Il suo nome è Bond, James Bond. I nomi dei film che, nel corso di sessant’anni hanno reso l’Agente 007 un mito sono invece tanti, ben 25 (anzi, 26, se vogliamo considerare un film molto particolare). E tanti sono gli attori che, nel corso degli anni, hanno indossato lo smoking dell’agente segreto più “cool” di tutti i tempi. Sean Connery, George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig. E il prossimo Agente 007, un nuovo attore che non è stato ancora scelto, oppure è già stato scelto e su cui c’è il massimo riserbo.
Perché Daniel Craig, con No Time To Die, quinto film in cui appare nel ruolo di James Bond, ha concluso definitivamente la sua avventura, con un film ironico, commovente, indimenticabile. C’era chi aveva dei dubbi su di lui come Bond. Ora nessuno, o quasi, riesce a immaginare uno 007 che non sia lui. Ma è anche vero che ognuno di noi ha il suo Bond nel cuore, che magari è quello che, per la prima volta, hai visto quell’agente sul grande schermo dove ti ha portato tuo papà. Se andrete a vedere No Time To Die, vi verrà voglia di vedere tutti gli altri 007, perché Bond crea dipendenza, credeteci. Ecco allora tutti i film su 007 James Bond in ordine cronologico. E che ognuno si goda il suo Bond preferito. Buona visione. E sappiate che James Bond will return.
1 – Agente 007 – Licenza di uccidere (1962)
Il primo Bond non si scorda mai. In Licenza di uccidere (Dr. No) del 1962, entra in scena il primo, iconico Agente 007: Sean Connery. “Il mio nome è Bond. James Bond” viene pronunciato per la prima volta, ed entrano in scena tutti gli elementi distintivi della saga; la sequenza gunbarrel prima del prologo e dei titoli di testa, il tema di Monty Norman, lo smoking e il Vodka Martini “agitato non mescolato”, i cattivi megalomani e i loro scagnozzi. E le Bond Girl, donne bellissime. Qui l’avversario di James Bond è il Dr. No, un folle che vuole sabotare le missioni spaziali dirottando le astronavi americane. Guardate attentamente l’isola del Dr. No, il suo covo, il suo look, perché in qualche modo ritornano proprio nell’ultimo film in sala, No Time To Die. Ma Licenza di uccidere è passato alla storia anche per Ursula Andress, che interpreta Honey Rider, una cercatrice di conchiglie, e il suo corpo scultoreo avvolto in un bikini bianco: un coltello assicurato alla cintura completa il tutto. Connery e Andress, due icone al prezzo di una.
2 – A 007, dalla Russia con amore (1963)
A 007, dalla Russia con amore (From Russia With Love), del 1963, perfeziona e fissa nella memoria le regole del Bond Movie, ed è considerato, insieme con il successivo Goldfinger, uno dei grandi classici e uno dei migliori film della saga di 007. Al centro della storia, che inizia a Istanbul, c’è stavolta il Lektor, una macchina per decifrare i crittogrammi, che i servizi segreti inglesi e russi si contendono. Rosa Klebb, numero tre della Spectre, organizzazione criminale, recluta un’agente russa, Tatiana Romanova (Daniela Bianchi) e la usa come pedina per soffiare il Lektor a russi e inglesi. Dalla Russia con amore rinsalda il mito di Bond e di Connery e crea un’altra icona, la Tatiana Romanova di Daniela Bianchi, bionda e con quell’irresistibile nastrino di velluto intorno al collo. La scena cult è sull’Orient Express, in cui Bond e Tatiana viaggiano verso Venezia: Rosa Klebb (Lotte Lenya) cerca di ucciderli prendendoli a calci con una scarpa dalla punta avvelenata. “Sarebbe un ottimo centravanti” commenta ironico Bond prima del finale a Venezia.
