È tutto pronto al PalaOlimpico di Torino per la 66ma edizione dell’Eurovision Song Contest, il concorso canoro organizzato dall’EBU (The European Broadcasting Union) che riunisce i principali operatori pubblici attivi nel sistema radiotelevisivo europeo, fra i quali vi è naturalmente la Rai, la tv di Stato italiana.
Grazie alla vittoria dei Måneskin nel 2021 a Rotterdam, l’Italia torna ad ospitare la rassegna musicale per la terza volta dopo il 1965 e il 1991: due edizioni che erano coincise con altrettanti successi nel vecchio Eurofestival. Anche oggi, l’Eurovision Song Contest è un evento dalla vocazione popolare e che suggerisce l’idea di riunire tutto il continente europeo (con l’aggiunta di altri Paesi, invitati a turno dall’EBU) grazie alla forza della musica: in un periodo estremamente drammatico per tutta l’Europa, le note non potranno che suonare insieme un messaggio di pace.
In attesa delle due semifinali e della finale del 14 maggio, ripercorriamo la storia di questa gara, che da sempre propone artisti molto conosciuti e a volte sorprendenti, riuscendo a far esibire contemporaneamente tantissimi generi musicali e unendo tradizione e innovazione. Dedichiamo però la nostra attenzione alle certezze, individuando i vincitori dell’Eurovision Song Contest più famosi, quelli che non dimenticheremo mai.
1. Gigliola Cinquetti (1964)
In occasione del Festival di Sanremo 1964, l’appena sedicenne Gigliola Cinquetti sbaragliò la concorrenza di grandi e affermate firme della musica italiana, che erano in gara in quell’edizione della kermesse: Domenico Modugno, Tony Dallara, Milva, Claudio Villa e molti altri. In coppia con l’artista italo-belga Patricia Carli, la Cinquetti trionfò con Non ho l’età (per amarti), un brano adatto all’adolescenza della cantante che auspicava di poter vivere un sentimento appena le fosse stato consentito. Apparentemente semplice, eppure deliziosa e magistralmente interpretata da Gigliola, Non ho l’età proseguì il suo successo anche all’Eurovision Song Contest di Copenaghen, dove vinse con un nettissimo vantaggio in termini di voti, consegnando alla cantante il record di più giovane vincitrice della manifestazione: un primato che avrebbe conservato per lungo tempo.
2. ABBA (1974)
Björn Ulvaeus, Benny Andersson, Agnetha Fältskog e Anni-Frid Lyngstad (per tutti Frida): più semplicemente, gli ABBA. Lo storico gruppo pop svedese ha firmato, tra il 1972 e il 1982, tanti successi straordinari, ancora adesso ascoltati da tantissime persone in tutto il mondo. Di recente, inoltre, gli ABBA hanno dato vita a un revival, con il quale hanno celebrato i loro anni migliori e irripetibili. Molti forse non ricorderanno che il momento cruciale della loro carriera artistica venne celebrato proprio all’Eurovision Song Contest, ed esattamente nell’edizione del 1974 a Brighton, in Gran Bretagna: gli ABBA trionfarono infatti con Waterloo, il loro primo singolo e titolo dell’album omonimo.
In gara, Waterloo precedette Sì di Gigliola Cinquetti, la quale tornava in gara nella rassegna europea; il brano ottenne uno strepitoso successo in tutto il continente e giunse anche in Nord America, lì dove gli ABBA sarebbero stati enormemente apprezzati in seguito.
3. Johnny Logan (1980)
L’irlandese Johnny Logan conserva tutt’ora un record: è l’unico artista ad aver vinto in due occasioni l’Eurovision Song Contest (addirittura tre se si conta anche una vittoria solo come autore). Il primo trionfo giunse nel 1980 a L’Aja, nei Paesi Bassi, con il brano What’s Another Year, che gli consentì di precedere Germania Ovest e Regno Unito: una ballata che racconta di un uomo che spera di incontrare prima o poi la donna che gli possa cambiare la vita.
Il secondo successo di Logan giungerà a Bruxelles nel 1987 con Hold Me Now.
4. Sandra Kim (1986)
Svoltasi a Bergen, in Norvegia, l’edizione 1986 dell’Eurovision Song Contest rappresentò una pagina di storia della manifestazione per diverse ragioni: fu infatti la prima affermazione per il Belgio e la cantante vincitrice, Sandra Kim, aveva appena tredici anni. Dunque, era ancora più giovane della Cinquetti del 1964.
J’aime la vie, peraltro, è forse la canzone più celebre degli anni Ottanta della kermesse, dalle sonorità tipiche di quel periodo musicale ed è, come molti pezzi di quell’epoca, assolutamente intramontabile.
5. Céline Dion (1988)
Con Ne partez pas sans moi, Céline Dion vinse l’edizione 1988 dell’Eurovision Song Contest in rappresentanza della Svizzera. Nella gara di Dublino, l’artista canadese si impose con la sua voce straordinaria e si fece conoscere dal pubblico europeo, vendendo oltre trecentomila copie con quel singolo. Da quel momento, l’ascesa verso il successo della Dion sarebbe stata inarrestabile, toccando l’apice negli anni Novanta.
