Cosa resterà di questo Sanremo 2023? Difficile dirlo dopo sole tre serate, perché, si sa, i veri vincitori da sempre vengono fuori dopo due o tre mesi, nelle radio, in quelle che una volta erano le classifiche di vendita dei 45 giri e oggi sono quelle dello streaming. Come ogni anno, su Il Meglio di Tutto, vi proponiamo quelle che sono le migliori canzoni di Sanremo 2023, con uno sguardo che, ovviamente, è soggettivo, ma tiene anche un po’ conto degli umori e dei tanti commenti che abbiamo sentito in giro. Scriviamo dopo aver visto i Måneskin, come super ospiti, che sono ovviamente di un’altra categoria, ma anche dopo aver visto, sul Suzuki Stage, Annalisa, ancora una volta una presenza scenica carica di bellezza, carisma e con una voce unica. Possibile che non sia stata ammessa in gara in queste edizione di Sanremo? Niente ci toglie dalla testa che, se avesse presentato in gara qui la sua Bellissima, piccolo gioiello di europop, avrebbe vinto a mani basse. Ma parliamo delle canzoni in gara.
E dobbiamo dire che le grandi voci, come Marco Mengoni e Giorgia, forse stavolta non hanno avuto delle canzoni alla loro altezza. Così come Elodie, diva a tutti gli effetti, non ha portato a Sanremo la canzone migliore del suo repertorio. È stato anche l’anno delle reunion, del ritorno degli anni Novanta, come Paola e Chiara e gli Articolo 31, con buone canzoni, ma non memorabili. E allora ecco quelle che per Il Meglio di Tutto sono le 10 migliori canzoni di Sanremo 2023, ordinate da quella che ci ha convinto meno alla nostra preferita. Scriviamo anche quest’anno prima della proclamazione dei vincitori, in modo da essere liberi da ogni condizionamento.
10. Supereroi (Mr. Rain)
Ok, il coro di bambini è uno di quei colpi bassi che in tv fanno sempre il loro effetto, ma non è per questo che Supereroi ci è piaciuta. Mr. Rain, che ci viene presentato come rapper, qui ha un senso per le melodie semplici, quelle che si piantano in testa e non ti lasciano. I supereroi della canzone sono due persone che si vogliono bene e che hanno un superpotere da non dare per scontato. Quello di volersi bene e sostenersi. “Supereroi, Come io e te, Se avrai paura allora stringimi le mani, Perché siamo invincibili vicini, E ovunque andrò sarai con me, Supereroi, Solo io e te, Due gocce di pioggia, Che salvano il mondo dalle nuvole”. E comunque quando la bambina del coro si è commossa mi son commosso anche io. A proposito, se avevamo ancora qualche dubbio, ce lo hanno tolto Nikki e Federico Russo di Deejay Summer Camp, che l’hanno cantata nelle loro canzone “all’incirca così”, insieme a Luce di Elisa.
9. Tango (Tananai)
L’anno scorso era arrivato ultimo con la sua Sesso occasionale (che poi, come spesso accade, è stata un successo) e ci era stato simpaticissimo con il suo tweet in cui sperava in 23 rinunce dei big per arrivare a fare l’Eurovision. Che fosse anche un romantico lo avevamo scoperto con Abissale, la sua hit di questi mesi che, se non fosse per la voce diversa, sembra una canzone di Vasco Rossi degli anni Ottanta. È ancora diversa, romantica, ma più soffusa, Tango, la canzone di quest’anno, ballata malinconica di un amore spezzato, vissuto a distanza. Nata come una canzone personale, Tango ha assunto un significato universale quando Tananai ha saputo di una storia vera e ha deciso di metterla nel video. E così vediamo una serie di immagini di una coppia ucraina, registrate dagli stessi protagonisti con il cellulare e inviate l’uno all’altra. Olga e Maxim, infatti, sono separati a causa della guerra. E la loro storia si intreccia a quella raccontata da Tananai. Con delicatezza, e con quei versi che ci sono piaciuti subito. “Eravamo da me, abbiamo messo i Police. Era bello finché ha bussato la police. Tu, fammi tornare alla notte che ti ho conosciuta, Così non ti offro da bere e non ti ho conosciuta”.
