Nel corso della sua carriera Dario Argento si è affermato come il Re dell’Horror italiano e ha regalato incubi alle platee di tutto il mondo, conquistando fan in Giappone e negli USA oltre che in Italia. Nel nostro Paese è conosciuto come il regista simbolo di un genere molto amato, il classico giallo all’italiana ma è anche un autore molto imitato e ammirato, anche da fan celebri, come Nicolas Winding Refn e la scrittrice Banana Yoshimoto. Con i suoi film, che spaziano dal thriller all’horror soprannaturale, il regista e sceneggiatore romano ha regalato al cinema le scene più spaventose, collaborando con grandi attori italiani e star internazionali, ma anche con musicisti come i Goblin ed Ennio Morricone. Nell’articolo che segue troverete la nostra classifica sugii 11 migliori film di Dario Argento, da Suspiria e Profondo Rosso, i suoi capolavori, ai film degli anni ’80 come Phenomena.
1. Suspiria (1977)
Suspiria è senza ombra di dubbio è uno dei migliori film di Dario Argento, un vero capolavoro del genere horror caratterizzato dalla fotografia di Luciano Tovoli e dalla straordinaria colonna sonora dei Goblin. Scritto da Argento con la sua ex compagna Daria Nicolodi (che avrebbe dovuto interpretare la protagonista) il film è il risultato di una lunga ricerca su temi relativi alla stregoneria e alla magia. Argento e Nicolodi fecero un lungo viaggio in Europa per trovare l’ispirazione e il materiale per costruire il loro film, che ancora oggi viene considerato uno dei più spaventosi, ma anche uno dei più evocativi.
La protagonista di Suspiria è Susy (Jessica Harper) una giovane studentessa americana che arriva a Friburgo per studiare in una prestigiosa accademia di danza. Al suo arrivo, sotto una pioggia scrosciante, un’altra studentessa, Pat Hingle, fugge dal collegio e verrà uccisa la notte stessa. Il giorno dopo Susy fa la conoscenza di una delle insegnanti, Miss Tanner (Alida Valli), della vicedirettrice Madame Blanche (Joan Bennett) e inizia la sua indagine tra le mura dell’accademia, per carpirne i segreti più oscuri. Fanno parte del cast Flavio Bucci, Stefania Casini, un giovanissimo Miguel Bosè e Renato Scarpa nel ruolo di un medico.
Ancora oggi Suspiria è forse l’unico horror italiano che viene inserito nelle classifiche dei migliori horror di sempre. Recentemente Nicolas Winding Refn lo ha definito “il cocaine movie definitivo”: “Avrei voluto che Dario avesse assunto più droga. Quando usava la cocaina ha realizzato alcuni dei più grandi film horror di sempre”. Suspiria è anche tra i film horror preferiti di John Carpenter.
2. Profondo Rosso (1975)
Profondo Rosso è il film più famoso di Dario Argento ed è anche uno dei suoi thriller più belli ed elettrizzanti. Scritto da Argento a quattro mani con Bernardino Zapponi, Profondo Rosso è ricordato per la trascinante colonna sonora dei Goblin, una delle più celebri del cinema italiano, per gli effetti speciali di Carlo Rambaldi (suo il pupazzo meccanico), per alcune sequenze memorabili (quella della rivelazione finale, su tutte) e per il plot “giallo”, reso più intrigante da elementi soprannaturali. La villa del bambino urlante che vediamo nel film e che nella realtà è Villa Scott a Torino, è ancora oggi meta di pellegrinaggio per i fan della pellicola.