3 – Agente 007 – Missione Goldfinger (1964)
Agente 007 – Missione Goldfinger (Goldfinger) è considerato il film perfetto, il punto più alto della saga di James Bond. Almeno fino a Skyfall, che oggi è definito il miglior film insieme a Goldfinger. Sean Connery ormai è sempre più padrone del ruolo, e i budget diventano sempre più ricchi. E i Bond movie inanellano personaggi sempre più iconici e scene cult. Al centro della storia c’è Auric Goldfinger (Gert Fröbe), miliardario deciso a rendere inutilizzabile la riserva aurea degli Stati Uniti a Fort Knox con una bomba al cobalto e cambiare i rapporti di forza nel mercato dell’oro. Goldfinger resta impresso per la sconvolgente immagine di Shirley Eaton riversa sul letto, morta, ricoperta d’oro. Ma anche per uno dei personaggi femminili più particolari della saga, la Pussy Galore di Honor Blackman, a capo di una gang di rapinatrici al femminile che si trova alleata di Bond. “Rinfoderi pure il suo fascino, sono immune” dice a Bond, in una battuta rimasta nella storia, che suggerisce le sue preferenze sessuali, esplicite nel libro, ma lasciate più sfumate nel film. Goldfinger è il famoso film dell’Aston Martin, è la bombetta che uccide, è la canzone Goldfinger scritta da John Barry e cantata da Shirley Bassey. È anche l’ironia: pensiamo al famoso dialogo tra Bond e Goldfinger (“Si aspetta che io parli?” “No, mi aspetto che lei muoia”). Ma la scena cult in assoluto è quella del prologo, quando Bond emerge dalle acque in muta da sub, si sveste, e sotto indossa un impeccabile smoking. Leggendario.
4 – Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) (1965)
Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) (Thunderball) del 1965, è il quarto film della saga, e quello, fino a quel momento, con il budget più alto. Bond è ancora Sean Connery, e al centro della storia c’è il furto di una partita di testate nucleari. Il numero due della Spectre Emilio Largo presenta l’ultimo progetto dell’organizzazione criminale: dirottare due bombe atomiche e tenere in pugno la NATO per chiedere un riscatto. C’è molta Italia in questo film: il villain Emilio Largo è Adolfo Celi (che sarà ancora cattivissimo in Sandokan, una serie caposaldo dell’infanzia di tutti noi, e ci farà morire dal ridere in Amici miei), la Bond Girl cattiva è Luciana Paluzzi, nel ruolo di Fiona Volpe. Claudine Auger è Domino, la ragazza che si innamora di Bond. Il film avrà un remake nel 1983, Mai dire mai (1983) con protagonista Sean Connery. Continuate a leggere e vi racconteremo tutto.
5 – Agente 007 – Si vive solo due volte (1967)
Già durante le riprese di Thunderball, Sean Connery cominciava a mostrare segni di insofferenza. Il ruolo di James Bond cominciava a stargli stretto, si faceva strada la paura di restare per sempre identificato con quel ruolo. Così gira Agente 007 – Si vive solo due volte (You Only Live Twice), ma la sua interpretazione è stanca, poco convinta. E anche la storia non è delle migliori: una capsula spaziale americana e una sovietica scompaiono misteriosamente durante una missione, con americani e sovietici che si accusano a vicenda. La base britannica di Singapore rileva un oggetto volante non identificato che atterra Giappone. Così James Bond viene mandato a Tokyo. È un film che chiede molto al pubblico quanto a sospensione dell’incredulità: Bond che, con un piccolo trucco, viene spacciato per giapponese forse è davvero troppo. Ma è il film in cui, per la prima volta, dopo che è stato evocato più volte nelle puntate precedenti, appare Ernst Stavro Blofeld, interpretato da Donald Pleasence, con il suo look con cicatrice e occhio di vetro che vedrete (nella versione di Christoph Waltz) anche in No Time To Die. La canzone è bellissima: You Only Live Twice, scritta da John Barry e interpretata da Nancy Sinatra è sostenuta da una melodia di archi che verrà ripresa vent’anni dopo da Robbie Williams per la sua hit Millennium.
6. Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà (1969)
E fu così che Sean Connery lasciò il ruolo di James Bond. Si trattava di sostituirlo e, dopo una ricerca che prese in considerazione anche Timothy Dalton, che però era troppo giovane, la scelta ricadde, in modo molto temerario, su George Lazenby, un modello australiano poco espressivo e con le orecchie a sventola il cui unico film in quel momento… era lo spot di una cioccolata! Poteva essere un buon Bond? No. E infatti la sua esperienza finì lì, ma più per scelta sua: firmò per un solo film perché il suo manager gli disse che James Bond era un personaggio senza futuro. Quando si dice la lungimiranza… Lazenby non era un grande attore. E in più gli fu detto di rifare Connery, cosa impossibile per chiunque che non sia Connery. È un peccato, perché la storia è una delle più belle.
James Bond si trova in una clinica in alta montagna dove ci sono solo donne. Ma, soprattutto, in quel film incontra Tracy (la stupenda Diana Rigg) che diventa sua moglie, ma perde subito la vita in un attentato. La produzione giocò sul nuovo Bond: il nome dell’attore non era scritto in grande nei manifesti, e Bond è ripreso di schiena per i primi cinque minuti di film, e solo dopo ne vediamo il volto. Nel prologo, Lazenby sfonda la quarta parete e si rivolge al pubblico, dicendo “A quello precedente non era mai successo”, quando, appena salvata Tracy da un tentato suicidio, questa scappa invece che finire tra le sue braccia. Attenzione, perché Al servizio segreto di Sua Maestà è l’antenato diretto dei Bond tormentati di Daniel Craig. E qui ci sono due pezzi meravigliosi, On Her Majesty’s Secret Service di John Barry e We Have All The Time In The World di Louis Armstrong, che sentirete, non a caso, in No Time To Die.
7 – Agente 007 – Una cascata di diamanti (1971)
E così Lazenby lascia. E la produzione richiama Sean Connery che, per svariate miliardi di ragioni, accetta. È il 1971, e in Una cascata di diamanti (Diamonds Are Forever) Connery è già attempato, e si trova di fronte una Bond Girl esuberante e straripante, l’americana Jill St. John: rossa, formosa e sempre in bikini. È Tiffany Case, una contrabbandiera che lavora a sua insaputa per la Spectre e si trova in un traffico di diamanti tra Olanda e Stati Uniti. L’ingresso di Bond negli anni Settanta ha delle buone idee, ma risente anche di alcune cadute di stile di quei tempi, vedi i killer ridicoli e vintage delle prime scene.
8 – Agente 007 – Vivi e lascia morire (1973)
Dopo Una cascata di diamanti Connery lascia definitivamente (Mai dire mai a parte) e si tratta di scegliere il nuovo James Bond. La scelta ricade su Roger Moore, reduce dal successo delle serie tv Il Santo e Attenti a quei due. A Moore viene data più libertà, e così nasce un nuovo Bond, più ironico, leggero, con storie iperboliche e in grado di far sorridere. La prima prova è Agente 007 – Vivi e lascia morire (Live And Let Die), del 1973, una storia che vede Bond in Louisiana, a New Orleans, tra tarocchi e riti vodoo, magia e antiche superstizioni. Accanto a lui c’è Solitaire (Jane Seymour) e la colonna sonora è firmata da George Martin, storico produttore dei Beatles, con Paul McCartney and The Wings che, per i titoli di testa, compongono la meravigliosa Live And Let Die (diventata poi un cavallo di battaglia dei Guns N’ Roses e usata anche nella colonna sonora di American Hustle di David O. Russel). La scena cult è quella in cui Bond, inseguito dai criminali, salta con il motoscafo l’auto dello sceriffo: ci sono volute diciassette imbarcazioni; il motoscafo vola per trenta metri ed entra nel Guinness dei primati. Vivi e lascia morire esce durante il boom del genere Blaxploitation e contiene numerosi riferimenti a quello stile: termini slang, vestiario e auto.