8. Non mi va (Colla Zio)
Come sono arrivati sul palco dell’Ariston, i Colla Zio ci hanno dato una sensazione di anni Ottanta e primi anni Novanta. Un po’ per quei vestiti colorati e oversize un po’ fuori dal tempo, fuori moda, fuori da tutto. Un po’ perché erano gli anni in cui in Italia si cominciava ad ascoltare il rap, e loro sembrano davvero cinque studenti che provano a fare rap un po’ per gioco, e un po’ improvvisando. Il risultato è proprio per questo spontaneo, gioioso e trascinante. Per capirci: se avessimo ancora vent’anni e vorremmo organizzare una festa, per divertirci chiameremmo loro. E magari ci metteremmo a cantare con loro. La loro Non mi va recita parole come “Ti voglio e non ti chiedo di più, ma come si fa. Mi piace la tua bocca e La spada nella roccia. Mi chiamano Artù all’università. Sei la fine ad est. Piazza Tienanmen. Ho una scia di passi sull’oceano. Ogni tanto c’è un altro che sfiora i tuoi sensi”. Si divertono, e ci divertono.
7. Quando ti manca il fiato (Gianluca Grignani)
Non è stato un festival di canzoni bellissime, va detto. E allora, tra le migliori, ne abbiamo scelta alcune che ci hanno portato un po’ di verità. La prima è questa: Quando ti manca il fiato di Gianluca Grignani, artista tormentato, forse un po’ perduto, ma in grado di dare grandi emozioni. Forse non prende tutte le note, ma prende le parole giuste, racconta la storia giusta. Quella del padre che l’ha lasciato. “Mio padre tornava la sera. Ed era forte quando era in vena. Questo lo ricordo bene. Sì questo lo ricordo bene. Mio padre era uno dei tanti. Ma era il mio eroe quando mi sorrideva”. Quando su un palco come quello di Sanremo, su un qualsiasi palco, sale il “Joker”, non può passare inosservato. Sono emozioni forti. Nella seconda serata, Gianluca fa come Jennifer Beals in Flashdance. Parte, si accorge che sbaglia (in questo caso nel dire al fonico di tenere la voce troppo bassa). Chiede di fermarsi, riparte. E spacca. Gianluca Grignani, che all’epoca del successo di Destinazione paradiso, idolo delle ragazzine, provò a cambiare il pop italiano con La fabbrica di plastica, e non fu capito, è qualcuno che non è mai banale. Gli vuoi bene, non puoi farne a meno.
6.Cenere (Lazza)
Non conoscevamo Lazza. E a Sanremo ci ha conquistati al primo ascolto. Perché la sua canzone Cenere, in fondo la solita storia di un ragazzo che vuole dimenticare una storia, o essere dimenticato, è confezionata in modo mirabile, con una produzione d’eccellenza. Con quei campionamenti di voce femminile all’inizio, alla Moby, che diventano una base armonica su cui costruire la canzone, a quel ritornello che diventa quasi un urlo punk rock. “Aiutami a sparire come cenere. Mi sento un nodo alla gola. Nel buio balli da sola. Spazzami via come cenere. Ti dirò cosa si prova”. Ma Lazza ci è piaciuto ancora di più quando, finito il pezzo alla seconda serata, ha portato i fiori alla mamma che era in sala. I duri hanno due cuori, diceva quella canzone. Lazza forse ne ha uno, ma è molto grande.
5.Mare di guai (Ariete)
“Non mi importa di niente io questa notte la passo con te”. Ogni volta che, alla radio, passava questa canzone, i miei bambini dicevano “la canzone del Cornetto!”. Ariete è uscita così, con una canzone presa per la pubblicità, e, si sa, vengono prese solo le canzoni davvero memorabili. Poi l’abbiamo vista nella serie tv Netflix Summertime, e, si sa, anche le serie tv prendono solo le canzoni che lasciano il segno. Due indizi, anzi tre, fanno una prova: la terza è Mare di guai, la canzone presentata a Sanremo, scritta con Calcutta e Dardust, autore simbolo della scena indie che con lei ha evidenti affinità elettive. Immediata, sincera, ricca di assonanze, la canzone di Ariete è pop di classe. “Tu buttati con me, mare di guai. Non so nuotare in una vasca. Piena di squali, piena di squali. Vestiti da sera c’è il mio pezzo preferito. E buttati, che la notte è solo un giorno che riposa e ci incontriamo”.
