Uno sport a cui il cinema ha sempre dedicato ampio spazio è sicuramente il pugilato. Proprio quest’ultimo fa da sfondo o da contorno a diverse storie viste sul grande schermo, inclusi i più grandi classici della settima arte. Ad esempio, in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti una parte centrale della trama lunga tre ore è dedicata proprio a questo sport e alla carriera che intraprendono sia Rocco che suo fratello Simone. La boxe viene qui usata come metafora della rivalità che nascerà tra i due fratelli, anche grazie all’amore per la stessa donna, Nadia, con conseguenze davvero tragiche.
Fin dall’epoca del muto, questo sport c’è sempre stato e vi si è cimentato perfino Charlie Chaplin. Oltre agli usi più innovativi e disparati, esiste anche un lungo filone di film sportivi che sono incentrati proprio sul pugilato e sulla sua spettacolarizzazione, spesso e volentieri anche un po’ esagerata. Un grande classico del genere è sicuramente Rocky, un lungometraggio che ha poi dato avvio ad una vera e propria saga. Vediamo quindi i 20 migliori film sulla boxe e sul pugilato, quelli da non perdere assolutamente.
1. Toro scatenato (1980)
La summa maxima è sicuramente Toro scatenato, lungometraggio diretto dal grandissimo Martin Scorsese. Pur essendo un film più difficile da vendere (d’autore, in bianco e nero e ritmo non facile), si è subito imposto come uno dei massimi esempi di questo filone e ancora oggi non ha perso la sua aura. Toro scatenato è una delle più incredibili testimonianze del perfetto connubio artistico tra Scorsese e Robert De Niro, secondo solo a Taxi Driver. Il film è tratto dall’omonima autobiografia del pugile Jake La Motta, interpretato dallo stesso De Niro, premiato con l’Oscar per questa stupenda performance.
Jake La Motta proviene dai bassifondi del Bronx ed è un uomo dal carattere non facile. Per questo il suo tempestoso matrimonio con la bella Vicki, alla fine fallisce. Nel frattempo, il tenace Jake continua a calcare il ring con suo fratello Joey a fargli da manager. Dopo l’incontro con Sugar Ray Robinson, Jake si afferma come campione dei pesi medi. Per continuare la sua carriera sportiva, è costretto ad accettare la protezione di uomini potenti e al di fuori della legalità, in cambio di qualche sconfitta combinata. A partire da questo momento la carriera e la vita privata prendono due pieghe completamente diverse. La prima lo porta sempre più in alto, la seconda è una vera e propria discesa negli inferi.
2. Rocky (1976)
Il classico più conosciuto sul pugilato è sicuramente Rocky, inizio di una vera e propria saga che ancora oggi raccoglie uno stuolo di affezionati. L’importanza di questo film è tale da aver influenzato anche il lavoro di Scorsese. Uno dei motivi per cui in Toro scatenato il regista scelse il bianco e nero fu proprio quello di proporre un tipo di storia molto diverso da Rocky. Il personaggio del pugile è opera di Sylvester Stallone, lo stesso attore che lo interpreta. Agli esordi di una carriera difficile che non accennava a decollare, Stallone, che in origine aveva un fisico magrissimo, ebbe la giusta intuizione per questo personaggio scrivendosi da solo la sceneggiatura da interpretare. L’idea piacque ai produttori e per la regia venne scelto John G. Avildsen. Rocky vinse inoltre tre premi Oscar: miglior film, migliore regia e miglior montaggio.
Rocky Balboa è un pugile italo-americano che non riesce a sfondare nel mondo della boxe. Cresciuto nel quartiere più malfamato di Filadelfia, Rocky vive in un umile monolocale e si mantiene lavorando per il boss Tony Gasco. Nel suo cuore c’è la timidissima Adriana, sorella del suo amico Paulie Pennino, ma ogni tentativo di attaccare bottone con lei finisce male. Quando il campione dei pesi massimi Apollo Creed rimane senza avversario, colpito dal soprannome di Rocky, ovvero “lo stallone italiano”, decide di sfidarlo. Per il pugile comincerà un duro ed estenuante allenamento in vista del fatidico incontro.
3. Million Dollar Baby (2004)
Al terzo posto troviamo Million Dollar Baby, capolavoro assoluto di Clint Eastwood. Qui lasciamo una figura maschile per dare più spazio ad una donna pugile. Oltre a parlare di boxe, si parla anche di vita, di insegnamento in generale e di affetti.