La trama di Profondo Rosso prende il via ad un congresso di parapsicologia. La sensitiva Helga Ullmann, durante un confronto col pubblico in sala, “sente” che tra gli spettatori c’è un assassino che ha già ucciso e tornerà a farlo. Quella sera stessa la Ullmann viene uccisa nel suo appartamento a Torino. Il pianista Marc Daly (David Hemmings) sente le urla della donna dalla strada, e accorre in suo aiuto, invano, ma c’è un dettaglio che riguarda la scena dell’omicidio e che sembra sfuggirgli. Le sue indagini lo porteranno a conoscere un’affascinante ed eccentrica giornalista, Gianna (Daria Nicolodi) e si ritroverà quasi faccia a faccia con il misterioso assassino, che nel frattempo continua ad uccidere.
3. Inferno (1980)
Inferno è il sequel ideale di Suspiria ed è il secondo capitolo di quella che è la “trilogia delle Tre Madri” (che si è conclusa con La terza madre, sciaguratamente). La fotografia del film, di Romano Albani, è molto simile a quella di Suspiria, almeno per quanto riguarda i colori saturi, che risaltano nel buio delle scene più spaventose, mentre la trama tratta ancora una volta il tema della stregoneria, ma in maniera più diretta rispetto al film del ’77.
L’incipit di Inferno infatti, è affidato alle parole dell’architetto ed alchimista Emilio Varelli (Feodor Chaliapin jr.) autore di un vecchio libro intitolato Le Tre Madri, il quale spiega di aver progettato le dimore in cui risiedono tre divinità infernali, Mater Lacrimarum, Mater Suspiriorum e Mater Tenebrarum a New York, Friburgo e Roma. In queste tre città sono collocate le sedi di queste tre streghe, che “gli uomini, cadendo in errore, chiamano con un unico tremendo nome”. Rose Elliot (Irene Miracle) una giovane donna newyorkese, segue incautamente le tracce indicate da Varelli nel libro da lei acquistato e arriverà a fare delle scoperte inquietanti.
Nel cast del film ritroviamo anche Alida Valli, che era già apparsa in Suspiria, in un ruolo diverso, ma anche Eleonora Giorgi, Daria Nicolodi, Leigh McCloskey, Gabriele Lavia, Leopoldo Mastelloni e Ania Pieroni.
4. Phenomena (1985)
Con Phenomena Argento torna nei territori dell’horror soprannaturale e con un’ambientazione, per certi aspetti, simile a quella di Suspiria. Siamo in un collegio femminile svizzero, tra colline verdeggianti accarezzate da un vento “che fa impazzire”. In questo scenario, un serial killer uccide giovani ragazze e poi occulta i loro corpi straziati. Jennifer Corvino (una giovanissima Jennifer Connelly) è la figlia di una star del cinema che è appena arrivata al collegio e manifesta delle particolari caratteristiche che le permetteranno di mettersi sulle tracce dell’assassino.
Phenomena, mette insieme elementi intriganti come il sonnambulismo della protagonista e la sua capacità di comunicare con gli insetti per dar vita ad un thriller avvincente. Accanto a Connelly, nel cast del film, troviamo Donald Pleasence (una vera icona del cinema fantastico del passato), Daria Nicolodi, Dalila Di Lazzaro. La primogenita di Argento e Nicolodi, Fiore, ha un ruolo piccolo ma importante che dà il via alla storia. Il film affronta in maniera un po’ maldestra il tema della diversità e affida un ruolo ancora più centrale, rispetto alle precedenti pellicole, agli animali. Oltre agli insetti, c’è anche uno scimpanzé ammaestrato che rivelerà il suo lato più vendicativo.
Gli effetti speciali di Phenomena, uno dei migliori film di Dario Argento, sono affidati a Luigi Cozzi e Sergio Stivaletti mentre la bellissima colonna sonora del film alterna i brani dei Goblin insieme a quelli degli Iron Maiden e Motorhead.
5. Tenebre (1982)
Dopo il buio e i colori di Suspiria e Inferno, Tenebre arriva nella filmografia di Dario Argento come il riflesso abbagliante della lama di un rasoio. A dispetto del titolo e nonostante abbia delle scene notturne, Tenebre è un thriller horror in cui il colore bianco è dominante e fa risaltare il colore del sangue, che scorre a fiumi. Per il regista romano inoltre, si tratta di un ritorno al thriller, senza alcuna componente soprannaturale.
