisiva anime di 46 episodi, prodotta dalla Toei Animation. La storia della sigla televisiva del 1979, è molto più avvolta dalla leggenda rispetto a quella di Ufo Robot. Jeeg Robot è interpretata da Fogus, nome d’arte di Roberto Fogu su un testo adattato in italiano della canzone originale del dal giapponese Michiaki Watanabe, ed è per questo che ha un’atmosfera così particolare e così “giappo”. All’originale fu aggiunta anche una traccia da Minimoog composta da Roberto Cordio. In teoria, quindi, solo le parole della canzone sono italiane, ma sono entrate nella storia (“Corri ragazzo laggiù, corri tra lampi di blu”).
È singolare il fatto che di Jeeg Robot esista una seconda versione, interpretata dai Superobots, uscita sempre nel 1979 come lato B del 45 giri Il grande Mazinger/Jeeg Robot. Questo accadde perché Detto Mariano, il discografico dell’originale, non era convinto di pubblicare il singolo perché temeva che il cartone, che non andava in onda sulla Rai ma sulle tv private, non avrebbe avuto successo. Così permise alla RCA di pubblicare il singolo, con la cover che uscì prima dell’originale. Ma è ancora più singolare la leggenda metropolitana che voleva che a cantare Jeeg Robot fosse un giovane Piero Pelù, perché la voce sembra proprio la sua. Ma è un’ipotesi che non ha mai trovato fondamento. Di recente, invece, la canzone è stata interpretata, voce e chitarra, da Claudio Santamaria sui titoli di coda del film di Gabriele Mainetti Lo chiamavano Jeeg Robot.
21. Mazinga Z
Qui la faccenda si fa delicata anche per tutta la confusione dovuta agli adattamenti italiani. Mazinga Z, anime seminale ispirato al popolarissimo manga del geniale Go Nagai, è stato tramesso per la prima volta in Italia nel 1980, mentre il sequel il grande Mazinga, andato in onda nel 1979. da qui nel pubblico italiano si è formata la strana idea che Mazinga Z fosse una sorta di “fratello povero” de Il grande Mazinga, sigla compresa, quando in realtà – a voler essere pignoli– sarebbe l’esatto contrario. La sigla di Mazinga Z, a nostro parere una delle più belle in assoluto, sceglie di riadattare un testo italiano sulla musica dell’originale giapponese di Azuma e Watanabe. Il testo italiano, firmato da Dino Verde, ben si adatta alla voce potente di Enzo Polito, recentemente scomparso, leader dei Pandemonium (che hanno firmato la sigla sotto lo pseudonimo Galaxy Group) conservando il tono marziale e lo spirito epico dell’originale. “Veloce e distruttore come un lampo non da’ scampo, odia la paura non conosce la pietà. Altolà falsità fermati malvagità, su di voi avvoltoi c’è Mazinger…” Questo è un robot da cui tutti vorremmo farci salvare.
22. Il grande Mazinga
Nel finale di Mazinga Z, il robot guidato da Ryo Kabuto viene gravemente danneggiato da mostri guerrieri micenei ma a salvarlo interviene il Grande Mazinga, nuovo robot che era stato segretamente costruito da Kenzo Kabuto, padre di Ryo. All’epoca, però, il pubblico italiano non vide questo finale perché dei 92 episodi dell’anime ne vennero tradotti e trasmessi solo 51. Da qui la confusione tra i due Mazinga complicata ulteriormente dall’inversione nell’ordine di messa in onda delle serie. Che fine ha fatto Ryo Kabuto, o meglio, Koji Kabuto, questo il nome originale del personaggio’ Il pilota di Mazinga Z non compare ne Il grande Mazinga perché si è trasferito in America a studiare con Sayaka, lasciando via libera a Tetsuya Tsurugi, cresciuto e addestrato da Kenzo Kabuto per diventare il pilota del potente robot. Per quanto riguarda la sigla, al brano epico e marziale di Mazinga Z si sostituisce un’allegra marcetta non esattamente in linea con il mood bellico dell’anime. Marcetta scritta da Franco Migliacci con la musica e l’arrangiamento di Massimo Cantini ed eseguita dai Superobots. Sfatato da tempo il mito che voleva Piero Pelù, all’epoca 17enne voce del brano. A pronunciare il mitico verso “Mazinga Mazingaaa” a inizio brano era lo stesso Migliacci.
23. Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo
La bellezza di questa sigla è inversamente proporzionale al successo dello sciagurato cartone animato a cui appartiene. Perché Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo (che alcuni ricorderanno col meno ostico Slayers) è rimasto chiuso nel dimenticatoio e in qualche sperduto cassetto della memoria. Peccato, perché oltre a essere un bellissimo cartone animato fantasy, era accompagnato da una sigla diversa da tutte le altre. Una poetica ballata medievale dal ritmo trascinante in cui Cristina D’Avena si dimostra intensa come non mai.
24. È quasi magia Johnny
Facciamo un salto negli anni ’80, quando in Giappone veniva pubblicato Orange Road, il manga scritto e disegnato da Izumi Matsumoto dal quale è stata tratta la serie televisiva anime, trasmessa in italia dal gennaio 1989 col titolo è quasi magia Johnny. La scelta di intitolare così la serie animata è facilmente riconducibile ai poteri paranormali posseduti dal giovane protagonista, il quindicenne Johnny. Come suggeriscono le parole della sigla cantata da Cristina D’Avena, l’adolescente è in grado di leggere nel pensiero e spostare gli oggetti con la forza della mente, nonché tornare indietro nel tempo. Questi poteri vengono da lui sfruttati nel corso degli episodi per uscire dalle situazioni più scomode, che riguarderanno anche il triangolo amoroso che lo vede coinvolto con Tinetta e Sabrina.