Il soggetto è tratto da un racconto di F.X. Toole contenuto nella raccolta intitolata Rope Burns. Eastwood lo riadatta avvalendosi del contributo di Paul Haggis, qui autore della sceneggiatura, e inserendo diversi riferimenti alla cultura irlandese, per cui il regista prova profonda ammirazione. Non solo per sé stesso si ritaglia un personaggio che ha come hobby lo studio del gaelico, ma perfino i cognomi dei protagonisti sono di origine irlandese. Il successo di Million Dollar Baby è stato planetario e ha infine conquistato quattro premi Oscar: miglior film, migliore regia, migliore attrice protagonista a Hillary Swank e miglior attore non protagonista a Morgan Freeman.
Frankie Dunn è un anziano allenatore di boxe che gestisce una palestra dove allena i ragazzi, principalmente per toglierli dalla strada. Nel suo passato c’è una lunga esperienza come manager di importanti campioni di pugilato, che però lo ha lasciato infine solo e disilluso. Il suo solo amico è Scrap, un ex pugile nero rimasto cieco ad un occhio che gli fa da aiutante. Quando nella sua palestra si presenta la giovane e intraprendente Maggie Fitzgerald, un’aspirante donna pugile che vive sbarcando il lunario, Frank rifiuta di allenarla perché non si occupa di ragazze. Tuttavia, cede infine alle insistenze di Maggie e inizia a credere il lei e renderla una campionessa. I due sono entrambi senza alcun legame familiare e tra loro si instaura una relazione padre-figlia. Finché un tragico incidente non segnerà per sempre le loro vite.
4. Cinderella Man – Una ragione per lottare (2005)
Altro grande film sul pugilato è Cinderella Man – Una ragione per lottare, diretto dal premio Oscar Ron Howard. Sebbene il lungometraggio presenti una trama più classica, è importante far notare come sia stato in grado di emozionare diversi spettatori in tutto il mondo. Alla sua uscita ebbe successo, forse anche trainato dal precedente lavoro del regista, A Beautiful Mind. La trama è ispirata alla vera storia di James J. Braddock, campione mondiale di pesi massimi negli anni ’30. Il suo soprannome era proprio Cinderella Man, affibbiatogli da un giornalista per la sua capacità di riemergere da una carriera sportiva che sembrava finita. Nel film ad interpretarlo è un Russell Crowe ancora in forma e reduce dall’Oscar per Il gladiatore.
Nella versione trasposta sul grande schermo compare anche Max Baer, pugile ancora più celebre che in seguito intraprese la carriera di attore. Nel film ad interpretarlo è Craig Bierko e viene dipinto come una figura esageratamente negativa e questa rappresentazione è stata oggetto di forti critiche. Completano il cast Renée Zellweger, Paul Giamatti e Paddy Considine.
New York, anni ’30. L’irlandese Jim Braddock, ex promessa del pugilato, sta attraversando un momento difficile. A causa delle numerose sconfitte e di una frattura alla mano destra, è costretto ad appendere al chiodo i guantoni. Sono gli anni della Grande Depressione e Braddock deve rimboccarsi le maniche per mantenere la sua famiglia. Trova quindi lavoro come scaricatore di porto e un conforto in sua moglie Mae, da sempre al suo fianco. Quando un pugile si ritira all’ultimo momento da un incontro, Braddock ha la sua grande occasione. Il suo avversario è il secondo campione mondiale e quell’incontro, come pure le chance di Braddock, viene in generale sottovalutato. Tuttavia, Braddock sorprende tutti mettendo al tappeto il suo avversario e di colpo torna alla ribalta.
5. The Fighter (2010)
Un’altra pregevole pellicola sull’argomento è The Fighter, uno dei migliori lavori di David O. Russell (Il lato positivo – Silver Linings Playbook e American Hustle – L’apparenza inganna). Russell è soprattutto un regista di attori e in questo film sembra dimostrarlo ampiamente. C’è un ottimo feeling tra gli interpreti che vi prendono parte e tutti sembrano a loro agio nei rispettivi ruoli. Sono chiare perfino le relazioni che si instaurano tra i personaggi. Il cast è formato da Mark Wahlberg, Christian Bale, Amy Adams, Melissa Leo e Jack McGee. Al pari di Cinderella Man anche The Fighter è ispirato ad una storia vera, quella dei fratellastri Micky Ward e Dicky Eklund. In particolare, la trama si concentra su Micky, campione di pesi super leggeri divenuto famoso soprattutto per la sua rivalità con l’italiano Arturo Gatti.