La trama del film vede protagonista uno scrittore statunitense, Peter Neal (Anthony Franciosa), che arriva a Roma per la promozione del suo ultimo romanzo giallo, Tenebrae. Al suo arrivo però, iniziano a succedere eventi strani che sembrano collegati. Lo scrittore scopre infatti che il suo bagaglio è stato manomesso e che qualcuno ha ucciso una ragazza per poi riempirle la bocca con pagine strappate del suo libro. Come se non bastasse, pochi minuti prima di essere uccisa, la ragazza aveva tentato di rubare una copia del suddetto libro in un negozio. Seguono messaggi e telefonate minacciose da sconosciuti e altri omicidi, ancora più spaventosi del primo e sempre collegati a Neal, in qualche modo.
Nel cast di Tenebre troviamo ancora una volta Daria Nicolodi, in un ruolo più marginale, poi John Saxon, Giuliano Gemma, Ania Pieroni (già vista in Inferno e in alcuni horror di Fulci), Veronica Lario ed Eva Robin’s. Se il ruolo della futura moglie di Berlusconi, a cui sono riservati pochi dialoghi, è ricordato per la scena cult in cui viene uccisa a colpi di ascia, quello della Robins è più misterioso e onirico, relegato alle fantasie deliranti dell’assassino.
6. Opera (1987)
Opera è un thriller sadico e violento che fu caratterizzato da una lavorazione tormentata, segnata dalla morte del padre del regista (figura fondamentale per la sua carriera) e dalle liti continue con la protagonista Cristina Marsillach, che fu scelta dopo un ripensamento sul casting (il suo ruolo era stato affidato a Giuliana De Sio che fece causa alla produzione).
Tra i film di Dario Argento, è uno di quelli in cui i virtuoismi tecnici hanno un ruolo più centrale nel dare corpo alle visioni del regista. Anche gli effetti speciali, così come gli animali hanno un ruolo di primo piano al servizio di una storia ambientata nel mondo dell’opera lirica, tra corvi vendicativi e personaggi nevrotici.
La trama di Opera vede protagonista Betty, una giovane cantante lirica che viene chiamata a rimpiazzare in fretta e furia una sua collega più anziana, l’irascibile Mara Cecova, messa fuori gioco da uno strano incidente d’auto. Al suo debutto nel Macbeth di Verdi, Betty ha paura di non essere all’altezza di una sostituzione così importante ma viene quasi costretta ad accettare. La paura del palcoscenico però, passerà in secondo piano quando capirà di essere il fulcro dell’ossessione di un assassino sadico ed esibizionista.
Opera è un thriller che si sviluppa come un’avvincente gioco di specchi. Da una parte c’è una giovane soprano che deve far funzionare lo spettacolo di cui è protagonista e vorrebbe sottrarsi, dall’altra c’è un serial killer che fa dei suoi omicidi uno spettacolo di cui Betty è spettatrice obbligata. Non mancano le scene cult, come i primissimi piani sugli occhi serrati della protagonista, “ingabbiati” da file di spilli acuminati.
Recentemente Argento ha dichiarato che tra i film da lui diretti, Opera e Suspiria sono i suoi preferiti.
7. L’uccello dalle piume di cristallo (1970)
L’uccello dalle piume di cristallo è il primo film di Dario Argento, quello che dà ufficialmente il via alla sua carriera dopo alcune esperienze come sceneggiatore e critico cinematografico. Un titolo che oggi, a più di cinquant’anni dall’uscita nelle sale, porta i segni del tempo, ma a suo tempo conquistò il pubblico e si rivelò un successo inaspettato. Un film che ha quasi tutti gli elementi identificativi del cinema argentiano: la presenza degli animali (nel titolo o nel plot), le mani dell’assassino, che in realtà sono le mani del regista, le opere d’arte, un protagonista straniero che si ritrova suo malgrado coinvolto in un caso di omicidio, in Italia. Mancano i Goblin, che inizieranno la loro collaborazione con Argento qualche anno dopo, ma c’è Ennio Morricone che firma una delle sue colonne sonore più famose.