4. L’addio (Coma_Cose)
L’altra canzone, insieme a quella di Grignani, che sul palco dell’Ariston, prima ancora che la melodia, l’arrangiamento, la tecnica, ha portato la verità è L’addio dei Coma_Cose. Una band che è anche una coppia nella vita, e che due anni fa ci ha fatto vivere il loro amore e la loro attrazione con l’irresistibile Fiamme negli occhi. Duo con un incredibile senso per il pop e per i ritornelli “catchy”, a Sanremo quest’anno non ha portato la sua canzone più immediata (quella è Chiamami, ed è uscita come singolo da qualche mese, ed è irresistibile), ma quella più vera, più sentita. Quella che racconta la loro crisi di coppia, il loro allontanamento, una storia d’amore che può avere delle difficoltà, ma in cui “l’addio non è una possibilità”. Due anni fa, con Fiamme negli occhi, cantavano guardandosi negli occhi, ora si danno le spalle. Ma il lieto fine è arrivato, e i due amanti si sposeranno. Forti della loro capacità di scrivere versi come “Davanti al mio cuore c’è una ringhiera. Sul tuo che è sempre stato uno strapiombo. Lo sai che mi è piaciuto anche caderci. Sì, però mica poi toccare il fondo”. Non puoi che voler loro bene.
3.Vivo (Levante)
Gli uomini preferiscono le bionde, recita il titolo del famoso film. Noi Levante la preferivamo mora, ma è comunque bellissima, ed è un animale da palcoscenico. Se lo mangia, letteralmente. E ci è piaciuta tantissimo in questo pezzo techno-pop aggressivo e sensuale, un mantra trascinante e irresistibile. Dentro a questa confezione seducente e scintillante, in realtà, c’è un tema importantissimo come la depressione post partum, e il diritto di una donna, diventata madre, a vivere il suo corpo e la sua vita sessuale. “O sorrido o piango. Non so fare altro. Mi emoziono con poco. Gioco ancora col fuoco. Bacio rime, bacio bene, ti bacio dopo. Ho sorriso tanto. Dentro a questo pianto. Ho voglia di credere di poter farcela. A costo di cedere parti di me”. In un pezzo così veloce, e in una cornice come Sanremo, il messaggio rischia di non essere capito, ma sarebbe un peccato che non venisse colto. Vivo è una canzone che va approfondita e fatta sedimentare. Dopo essere stata ballata senza freni, ovviamente.
2. Il bene nel male (Madame)
Quando sul palco sale lei, Francesca Calearo, in arte Madame, tutto si ferma. E questo è un potere che hanno solo i grandi. Madame torna a Sanremo con Il bene nel male, canzone che parla di una prostituta che si innamora del suo cliente. Una storia magari già sentita. Ma con la voce e il flow inconfondibile di Madame, cantata sopra una base house, che ricorda i Daft Punk, il racconto diventa un mantra, un fluire continuo di parole e di emozioni. “Ti ho rivisto dopo. Tanto tanto tanto tanto tempo. E come previsto tu eri. Tanto tanto tanto tanto bello come un tempo. Hai cominciato a parlare. Mi aspettavo un “mi mancavi”. Invece hai parlato”. Madame canta tutto questo con trasporto unico, tirandoti dentro la storia in maniera emotiva prima che razionale, prendendoti allo stomaco prima che alla testa. Un altro animale da palcoscenico, un’altra affabulatrice ipnotica. Tra le migliori in Italia oggi.
1.Splash (Colapesce Dimartino)
La loro, ormai lo sappiamo, è una Musica leggerissima, di quelle che, in teoria, non da pensare più a niente. Ma che in realtà è intensa come poche. La loro Musica leggerissima era stato un successo a sorpresa; questa Splash conferma Colapesce e Dimartino come due talenti che mancavano alla nostra musica: due autori e performer che sono in grado di riprendere, finalmente, l’eredità di una musica che non c’è più, leggerissima e colta insieme, spensierata e accorata allo stesso tempo, vacua e colta contemporaneamente. Quella di Alan Sorrenti, Lucio Battisti e Franco Battiato. Come dei nostrani Lennon e McCartney, in Colapesce e Dimartino uno più uno non fa due e neanche tre, ma almeno quattro. Splash parla del peso delle aspettative, del rapporto tra il lavoro e gli affetti. È una canzone di contrasti: amore/lavoro, mare/città, e così via. “Preferisco il rumore delle metro affollate. A quello del mare. Ma che mare ma che mare. Meglio soli su una nave. Per non sentire il peso delle aspettative. Travolti dall’ immensità del blu. Splash”. Per noi, la canzone più bella di Sanremo 2023 è questa.