9 – Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro (1974)
Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro (The Man With The Golden Gun), del 1974, è il secondo film di Roger Moore nei panni di James Bond. Un po’ più kitsch e meno riuscito degli altri, vive di una sequenza iniziale e una finale ambientate in un labirinto di specchi che sembrano usciti da un Luna Park. Solo che non è un gioco e qui si muore. L’avversario di James Bond qui è Francisco Scaramanga (Christopher Lee), uno dei migliori sicari al mondo che è solito uccidere le proprie vittime con pallottole d’oro esplose con una pistola componibile dorata. Le Bond Girl sono Maud Adams, che è Andrea Anders, amante di Scaramanga (tornerà come protagonista assoluta in Octopussy – Operazione piovra e farà un cameo in Bersaglio mobile), e Britt Ekland, che è Mary Goodnight, agente dell’MI6 che affianca Bond a Hong Kong. Tra i villain c’è Hervé Villechaize, famoso per la serie tv Fantasilandia, che è Nick Nack, il maggiordomo nano di Scaramanga. È un Bond minore, ma avercene di film così.
10 – La spia che mi amava (1977)
La spia che mi amava (The Spy Who Loved Me), del 1977 è invece il film migliore dell’era Moore, ma anche uno dei migliori film di 007. Merito dei budget più alti, di spettacolari scene sugli sci e sott’acqua (girate anche in Sardegna), di una storia originale e di gadget come la Lotus Esprit bianca capace di diventare un mezzo sottomarino. Ma, soprattutto, merito della storia romantica e della presenza di Barbara Bach, una delle più belle Bond Girl di sempre. È Anya Amasova, un maggiore dei servizi segreti russi, conosciuta con il nome in codice Tripla X. Non sappiamo se ami James Bond o lo voglia uccidere, perché lo considera responsabile della morte del fidanzato. Il Villain è Karl Stromberg (Curd Jurgens), che vuole distruggere la civiltà terrena per costruirne una nuova immersa nel mare. Ma accanto a lui c’è Squalo (Richard Kiel), forzuto dai denti d’acciaio, personaggio cult che tornerà anche in Moonraker. Sui titoli di testa scorre la meravigliosa Nobody Does It Better di Carly Simon. Classe pura.
11 – Moonraker – Operazione spazio (1979)
Moonraker – Operazione spazio (Moonraker) nel 1979 chiude gli anni Settanta di James Bond e lo traghetta negli anni Ottanta. Riesce a cogliere, anzi ad anticipare, quello stupore per i viaggi spaziali, per quelle partenze degli Space Shuttle da Cape Canaveral che guardavamo in tv: il film anticipa di diciotto mesi la prima missione dello Space Shuttle Columbia. E legate allo spazio sono le ambizioni di Drax, un magnate dell’industria aerospaziale che ha un disegno quasi nazista: sterminare la popolazione mondiale e portare nello spazio, sulle sue navi, solo coppie di persone perfette per creare una nuova umanità. Come vi abbiamo detto, ritorna Squalo e le Bond Girl sono Lois Chiles e una deliziosa Corinne Cléry, segretaria di Drax che esce di scena presto, troppo presto, sbranata dai cani del suo capo. Budget sempre più alti, sospensione dell’incredulità a livelli altissimi. Ma è il Bond di Roger Moore, e si sta al gioco. E anche questo è un grande successo.
12 – Solo per i tuoi occhi (1981)
Per fortuna tutto torna in un alveo più realistico e normale, per quanto possa esserlo un film di James Bond. In Solo per i tuoi occhi (For Your Eyes Only), del 1981 assistiamo all’incontro tra Bond e Melina Havelock, una giovane archeologa di origini greche che cerca vendetta per la morte dei suoi genitori. Trovato il killer, lo uccide con un colpo di balestra sotto gli occhi di Bond proprio quando si tuffa in piscina. Melina ha il volto dolcissimo di “quell’oscuro oggetto del desiderio” che si chiama Carole Bouquet, ed è dolcissima anche la voce di Sheena Easton che canta For Your Eyes Only. Sono bellissime le sequenze sulla neve girate a Cortina D’Ampezzo e il finale mozzafiato a picco sul mare, girato al monastero Aghia Triada nelle Meteore, in Tessaglia (Grecia). Mentre il prologo vede la definitiva sconfitta e morte di Blofeld, che così uscirà di scena (fino al 2015, quando tornerà in Spectre).