25. Mila e Shiro – Due cuori nella pallavolo
Mila e Shiro – Due cuori nella pallavolo arriva in Italia nel 1986 sulla scia del successo di Mimì e le ragazze della pallavolo. Nei primi episodi dell’anime, Mila viene presentata come cugina di Mimì Ayuhara, parentela che nella versione nipponica non esiste. Esiste invece la passione dei giapponesi per gli spokon manga, ambientati nel mondo dello sport, le cui storie si sprecano anche nella nostra memoria di spettatori nati negli anni ’70. Il manga da cui è tratto Mila e Shiro, scritto da Jun Makimura e Shizuo Koizumi, si intitola Attacker You! ed è totalmente incentrato sul personaggio di Mila, vivace ragazza di campagna che si trasferisce in città per frequentare le scuole medie e si appassiona alla pallavolo diventando, con il tempo, una campionessa fino a venire convocata in nazionale. Nel manga, e in parte anche nell’anime, il ruolo di Shiro, giocatore di pallavolo belloccio e compagno di scuola di cui Mila si invaghisce, è piuttosto secondario. A dirla tutta nel manga originale i due sono solo amici, mentre nella sigla scritta da Alessandra Valeri Manera, con musica e arrangiamento di Ninni Carucci, Cristina D’Avena si sgola a cantare “Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo, Shiro e Mila, amore a prima vista è, sempre sempre così sarà per Mila e Shiro…” vendendoci i due pallavolisti come una coppia inossidabile alla Holly e Benji (no, qui l’amore non c’entra). All’epoca una sigla azzeccata e un adattamento “libero” bastavano a stravolgere la percezioni della storia originale a noi spettatori ingenui e privi di internet.
26. Yattaman
“Yattaman, Yattaman, al gran filone d’oro”. Basta citare questa strofa per far riaffiorare i ricordi d’infanzia più duri a morire. Colorato, folle e citazionista, Yattaman ha parodiato la fissazione per gli anime con i “robot” con il suo tono scanzonato. Una lotta contro il male col sorriso sulle labbra. Come quello stampato in faccia ogni volta che riascoltiamo I Cavalieri del Re (autorità assolute delle sigle dei cartoni) cantare la loro filastrocca dal ritmo irresistibile.
27. Lamù
Prima del monopolio di Cristina D’Avena le sigle dei cartoni animati giapponesi si caratterizzavano per maggior varietà stilistica e vocale. Tra le sigle più curiose e irresistibili spicca senz’altro quella di Lamù la ragazza dello spazio, uno degli anime più folli ispirato al manga di Rumiko Takahashi. L’anime, che vanta la regia di Mamoru Oshii, arriva in Italia nel 1983 e resta impresso per l’eccentricità dei personaggio e le trame astruse. Lamù è una aliena sexy abbigliata con solo un bikini tigrato che approda sulla Terra durante un’invasione aliena. Per salvare il pianeta viene scelto a caso uno studente, il donnaiolo sguaiato Ataru Moroboshi che ha dieci giorni di tempo per toccare le corna di Lamù salvando così la Terra dagli alieni. L’impresa si rivelerà più ardua del previsto. Tra ammicchi a sfondo sessuale e deliri in salsa nipponica, gli autori della sigla inconfondibile (“Com’è difficile stare al mooondo se non possiamo sbagliare maaai”) sono rimasti per decenni avvolti nel mistero nonostante le indagini dei fan. Solo di recente il compositore israeliano Shuki Levy avrebbe ammesso di aver composto il brano eseguito a due voci da Noam Kaniel e Ciro Dammicco. Scovato da un blogger, Kaniel ha ammesso via WhatsApp di aver registrato il brano a Los Angeles con un altro cantante di cui non ricordava il nome, ma alla fine la storia rocambolesca ha trovato risoluzione.
28. Memole dolce Memole
Chi è stato bambino tra gli anni Ottanta e Novanta di certo si ricorderà della dolce folletta Memole dagli inconfondibili capelli lilla e dal cappello rosso a punta. Trasmesso per la prima volta in Italia all’inizio del 1986, l’anime giapponese Memole dolce Memole ha, infatti, come protagonista l’omonima aliena alta pochi centimetri appartenente al popolo dei Fileni provenienti dal pianeta Filo Filo. Coraggiosa e sconsiderata, Memole ama avventurarsi fuori dai confini del villaggio edificato dai suoi simili, disobbedendo così agli ordini del nonno Barba, nonché capo dei 243 piccoli fileni. Durante una di queste sue scorribande, Memole fa la conoscenza di Mariel, una ragazza malata, costretta a rimanere nella sua cameretta proprio a causa del suo stato di salute. La simpatica sigla cantata da Cristina D’Avena descrive la dolce piccola folletta e le sue incredibili avventure nel bosco.
E’ Memole il nome mio folletto sono io
E dono felicità che il mio ombrellino dà
E questa felicità che l’ombrellino dà
Trasmettere a tutti sai felici tu ci fai!
Ho uno strano cappello, blua
Che mi calza a pennello, blua.
Dicon tutti che sono buffa
Birichina molto buffa piaccio così! Proprio così!
29. Georgie
Tratto da un manga di Yumiko Igarashi, Georgie è uno dei cartoni animati anni ’80 più seguiti in Italia e la sigla cantata da Cristina D’Avena (su testo di Alessandra Valeri Manera e arrangiamento e musica di Alberto Baldan Bembo e Vlaber) si concentrava soprattutto sulla personalità della protagonista, una bellissima ragazzina solare e sorridente, ma con l’animo appena velato di tristezza, senza però accennare alla sequela di disgrazie, contrasti familiari e morti drammatiche alla quale andava incontro l’ingenuo e giovanissimo spettatore.
Ambientata nel XIX secolo, in Australia (quando era ancora colonia penale britannica), Georgie è la storia di una bimba che viene affidata da sua madre morente ad un agricoltore. L’uomo ha già due figli maschi, ma accoglie la bimba nella sua famiglia, nonostante le reticenze di sua moglie. Reticenze che, negli anni, mentre la ragazzina cresce insieme ai suoi fratelli Arthur e Abel, si trasformeranno in malcelato rancore. A complicare la situazione tra i due ragazzi – che ovviamente si innamorano di Georgie – arriveranno altri amori, rivelazioni, lutti improvvisi. Un drama intricatissimo e reso più sapido da una cucchiaiata di salsa piccante, che rendeva alcune scene di Georgie audaci per un pubblico infantile. Una salsa piccante di cui si sentiva nettamente il sapore, nonostante molte scene siano state censurate per la messa in onda televisiva (parliamo di scene di nudo, ma anche di tentati suicidi, tombe, espressioni maliziose e abbracci poco vestiti)
La sigla di Cristina D’Avena, dicevamo, fa un accenno al fatto che si tratta di una storia coming of age, ma sorvola serenamente su una storia che racconta tutt’altro che “un mondo fatato”.