Per il ruolo di Dicky, ex pugile consumato dall’abuso di crack, Christian Bale ha realizzato una delle sue più famose trasformazioni, vincendo peraltro il suo primo Oscar come miglior attore non protagonista. Un secondo riconoscimento è andato a Melissa Leo, migliore attrice non protagonista nei panni di Alice Ward, l’energica madre manager di Dicky e Micky.
Dicky Eklund e Micky Ward sono due fratellastri ed entrambi pugili: il primo ha avuto una breve carriera e si è ritirato dal ring a causa della sua tossicodipendenza. Il secondo, timido e insicuro, è invece il nuovo astro nascente. In famiglia puntano tutti su di lui, tra il fratello che gli fa da allenatore e la madre che assume il ruolo di manager. La presenza eccessiva ed invadente dei rumorosi familiari fa sentire Micky incerto e spesso a disagio. Non ha il coraggio neppure di avvicinare la bella Charlene, da cui è attratto. Sarà proprio lei a spingerlo a compiere scelte più autonome, attirandosi così l’antipatia della famiglia Ward. Il rapporto con suo fratello Dicky, in particolare, subirà ripercussioni e quest’ultimo finirà per prendere una serie di decisioni che lo metteranno nei guai.
6. Hurricane – Il grido dell’innocenza (1999)
Altro film sulla boxe molto interessante è Hurricane – Il grido dell’innocenza. A dirigerlo è Norman Jewison, un regista che vanta una carriera piena di lavori di altissimo livello: La calda notte dell’ispettore Tibbs, Jesus Christ Superstar e Stregata dalla luna. Il lungometraggio è basato sulla vita di Rubin Carter, soprannominato Hurricane. Statunitense ma naturalizzato canadese, fu attivo nel corso degli anni ’60. Tuttavia, raggiunse la notorietà a causa di una drammatica vicenda giudiziaria. Fu accusato di un triplice omicidio e condannato a tre ergastoli, pur dichiarandosi innocente. Alla sua storia è inoltre dedicato un brano di Bob Dylan, che si intitola appunto Hurricane ed è presente tra le canzoni del film.
Quello di Jewison è un biopic chiaramente romanzato, ma trova la sua forza in un ottimo Denzel Washington, premiato con l’Orso d’argento al Festival di Berlino e con il Golden Globe. L’attore ha inoltre ricevuto una nomination all’Oscar per questo ruolo.
Rubin Carter è cresciuto in un’America razzista dove le discriminazioni razziali avvengono praticamente ogni giorno. A causa di un reato che non ha commesso, viene messo in riformatorio all’età di soli otto anni. Dopo un’adolescenza travagliata, riesce a diventare un pugile professionista arrivando a sfidare il campione in carica di pesi medi. Tuttavia, a causa dei pregiudizi razziali dilaganti in quegli anni si trova spesso penalizzato dai giudici di gara. Le cose si complicano quando viene accusato di triplice omicidio.
7. Una faccia piena di pugni (1962)
Andiamo un po’ più indietro nel tempo fino al 1962, anno di Una faccia piena di pugni. Il titolo italiano è assai poco altisonante, ma forse suona meglio quello originale: Requiem for Heavyweight. Il film è diretto da Ralph Nelson, regista de I gigli del campo e I due mondi di Charley, entrambi premiati con l’Oscar al miglior attore protagonista (rispettivamente per Sidney Poitier e Cliff Robertson). Protagonista di Una faccia piena di pugni è Anthony Quinn, attore conosciuto per Brama di vivere, Vita Zapata! e La strada. Completano il cast Jackie Gleason, Mickey Rooney, Julie Harris e Jack Adams. In Una faccia piena di pugni sono inoltre presenti i camei di alcuni pugili professionisti come Muhammad Ali e Jack Dempsey. Non è un film sulla boxe in senso stretto, ma è comunque la storia di un pugile. La narrazione però si sofferma sulla sua uscita dal mondo degli incontri.
Luis Rivera detto “Macigno” è un pugile ormai troppo anziano per il ring. Dopo la sconfitta contro Cassius Clay, viene a sapere che le sue condizioni di salute non gli consentono di continuare a combattere ed è costretto a ritirarsi. A causa dei debiti contratti con un allibratore, Maish Rennick, il suo manager che ha scommesso contro di lui, cerca in tutti i modi di dissuaderlo. L’incontro con il mondo del lavoro non è semplice per Luis: i segni riportati nel corso della sua carriera sportiva non lo rendono certo un candidato ideale. L’unica intenzionata ad aiutarlo è l’assistente sociale Grace Miller. Anche Luis vorrebbe aiutare Maish e per questo finisce nei guai.