13 – Octopussy – Operazione piovra (1983)
Octopussy – Operazione piovra (Octopussy). del 1983, è un film di graditi ritorni, un film più ironico, ma anche quello che comincia a denotare un po’ di stanchezza. Maud Adams torna, dopo L’uomo dalla pistola d’oro, e stavolta nel ruolo della protagonista principale, Rita Coolidge canta la canzone dei titoli di testa In All Times High (che verrà storpiata da Mark Wahlberg in un’esilarante esibizione in Ted). Nella storia, 009 fa pervenire un uovo Fabergé in smalto e diamanti all’ambasciata inglese. È un falso, mentre quello vero è in vendita all’asta di Sotheby’s, che è vinta da un certo Kamal Khan (Khabir Bedi, lo storico volto di Sandokan), un principe afgano in esilio, che vive nel lusso a Udaipur in India. Octopussy vive di un umorismo un po’ forzato, e vede, per la prima e unica volta, il Q di Desmond Llewelyn operativo, e simpaticissimo, accanto a Bond in India.
14 – 007 – Bersaglio mobile (1985)
La stanchezza di Moore arriva tutta in 007 – Bersaglio mobile (A View To A Kill), del 1985. L’amato attore ormai appare toppo in là con gli anni per il ruolo, e gli mettono accanto anche una Bond Girl atletica e muscolosa come l’androgina Grace Jones, che è May Day, l’amante e la tirapiedi del villain Max Zorin (Christopher Walken). Ambientato nella Sylicon Valley delle componenti per i computer, è un film più violento dei precedenti, ed è il peggior incasso dell’era Moore. Ma ha alcune grandi sequenze: una, all’inizio, è sulla Tour Eiffel, a Parigi, e l’altra, alla fine, è sul Golden Gate di San Francisco. La canzone dei titoli di testa è A View To A Kill dei Duran Duran, bellissima. Tutto nacque quando, a un party, un John Taylor ubriaco incontrò Albert B. Broccoli, storico produttore degli 007, e gli disse qualcosa come “quando vi deciderete a mettere una canzone decente nei film di 007?’”
15. 007 – Zona pericolo (1987)
È il 1987, si cambia di nuovo. Moore lascia per sopraggiunti – ed evidenti – limiti di età e arriva finalmente il momento di Timothy Dalton, che avrebbe dovuto essere 007 già 15 anni prima ma era troppo giovane. Ora ha l’età giusta e il volto adatto per dare vita a un Bond più sobrio e controllato. 007 – Zona pericolo (The Living Daylights) è 007 che affronta l’era dell’AIDS: un latin lover come Bond va riscritto e riadattato ai tempi. Per questo in Zona pericolo, per la prima volta, 007 è monogamo, ama una donna sola, per quanto bellissima (Maryam D’Abo). La storia inizia a Bratislava, con la diserzione in Occidente del generale sovietico Georgi Koskov, e finisce in una bellissima Vienna. Ancora una volta la colonna sonora è di John Barry, per l’ultima vota, e la canzone dei titoli di testa è affidata a una band pop che negli anni Ottanta spopolava, gli A-ha. Ma ci sono anche i Pretenders.
16 – 007 – Vendetta privata (1989)
Il Bond di Timothy Dalton, serio, violento, sobrio, è più vicino all’idea del personaggio dei romanzi di Ian Fleming. Tutto questo è ancora più evidente in Vendetta privata (Licence To Kill), del 1989, il film più violento della serie. 007 lascia l’MI6 e si lancia in una vendetta contro un narcotrafficante che gli ha ucciso un amico. È il Bond di Ian Fleming, ma è anche molto simile a quello che vedremo interpretato da Daniel Craig. Nel film c’è una scena di salvataggio aereo che Christopher Nolan, grande fan dei film di Bond e di questo, ha ripreso all’inizio de Il cavaliere Oscuro – Il ritorno. I due film con Dalton furono sfortunati e incassarono meno di tutti gli altri. Ma se oggi abbiamo avuto Casino Royale e Skyfall è anche merito loro.