6. Toto Cutugno (1990)
Quella del 1990 fu la prima edizione dell’Eurovision Song Contest successiva al crollo del muro di Berlino: l’Europa tornava unita, e non sarebbe passato molto tempo prima della fine dell’Unione Sovietica e della vecchia Jugoslavia. Proprio a Zagabria si svolse la gara che decretò il secondo, storico successo dell’Italia, portata in trionfo da Toto Cutugno con Insieme: 1992, un brano dedicato all’Unione Europea e ai trattati già pianificati che sarebbero stati ratificati a Maastricht meno di due anni dopo.
Un passaggio del testo recita: “Sempre più liberi noi | Non è più un sogno e non sei più da solo | Sempre più in alto noi | Dammi una mano che prendiamo il volo | L’Europa non è lontana | C’è una canzone italiana, per voi |Insieme, unite, unite, Europe”. Un auspicio di fratellanza, qui espresso da Cutugno con il suo stile potente, che oggi più che mai dovrebbe far riflettere molte persone di potere.
7. Secret Garden (1995)
La violinista irlandese Fionnuala Sherry e il compositore e pianista norvegese Rolf Løvland compongono tutt’ora il gruppo dei Secret Garden. Proprio nei loro primi periodi di attività si presentarono all’Eurovision Song Contest 1995 di Dublino, proponendo Nocturne, un pezzo quasi interamente strumentale con brevissimi intermezzi canori: un brano ai limiti del regolamento della rassegna per la così ristretta parte cantata, ma che convinse i votanti ottenendo un successo inatteso quanto meritato.
Il loro primo album, Songs from a Secret Garden, scalò così le classifiche europee vendendo oltre un milione di copie certificate.
8. Katrina and The Waves (1997)
I Katrina and The Waves sono stati attivi tra il 1981 e il 1999, raggiungendo buoni successi soprattutto tra fine anni Ottanta e metà anni Novanta: il loro pezzo più celebre è forse Walking on Sunshine. Ma è del 1997 l’affermazione all’Eurovision Song Contest, con il brano Love Shine a Light: una ballata superbamente costruita che valse al gruppo britannico la vittoria nella gara di Dublino.
9. Lena (2010)
Lena Johanna Therese Meyer-Landrut, più semplicemente Lena, è tra le artiste tedesche più conosciute nel panorama europeo, con ormai più di dieci anni di attività alle spalle. Nel 2010, nella finale di Oslo, la cantante riportò la Germania al trionfo all’Eurovision Song Contest dopo trentotto anni con il brano Satellite, un gioiellino pop destinato da subito a diventare un tormentone.
Il successo di Lena venne confermato dai risultati di vendita del singolo e del suo primo album, My Cassette Player, pubblicato contestualmente alla vittoria all’ESC.
10. Conchita Wurst (2014)
La drag queen Conchita Wurst, nome d’arte di Thomas Neuwirth, ottenne nel 2014 uno dei successi della storia dell’Eurovision Song Contest più sconvolgenti per l’opinione pubblica. La presenza scenica dell’artista e la rivendicazione della propria libertà sessuale furono oggetto di dibattito, sensibilizzando l’intero continente su tematiche ancora poco affrontate in moltissimi Paesi.
Il brano Rise Like a Phoenix trionfò nella finale di Copenaghen, consegnando il secondo successo all’Austria nella storia della manifestazione canora.
11. Måneskin (2021)
Dopo l’annullamento dell’edizione 2020 causa pandemia, nel 2021 l’EBU volle fortemente ripristinare l’Eurovision Song Contest fissando lo svolgimento a Rotterdam, esattamente dove avrebbe dovuto celebrarsi l’anno precedente.
Il Festival di Sanremo aveva decretato come vincitori i Måneskin, gruppo romano composto da Damiano David (voce), Victoria De Angelis (basso), Thomas Raggi (chitarra) e Ethan Torchio (batteria). A sorpresa, questi ragazzi avevano convinto pubblico e critica dopo essersi fatti conoscere attraverso X-Factor qualche tempo prima. Così, da acerbi esponenti del rock italiano, i Måneskin si ritrovarono come rappresentanti di diritto alla rassegna canora europea, potendo contare sulla spinta del pubblico che tra la fine del Festival della canzone italiana e l’avvio dell’Eurovision aveva avuto modo di apprezzare – e rendere un tormentone – Zitti e buoni, un brano di polemica sociale caratterizzato dalla capacità artistica del gruppo di dominare la scena con personalità.
Nella finale del Rotterdam Ahoy, i Måneskin si confermarono come la band rivelazione del panorama musicale continentale e sbaragliarono la concorrenza di Francia e Svizzera, che completarono il podio della rassegna. Con il loro secondo album in studio, Teatro d’ira – Vol. I, e numerose esibizioni in Europa e in America, i Måneskin rappresentano il fenomeno artistico del momento, sottolineando inoltre come l’Eurovision Song Contest sia una rampa di lancio davvero straordinaria.