8. Stasera ho vinto anch’io (1949)
Altro grande classico del genere è Stasera ho vinto anch’io. Il lungometraggio è diretto da Robert Wise, regista premio Oscar per West Side Story e Tutti insieme appassionatamente. Il soggetto è preso da un poema di Joseph Moncure March, ma nella sceneggiatura di Arthur Cohn viene meno la tematica razziale presente nell’opera originale. Il ruolo del protagonista è affidato a Robert Ryan, attore dalla lunga filmografia, nella quale si contano lavori come Il re dei re e Lo sbarco di Anzio. Ryan venne scelto anche a causa del suo passato da pugile: ai tempi del college fu infatti campione di pesi massimi per ben quattro anni di seguito. Completano il cast Audrey Totter, George Tobias, Alan Baxter, Wallace Ford e Percy Helton.
Stoker Thompson è un pugile ormai a fine carriera e da sempre alla ricerca del match della vita, che però non è mai arrivato. Nemmeno il suo manager crede in lui, tanto che si accorda a sua insaputa per un incontro truccato, certo che lui perderà. L’unica persona che gli è rimasta accanto è sua moglie Julie, nonostante le continue apprensioni dovute alla sua carriera sportiva, che lei si augura che Stoker sia pronto a lasciare. Nonostante le previsioni del suo manager, l’incontro con Tiger Nelson va al di là delle aspettative e Stoker sorprende tutti vincendo i primi tre round. L’imprevisto costringe il manager a rivelargli che l’incontro è truccato e a promettergli parte dei proventi se lo perderà. Stoker non cede al ricatto e continua a giocare quello che sembra essere il match della vita.
9. Creed – Nato per combattere (2015)
Tra i più recenti successi di questo filone c’è sicuramente Creed – Nato per combattere, da cui sono poi dipartiti due sequel (il terzo capitolo arriverà presto nelle sale italiane). Il film è uno spin-off della saga su Rocky Balboa, che compare anche in Creed, sempre interpretato da Sylvester Stallone. Protagonista di questa nuova saga è Adonis Creed, figlio del leggendario Apollo ed interpretato da Michael B. Jordan (Black Panther e Il diritto di opporsi). Per questo film Stallone ha ricevuto un Golden Globe come miglior attore non protagonista e perfino una nomination all’Oscar. A Jordan e Stallone si aggiunge inoltre Tessa Thompson, star di Thor: Ragnarok e Men in Black: International. Il lungometraggio è diretto da Ryan Coogler.
Cresciuto tra assistenti sociali e riformatorio, Adonis Creed è il figlio mai riconosciuto di Apollo Creed, storico campione di boxe e avversario di Rocky Balboa. Dopo la morte della madre, va alla ricerca della vedova Creed e trova in lei una nuova figura familiare. Qualche anno dopo Adonis scopre il pugilato ed inizia a gareggiare con il cognome materno per evitare il peso rappresentato dal nome Creed. Nonostante il parere contrario della matrigna, Adonis si trasferisce a Filadelfia per proseguire la sua carriera sportiva. Qui incontra Rocky Balboa che, dopo un’iniziale riluttanza, accetta di fagli da allenatore. Tra i due si instaura un legame di stima e amicizia e il sodalizio sembra dare i suoi primi frutti. Rocky però deve anche affrontare una malattia e Adonis dovrà imparare a camminare con le proprie gambe.
10. Anima e corpo (1947)
Altro salto indietro nel tempo e arriviamo al 1947, anno di Anima e corpo. Probabilmente oggi è un titolo un po’ dimenticato, eppure alla sua uscita fu accolto con il plauso della critica, che lo indicò come uno dei film più realistici e riusciti sul mondo del pugilato. Anima e corpo è diretto da Robert Rossen, regista premio Oscar per Tutti gli uomini del re, e vede protagonista John Garfield, un attore allora molto richiesto. Nel cast sono inoltre presenti Lilli Palmer, Anne Revere, Hazel Brooks, William Conrad, Joseph Pevney, Lloyd Gough, Canada Lee e James Burke. Il film è una delle ultime apparizioni di John Garfield, nominato all’Oscar per questo ruolo, prima della sua prematura scomparsa nel 1952. Oltre a Garfield, ricevettero la candidatura anche la sceneggiatura e il montaggio, quest’ultimo effettivamente premiato con la statuetta dell’Academy.