30. DuckTales
Torniamo negli anni Ottanta, quando la Walt Disney Television Animation lanciò per la prima volta sul piccolo schermo questa serie animata che comprende i tanti personaggi nati intorno alla figura di Paperon de’ Paperoni. In Italia è stata trasmessa su RaiUno dal 1988, mentre nell’agosto 2017 è stato realizzato un reboot, in onda su Disney XD. Gli episodi della serie seguono il celebre miliardario di Paperopoli ed i suoi nipotini Qui, Quo e Qua, continuamente impegnati nelle ricerche di nuovi tesori. Non solo, Paperone deve sempre guardarsi le spalle e difendere il proprio patrimonio dalle costanti minacce dei suoi nemici, tra cui la Banda Bassotti, Cuordipietra Famedoro e Amelia, ossessionata dalla Numero Uno, la prima moneta guadagnata da Paperone. La sigla del cartoon, cantata da Ermavilo, pseudonimo di Ernesto Brancucci, è un concentrato di ritmo e immagini indimenticabili, accompagnate dall’iconico “uuh” del ritornello.
31. Darkwing Duck
Rimaniamo nell’universo dei paperi con questa serie che rappresenta uno spin-off proprio di DuckTales, che comprende anche il pilota Jet McQuack che, dopo aver lasciato Paperopoli, si è trasferito a St.Canard. In Italia è stata trasmessa a partire dal 1993 su Rai1. A differenza di DuckTales, le cui avventure avevano luogo soprattutto di giorno, questa serie si svolge soprattutto nell’oscurità della notte, quando il supereroe mascherato, alter ego di Drake Mallard, affronta i cattivi che minacciano la città, in particolare il suo gemello cattivo Negaduck, Megavolt, Clorofix, Quackerjack, Liquidator e Becco d’Acciaio. Nel corso degli episodi, il protagonista si destreggia anche tra il ruolo di padre della piccola Ocalina ed il suo amore per Morgana McCawber.
32. Candy Candy
Chi è nato negli anni Ottanta o poco prima avrà sicuramente canticchiato le parole della sigla di Candy Candy, amatissimo cartone animato giapponese, tratto dall’omonimo manga di Yumiko Igarashi e Kyoko Mizuki, e trasmesso dalle reti italiane dal 198 al 1997. Chi invece non lo conosce non si lasci ingannare dal ritmo allegro e dal testo spensierato della sigla, cantata dai Rocking Horse. Candy Candy è forse uno dei cartoni animati più intensi e struggenti dell’epoca e ha fatto piangere intere generazioni di bambini e bambine.
Il singolo Candy Candy è un brano musicale scritto da Lucio Macchiarella su musica di Mike Fraiser e Bruno Tibaldi. L’arrangiamento è invece di Douglas Meakin.
Candy è poesia
Candy Candy è l’armonia
Candy è la magia
Candy Candy è simpatia
è zucchero filato
è curiosità
è un mondo di pensieri e libertà.
33. I Puffi
In questo caso parliamo di una vera e propria istituzione dell’universo cartoon. Tutti i bambini che hanno avuto un’infanzia come si deve hanno almeno una volta fatto visita al villaggio dei Puffi, piccole creature antropomorfe dal caratteristico colore blu, vestiti con berretto e pantaloni bianchi (ad eccezione di Grande Puffo che invece era vestito di rosso). Le serie animate, ed i film usciti negli ultimi anni al cinema, sono tratte dai fumetti ideati negli anni Cinquanta da Peyo. Nel corso degli episodi, abbiamo fatto il tifo per loro mentre tentavano di sfuggire alle grinfie del malvagio Gargamella e del suo gatto Birba. Indimenticabile poi il loro spirito ecologista, che emerge anche nelle due sigle più amate, ovvero Noi Puffi siam così e I Puffi sanno: proprio nel testo di quest’ultima ci sono infatti frasi lungimiranti come “Rispettiamo la natura ed allora il mondo guarirà” o “I Puffi sanno che ogni arbusto è speciale e un giorno fiorirà”.
34. Capitan Harlock
Capitan Harlock è un manga di fantascienza scritto e illustrato da Leiji Matsumoto, pubblicato in Giappone dal 1977 al 1979 dalla Akita Shoten, e diventato una serie televisiva anime diretta da Rintarō e prodotta dalla Toei Animation. La serie fu trasmessa in Giappone dal 1978 al 1979, in Italia arrivò nel 1979 su Rai 2. La sigla, Capitan Harlock, fu scritta ancora una volta da Luigi Albertelli e Vince Tempera, proprio loro, gli artefici del successo di Ufo Robot, e uscì a firma della fantomatica band La banda dei bucanieri.
La sigla di Capitan Harlock uscì per la Fonit Cetra come 45 giri nel 1979 e fu un grande successo: arrivò in seconda posizione dei singoli. L’idea della canzone è vincente: un coro che ripete “Capitan Harlock” seguito dal rimbombo dei tamburi evoca immediatamente un canto di pirati. Mentre la melodia è basata sulla successione di accordi del Canone di Pachelbel. Ma la sigla venne censurata dalla RAI, che sostituì i versi “Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà, vola all’arrembaggio però un cuore grande ha” con una ripetizione di “Nel suo occhio c’è l’azzurro, nel suo braccio acciaio c’è, nero è il suo mantello, mentre il cuore bianco è”.
