Per chi è cresciuto negli anni Novanta, Corrado Guzzanti è un po’ uno di famiglia. E sapere che sarà tra i protagonisti della seconda stagione di Lol: Chi ride è fuori, il comedy show Amazon Original italiano disponibile dal 24 febbraio, è stata una grande gioia: la voglia di ritrovare un caro amico, un fratello maggiore, quello zio che arrivava a casa e ti faceva divertire. Sì, negli anni Novanta Guzzanti è stato una presenza costante nelle nostre vite. È stato infatti uno dei nomi di punta della famosa “Banda Dandini”, il gruppo di attori che partecipava a tutte le trasmissioni satiriche di Serena Dandini: Avanzi, Tunnel, Maddecheaò, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano. Per poi condurre insieme a Marco Marzocca Il caso Scafroglia. Corrado Guzzanti è figlio del giornalista e politico Paolo Guzzanti, e fratello di Sabina e Caterina, entrambe attrici comiche. L’attore ha anche recitato in molti film al cinema, ma qui restiamo in ambito televisivo per raccontarvi i migliori personaggi di Corrado Guzzanti che si possono essenzialmente dividere in due tipi: i personaggi di fantasia, nati dal genio visionario di Guzzanti e dei suoi autori, e le parodie dei personaggi della TV e della politica, meno surreali e più taglienti.
1. Rokko Smitherson
È il personaggio con il quale in tanti abbiamo conosciuto Guzzanti. Jeans e chiodo di pelle nera, Rokko Smitherson si presentava sul divano di Serena Dandini come esperto di cinema. Sì, Rokko era il regista “horor”, “de paura”, girava film horror in un modo tutto suo, girando il film prima di scrivere la sceneggiatura, in modo da poterlo modificare in base ai gusti del pubblico, o scegliendo le controfigure prima degli attori principali, in modo da adattare poi questi al soma degli stunt. I film come JFK – Un caso ancora aperto, nel mondo di Smitherson diventavano opere come FK, cioè Francesco Kossiga…
2. Lorenzo
Lorenzo è un personaggio apparso nella terza edizione di Avanzi, e poi diventato protagonista assoluto di un programma tutto suo, sempre con Serena Dandini, Maddecheaò, dedicato agli studenti che si stavano preparando agli esami di maturità. Per farlo, meglio non seguire l’esempio di Lorenzo. Lorenzo era il classico ragazzo di famiglia benestante, ma ribelle, ignorante, e orgoglioso di esserlo. Frequentava il fantomatico liceo “Mary Poppins” sulla Tuscolana, e vestiva un po’ metal un po’ grunge: capello lungo e unto, camicia di flanella a quadri, t-shirt dei Metallica o dei Nirvana. Ma, soprattutto, la parlata biascicata. E via a grandi interrogazioni di geografia dove al centro dell’Italia c’era Roma e tutto il resto era “Laziomm..”, e colture di una speciale pianta che “secerne Ketchup”.
3. Quelo
“La gente non sa più quando stiamo andando su questa terra! La gente non sa più quando stiamo facendo su questa terra! Ti chiedi ‘quasi quasi…’, e miagoli nel buio. Ma la risposta non è da cercare fuori: la risposta è dentro di te! E però è sbagliata…”. Quelo, fantomatico santone della religione di Quelo, fa la sua comparsa nel Pippo Chennedy Show del 1997, e con il pubblico è subito amore a prima vista. Caschetto di capelli neri, pizzetto, un accappatoio bianco a ricoprire il corpo e il capo, e un parallelepipedo di legno con dei chiodi come simbolo della religione. Quelo arriva tra noi perché “c’è grossa crisi, e la gente ha bisogno di credere in qualcosa”. Quelo è disponibile al dialogo, e risponde alle domande degli spettatori. “Quelo qual è il tuo sogno nel cassetto?” “Non ho sogni, solo calzini”. “C’è vista sugli altri pianeti?” “Solo un po’ il sabato sera”. Ma spesso risponde a dei quesiti con il più laconico “la seconda che hai detto”. Quelo è qui per risolvere i problemi, ma non proprio tutti. “Ho capito, ma mica posso fa’ tutto io! Te lo sai a che ora me so’ alzato, stamattina? Alle sette meno un quarto! E il bimbo ha vomitato!”