17 – GoldenEye (1995)
Dopo sei anni di pastoie burocratiche e battaglie legali che fermano la saga di James Bond, tutto si risolve e si può ripartire, con GoldenEye (id. 1995). Ma, nel frattempo, Timothy Dalton, che si era detto felice di continuare, ha dovuto aspettare troppo e si è stufato. Così arriva Pierce Brosnan, che avrebbe dovuto essere 007 già dopo Roger Moore, ma era impegnato nella serie Mai dire sì. Nel frattempo è anche caduto il Muro di Berlino, è finito il comunismo e il blocco sovietico non è più una minaccia. Allora ecco in scena la misteriosa società criminale Janus, capitanata dell’ex 006, interpretato da Sean Bean (Attenzione spoiler: è l’attore che muore in ogni film che fa) e un satellite dell’era sovietica armato con un’arma spaziale a impulsi elettromagnetici nucleari, nome in codice “GoldenEye“. Il nome, in realtà, era quello della residenza di Ian Fleming in Giamaica, ed è anche la canzone scritta da Bono e The Edge degli U2 e interpretata da Tina Turner. Le scene d’azione sono da antologia, come il prologo con un salto con il bungee jumping e l’entrata su un aereo in volo, e un inseguimento su un carro armato. Ma è da antologia anche la Bond Girl “cattiva”: Famke Janssen è Xenia, ex ufficiale e pilota che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, entra nella società criminale Janus. È una donna che uccide soffocando le sue vittime, stringendo le cosce intorno al loro torace. Entra in scena anche la M di Judi Dench.
18 – Il domani non muore mai (1997)
Il domani non muore mai (Tomorrow Never Dies) del 1997, è un episodio interlocutorio. La saga cerca di star al passo con i tempi e se la prende con i mass media. Senza i russi, senza la Spectre, il pericolo pubblico n.1 è un magate dell’editoria (Tomorrow è il nome del suo giornale), Elliott Carver (Jonathan Pryce) che vuole provocare una guerra tra Inghilterra e Cina mandando, grazie a un falso segnale, una nave inglesi in acque territoriali cinesi. Il domani non muore mai non è un film memorabile, ma ha il pregio di anticipare di 20 anni il discorso sulle fake news. Le Bond Girl sono Teri Hatcher, una delle meno carismatiche in assoluto, che all’epoca era reduce dal successo di Lois & Clark, serie su Superman, e che sarebbe diventata poi una delle Casalinghe disperate, e Michelle Yeoh.
19 – Il mondo non basta (1999)
Il mondo non basta (The World Is Not Enough), del 1999, è il terzo film dell’era Brosnan, il migliore insieme a GoldenEye. Potremmo dire anche che è il migliore in assoluto dei film con Pierce Brosnan, ma la maggioranza è con GoldenEye. Il mondo non basta non ha le scene madri ad effetto di quel film. Ma è il primo tentativo di fare un Bond “d’autore”, che si è concretizzato, nell’era Craig, con Sam Mendes e Cary Fukunaga: alla regia qui c’è Michael Apted. E anche il tentativo di fare dei personaggi tridimensionali, con più approfondimento psicologico. Un esempio è Elektra King (Sophie Marceau), figlia del magnate di un impero petrolifero. Elektra è rapita da Renard (Robert Carlyle), sviluppa per lui una sindrome di Stoccolma e diventa la sua amante e complice. La scena memorabile è quella in cui mette Bond in uno strumento di tortura in grado di rompergli il collo, e gli monta a cavalcioni sopra come se dovesse fare l’amore. La canzone principale, meravigliosa, è dei Garbage.