35. Ken il guerriero
Torniamo indietro nel tempo con Ken il Guerriero, serie che andò in onda per la prima volta in Italia (su diverse televisioni locali, poi principalmente su Italia 7 e rete 7 Gold) a partire dal 1984. La storia è quella di un mondo post apocalittico, sopravvissuto ad una terribile guerra nucleare ed in cui si ergono alcuni potentissimi guerrieri, alcuni pronti a fare del bene, altri solo del male. Il protagonista della serie, a volte molto cruenta e decisamente dai toni dark, è Kenshiro, il successore di una scuola di arti marziali chiamata Sacra Scuola di Hokuto, che gli ha trasmesso la conoscenza su come uccidere gli avversari colpendo i loro punti vitali segreti.
La sigla di Ken Il Guerriero, diventata un vero e proprio cult per le atmosfere cupe che riesce ad evocare, fu scritta da Lucio Macchiarella e musicata da Claudio Maioli, che ne è anche interprete con lo pseudonimo di Spectra.
Mai, mai scorderai
L’attimo, la terra che tremò
L’aria si incendiò
E poi silenzio
E gli avvoltoi sulle case sopra la città
Senza pietà
Chi mai fermerà
La follia, che per le strade va
Chi mai spezzerà
Le nostre catene
Chi da quest’incubo nero ci risveglierà
Chi mai potrà
Ken, sei tu
Fantastico guerriero
Sceso come un fulmine dal cielo
Ken, sei tu
Il nostro condottiero
E nessuno al mondo adesso è solo
36. L’uomo tigre
Tra le più belle sigle dei cartoni animati di sempre c’è sicuramente quella de L’Uomo Tigre, un classico dell’animazione nipponica molto amato anche qui da noi in Italia. La sigla, scritta e cantata da Riccardo Zara e che è diventata un vero tormentone, racconta le gesta del protagonista della serie, Naoto Date in arte L’Uomo Tigre o Tiger Mask, un lottatore di wrestling allenatosi a lungo alla Tana delle Tigri. Il fortissimo lottatore, per i 105 episodi che compongono la serie, affronterà numerosissime sfide, sconfiggendo nemici sempre più letali.
Misteriosa la sua identità,
è un segreto che nessuno sa,
chi nasconde quella maschera:
Tigre (Tiger Man), Tigre (Tiger Man), Tigre (Tiger Man).
È l’Uomo Tigre che lotta contro il male,
combatte solo la malvagità,
non ha paura si batte con furore,
ed ogni incontro vincere lui sa,
ma l’Uomo Tigre ha in fondo un grande cuore,
combatte solo per la libertà,
difende i buoni, sa cos’è l’amore,
il nostro eroe mai si perderà.
37. Magica magica Emi
https://www.youtube.com/watch?v=g4CJfCeFH8Q
Nella serie degli anime sulle maghette, Magica magica Emi arriva dopo le mitiche Bia, Lalabel e L’incantevole Creamy. La protagonista è Mai, una bambina di dieci anni appassionata di magia che entra in possesso di uno specchio magico. Moko, il folletto dello specchio, le dona un bracciale che la trasforma nell’avvenente Emi dopo aver pronunciato la formula magica “Gira e spera, il desiderio si avvera!”. E come declama Cristina D’Avena nella sigla scritta da Alessandra Valeri Manera su musica di Giordano Bruno Martelli “Gira e spera, spera e gira, la magia si avvererà”. Molte le somiglianze nel plot con L’incantevole Creamy, anime prodotto anch’esso dallo Studio Pierrot. Entrambe le bambine protagoniste si trasformano in creature dai capelli dai colori improbabili, entrambe devono fare i conti con la responsabilità di una duplice identità e col peso di dover mentire ai loro affetti. In più entrambe sono innamorate di un ragazzo più grande che ovviamente si invaghirà del loro doppio cresciuto. Nel caso di Magica Emi è Ronni, prototipo del bravo ragazzo ospite dei nonni di Mai che aspira a diventare pugile.
Lo strano braccialetto
Che indossa sempre Mai
È il dono di un folletto
Che è sempre accanto a lei
C’è un cuore sul bracciale
Che è magico perché
Può sempre trasformare
Mai in Emi, Emi in Mai
Magica, magica Emi
38. Rossana
Classico anime anni Novanta tratto dall’omonimo manga di Miho Obana (Il giocattolo dei bambini), Rossana è un vero e proprio cult romantico dalla trama piuttosto densa e dai dialoghi sentimentali, trasmesso in Giappone dal 1996 al 1998 e nel nostro paese nel 2000. Al centro della narrazione c’è l’omonima protagonista, una ragazzina di undici anni tutto pepe che, oltre a frequentare la scuola, è una vera e propria diva del mondo della televisione nipponica. Divisa tra lavoro e vita da studentessa, Rossana si ritrova a dover affrontare numerose vicissitudini tipiche della sua età: incomprensioni tra amiche, problemi familiari e prime cotte. Al suo fianco, l’amico/nemico Eric, l’eccentrica madre Catherine e il premuroso manager Robbie. L’indimenticabile e vivace sigla italiana del cartone animato è cantata da Cristina D’Avena e Giorgio Vanni e descrive il carattere effervescente della piccola star, l’unica in grado di tenere a bada una classe piuttosto indisciplinata.
Rossana dai pensaci un po’ tu
Perché così non se ne può più
Sappiamo che non ti arrendi mai
E provi e riprovi finché ce la fai
Rossana il tuo cuore palpita, ma la tua pazienza scalpita!
Con tutta la tua vitalità, Rossana sei proprio una piccola star!
39. Gigi la Trottola
A proposito di stranezze, la sigla di Gigi la trottola cantata dai Cavalieri del Re e composta da Riccardo Zara non potrebbe riflettere meglio le atmosfere anarchiche dell’anime ispirato allo spokon manga di Noboru Rokuda e approdato in Italia nel 1983. Infrangiamo il politically correct scrivendo che tecnicamente Gigi, protagonista della serie, è un simpatico studente nano con la vocazione il basket costretto dal regolamento. Le peculiarità di Gigi sono la sua ossessione per le mutandine bianche delle compagne di scuola, che è agevolato nello sbirciare per via della sua stazza (oggi le definiremmo molestie sessuali), e il fatto che durante le partite spesso Gigi viene visualizzato come se improvvisamente fosse alto e longilineo. Eccentricità tutte giapponesi sottolineate nella sigla vivace e ritmata che non si risparmia in riferimenti alla sessualità di Gigi (“L’allenatrice si sa che ti piace ma lei con te no, non ci sta (oh! Nooo!!”).