4. Brunello Robertetti
“Se fossi foco, bruciav’, Se fossi acqua, bagnav’, Se fossi saponetta, strofinav’, Se fossi acqua n’altra volta, sciacquav’” è la nuova versione di una poesia di Cecco Angiolieri, riletta de Brunello Robertetti, il poeta che apparve per la prima volta nella trasmissione La posta del cuore di Sabina Guzzanti per poi tornare in molte altre trasmissioni, come L’ottavo nano, e comparire anche in Propaganda Live. Brunello Robertetti, poeta timido e introverso, appariva con i suoi pesanti occhiali, con il monotono maglione grigio o la maglia nera a collo alto e la giacca. I suoi “Ora diche una poesie” annunciavano il momento in cui iniziava a declamare i suoi versi illuminanti, quasi una sorta di haiku. Cose del tipo: “Se fossi cane, bau. Se fossi gatto, miao. Se fossi tardi, ciao”.
5. Vulvia
“Lo sapevate?” esordiva così, in ogni suo annuncio. Vulvia, biondissima conduttrice di Rieducational Channel lanciata da Corrado Guzzanti ne L’ottavo nano. Ignorante, egocentrica, svogliata, Vulvia ripeteva noiosamente testi a memoria, finendo poi per metterci sempre del suo e rovinando sistematicamente l’annuncio. Vulvia lanciava improbabili documentari su oggetti utili come gli “’mbuti”, sul lavoro dei “subbaqqui” e su figure leggendarie come gli “spingitori di cavalieri”. Ma la sua polemica preferita era contro un conduttore, uno dei più importanti divulgatori della tivù, cioè Alberto Angela (che nel programma veniva imitato da Neri Marcorè) che secondo lei era in tv solo perché figlio di Piero Angela. Ci fu anche una protesta da parte dell’interessato, ma tutto finì in maniera molto simpatica. E ogni intervento si concludeva con il classico “sapevatelo!”
6. Dottor Armà
Il Dottor Armà è un personaggio cult nato con L’Ottavo nano, uno dei più attesi a ogni puntata, una figura entrata in qualche modo nell’immaginario collettivo. Ispirato a al televenditore di opere d’arte di Telemarket Francesco Boni, che Guzzanti metteva in scena vestito con una giacca con attaccato ancora il cartellino, il Dottor Armà sfiniva lo spettatore con le sue spiegazioni delle opere di maestri d’arte. Ognuno di loro, secondo lui, era “un grande protagonista del Novecento”. E si lanciava in sproloqui su quelli che secondo lui erano artisti senza pari: nomi come Fragolari, Carciofani, Mutandari e Staccolanana, esponenti di fantomatiche correnti pittoriche quali il Nascondismo e il Sorpresismo. Il prezzo era sempre una grande occasione, che da 400 diventava 200, per poi ridiventare 400. “Perché quello che oggi costa dieci, domani costa venti! Dopodomani costa trenta! I soldi passano, l’arte resta!”. Immenso.
7. Gianfranco Funari
“Inquadrame! Metteme a foco! Strignomo! Zummolo! De più! De meno!” E poi c’è una grande galleria di personaggi reali, di grande satira televisiva o politica. Il suo Gianfranco Funari è entrato nella storia. Le parole qui sopra sono quelle con le quali, egocentrico e protagonista, si rivolgeva al cameraman. Il Funari di Guzzanti si rivolgeva guardando in macchina a Prodi e Veltroni, chiamandoli “onorevole Brodo”, “onorevole Water”, e così via. Era un Funari che si interessava all’Europa, con il suo “a Germania, gnà’a’fa” (la Germania non ce la fa). Ma la sua passione, la sua grande passione, era la mortadella, a cui era dedicata la chiusura di tutti gli sketch: “‘A mortadella è un prodotto molto delicato, perché è priva de polli fosfati. A me me piace tanto ‘a mortadella, ‘a taglio fina fina fina, ‘a metto m’bocca, se squaja! È tanto liberatorio!”