20 – La morte può attendere (2002)
Madonna, con una voce robotica tipica delle canzoni French Touch di quegli anni (siamo nel 2002), firma invece la canzone principale de La morte può attendere (Die Another Day è il titolo della canzone e il titolo originale del film). Al centro della storia c’è Gustav Graves, un miliardario che ha costruito uno specchio in grado di convogliare la luce del sole e riscaldare intere aree. La storia di per sé non è interessante. Ma ricorderemo il film per il prologo che vede Bond prigioniero in Corea del Nord, per i palazzi di ghiaccio e gli inseguimenti in auto sul ghiaccio, per Halle Berry che esce dall’acqua in bikini arancione che cita Ursula Andress in Licenza di uccidere e per la prima volta che abbiamo visto la glaciale Rosamund Pike.
21 – Casino Royale (2006)
Una storia si chiude e un’altra si riapre. Passano 4 anni e, nel 2006, arrivano Casino Royale e soprattutto Daniel Craig, prima osteggiato (i fan lo chiamano James Blond per il colore dei capelli e lanciano un sito craignotbond.com, fortunatamente chiuso ben presto) e poi esaltato. La scelta di Craig si rivela vincente. Macho, duro, spigoloso, è quello che ci vuole per il reboot di Bond, che, come in Batman Begins di Christopher Nolan, vediamo all’inizio, quando ancora non è il Bond che conosciamo. È un uomo che uccide a sangue freddo in un bagno per guadagnarsi la qualifica di “doppio zero”, la licenza di uccidere. È un Bond che ancora non conosce il suo cocktail preferito e beve cose a caso. E si innamora perdutamente di una donna, Vesper Lynd (Eva Green), che lo tradisce. La storia ruota intorno a Le Chiffre (Mads Mikkelsen), villain che, quando è teso, sanguina dagli occhi, ed è a capo di una finanziaria che foraggia il terrorismo globale.
22 – Quantum of Solace (2008)
Siamo nel 2009 e Quantum Of Solace è il seguito naturale di Casino Royale. Tutto ruota ancora attorno alla morte di Vesper Lynd e alla sete di vendetta di Bond. Non è certo il miglior episodio della serie, e soffre dello sciopero degli sceneggiatori di quel periodo che ne hanno rallentato la lavorazione. Vive di scena madri, una all’opera e l’altra nel deserto, in Sud America. Le Bond Girl sono Gemma Arterton, che però dura poco e finisce riversa su un letto ricoperta di petrolio, come Shirley Eaton giaceva ricoperta d’oro in Goldfinger. E poi c’è Camille (Olga Kurylenko), che per la prima volta non è un’amante di Bond, non fa l’amore con lui, ma è il suo “specchio” assetata come lui di vendetta. Al centro della storia ci sono le lobby che vogliono controllare le riserve dell’acqua per controllare i popoli.
23 – Skyfall (2012)
Skyfall (id. ) del 2012 è il capolavoro dell’era Craig, e uno dei migliori Bond di sempre, forse il migliore. È finalmente un Bond d’autore: alla regia c’è Sam Mendes, uno che ha raccontato sempre luci e ombre e le tragedie che hanno luogo in famiglia. Ci sarà tutto questo in Skyfall, storia che prende vita quando un hacker, Frank Silva (Javier Bardem) viola il firewall dell’MI6 a lo mette sotto attacco. In senso letterale, perché fa esplodere la sede di Londra. E anche a livello informatico, perché mette in rete tutte le coperture delle spie. È un film insolito che inizia con scene d’azione e finisce in uno showdown a due in una notte rosso fuoco in Scozia. Ma dentro ci sono i fantasmi dell’infanzia di Bond, la scomparsa dei suoi genitori, e una pesantezza che sta nel rendersi conto del tempo che avanza, cosa che mai era capitata in un film di Bond. 007 è come una gloriosa nave da combattimento che viene dismessa, raffigurata in un celebre dipinto di William Turner, La Valorosa Témériere. È il film più introspettivo e cupo di Bond, ma anche quello in cui vengono recuperati elementi classici come la Aston Martin di Goldfinger, Moneypenny e lo studio di M con la porta imbottita, l’eleganza e l’ironia. Skyfall è forse il film più bello dell’intera saga. Ed è anche il titolo di una grande canzone di Adele.