40. È un po’ magia per Terry e Maggie
Trasposizione televisiva del manga Miracle Girls di Nami Akimoto, È un po’ magia per Terry e Maggie è un anime giapponese trasmesso in patria nel 1993 e in Italia nel 1996. Lo show segue le vicissitudini di due sorelle gemelle ma dalle personalità diametralmente opposte: Maggie è una ragazza mite e romantica, Terry, invece, ha un carattere estremamente vivace e ribelle. Una caratteristica, però, le accomuna: entrambe sono, infatti, dotate di poteri magici. Intrecciando il rispettivo dito mignolo, le gemelle sono in grado di teletrasportarsi ovunque vogliono; non solo: Terry e Maggie sono anche in grado di comunicare tra loro telepaticamente. La sigla italiana di questo romantico e avventuroso anime è cantata da Cristina D’Avena e dai Piccoli Cantori di Milano (diretti da Laura Marcora) e descrive i poteri magici delle due splendide ragazze.
E’ un po’ magia per Terry e Maggie
Che vanno qua e là senza viaggiare
E’ un po’ magia per Terry e Maggie
Che hanno due ragazzi splendidi
Oh… batte batte forte il cuore
E gli occhi brillano
Se c’è l’amore
E’ un po’ magia fra Terry e Maggie
Al confine tra sogno e realtà
41. Remi
Remi è una serie televisiva anime prodotta dalla Tokyo Movie Shinsha nel 1977, tratta dal romanzo Senza famiglia di Hector Malot. È stato trasmesso in Italia per la prima volta nel 1979 su Rete 1 ed è il cartone animato più triste di tutti i tempi. La canzone, di tutt’altro sapore rispetto alle precedenti, è ancora una volta opera Luigi Albertelli e Vince Tempera e cantata da I ragazzi di Remi (come si può capire, cambiavano nome a ogni sigla adattandolo al cartone in questione, per essere più immediati). Stavolta non ci sono disco music o tamburi arrembanti, ma una canzone che sembra cantata da un menestrello.
Quello che non tutti sanno è che la melodia di Remi è tratta da quella di Brown Girl in the Ring, una canzone tradizionale giamaicana, diventata un successo dei Boney M, dopo essere uscita come lato B di Rivers Of Babylon. Anche Remi, nonostante la malinconia del tutto, fu un successo clamoroso: rimase in classifica per diciannove settimane tra il 1979 e il 1980, e per sei settimane addirittura in prima posizione: fu il sesto singolo più venduto del 1980!
42. Lovely Sara
Una sigla dolcissima per una protagonista incantevole, ma sfortunata. La canzone di Cristina D’Avena (firmata dalla Valeri Manera) tratteggia con eleganza il personaggio di Sara Morris, una ragazzina dai capelli blu inchiostro che viene mandata presso un esclusivo collegio londinese per studiare e affinare la sua educazione. Siamo nel 1885 e Sara è un fiore raro “che il vento non può spezzare”, ma conoscerà molte avversità, a partire dalla morte del genitore.
Mentre Sara, da studentessa di riguardo, diventerà una piccola “Cenerentola”, che alcuni – tra allievi e staff del collegio, così come l’arcigna direttrice Miss Minci – non esiteranno a trattare malissimo, l’intreccio narrativo, tratto dal romanzo La piccola principessa di Frances Hodgson Burnett, ovviamente si complica. La canzone di Cristina D’Avena però anticipa, che dopo un periodo così buio, per Sara arriverà il sereno.
Sara, oh lovely lovely Sara
Sei un fresco fiore che
Che il vento non puo’ spezzare no no
Perché questo fiore è forte e mai cederà
Vivrà
43. Il grande sogno di Maya
L’ode al sacrificio dell’anime Il grande sogno di Maya resterà impresso a vita nella nostra memoria. L’anime, tratto dal manga di Suzue Miuchi, racconta la storia di un’aspirante attrice di nome Maya pronta a tutto pur di realizzare il suo sogno. Anche a farsi picchiare con un bastone dalla sua insegnante o a farsi rinchiudere in un appartamento in mezzo a un bosco, isolata e bendata, per interpretare una sordomuta convincente. Non per nulla nel primo episodio Maya, che viene da una famiglia povera ed è orfana di padre, si getta nel fiume per recuperare il biglietto di uno spettacolo teatrale. Ad alleviare la devastante preparazione della povera ragazza interviene uno spasimante segreto noto come “ammiratore delle rose scarlatte”, un giovane imprenditore che le resta vicino senza però palesarsi. Il finale de Il grande sogno di Maya, approdato sulla tv italiana nel 1985 è piuttosto vago perché il manga non si è ancora concluso e la storia, nata nel 1976, per adesso prosegue. Particolarmente azzeccata la sigla eseguita da Cristina D’Avena. Alessandra Valeri Manera e Detto Mariano colgono le atmosfere misteriose e la delicatezza della protagonista in un brano più maturo che esula dal classico standard delle sigle dei cartoni animati dell’epoca anche nelle immagini in cui vediamo la protagonista che danza con indosso un body azzurro immersa nel buio mentre
44. Gli Snorky
Gli Snorky è una serie di produzione americana firmata Hanna & Barbera che adatta un fumetto originale belga, scritto e disegnato da Nicolas Broca, e commissionato dal produttore Freddy Monnickendam, precedentemente coinvolto nell’adattamento animato de I Puffi. Gli Snorky sono un popolo di creaturine sottomarine che vivono nelle profondità di Snorkylandia. Tutti colorati e diversi tra loro, hanno in testa una strana protuberanza che gli serve per respirare, lo snorkel, appunto. Arrivati in Italia nel 1986, e destinato ai più piccoli, ottengono subito un grande successo, grazie anche alla sigla cantata da Cristina D’Avena.