Protagonista del film è Charlie Davis, un pugile dilettante il cui impegno lo porta sempre di più nella categoria dei professionisti. Grazie alle sue indubbie doti atletiche, la carriera sportiva inizia a decollare. I frequenti incontri gli permettono in breve tempo di condurre un’esistenza agiata, lui che proviene da una famiglia di estrazione modesta. Entrando sempre di più nel vivo di quell’ambiente, Charlie finisce per scoprire la sua faccia oscura, fatta di affari loschi e corruzione. Charlie ne finisce a sua volta invischiato, ma la voce della sua coscienza si farà presto sentire spinta da Peg, la sua ragazza, e Ben, un ex pugile che conosce bene l’ambiente in cui è finito.
11. Il colosso d’argilla (1956)
Un regista che ha nella sua filmografia ben due titoli importanti sull’argomento è Mark Robson. Il primo di questi è Il colosso d’argilla e vede protagonista un insolito Humphrey Bogart. Si tratta dell’ultima interpretazione dell’attore premio Oscar per La regina d’Africa e noto per i suoi ruoli in Casablanca e Il grande sonno. Anzi, fu proprio durante le riprese di questo film che Bogart iniziò ad accusare i primi sintomi di quel male che lo avrebbe presto portato via.
La trama è tratta da un romanzo omonimo di Budd Schulberg, che collabora alla sceneggiatura insieme a Philip Yordan. La figura di Toro Moreno, il personaggio interpretato da Mike Lane, è dichiaratamente ispirata allo storico campione italiano Pino Carnera. Altro grande attore che troviamo accanto a Bogart è Rod Steiger, ma del cast fanno parte anche i pugili Max Baer e Jersey Joe Walcott. Il film venne presentato in concorso a Cannes e ricevette la nomination all’Oscar per la migliore fotografia.
Eddie Willis è un cronista sportivo che sta attraversando una fase di crisi. Da tempo disoccupato, non riesce a trovare un nuovo ingaggio. Per uscire dalla situazione in cui si trova, è costretto ad accettare un affare poco chiaro. Si lascia quindi coinvolgere in un incontro truccato organizzato da Nick Benko, intenzionato a lanciare la carriera di Toro Moreno, un pugile argentino dal fisico possente ma atleticamente scarso. Quest’ultimo è però ignaro dell’inganno organizzato alle sue spalle. Ben presto lo verrà a sapere e allora deciderà di andare contro tutti, Benko compreso.
12. Il grande campione (1949)
L’altro secondo grande film sulla boxe diretto da Mark Robson è Il grande campione, che risale a qualche anno prima a Il colosso d’argilla. Ne è protagonista Kirk Douglas, in quel momento un interprete in forte ascesa, e tra i produttori figura anche il regista Stanley Kramer (Vincitori e vinti e Indovina chi viene a cena?). La base è un omonimo racconto di Ring Lardner e il cast comprende anche: Marilyn Maxwell, Arthur Kennedy, Paul Stewart, Ruth Roman e Lola Albright. Il film ha ricevuto sei nomination agli Oscar, vincendo infine la statuetta per il miglior montaggio.
Midge Kelly è un giovane dalla pessima reputazione e dall’esistenza travagliata. Dopo il matrimonio con la ragazza che ama, scopre una nascente passione per la boxe. Per seguire il sogno sportivo decide di abbandonare la moglie e la vita coniugale. Il suo impegno totale, unito all’aiuto sempre valido del suo coach, riescono a trasformarlo in un grande campione. In breve tempo la sua vita cambia e quello di Midge Kelly diventa un nome noto e acclamato. La ricchezza portatagli dalla carriera sportiva finisce però per distrarlo dai propri valori e per Midge inizia un cammino verso la perdizione.
13. Southpaw – L’ultima sfida (2015)
Uno dei titoli più validi tra quelli girati negli anni 2010s è sicuramente Southpaw – L’ultima sfida con un intenso Jake Gyllenhaal. Per interpretare il pugile Billy Hope, l’attore si è allenato duramente tutti i giorni come un vero pugile e ha messo su 15 kg di massa muscolare. Southpaw è diretto da Antoine Fuqua, regista di film come King Arthur e Training Day. L’aspetto più interessante di questo lungometraggio ha a che fare con la sua storia produttiva: in origine il progetto era nato come sequel di 8 Mile e vedeva Eminem nel ruolo del protagonista. Quando venne coinvolto Fuqua i piani cambiarono e divenne infine qualcosa di completamente diverso.