8. Emilio Fede
Emilio Fede, nato durante Tunnel, è il simbolo della satira politica nell’era Berlusconi. E allora ecco Guzzanti trasformarsi in Emilio Fede, direttore del Tg 4. Poca somiglianza fisica, a differenza di altri personaggi, ma una caratterizzazione del personaggio tale da raccontare in modo chiarissimo che cos’erano i media di quella parte politica in quegli anni. Il Fede di Guzzanti era totalmente accomodante nei confronti di Silvio Berlusconi (ma molto meno verso l’altro direttore di tg Mediaset, Paolo Liguori, che poi sarebbe diventata un’altra imitazione). Giacca simil militare con lo stemma del biscione sul collo. Il Fede di Guzzanti amava le donne e faceva pesanti apprezzamenti sulle sue colleghe Franca e Jolanda, e schiavizzava il bambino Michelino (Marco Marzocca), a cui aveva insegnato a fare il verso del biscione, il famoso “pisù pisù”.
9. Romano Prodi
E con l’arrivo della sinistra al governo, in piena era Berlusconi, diventa lei l’obiettivo della satira. E allora ecco l’allora premier Romano Prodi grande protagonista del Pippo Chennedy Show (e poi a La posta del cuore e Parla con me), con le sue interviste condotte con il tipico fare pacioso e noioso del politico. Mentre accarezzava un cagnolino che teneva in grembo, che si rivelava essere una grossa mortadella, Prodi indicava il suo modello: il semaforo, che sta sopra a tutti, non si cura di nessuno e con “grande fermezza” governa…
10. Fausto Bertinotti
“Io devo govevnave? Ma mi hai guavdato in faccia? Il nostvo scopo è quello di aveve il più gvande pavtito del Paese senza vesponsabilità di govevno”. Non poteva mancare un altro grande protagonista dell’agone politico di quegli anni, un Fausto Bertinotti presentato al Pippo Chennedy Show e poi a L’Ottavo nano, in tutta la sua eleganza e la sua aria snob, con al “r” moscia che diventava “v” e l’aria di uno a cui in fondo non interessava governare, o fare politica seriamente. Faceva scherzi al povero Romano Prodi e incantava tutti con discussioni di economia che non capiva nessuno, nemmeno lui.
11. Francesco Rutelli
“Er Paese non è de destra né de sinistra: il Paese è de Berlusconi!”. Segno dei tempi, e geniale, è anche l’imitazione di Francesco Rutelli a L’ottavo nano: era la campagna elettorale per le elezioni del 2001 e Rutelli era il candidato del Centrosinistra, l’uomo che avrebbe sfidato Silvio Berlusconi. L’idea geniale di Guzzanti fu di ispirarsi a certi personaggi impersonati da Alberto Sordi, un po’ beceri, un po’ maleducati e in fondo sempliciotti. “Grande Sindaco” ripeteva a se stesso, con il tono di voce tipico di Sordi.
12. Antonello Venditti
“E allora vieni con me, amore, sul Grande Raccordo Anulare, che circonda la capitale, e nelle soste faremo l’amore, eh… E se nasce una bambina poi la chiameremo Roma!”. è un cult anche la parodia di Antonello Venditti (nata a L’Ottavo nano), cantautore che ha cantato così tanto Roma da venire identificato con la Capitale. Così Corrado Guzzanti non solo ha imitato Venditti nel look e nella tonalità della voce, ma ha costruito, sulle tonalità e gli arrangiamenti tipici del cantautore, nati attorno al piano, una nuova canzone (ispirata a Roma Capoccia) dedicata alla sua città. Solo che non parla delle bellezze del centro, ma del Grande Raccordo Anulare. Una canzone interminabile, con una strofa per tutte le uscite del raccordo. “Bruno l’infame all’uscita della Laurentina, una buca vicino a quella per Torpignattara, la benzinaia Sabrina che lavora all’autogrill”. La canzone divenne un cult, e gli spezzoni cominciarono a girare in rete in formato mp3. Antonello Venditti apprezzò a tal punto da invitare Guzzanti a cantare con lui Grande Raccordo Anulare a un concerto al Circo Massimo.