45. Sui monti con Annette
Il sadismo giapponese si riflette nelle sfortune che si abbattono sulle eroine degli anime che ci hanno cresciuto. E a proposito di sfortune, Annette non ha niente da invidiare a Heidi o Georgie. Orfana di madre, la ragazzina lascia la scuola per occuparsi del fratellino Dany che cade in dirupo durante un diverbio con Lucien, amico fraterno di Annette, rimanendo zoppo. La ragazzina giura odio eterno all’ex amico distruggendo il cavallo a dondolo che lui vuole regalare a Dany e così Lucien, per farsi perdonare, rischia di morire di freddo in una tormenta sulle Alpi per contattare un celebre ortopedico che può far guarire Dany. Bionda e rancorosa, Annette è un personaggio europeo, al centro del romanzo Tesori tra la neve di Patricia Mary Saint John, rivisitato nell’anime di Nippon Animaton. A contrasto con il mood drammatico, Alessandra Valeri Manera e Giordano Bruno Martelli compongono la vivace e ritmata “Là sui monti con Annette”, affidata ancora una volta alla voce cristallina di Cristina D’Avena. La cantante bolognese cinguetta “Vieni vieni anche tu”, irretendo lo spettatore ignaro che, sui monti con Annette, avrà a che fare con la ragazzina acida e iraconda per ben 48 episodi.
46. Tazmania
All’inizio degli anni Novanta, dagli Stati Uniti arrivava in Italia la serie animata prodotta dalla Warner Bros. Animation che segue le avventure dell’omonimo personaggio dei Looney Tunes. Il celebre Diavolo della Tasmania è un vero e proprio uragano di energia, iperattivo e vorace, che però nel corso degli episodi mostra anche il suo lato più buono e tenta di controllare il suo istinto selvatico anche per svolgere il suo lavoro di facchino in un hotel. Nella sigla cantata da Cristina D’Avena e Pietro Ubaldi si sentono anche i suoi versi animaleschi, nonché la sua parlata “normale”, assente nell’opera originale e inventata dalla casa di produzione italiana.
47. Nanà Supergirl
Nel 1984 Cristina D’Avena incide una delle sue sigle più orecchiabili, quella di Nanà Supergirl. Adattamento del manga di Hideo Azuma, Nanako SOS, Nanà è una ragazzina smemorata dai capelli verde bottiglia dotata di misteriosi poteri piovuta letteralmente dal cielo in seguito all’esperimento di uno scienziato in erba di nome Leonetto. Il look di Leonetto, lontano dal prototipo dello scienziato giapponese tipo, è in linea più coi rocker giapponesi di Kiss Me Licia, in particolare di Satomi, vista la rosea chioma leonina (nomen omen) e gli occhiali a goccia. Dell’eccentricità del personaggio di Leonetto non si fa cenno nella sigla scritta da Alessandra Valeri Manera, con musica di Piero Cassano, tutta incentrata sui mirabolanti poteri di Nanà, “creata da uno scienziato che da padre le fa”. In realtà Nanà non vede affatto il suo mentore come padre, ma è cotta di lui che, a sua volta, ha ben altre mire sulla supergirl visto che vuole sfruttare i suoi poteri – la capacità di volare, di ingigantirsi e la forza sovrumana – per diventare ricco.
48. Tutti in campo con Lotti
Chi di noi non ha imparato a giocare a golf (almeno nella propria mente) prendendo a prestito il mantra culinario del protagonista “SPA-GHET-TI!”? Anche gli spokon manga possono avere il loro lato didattico, infatti Tutti in campo con Lotti si sofferma su approfondite spiegazioni del gioco del golf, della direzione e intensità del vento di cui tener conto nello scegliere la mazza giusta e dell’orientamento del green. Nozioni che possono sempre tornarci utili nella nostra vita adulta anche se non tutti siamo diventati Tiger Woods. Ma chi è Lotti? Un ragazzone giapponese squadrato e diligente protagonista del manga di Testuya Chiba che proviene da una famiglia povera. Orfano di padre, Lotti deve aiutare la madre a provvedere ai tre fratellini finchè non scopre di avere un vero talento per il golf e decide di diventare professionista. Una curiosità: la parola “spaghetti”, che Lotti adotta come mantra per imparare a concentrarsi, nell’edizione originale giapponese è “chashumen” che è un tipo di ramen (tagliolini in brodo), quindi l’adattamento è stato fedele all’originale.’ L’anime arriva in Italia nel 1988, in piena era Cristina D’Avena, ma stavolta a cantare il pezzo di Alessandra Valeri Manera ed Enzo Draghi è una voce maschile, quella di Manuel De Peppe, Matt dei Bee Hive nel live-action Love Me Licia il cui tono roco e intenso ben si sposa al mood dell’anime. Un plauso anche all’arrangiamento del brano, orecchiabile e grintoso.
49. Capitan Futuro
Anime ispirato alle avventure del celebre personaggio dello scrittore americano Edmond Hamilton e prodotto da Toei Animation, Capitan Futuro arriva in Italia., sulla Rai, nel 1979. Nell’era dei robottoni il protagonista, figlio di due scienziati, è un umano che mette a disposizione del Presidente del Sistema Solare le sue enormi doti affrontando e sconfiggendo una serie di pericolosi nemici. Un Indiana Jones dello spazio, affascinante e indipendente, Capitan Futuro è il precursore dei moderni avventurieri dotati di coraggio e spirito di sacrificio ed è uno dei personaggi meglio delineati del mondo degli anime dell’epoca. Davvero immortale la sigla firmata da Luigi Albertelli su musiche di Vince Tempera e cantata da I Micronauti con il coro di Paola Orlandi. Ancora oggi provoca i brividi il mitico ritornello “splendido splendido nel cielo va, la sua tuta azzurra brilla nell’oscurità”, anche se a voler puntualizzare nella versione animata la tuta di Capitan Azzurro non è affatto azzurra bensì bianca e beige.
Se vi piace il genere, potreste dare uno sguardo ai nostri suggerimenti sui migliori film sullo spazio usciti di recente.