Orfano di un quartiere difficile di New York, Billy Hope ha trovato una via di fuga dal degrado grazie alla sua carriera sportiva. Crescendo diventa campione mondiale di boxe nella categoria mediomassimi. L’azione prende avvio nel momento in cui Billy, ormai non più giovanissimo, valuta l’idea di ritirarsi. Tuttavia, quando partecipa ad una serata di beneficenza cede alle provocazioni di Miguel Escobar, astro nascente del ring perennemente a caccia del suo grande match. Tra i due scoppia una rissa che diventa sempre più fuori controllo e a farne le spese è Maureen, l’amata moglie di Billy. Il lutto provoca nel pugile una vera e propria discesa negli Inferi tra depressione, alcol e droghe. L’unico modo per risalire la china sarà tornare a indossare i guantoni.
13. Rocky II (1979)
Da qualche parte un sequel di Rocky ci doveva pur stare. La saga ideata da Sylvester Stallone è infatti un must per gli appassionati di questo sport ed è stata in grado di regalare dei seguiti davvero emozionanti. Il migliore di questi è sicuramente Rocky II, anche perché è quello più vicino all’originale del 1976. Un’importante novità la si ha nel campo della regia con il passaggio di testimone da John G. Avildsen allo stesso Sylvester Stallone, dopo il suo esordio dietro la macchina da presa con Taverna Paradiso (1978). Nel cast ritornano Talia Shire, Burt Young, Carl Weathers, Burgess Meredith e Tony Burton. Le carte per il successo ci sono tutte e infatti il film è ad oggi uno dei più redditizi tra quelli dedicati al pugilato.
Dopo l’incontro con Apollo Creed, Rocky Balboa sembra deciso ad abbandonare i guantoni, complice anche un problema all’occhio riportato sul ring. Fuori da quel mondo c’è la sempre fedele Adriana ad aspettarlo, che nel frattempo è rimasta incinta. I soldi della vincita presto finiscono e, essendosi indebitato, Rocky è costretto a cercarsi un nuovo lavoro mentre Adriana torna al suo negozio di animali. Tuttavia, il piano di Rocky fallisce e viene perfino sbeffeggiato dai ragazzi della palestra di Paulie. Non se la passa bene nemmeno Apollo Creed, accusato dai tifosi inferociti di aver perso di proposito l’incontro con Balboa. Deciso a dimostrare la propria onestà e di essere ancora il migliore, Creed inizia quindi a provocare Rocky attraverso i media con l’intento di ottenere una rivincita. I due avversari saranno presto di nuovo faccia a faccia.
14. La vera storia di Olli Mäki (2016)
Un altro grande film sulla boxe viene dalla Finlandia ed è La vera storia di Olli Mäki, sebbene il titolo internazionale sia The Happiest Day in the Life of Olli Mäki. È diretto da Juho Kuosmanen, regista di Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino, ed ha vinto il Premio come miglior film nella sezione Un Certain Regard a Cannes. Si tratta di un lungometraggio più appartenente al cinema d’essai, quindi un po’ lontano dai classici film sul pugilato, ma la trama ha per protagonista proprio un pugile, peraltro realmente esistito. Olli Mäki è stato infatti un pugile finlandese attivo a partire dalla fine degli anni ’50 nella categoria dei pesi leggeri. Contro di lui gareggiarono anche gli italiani Sandro Lopopolo e Giordano Campari. Questa è la sua storia raccontata in bianco e nero e con uno stile cinéma-vérité che rimanda alla Nouvelle Vague.
Finlandia, 1962. Il pugile Olli Mäki ha 26 è un astro in forte ascesa nel mondo dei ring. Sono gli anni in cui gli Stati Uniti detengono il record mondiale in questa disciplina, ma il suo manager Elis Ask è certo che sarà lui il primo finlandese a battere il suo avversario. Per Olli Mäki la boxe è il suo mondo e la sua vita. Provenendo da una famiglia di umili origini, lo sport ha cambiato il suo destino ed Ask è riuscito a fare di lui una star. Olli Mäki però nel frattempo si è innamorato e sogna di vivere appieno la sua relazione con Raija Con lei si rifugia in campagna, ma la vita sentimentale si rivelerà presto incompatibile con il mondo al quale ormai Olli Mäki appartiene.
15. Città amara (1972)
Meno centrato sulla boxe di altri sopra visti, ma comunque ambientato in quel mondo sportivo è Citta amara. È diretto dal grande John Huston, autore de La regina d’Africa e Moulin Rouge. È meno conosciuto di altri lavori realizzati dallo stesso regista perché appartiene ad un periodo in cui Huston inizia a sfornare meno titoli rispetto agli anni ’50 e ’60, suo periodo d’oro. Non è un film sportivo, ma è un dramma in cui la boxe occupa un ruolo di primo piano.
