Una domanda superflua in Star Wars. Potremmo iniziare da qui per celebrare i 40 anni di Natalie Portman. Da quando il piccolo Anakin Skywalker vede per la prima volta la giovane Padme e le chiede: “Tu sei un angelo?”. Dubbio sciocco di un piccolo padawan incapace di notare l’ovvio. O forse, per rendere onore a questa attrice galattica, dovremmo scomodare il dolce stil novo. Nel dubbio, ci limiteremo a raccontare Natalie Portman attraverso i suoi ruoli migliori, quelli in cui ha dimostrato tutto il suo talento duttile. Da pellicole commerciali a progetti di evidente stampo autoriale, Portman si è messa in gioco di continuo, diventando morbida argilla nelle mani del cinema. Poliglotta, poliedrica, attivista, impegnata nel sociale e con una nomea di perfezionista fuori e dentro il set, l’ex enfant prodige compie 40 anni, ma ha lasciato la sua impronta come se fosse già una veterana. Regina stellare, cigno ferito, donna luminosa e oscura allo stesso tempo. Una grande attrice che riscopriamo raccontandovi i 5 migliori ruoli di Natalie Portman.
1. Mathilda in Lèon
Ci sono sentimenti che non dovrebbero appartenere a una ragazzina. E invece nel 1994 Luc Besson ci spiazza scoprendo dal nulla un volto nuovo, adulto e bambino allo stesso tempo. Con la sua Mathilda, Portman rende tutto Lèon un film composto da contrasti stranianti. La sua ragazzina è innocente in apparenza, ma già segnata dal trauma e dal dolore. Il suo rapporto col sicario di Jean Reno è controverso solo negli occhi maliziosi di chi guarda da fuori, e spia dentro un rapporto sincero tra due anime in pena che si riconoscono. L’esordio di Natalie Portman coincide con una folgorazione assoluta, fatta di sorrisi, pianti e piante che hanno messo radici nella storia del cinema.
2. Alice in Closer
Una donna sfuggente può essere catturata solo dentro una fotografia. Sarà stato questo il primo pensiero del compianto Mike Nichols quando ha pensato ad Alice. Eppure non basterà certo quello scatto così intenso e iconico per raccontarci chi sia questa donna. Nello splendido Closer, Portman incarna un seducente oggetto del desiderio che cattura gli sguardi di tutti: personaggi e pubblico. Tutti ammaliati da una bellezza che sembra tracotante solo in apparenza, ma in realtà nasconde il cuore indeciso di una donna incapace di conoscersi. Tra flirt, sorrisi taglienti e lacrime malinconiche, Alice diventa così il simbolo di Closer: ovvero un gioco delle parti in cui ogni rapporto diventa una partita di scacchi tra manipolatori e manipolati. Un gran film che con disincanto e amarezza ci ha raccontato le bugie dell’amore e le verità del sesso.
3. Evey in V per Vendetta
Una data diventata un motto ossessivo. Non dimenticheremo mai il 5 di novembre anche grazie alle sorelle Wachowski, riuscite nell’impresa di dare forma filmica alle parole di Alan Moore. V per Vendetta è un adattamento feroce in cui Portman incarna a meraviglia il fiore della libertà calpestato dal totalitarismo. Un personaggio che lotta con tutte le sue forze pur di alzare la testa in una società piegata dalla tirannia. Scelta di casting perfetta, la sua. Perché la bellezza candida e immacolata di Portman risulta ancora più fuori posto in quel mondo oscuro. Ed è per questo che la scena in cui la sua Evey viene rasata a zero (tra le lacrime) è diventata così significativa ed emblematica.
4. Nina ne Il cigno nero
Chissà quanto c’è di vero nell’ossessione de Il cigno nero. Chissà se Portman si è davvero guardata allo specchio e riconosciuta in qualche lineamento della sua Nina. Perché lei ha la stessa ambizione, la stessa ricerca della perfezione, la stessa tempra di chi lavora sodo come se non fosse dotata di talento. Sarà per questo che Darren Aronofsky ha scelto lei per mettere in scena quel subdolo thriller psicologico che è Il cigno nero. Un film doloroso, impietoso, che attrae e subito dopo respinge, soprattutto quando si insinua negli anfratti delle fissazioni più nere. La ricerca ossessiva della bellezza artistica nasconde mostri, dando vita una metamorfosi che Portman gestisce con la padronanza delle predestinate. Credibile anche nelle esasperazioni, Nina si logora scena dopo scena, arrivando a farci sentire persino l’odore del sangue. Dopo The Wrestler, Il cigno nero ci ha di nuovo mostrato il lato oscuro del palcoscenico.
5. Jackie Kennedy in Jackie
Non esiste dolore peggiore di quello che non riesci a provare. Quanto è difficile tornare a vivere dopo che il mondo ti vedrà sempre come una vedova piangente? Come si esce dall’ombra in punta di piedi? Sono questi i dilemmi esistenziali con cui Pablo Larraìn interroga Jackie Kennedy. E lo fa senza metterla sotto torchio, ma guardandola con rispetto, dignità, dalla giusta distanza. Se le risposte sono complesse e tutt’altro che banali, il merito è anche di una splendida Natalie Portman. Qui nel ruolo della maturità definitiva. In un film che parla attraverso i colori (il rosso del sangue, il rosa dell’innocenza, il nero del lutto e il giallo della rinascita), Larraìn ha immaginato l’intimo retroscena di una celebre pagina di Storia americana (e non). E Jackie è tutto lì dentro: nello sguardo fiero e malinconico di una donna che vuole solo cominciare a vivere.