Fatevi una domanda e datevi una risposta. No, non siamo stati posseduti da Gigi Marzullo (anche se, parlando di Festival, ci starebbe anche), ma vogliamo farvi fare una riflessione. Quante di queste canzoni, una volta passata la sbornia dell’Ariston, che è un po’ un mondo a sé, con le sue regole e con i suoi tempi, ascoltereste – e ascolterete – anche fuori da qui? Abbiamo fatto una classifica proprio rispondendo a questa domanda. Al Festival alla prima serata non ti piace niente, forse due o tre canzoni. All’ultima pare che ti piacciano quasi tutte. Eppure, poi, sono quelle due o tre che ti erano piaciute all’inizio quelle che rimangono. Quelle che continuerai ad ascoltare. E ci sono dei brani, i primi di questa classifica delle migliori canzoni di Sanremo 2022, che dureranno a lungo, anche tutto l’anno. La prima, forse anche di più.
10 . Insuperabile (Rkomi)
Naive quanto volete, questo ragazzo vestito di pelle nera, questo Brian Molko che è caduto dalla motocicletta ci è stato subito simpatico. Perché, a Sanremo, in fondo, di rock non ce n’era tanto, e il fatto che un artista che arriva da altri mondi passi al rock non ci dispiace affatto. Già sentire il riff di Personal Jesus dei Depeche Mode ci ha messo simpatia, e questo ragazzo che ama i Pearl Jam e prova a cantare un po’ come Vasco Rossi ci ha messo allegria. Sarà un caso che il suo album è stato il più ascoltato in streaming del 2021?
9. Brividi (Mahmood e Blanco)
Se Brividi di Mahmood e Blanco è in questa classifica è perché è la vincitrice, noblesse oblige, e perché, viaggiando sui social, abbiamo visto che è arrivata a molti. Mahmood e Blanco ci hanno convinto di più in certe prove da soli che in questa canzone, una ballata un po’ prevedibile. Cantata bene, questo sì, in modo molto sentito. E una canzone d’amore universale, che può essere interpretata in più modi e arrivare a molti. Mahmood, intanto, è già al secondo festival vinto. Non è da tutti.
8. Dove si balla (Dargen D’Amico)
È il divertimento che arriva a Sanremo, un po’ in quell’area che era stata negli anni scorsi quella de Lo Stato Sociale e I Pinguini Tattici Nucleari. Dove si balla inizia con la cassa di Altre FDV dei Bluvertigo, e arriva a un ritornello, che sembra scritto da un capo ultrà di qualche curva. Coro da stadio, o da cantare al pub, tormentone annunciato, che canteremo e balleremo fino alla prossima estate. Poteva essere il tormentone di Sanremo: non lo è solo perché ne ha trovati altri due o tre ancora più tormentoni. Continuate a leggere e li scoprirete.
7. Apri tutte le porte (Gianni Morandi)
Uno dei grandi tormentoni di Sanremo, e dei mesi a venire, eccolo qua. Apri tutte le porte è un tormentone nato, ed è già in tutte le radio. È un pezzo degli anni Sessanta, ma visti attraverso gli anni Ottanta, quelli in cui è esploso Jovanotti, l’autore del brano (e in cui sentiva la fascinazione dei Sixites, dopo quella del rap) e tornati indietro di nuovo ai Sessanta, affidati allo showman simbolo di quel decennio (e di tutti i decenni a venire, a dire il vero). Sì, è un brano di Jovanotti, ma quello de La mia moto (quei “vai così” non li sentivamo da decenni). È anche un brano che potrebbe essere nato anni fa, ha dentro Tom Jones, Sono tremendo di Rocky Roberts, I’m A Believer dei Monkees, ma Gianni Morandi lo interpreta con una convinzione che dà una marcia in più.
6. Farfalle (Sangiovanni)
Sesto Sangiovanni. Non poteva che andare così. Da quando in cantautore Made in Amici era stato annunciato come concorrente al festival, il sogno di tutti noi era stato quello di vederlo arrivare sesto, per scrivere questa battuta. Ma la canzone ci è davvero piaciuta, al netto del tifo di mia figlia Sofia, di cui vi avevo parlato a proposito degli artisti più attesi a Sanremo 2022. Scherzi a parte, anche se Farfalle non è Malibu, la sua hit di questa estate, si capisce che il ragazzo sa scrivere, nel senso che ha quella capacità di trovare delle canzoni con ritornelli “catchy”, che si ricordano facilmente, che giocano con il ritmo e le parole (“no-no-non voglio stare male”). In particolare, il refrain di Farfalle è molto pop anni Ottanta, mentre la base fa molto dance anni Novanta. Piacerà ai ragazzi (e anche, come sapete, ai bambini).
5. Ti amo non lo so dire (Noemi)
Noemi, come tutte le interpreti, cambia pelle ogni volta che cambia autori. E ha poi un dono che è di pochi, quello di prendere un pezzo di un altro autore e renderlo subito suo, un pezzo di Noemi, grazie alla sua voce inconfondibile. Quest’estate ci ha sorpreso parecchio con quella canzone adorabile che era Makumba, cantata insieme a Carl Brave, che aveva scritto un pezzo fresco e divertente. A Sanremo 2022 Noemi ha portato un brano della premiata ditta Mahmood e Dardust. Ascoltate la versione di studio, che abbiamo messo qui, e coglierete la produzione di uno dei grandi produttori della nostra canzone di oggi. È una Noemi nuova, nell’immagine, e anche nel suono. In radio andrà forte.