Città amara, il cui titolo originale è Fat City, è tratto da un omonimo romanzo di Leonard Gardner ed è il secondo lavoro importante di Jeff Bridges dopo L’ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich. Il cast comprende inoltre Stacy Keach, Susan Tyrrell, Candy Clark e Nicholas Colasanto. Per questo film Stacy Keach ricevette il Kansas City Film Critics Circle Award come miglior attore. Una menzione speciale la merita anche la fotografia di Conrad L. Hall, lo stesso di Nick mano fredda e Butch Cassidy, che valse il plauso della critica.
Stockton, piccola cittadina della California. Qui gli abitanti sono prevalentemente neri e immigrati messicani e vivono in condizioni miserabili in uno scenario latifondista. È proprio nella palestra di pugilato di Stockton che si incontrano Billy Tully e Ernie Munger. Il primo è un pugile ventinovenne ormai in declino che vive ricordando i suoi momenti d’oro. Il secondo, più giovane, sente di avere un futuro nella boxe, ma si rivela un pugile assai scarso. I sogni e le illusioni di Billy ed Ernie si scontreranno con la dura realtà in cui vivono e le loro vite prenderanno una piega diversa rispetto a quella sperata.
16. Creed II (2018)
Veniamo ora al sequel di Creed, il primo dei due di cui per ora siamo a conoscenza. Il terzo capitolo della saga spin-off di Rocky arriverà il 2 marzo 2023 nelle sale italiane. C’è innanzitutto un interessante passaggio di testimone della regia del progetto, che dalle mani di Ryan Coogler va a quelle di Steve Capable Jr. Per quest’ultimo si tratta del primo lavoro importante, ma si dimostra assolutamente all’altezza della situazione. Anche il cast si rinnova ed entrano in scena Dolph Lundgren, nei panni dell’indimenticabile Ivan Drago, e Florian Munteanu, che interpreta suo figlio Viktor. Una novità che già preannuncia la tematica centrale di Creed II, che è infatti un film sui rapporti padre-figlio.
La trama riprende con Adonis Creed che si è ormai fatto un nome nel mondo della boxe, al di là dell’ombra di suo padre, il grande Apollo Creed. Su di lui veglia Rocky Balboa, allenatore e figura paterna acquisita. Nel frattempo, in Ucraina spopola un altro astro nascente del pugilato. Si tratta di Viktor Drago, figlio del temibile Ivan Drago, che venne sconfitto Rocky Balboa trent’anni prima e che fu responsabile della morte di Apollo Creed. Intuendo le possibilità di una rivincita indiretta, Ivan sfrutta la sua influenza sul figlio e si trasferisce con lui a Filadelfia. Il suo intento è provocare Adonis e Rocky così da portare ad una nuova importante sfida sul ring: il figlio di Ivan Drago contro quello di Apollo Creed.
17. Rocky Balboa (2006)
Sesta pellicola della saga di Rocky, è ancora una volta diretta da Sylvester Stallone in persona e arriva ben sedici anni dopo il quinto capitolo. C’è sicuramente una gran voglia di rimettersi in gioco da parte del regista e attore statunitense, a partire già dalla scelta del titolo, Rocky Balboa, che suona come una presa di distanza da quanto fatto in precedenza. Nel cast ritorna Burt Young e c’è un nuovo acquisto, Milo Ventimiglia, futura star della serie This Is Us. L’aspetto più interessante è che qui ritroviamo un Rocky sessantenne, ma ancora pronto a risalire sul ring.
Rimasto vedovo di Adriana, scomparsa in seguito ad una malattia, Rocky Balboa è oggi un signore sessantenne che ha lasciato il mondo della boxe. Gestisce invece un ristorante che porta il nome della moglie. Tuttavia, non sembra aver dimenticato il suo passato da pugile, che spesso e volentieri rivanga con i suoi clienti più affezionati. Il suo carattere generoso lo porta a prendere sotto la sua ala Marie, una madre single e vecchia amica di Adriana, che tratta come una figlia. Le cose cambiano quando viene a sapere che una simulazione al PC di un suo incontro con l’attuale campione in carica, Dixon, lo ha dato per vincente. Da quel momento cresce in Rocky la voglia di tornare a combattere, nonostante il parere contrario di suo figlio Robert e del suo vecchio amico e cognato Paulie Pennino.