50. Il fiuto di Sherlock Holmes
Bellissimo anime approdato su Raiuno per la prima volta nel 1984, racconta la storia di Sherlock Holmes con tutti i personaggi che hanno l’aspetto di cani antropomorfi, bracchi per l’esattezza. L’anime nasce dalla collaborazione tra la Rai e la giapponese Tokyo Movie Shinsha e vede tra gli autori Hayao Miyazaki, anche regista di sei episodi. Meno nota di altre serie, Il fiuto di Sherlock Holmes si distingue per la raffinatezza nel tratto e per il fascino delle storie ispirate all’universo di arthur Conan Doyle. Tra l’altro, nella versione italiana il protagonista Sherlock Holmes aveva la voce del grande Elio Pandolfi mentre il Dottor Watson era doppiato da Riccardo Garrone. Bellissima anche la sigla della versione italiana (in originale è strumentale) scritta da Salvatore De Pasquale su musica di Franca Poli, Federico Poli e Mauro Malavasi ed eseguita dalla band Complotto di Paolo Zavallone coi cantori del Piccolo Coro di Milano. Sigla che contiene un pizzico d’inglese nell’inciso “Sherlock Holmes, il detective very well, Sherlock Holmes, è un amico anche per te”.
51. Nadia – Il mistero della pietra azzurra
Passiamo ora ad un cartone animato particolarmente amato per la sua capacità di saper evocare atmosfere fantastiche e di trasportare lo spettatore in incredibili avventure. Nadia – Il mistero della pietra azzurra, diretto da Hideaki Anno (regista conosciuto ed amato per Neon Genesisi Evangelion) ed ispirato ad un soggetto originale di Hayao Miyazaki, racconta le avventure di Nadia, un’acrobata del circo che, dopo aver incontrato un giovane inventore di nome Jean inizia un viaggio straordinario alla riscoperta delle sue misteriose origini. I due si ritroveranno a bordo del sottomarino Nautilus insieme al capitano Nemo, e cercheranno insieme a lui di sconfiggere una malvagia organizzazione che vorrebbe conquistare il mondo. La sigla, cantata da Cristina D’Avena, rievoca alla perfezione la magia della serie.
Se un ragazzo tredicenne salverà
Un’acrobata del circo della stessa età
Da una banda di cattivi che non molla mai
Che avventura favolosa tu vivrai
Il mistero della pietra azzurra
Questa pietra eccezionale brillerà
Se un pericolo imminente la minaccerà
Forse è proprio per la sua particolarità
Che fa gola a tutti quanti: chi lo sa
52. Una spada per Lady Oscar
Tra i manga più amati di sempre c’è senza dubbio quello di Ryoko Ikeda, Lady Oscar: la serie di albi venne adattata in un anime che fu poi trasmesso in Italia a partire dal 1982. Al centro di questa storia la giovane Oscar François de Jarjayes, una nobildonna coetanea di Maria Antonietta abilissima nelle armi. Il padre, che avrebbe tanto desiderato un figlio maschio, l’ha cresciuta per diventare un perfetto soldato. Insieme a lei seguiremo la vita dei reali a Versailles e gli sconvolgimenti politici e sociali che porteranno alla Rivoluzione Francese.
Delle sigle italiane di questo cartone ci soffermiamo adesso sulla seconda, Una spada per Lady Oscar, scritta da Alessandra Valeri Manera sulle musiche Ninni Carducci. Perfettamente capace di evocare le gesta della nostra eroina, anche questa sigla si è presto trasformata in un indimenticabile tormentone.
Guarda il lampo che è laggiù, attraversa il cielo blu
Lady Oscar, Lady Oscar
è una luce abbagliante, dura solo un istante,
Poi c’è il rombo del tuono, che tremendo frastuono,
Ma in un attimo il silenzio c’è.
Lady Oscar, tutto questo è proprio come una battaglia
E tu lo sai
Lady Oscar, la tua grinta come un lampo tutto abbaglia
Ma come fai
Lady Oscar, tu combatti con destrezza e non ti arrendi mai
Lady Oscar, nella mischia la tua spada brilla più di una medaglia.
53. Lady Oscar – vecchia sigla
Quella dei Cavalieri de Rel oggi è conosciuta come la “vecchia sigla di Lady Oscar”, ma per chi è stato bambino negli anni ’80 questa è l’unica e sola sigla di Lady Oscar. Rispetto alla nuova canzone, di cui abbiamo parlato prima, questa tende a rimarcare più volte la fluidità di genere del personaggio. Nella nuova canzone viene descritto come un personaggio eroico, invincibile, mentre nella vecchia vengono sottolineate (in modo un po’ rozzo, lo riconosciamo) caratteristiche di entrambi i generi: una lady dai lineamenti dolci e “rosa di guancia”, che però sa battersi con destrezza e riesce a sventare un agguato “con passo felino e abile mossa”. Una “lady” che ha le sembianze di un bellissimo ragazzo, che fa sospirare le dame a corte.
Anche le bellissime sequenze della sigla mostrano Oscar in entrambe le vesti, quelle più sensuali e femminili – la sigla si apre proprio con un nudo di Oscar intrappolato tra i rami di un rovo, un’immagine dal sapore molto bondage, se vogliamo – a quelle più eroiche, con la protagonista in divisa, con i capelli al vento. Il tutto, sotto una eterna cascata di petali di rose.
54. Il Tulipano Nero
Cristina D’Avena canta la sigla di questo anime che arrivò in Italia sull’onda del grande successo di Lady Oscar (ambientato nello stesso periodo storico). Uno degli aspetti più sconcertanti di questo cartone animato è che “il tulipano nero” del titolo non è la protagonista, Simone Loréne (che nella sua versione mascherata viene chiamata la Stella della Senna) ma il fratello adottivo di lei, Robert. Ancora più sconcertante, per giunta in una serie che racconta di una protagonista femminile forte, è che il Tulipano Nero non viene mai nominato neanche nella sigla, che invece tenta di rievocare i disordini e il fervore della Rivoluzione Francese, sbagliando però clamorosamente la data (non il “4 luglio”, ma il 14 luglio 1789)
In ogni caso, errori a parte, Il tulipano nero, con le sue “spade lucenti, cavalli al galoppo” è una delle sigle più trascinanti tra quelle degli anime televisivi degli anni ’80.
