A Sting vogliamo così bene che gli abbiamo perdonato quell’uscita sul “rock nullità reazionaria” che agli amanti del rock ha fatto un po’ storcere il naso. Sting, dopo aver fatto rock ad altissimo livello nei Police, con quella miscela tra punk e reggae davvero unica, nella sua carriera solista ha cercato da subito di non limitarsi al rock, ma di evolversi e di esplorare vari generi.
E nel suo nuovo album, The Bridge, uscito il 19 novembre, c’è un po’ tutto lo Sting che abbiamo conosciuto in questi anni. L’ex leader dei Police non ha paura di dover per forza prendere una direzione, di dare una caratterizzazione al nuovo disco. In The Bridge ci sono il rock n’ roll, il jazz, la musica classica e il folk. The Bridge è stato scritto durante la pandemia ed è un disco che parla di perdite, separazioni, interruzione, confinamenti. The Bridge è il racconto di questo nostro stranissimo ultimo anno, e il titolo allude al bisogno di creare ponti tra le persone in un periodo in cui siamo stati così distanti. Ma è anche un ponte verso il passato. Sting si è trovato a ripensare alla musica e ai luoghi che hanno formato le sue fondamenta. In The Bridge troverete tanto dello Sting che avete amato. E che continuerete ad amare. Per l’occasione abbiamo scelto le migliori canzoni di Sting, quelle senza i Police, perché quella è un’altra storia.
1. Russians
Nel primo album da solista, The Dream Of The Blue Turtles (1985), Sting fa di tutto per dimostrare che non è solo un musicista rock: jazz. funky, musica africana, reggae, nel disco c’è di tutto. Il primo singolo, If You Love Somebody Set Them Free, è un successo clamoroso. Ma in questo viaggio vogliamo partire da Russians, uscito come quarto singolo, nel 1985, e diventata una delle canzoni simbolo dello Sting degli anni Ottanta, quella che Sting ha cantato a Sanremo nel 1986. Su un tema musicale di Sergej Sergeevič Prokof’ev (Lieutenant Kije Suite, Op. 60), Sting canta un accorato appello ai potenti del mondo, i leader di USA e URSS, allora le due superpotenze militari. Erano gli anni della Guerra Fredda, che da lì a poco sarebbe finita. Russians è un brano maestoso, sinfonico, intenso. “Non esistono guerre che possono essere vinte / è una bugia a cui non crediamo più“, canta Sting. E si augura che “anche i russi amino i loro bambini”.
2. Moon Over Bourbon Street
Il quinto singolo tratto da The Dream Of The Blue Turtles è Moon Over Bourbon Street, un brano jazz delicato, sospeso e notturno. È ispirato alla storia del vampiro Louis nel romanzo Intervista col vampiro di Anne Rice, e colpisce per l’orchestrazione e per l’uso dei fiati. Nel primo disco solista di Sting è forse il brano che più si allontana dal mondo dei Police. È un brano forse “minore” nel repertorio di Sting, ma solo nel senso che non è tra i più famosi. Sting lo ha comunque eseguito spesso dal vivo, e lo ha incluso nell’album live Bring On The Night.
3. Englishman In New York
Anche il secondo album di Sting, …Nothing Like The Sun (1987), ha un suono eclettico e sfaccettato, ed è un enorme successo. Una delle canzoni simbolo è Englishman In New York, caratterizzata da un ritmo in levare che lo avvicina alla musica reggae, ma che il sassofono di Brandford Marsalis avvicina al jazz e rende qualcosa di unico. Englishman In New York è ispirata all’attore e scrittore (e icona gay) Quentin Crisp: nacque nel 1986, quando Sting si recò nell’appartamento newyorkese di Crisp, che gli raccontò la vita di un omosessuale nella omofobica Gran Bretagna dagli anni venti agli anni sessanta. Ma la canzone è un inno universale a essere se stessi, come invita il mantra “Be yourself, no matter what they say”, “Sii te stesso, non importa ciò che dicono”. “Occorre più che saper combattere per fare un uomo / Più che una licenza per un’arma / Affronta i tuoi nemici, evitali quando puoi / Un gentiluomo camminerà ma non corre mai” recita il testo. Il successo di Englishman in New York è dovuto anche a un grande video in bianco e nero. Non poteva essere altrimenti: è stato diretto da David Fincher.
4. Fragile
In un disco dove ogni canzone è una perla, l’altro brano simbolo è Fragile, il quarto singolo estratto da …Nothing Like The Sun. Delicata, basata sul suono di una chitarra acustica, è stata incisa anche in spagnolo e in portoghese, con i titoli Fragilidad e Frágil, entrambe inserite nell’EP ...Nada como el sol. È ispirata a Ben Linder, un ingegnere civile statunitense ucciso dai Contras nel 1987 mentre lavorava su un progetto idroelettrico in Nicaragua. Ma è diventata anche simbolo di un’altra tragedia. La sera dell’11 settembre 2001, Sting aveva in programma un concerto privato nella sua tenuta in Toscana. Una volta saputo della notizia, dopo molti dubbi, decise di tenere lo stesso il concerto. Disse che avrebbe cantato solo Fragile, per onorare le vittime dell’attentato. Ma l’accoglienza del pubblico lo convinse a portare a termine tutto il concerto. E quel “how fragile we are” acquistò ancora un altro significato.