24 – Spectre (2015)
E nel film successivo, Spectre del 2015, tornano in scena, dopo più di 30 anni, la Spectre e il suo numero uno Ernst Stavro Blofeld, il villain per eccellenza, qui interpretato da quell’istrione di Christoph Waltz. Dopo aver spiazzato tutti con Skyfall, Sam Mendes gira un Bond più classico che più classico non si può, con voli da una parte all’altra del mondo, e grandi scene madri. A valere il prezzo del biglietto è già solo il prologo, un piano sequenza girato a Città del Messico durane il dia de muertos. Ma anche l’inseguimento a Roma, e il sottofinale in Marocco sono degni di nota. Spectre è il film in cui Bond incontra Madeleine Swann (Léa Seydoux), l’amore della sua vita. Spectre doveva essere la conclusione della storia e l’addio di Craig. Ma una grande idea – e presumibilmente il cachet – lo hanno convinto a tornare.
25 – No Time to Die (2021)
2021. Stavolta però è veramente il passo d’addio di Daniel Craig. No Time To Die inizia a Matera, in Italia. Bond e Madeleine stanno ancora insieme, ma qualcosa va storto: lui inizia a non fidarsi più e i due si separano. Cinque anni dopo, saranno destinati a incontrarsi di nuovo. Uno scienziato viene rapito a Londra, e con lui un’arma chimica. Bond è al riposo in Giamaica quando Felix Leiter, agente CIA, lo chiama per informarlo su questo fatto. Bond tornerà in servizio, ma avrà a che fare con questioni di natura intima, legami sentimentali e nuove ragioni di vita. Sui titoli di testa No Time To Die è cantata da Billie Eilish, e dà il via a un film emozionante e doloroso, e allo stesso tempo ironico e molto ritmato. Accanto alla Seydoux, ci sono la nuova 007 Lashana Lynch, la Moneypenny di Naomie Harris e la rivelazione Ana De Armas, nei panni dell’agente cubana Paloma, che in 10 minuti ruba la scena a tutti. No Time To Die è la degna conclusione di un ciclo magnifico, quello di Daniel Craig. Un altro Bond verrà, così è sempre stato. Ma per ora non riusciamo davvero a immaginarci un Bond che non sia Craig.
Extra – Mai dire mai (1983)
Fuori dalla timeline dei Bond Movie ufficiali c’è un film molto particolare, Mai dire mai, interpretato da Sean Connery e diretto da Irving Kershner, non proprio l’ultimo arrivato (è il regista de L’impero colpisce ancora). Si tratta di uno 007 “apocrifo” perché non è stato prodotto dalla EON di Albert B. Broccoli. Tutto nacque ai tempi di Thunderball e da una controversia con Kevin McClory, co-autore del soggetto, che porterà a una lunga disputa risolta in qualche modo negli anni Ottanta. McClory poté così finalmente produrre il suo film. Il titolo Mai dire mai scherza sul fatto che Connery, più di 10 anni prima, aveva detto “mai più 007”. La provocante Barbara Carrera appare nel ruolo che fu di Luciana Paluzzi, ma con il nome di Fatima Blush, assassina folle e mitomane (e per il ruolo ottenne una nomination ai Golden Globe come miglior attrice non protagonista). L’altra Bond Girl era una giovanissima, bellissima Kim Basinger, che da lì a poco sarebbe esplosa come star e sex symbol a livello mondiale. Ma dire mai è dunque un Bond non ufficiale, con un Connery attempato che, nel 1983, sfidò al botteghino il Bond ufficiale di Roger Moore, quello di Octopussy. Un film che, in teoria, Roger Moore non avrebbe dovuto fare, già stanco del ruolo. Ma il fatto che la concorrenza stesse girando un altro 007 con Sean Connery spinse Broccoli e la EON a schierare il suo Bond migliore, un attore consolidato, e così Moore accettò. La sfida al botteghino fu vinta, di misura, da Moore e Octopussy, con 187 milioni di dollari contro 160.