55. Bia – la sfida della magia
Bia è un anime degli anni ’70 che sarebbe arrivato in Italia nel 1981, ed era uno dei primi cartoni animati del sottogenere majokko, cioè incentrato sulle vicissitudini e le avventure magiche di una maghetta. Un sottogenere che in seguito avrebbe annoverato tra le sue protagoniste più popolari Creamy, Emi, Ransie e molte altre. Come molti anime di quel periodo, anche Bia era caratterizzato da una spiccata sensualità che dava pepe ad alcune scene.
La particolare caratteristica che differenzia la sigla di Bia – la sfida della magia è il testo “alfabetico” e orecchiabile scritto da Andrea Lo Vecchio, che durante la sua carriera ha collaborato con numerose personalità dello showbiz italiano e tra le altre cose ha firmato il testo di Rumore, una delle canzoni più belle di Raffaella Carrà. Il singolo è cantato da I Piccoli Stregoni, pseudonimo dietro il quale si nascondevano Lo Vecchio e il giovanissimo Giovanni Marelli.
56. Ti voglio bene Denver
Sigla dell’omonimo cartone animato con protagonista il mitico e simpaticissimo dinosauro verde a cui non si sono affezionati solamente gli adolescenti co-protagonisti del cartone ma anche noi, Ti voglio bene Denver ha riscosso qui in Italia un successo enorme anche grazie alla canzone cantata da Cristina D’Avena (e duettata da Pietro Ubaldi) che possiamo annoverare tra i suoi capolavori.
57. Conan il ragazzo del futuro
Giorgia Lepore è l’interprete di Conan, la sigla di uno dei cartoni più amati degli anni ’70 e ’80 (in Italia è arrivato nel 1981). Conan il ragazzo del futuro porta la firma di Hayao Miyazaki, che diversi anni dopo sarebbe diventato uno degli autori giapponesi più amati, regista di capolavori dell’animazione come Il mio vicino Totoro, Porco Rosso, Il castello errante di Howl e altri.
Conan è ambientato tra il 2008 e il 2030, in un mondo che ha fatto grandi progressi tecnologici e scientifici, ma devastato dalla Terza Guerra Mondiale. Uno scenario post apocalittico del quale Conan, il giovane protagonista, è uno dei pochi sopravvissuti. Conan vive su un isola, che è l’unico territorio che non è stato sommerso dalle acque, ma agli inizi della storia non sa che altrove ci sono altri sopravvissuti.
Per Conan è stata realizzata anche un’altra sigla, oltre a quella della Lepore, uscita nel 1994 e cantata da Antonio Galbiati.
58. Tartarughe Ninja alla riscossa
Nel 1989, quattro intrepide tartarughe fanno il salto dai fumetti al piccolo schermo, in Italia, e conquistano i giovanissimi con un cartone animato avventuroso e pieno di scene d’azione, contrassegnato da una sigla, Tartarughe Ninja alla riscossa. La canzone è cantata da Giampi Daldello, ex cantautore e paroliere, e firmata dalla Valeri Manera, e sottolinea la personalità forte e coraggiosa dei quattro protagonisti, ma anche la loro passione per la pizza.
Le tartarughe ninja televisive, erano molto diverse dalle loro versioni del fumetto, più “problematiche” e violente, eppure nonostante queste differenze, sono diventate molto popolari tra i bambini dei primi anni ’90.
59. The Real Ghostbusters
Da non confondere con Ghostbusters (altra serie tv animata dell’86, con personaggi diversi e ispirati ad una serie tv degli anni ’70), The Real Ghostbusters è il cartone animato ispirato al film di Ivan Reitman uscito nel 1984. I personaggi di questa serie animata sono praticamente gli stessi del film, con qualche piccola variazione nel look e nell’aspetto fisico. Ritroviamo anche Slimer, che qui “convive” con i quattro acchiappafantasmi Peter, Egon, Ray e Winston.
La sigla di questo cartone animato differisce da tutte le canzoni di cui abbiamo parlato in questo articolo perché è in inglese e perché è la stessa canzone di Ray Parker jr. resa celebre dal film, anche se in questa occasione non è interpretata da Parker.
The Real Ghostbusters ebbe una sua colonna sonora (composta da dieci brani) e interpretata dalle Tahiti, ovvero le due cantanti Tyren Perry e Tonya Townsend. La Perry, nell’84, era apparsa anche nel videoclip di Ghostbusters di Ray Parker, in un cameo.
60. Ransie la Strega
Tra i cartoni animati “horror” degli anni ’80, Ransie la strega è uno dei più famosi, e vedeva protagonista una ragazzina – figlia di una lupa mannara e di un vampiro – che cresce tra gli umani e frequenta la scuola come tutti i ragazzi della sua età, nonostante provenga da un mondo soprannaturale e oscuro, chiamato Regno Supremo.
La sigla cantata dai Cavalieri del Re mette in risalto la personalità della piccola streghetta dai capelli blu, coraggiosa, intelligente, molto affascinante e dotata di incredibili poteri, ma anche un po’ vendicativa. La canzone di questo cartone, all’epoca mai uscita su alcun supporto (singolo o lp), è stata pubblicata solo nel 1994, per la raccolta Tivulandia 3 della BMG.
61. Fiocchi di cotone per Jeanie
Fiocchi di cotone per Jeanie è un anime realizzato nel 1992 dalla Nippon Animation e composto da 52 episodi. La protagonista è una dolce ragazzina dai lunghi capelli biondi che abita nella Pennsylvania della prima metà dell’Ottocento. Educata dai genitori al rispetto del prossimo, indipendentemente dall’estrazione sociale, Jeanie dovrà presto rinunciare alla spensieratezza della propria infanzia: quando muore la madre, infatti, partirà per un collegio femminile per studiare come infermiera.
La sigla, cantata da Cristina D’Avena e dal coro dei Piccoli Cantori di Milano, rimanda al lavoro degli schiavi nei campi di cotone e veicola i valori di libertà, uguaglianza e democrazia, decisamente poco in voga negli Stati Uniti dell’epoca.
La libertà regala pace e armonia
e fiorirà se c’è democrazia,
democrazia la strada dell’umanità
per una via di gioia e dignità.