La trama del film vede protagonista Sam Dalmas (Tony Musante) uno scrittore statunitense che una sera assiste ad un tentativo di omicidio in una galleria d’arte. Nel tentativo di soccorrere una giovane donna ferita, Dalmas resta bloccato tra le porte di vetro della galleria e inizialmente viene sospettato di essere l’aggressore.
Mentre il vero assassino continua ad uccidere (e conquista le prime pagine dei giornali), Dalmas prosegue la sua personale indagine, e insieme a Giulia, la sua fidanzata, si ritroverà in situazioni molto pericolose.
La scena più cult de L’uccello dalle piume di cristallo è quella in cui Giulia (Suzy Kendall) si ritrova asserragliata in casa, con l’assassino determinato a farla fuori. Una sequenza che qualche anno fa è stata rifatta per un photoshoot di Sarah Michelle Gellar ispirato al cinema di Argento.
8. Trauma (1991)
Trauma è il secondo film di Dario Argento girato negli USA ed è anche il primo film per il quale il regista collabora con sua figlia Asia, qui nel ruolo di protagonista. L’attrice, allora sedicenne, era già apparsa in due horror prodotti dal padre, Demoni 2 (1986) e La Chiesa (1989) ma in ruoli meno centrali.
Asia Argento interpreta Aura Petrescu, una adolescente di origine romena che fugge da una clinica psichiatrica in cui era stata rinchiusa a causa dei suoi disturbi alimentari e per volere dei suoi genitori. Aura tenta il suicidio, ma viene salvata da un giornalista e riportata a casa. La sera stessa, durante un violento temporale, i genitori di Aura danno una seduta spiritica guidata dalla madre della ragazza, Adriana. Durante la seduta medianica, Adriana entra in contatto con lo spirito di una persona morta da poco, che sostiene di essere stata decapitata. A quel punto accade di tutto: Adriana esce di casa, sotto la pioggia battente, seguita dal marito. Aura, rinchiusa nella sua camera, decide di raggiungerli, ma nella fitta vegetazione che circonda la casa, vedrà un’immagine terrificante, quella di una figura che regge le teste mozzate dei suoi genitori e le usa per nascondere il volto.
Trauma ha una fotografia affascinante e “fumosa” (che causò ad Argento qualche problema di salute, proprio per via del massiccio utilizzo di fumo). Asia, bellissima, con i suoi lunghi capelli neri, un misterioso bracciale che le scivola sulle braccia sottili, si candida ufficialmente a diventare la dark lady del cinema italiano, etichetta che di recente ha ridimensionato. Ad affiancare la giovane attrice alle prese con un serial killer decapitatore, un cast formato da Piper Laurie (qui di nuovo nei panni di una madre malvagia, dopo il suo ruolo in Carrie di De Palma), Frederic Forrest, James Russo e Brad Dourif.
9. 4 mosche di velluto grigio (1971)
Considerato uno dei migliori film di Dario Argento, 4 mosche di velluto grigio chiude la cosiddetta “trilogia degli animali” (formata da L’uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code). Argento ha detto che 4 mosche è il suo film “samba brasiliano”, una definizione un po’ curiosa che spiega la gioia e la vitalità con cui il regista si approcciò alle riprese, in seguito al divorzio dalla sua prima moglie. In realtà il film ha una spiccata componente rock, che viene introdotta sin dalle prime scene.