18. Bleed – Più forte del destino (2016)
Altro film recente sul mondo della boxe, peraltro molto riuscito e perfino commovente è Bleed – Più forte del destino. Il lungometraggio è scritto e diretto da Ben Younger, già autore della buona commedia romantica Prime con Uma Thurman, Meryl Streep e Bryan Greenberg. Protagonista di Bleed è Miles Teller, attore esploso grazie all’intenso Whiplash di Damien Chazelle. Nel film di Younger Teller interpreta Vincenzo Pazienza, anche conosciuto come Vinny Paz, ex pugile italo-americano e campione del mondo di pesi leggeri. La sua è una storia principalmente di dolore e anche la sua figura non è priva di macchie, tuttavia il regista si concentra solo sul primo aspetto. Nonostante la buona accoglienza di pubblico e critica, Bleed è stato infine ignorato dall’annuale stagione dei riconoscimenti cinematografici.
Verso la fine degli anni ’80, il venticinquenne Vincenzo Pazienza detto “Vinny” è un pugile in forte ascesa, che si fa notare anche fuori dal ring a causa del suo forte temperamento. La carriera sportiva coincide con la fama crescente che gli procura il soprannome The Pazmanian Devil. Nel 1991 passa inoltre ai pesi superwelter e sembra che niente possa fermarlo. Finché un tragico incidente stradale, al quale sopravvive miracolosamente, non lo lascia semi-paralizzato. Da quel momento Vinny si ritrova a vivere servendosi di un esoscheletro e a fare i conti con l’impossibilità di tornare a combattere. Soltanto l’incontro con Kevin Rooney, anch’egli ex pugile, e l’inizio di un duro allenamento riusciranno a realizzare l’impossibile.
19. Passione (1939)
Altro notevole film sul pugilato nonché uno dei primissimi è Passione, girato nel 1939 dal regista Rouben Mamoulian. Si tratta di un lungometraggio in cui il dramma sportivo si fonde con il romance, pur permanendo la base del racconto di una rivincita. Il risultato è quello di un buon film d’intrattenimento pensato per il pubblico del suo tempo. Ad interpretarlo è William Holden, all’epoca ancora sconosciuto e al suo primo ruolo da protagonista. In effetti, venne ingaggiato con una certa riluttanza da parte dei produttori, ma a volerlo nel cast fu l’attrice Barbara Stanwyck. Nel film vi recitano inoltre Adolphe Menjou e Lee J. Cobb.
Joe Bonaparte è un promettente violinista pieno di belle speranze. La sua vita cambia nel momento in cui incontra la boxe. Per quest’ultima inizia a nutrire una passione così forte che lo spinge a mettere in discussione la sua carriera musicale. Nel momento in cui intuisce di avere più potenziale come pugile decide di intraprendere la strada sportiva. Nonostante la poca esperienza, proprio quest’ultima gli porterà una fama insperata in tempo rapido. Quando però provoca accidentalmente la morte del suo avversario, Joe entra in crisi e la sola che sembra in grado di aiutarlo è la sua fidanzata Lorna.
20. Aria di Parigi (1954)
L’ultimo film che vi proponiamo è francese ed è diretto da Marcel Carné, autore di capolavori come Amanti perduti e Alba tragica. Il titolo è Aria di Parigi e sembra in un certo senso anticipare alcuni elementi presenti in altri titoli di successo che verranno negli anni seguenti. In particolare, al centro della trama c’è il rapporto tra il pugile e il suo allenatore. Il lungometraggio vanta poi un poker d’attori eccezionali: Roland Lesaffre, Jean Gabin, Arletty e Marie Daëms. Per la sua interpretazione di Victor Le Garrec Jean Gabin ha vinto la Coppa Volpi come miglior attore a Venezia.
Ex pugile di successo, Victor Le Garrec dirige una palestra di pugilato dove allena i ragazzi. La sua vita scorre tranquilla accanto a sua moglie Blanche. Nella sua palestra Victor incontra il giovane André Menard, che tutti chiamano Dédé, e intuisce che il ragazzo ha tutte le carte in regola per diventare un campione professionista. Victor inizia quindi a sottoporre Dédé ad un duro allenamento e un po’ alla volta ad ottenere i primi risultati. La forza sul ring sembrerebbe venire da Corinne, una giovane da cui Dédé è subito attratto. Il nascente amore per la ragazza comincia però ad essere una distrazione per il pugile in carriera e Dedé dovrà compiere una difficile scelta.