4. Lettera al di là del mare (Massimo Ranieri)
Parlandone sui social media mi è venuto da dire “è il nostro Frank Sinatra”. “È il nostro Massimo Ranieri”, mi sono sentito rispondere. Ed è giusto così, un artista unico, al di là dei generi e dei gusti di ognuno di noi. Nei Sanremo di qualche anno fa, la sua canzone avrebbe vinto, questi sono altri tempi dove i social dominano, e forse è giusto così. Lettera al di là del mare, enfatica, sinfonica, è fatta apposta per la voce di Massimo Ranieri ed è una grande canzone.
3. Chimica (Ditonellapiaga e Rettore)
E qui veniamo al discorso con cui abbiamo iniziato. Siate sinceri. Certe canzoni le ascoltereste, e vi piacerebbero, se non steste vedendo Sanremo? Per Chimica, la canzone di Ditonellapiaga e Rettore, la risposta è sì. Ha quel suono anni Ottanta che, se non è mai passato di moda, non è mai stato così di moda come adesso. Facile, direte, c’è una regina degli anni Settanta e Ottanta come Rettore a fare un passaggio di consegne con Ditonellapiaga. Ma la ragazza è una vera sorpresa: bellissima, sexy, completamente a suo agio su un palco come quello dell’Ariston che toglie il fiato a tanti, Ditonellapiaga è una rivelazione. La speranza è che Sanremo riesca a far conoscere un’artista molto sfaccettata, come ha fatto lo scorso anno con Madame. Chimica inizia con un beat e un cantato che ricordano I Feel Love di Donna Summer, che era una creazione di Giorgio Moroder, il genio italiano dietro la dance di quegli anni, e forse è il brano con i bpm di tutta la storia di Sanremo. Provate a immaginarlo in inglese (non che non sia già bellissimo così) e a metterci delle chitarre. Chimica è anche punk rock.
2. Ciao Ciao (La Rappresentante di Lista)
Ecco un altro esempio del discorso che facevamo prima. Tormentone nato, Ciao Ciao de La Rappresentante di Lista è una di quelle canzoni che ascolteremmo sempre, anche – e soprattutto – fuori dal palco di Sanremo. Lì dove ha senso che viva, sotto il palco di un concerto dal vivo, in una discoteca. Ciao ciao è un suono che in tanti abbiamo dentro, e quando parte lo senti tuo e ti conquista. È un brano sfacciatamente funky e disco, con un po’ di Talking Heads, un po’ di John Deacon dei Queen, che sembra uscito da New York di fine anni settanta, da locali come lo Studio 54., E invece arriva dalla Sicilia. La Rappresentante di Lista ci ha regalato un Gioca Jouer sexy e insinuante – non può non essere così qualcosa che è cantato da Veronica – con tanto di mosse per il ballo suggerite, “con le mani, con i piedi, con il…”. Sostenuta da un basso pulsante, da chitarre funky e da un impianto di fiati notevole, Ciao ciao non è solo un divertissement. In quel bisogno di ballare all’arrivo della fine del mondo, c’è quello che stiamo provando tutti noi oggi. Il bisogno di esorcizzare il dolore, di andare oltre il momento che stiamo vivendo (sì, parliamo della pandemia) con il nostro amore per quello che facciamo.
1. O forse sei tu (Elisa)
A Elisa già vuoi bene. Per la passione che mette nella musica, che vive in modo totale, per la sua voce unica, che sa essere potente come eterea. Per essere stata un’artista che negli anni Novanta faceva una musica che in Italia ci sognavamo. Ma anche per quel suo “understatement”, per quella sua naturalezza e quella discrezione rara in un mondo come lo star system di questi anni. Poi senti una sua intervista e ti dice anche che, quando non riusciva a finire O forse sei tu, la canzone che ha portato a Sanremo 2022, ha chiamato in soccorso i Beatles, nel senso che si è ispirata alle soluzioni di un gruppo a cui ricorre spesso quando è in difficoltà. Era una canzone che aveva da parte da anni, ma a cui mancavano una strofa e lo special. Trovate queste, anche grazie all’ispirazione di Lennon & McCartney, il brano è potuto finalmente nascere. È un cerchio che si chiude. Luce (Tramonti a nord est) – che era passionale e irruenta – con cui vinse il festival 21 anni fa, era una storia d’amore che finiva. O forse sei tu – quieta ed estatica – è la storia di un amore che dura nel tempo, e che si consolida, trova sicurezza. È una canzone classica, solenne, che potremo trovare in un film fantasy, o in un film della Disney, che sembra fatta apposta per vivere con l’orchestra, grazie una partitura perfetta per gli archi. E poi c’è quel controcanto del coro che crea un impasto perfetto con la voce. Per la voce di Elisa non ci sono più aggettivi. Poi, nella serata delle cover, ti canta What A Feeling, da Flashdance. E le vuoi ancora più bene.