5. They Dance Alone
Un altro brano storico di Sting da …Nothing Like The Sun (il quinto singolo), They Dance Alone (Cueca Solo) ha un forte significato politico. Parla del modo tutto particolare di potare il lutto delle donne cilene che ballano la Cueca, la danza nazionale del Cile, da sole con nelle mani le fotografie dei loro cari scomparsi. La canzone è un atto di di protesta contro il dittatore cileno Augusto Pinochet. Anche questa canzone ha una sua versione spagnola, Ellas Danzan Solas (Cueca Solas). They Dance Alone ha un andamento solenne e una dolcezza unica nella melodia, un’atmosfera cupa che si apre a un afflato di speranza. Vede la partecipazione di Mark Knopfler, Fareed Haque e Eric Clapton alla chitarra, e una parte recitata in spagnolo da Rubén Blades.
6. Mad About You
The Soul Cages (1991), il terzo album solista di Sting, nasce da una crisi creativa. Il musicista era bloccato, non riusciva a scrivere canzoni. E così è stato per tre anni. Fino a che ha capito che, per ritrovare l’ispirazione, doveva guardare indietro. Così è nato The Soul Cages, ispirato al padre, scomparso nel 1989. Dall’album abbiamo scelto Mad About You, una canzone d’amore con delle influenze mediorientali nella melodia e nel testo, in cui si fa riferimento a Gerusalemme. Mad About You è diventata poi Muoio per te, con il testo italiano scritto da Zucchero. “There are no victories, in our histories, without love” è diventata “non ci sono vittorie nelle nostre storie, senza amore”.
7. It’s Probably Me
Uno dei più bei duetti di Sting (e non a caso è incluso nell’album Duets) è quello con Eric Clapton, It’s Probably Me. Scritto per la colonna sonora di Arma letale 3 nel 199,2 è un brano ipnotico e soffuso, stratificato. Si basa sulla ritmica del suono di un accendino campionato, che fa da “batteria” alla canzone, su cui si innesta la chitarra acustica e virtuosa di Eric Clapton e, man mano che il pezzo procede, l’orchestrazione dei violini. Eric Clapton arriverà anche con le svisate della sua chitarra elettrica, mentre la voce magnetica di Sting, calda e carismatica, dà l’impronta al pezzo, realizzato in collaborazione con Michael Kamen e David Sanborn. La canzone, reincisa senza di loro, è entrata nel disco seguente di Sting, Ten Summoner’s Tales, ma in qualche modo perde la sua particolarità. In molti vorrebbero che Sting tornasse a lavorare con questo team.
8. Fields Of Gold
Ten Summoner’s Tales (1993) è il quarto album solista di Sting, e viene lanciato dal singolo If I Ever Lose My Faith In You, potente ed epico, ma la canzone del disco rimasta nell’immaginario è la suggestiva Fields Of Gold, un brano di grande atmosfera, dall’incedere solenne e impreziosito dal suono di una cornamusa del Northumberland (suonata da Kathryn Tickell). Le immagini del brano sono vivide e potenti e nascono dai colori al tramonto di un campo d’orzo vicino alla casa che aveva appena acquistato. È una canzone dedicata alla moglie, Trudie Styler, ed è una delle sue preferite.
9. Seven Days
Sempre da Ten Summoner’s Tales scegliamo Seven Days, una canzone che si regge su una grande prova alla batteria di Vinnie Colaiuta, che suona su un tempo dispari, e porta la canzone verso un crescendo molto suggestivo. Il testo della canzone cita alcuni versi di Every Little Thing She Does Is Magic, il singolo dei Police del 1981. Guardate il video, e guardate all’opera Vinnie Colaiuta. La sua prestazione è un capolavoro nel capolavoro.
10. A Desert Rose
A Desert Rose è tratta da Brand New Day (1999), il sesto album di Sting, un grande successo, che per la prima volta vedeva Sting lavorare con campionamenti ed elettronica. A trainare il successo dell’album è A Desert Rose, il secondo singolo estratto, realizzato in collaborazione con il cantante algerino Cheb Mami, che con la sua voce porta la canzone verso atmosfere e mondi nuovi. Il testo della canzone è ispirato al romanzo Dune di Frank Herbert, che nel 1984 era diventato un film, diretto da David Lynch, nel quale Sting aveva recitato. Anche A Desert Rose è inclusa in Duets.
11. If It’s Love
L’uscita di The Bridge, il quindicesimo disco di studio, è anche quella delle nuove canzoni di Sting. La prima è il primo singolo estratto, If It’s Love, che ci riporta uno Sting d’altri tempi, spensierato e leggero, un po’ quello che scriveva pezzi come Every Little Thing She Does Is Magic. If It’s Love è così, una “feel good song”, introdotta da un fischio che la rende immediatamente coinvolgente. In questa canzone Sting guarda all’amore con un approccio differente, semplice, paragonando il suo amore romantico al dover chiamare un medico per raccontare dei suoi sintoni. “Non sono sicuramente il primo cantautore che paragona l’innamoramento o la fine dell’amore con una malattia incurabile e non sarò certo l’ultimo” ha detto Sting. “’If It’s Love è il mio contributo a quel modello in cui la metafora dei sintomi, diagnosi e la propria incapacità rendono tutti noi simili tanto da ritrovarci a sorridere mestamente”.
12. Rushing Water
Il secondo singolo tratto da The Bridge è Rushing Water, che è anche la seconda canzone che apre il disco. Anche questo è un brano che sembra guardare indietro, e allo stesso tempo fissa lo Sting di oggi. Rushing Water è un pezzo decisamente rock, che parte con una parte puramente ritmica, sui cui la voce di Sting risuona in qualche modo altera, distante, per diventare grintosa nel ritornello, una tipica esplosione rock. Potrebbe essere un pezzo degli ultimi Police, quelli di Sincronicity, ma allo stesso tempo una canzone dello Sting più adulto che abbiamo continuato ad amare. E con una voce che con l’età ha acquistato maturità. “This is the sound of the washing water, flooding through my brain, this is the sound of God’s own daughter, calling out your name” canta Sting.