La trama di 4 mosche di velluto grigio ruota attorno a Roberto Tobias (Michael Brandon) batterista di un gruppo rock che uccide accidentalmente un uomo vestito di scuro che lo stava pedinando da giorni. L’omicidio viene fotografato da un altro misterioso stalker, col volto mascherato, che inizia a perseguitare il musicista.
Uno dei personaggi più interessanti del film è quello di Gianni Arrosio, un detective omosessuale che arriva quasi a scoprire l’identità del persecutore di Roberto. Arrosio è uno dei tanti personaggi LGBT che Argento ha inserito in tutti i suoi film, fino a Tenebre. Si tratta di personaggi sempre diversi, a volte un po’ stravaganti e simpatici, altre volte misteriosi e ambigui.
10. Il gatto a nove code (1971)
Il gatto a nove code è il secondo film di Dario Argento, e probabilmente è il titolo più “giallo” di tutta la sua filmografia. La componente horror è totalmente assente e anche il senso di minaccia che caratterizza altre opere del regista romano sembra alleggerito a favore di un plot più complesso.
Nella prima parte della sua carriera, Argento è sempre stato affascinato dalla scienza, dall’etologia, dalla scienza forense, tutti ambiti nei quali ha cercato e trovato una soluzione creativa e sorprendente (per l’epoca di cui parliamo) alle indagini narrate nei suoi film. Ne Il gatto a nove code le indagini vertono sull’omicidio di un genetista, il dottor Calabresi, e ad una strana intrusione notturna nell’istituto in cui lo studioso lavorava. A seguire gli sviluppi dell’inchiesta sono un giornalista, Carlo Giordani (James Franciscus) e Franco Arnò (Karl Malden) anziano enigmista non vedente.
Nel 2021, in un’intervista al Corriere della Sera, Argento ha detto che tra i film da lui diretti, Il gatto a nove code è quello che ama meno.
11. Occhiali Neri (2022)
Occhiali neri, uscito nel 2022, è il migliore film di Dario Argento tra gli ultimi diretti dal regista romano. È un thriller che era stato scritto da Argento con Franco Ferrini negli ‘90, e la cui sceneggiatura è stata ritrovata da Asia Argento, sepolta in un cassetto.
La trama di Occhiali Neri prende il via in una Roma sulla quale incombe un’eclissi solare. Diana – interpretata dalla protagonista del film, Ilenia Pastorelli – è una prostituta che, in un giorno d’estate, assiste all’eclissi senza sapere che il fenomeno sembra quasi preannunciare in modo funesto quello che sarà il suo destino.
Dopo aver respinto le avance di un cliente, Diana finisce nel mirino di un serial killer di prostitute che a Roma ha fatto già tre vittime. Riesce a sfuggirgli, ma l’uomo la insegue mentre lei tenta di allontanarsi con la sua auto, e causa un terribile incidente in seguito al quale la ragazza resta definitivamente cieca. Nell’incidente muore anche una coppia di cinesi e si salva solo il figlioletto dei due, Chin (Xinyu Zhang).
Diana fatica ad abituarsi alla sua nuova condizione, ma l’affetto di Chin – che nel frattempo lei ha preso in affido – e la pazienza di Rita, un’assistente per non vedenti (interpretata da Asia Argento, qui in un ruolo secondario) la aiuteranno a riprendersi e a difendersi quando l’assassino tornerà a cercarla.
Occhiali Neri ha un inizio promettente, con la scena dell’eclissi e quella, più adrenalinica, dell’incidente mortale. Verso la seconda parte tende a sfilacciarsi e mostrare qualche limite, soprattutto per quanto riguarda il doppiaggio e altri aspetti tecnici. Tra i film più recenti di Dario Argento però resta uno dei più interessanti, perché nasce da un’idea concepita quando il regista era all’apice della sua popolarità e creatività e con uno dei collaboratori più stretti, quel Ferrini che ha firmato le sceneggiature di Phenomena, Opera e altri lavori.