Sentiamo sempre un gran parlare di metaverso. Questo concetto non è nuovo e risale già agli anni ’80 e ’90. Sebbene allora non fosse conosciuto nella formula oggi arrivata a noi, sembrava già verosimile che il futuro sarebbe stato interamente ambientato nel mondo virtuale. È un argomento molto discusso perché diverse aziende stanno investendo nel metaverso e sembra ormai scontato che stiamo procedendo in questa direzione. Questa realtà non può però non sollevare una serie di questioni secondarie che spaziano dalla psicologia alla filosofia. Il cinema è un ottimo terreno di discussione e l’esempio più recente è sicuramente Everything Everywhere All at Once.
La definizione di metaverso ad oggi è quella di un ambiente virtuale immersivo in cui l’utente può interagire come se fosse la vita reale. Tuttavia, se andiamo a guardare indietro nel tempo, soprattutto per quanto riguarda le pellicole che questa tematica l’hanno trattata, ci accorgiamo che negli anni gli è stata data un’interpretazione molto diversa. Ecco perché la presenza di alcune opere in questa classifica potrà stupire. Questa è dunque un’importante premessa di cui tener conto prima di addentrarci meglio nell’argomento. Vediamo ora i dieci migliori film sul metaverso e, più in generale, sui mondi paralleli.
1. Matrix (1999)
Il primo titolo che viene in mente è sicuramente Matrix, uno dei più riusciti e completi sull’argomento. L’originale del 1999 è l’inizio di una nuova saga e, a proposito, non è l’unica presente in questa classifica. Abbiamo evitato di inserire più titoli dello stesso franchise per rimanere concentrati sul tema di questo articolo. Il film è realizzato da Andy e Larry Wachowski ai tempi in cui ancora non si presentavano come le sorelle Lily e Lana Wachowski. Si tratta di un dettaglio importante ai fini della comprensione dell’opera perché Matrix è, secondo quanto dichiarato dalle stesse registe, metafora del percorso di transizione.
Tuttavia, alla sua uscita, Matrix venne presentato come uno sci-fi in chiave cyberpunk con un ottimo protagonista interpretato da Keanu Reeves. Proprio il suo personaggio vive una doppia identità che esercita in due diverse dimensioni: nel mondo reale è un programmatore di software, oltre che un cittadino modello. Smessi questi panni, il protagonista diventa “Neo”, un hacker che agisce in un mondo virtuale. Siamo quindi già dalle parti del metaverso. Nella visione delle Wachowski è un ambiente abbastanza complesso e sofisticato e perfino l’addentrarsi di Neo viene descritto come un percorso per certi versi criptico. In particolare, si assiste ad un’azione constante sul corpo reale di Neo. In più, il protagonista viene sottoposto ad una serie di prove estreme prima di riuscire a scorgere la vera natura di Matrix.
Un aspetto interessante è che questo metaverso, pur avendo delle fattezze informatiche (viene rappresentato con delle stringhe verdi), sembra seguire una logica talvolta ancestrale, che rimanda alle civiltà più arcaiche. Ne è una dimostrazione la presenza di un oracolo, ma anche l’iter del protagonista sembra preso dalla mitologia greca.
2. Inception (2010)
Arriviamo ora ad un film la cui presenza in questa classifica, come sopra accennato, potrà stupire. In effetti Inception non si svolge in un ambiente informatico, bensì nel mondo dei sogni. Al di là del fatto che parliamo in ogni caso di un universo parallelo ben costruito, è interessante notare come quest’ultimo possa anche essere letto come una metafora del metaverso. Del resto il suo autore, Christopher Nolan, sembra in generale interessato a questo tipo di narrazione e su questa linea si è spinto anche nel successivo Tenet. Il mondo dei sogni di Inception di fatto si comporta come un ambiente virtuale, se non addirittura come un videogioco. Ci sono dei livelli da passare e delle prove da superare e vi si può accedere anche tramite una macchina. Gli stessi effetti speciali utilizzati nel film sembrerebbero avvalorare questa tesi.
Un altro aspetto da non trascurare ha a che fare con la figura del protagonista Dominic Cobb, impersonato da Leonardo DiCaprio. L’uomo è un estrattore, ossia una persona in grado di rubare importanti informazioni personali accedendo ai sogni dell’interessato. L’operazione non è semplice perché poi Cobb in questo universo, che è in verità formato da più realtà molto diverse tra loro, deve anche sapersi muovere. Il sogno viene quindi rappresentato come un gioco di scatole cinesi e soltanto lo stratagemma della trottola è in grado di dire se siamo nel sogno o nella realtà. Proprio questa relazione tra i personaggi e i loro sogni, come pure il fatto che Cobb in questo mondo si comporti come un gamer, sembra inserirsi bene nel discorso sul metaverso.
3. Jurassic Park (1993)
Un altro grande classico è Jurassic Park, che pure sembra presagire il discorso sul metaverso per come è arrivato ai giorni nostri. Sebbene non ci troviamo in un ambiente virtuale, quello ricreato da John Hammond potrebbe effettivamente esserlo. Quest’ultimo è un ricco industriale che è riuscito a riportare in vita i dinosauri, creature ormai estinte da secoli. Per farlo, è ricorso al dottor Henry Wu, il quale è riuscito a risalire al DNA di dinosauro per arrivare clonarne di diversi esemplari. Sebbene questa premessa porti Jurassic Park più verso il filone di titoli incentrati sugli eccessi del progresso scientifico, il riferimento al metaverso è chiaro. Il risultato degli studi di Wu è infatti un parco a tema in cui gli umani possono liberamente interagire con questi esseri.
Un aspetto molto interessante in Jurassic Park è da ricercarsi sul piano filosofico. La visita del parco di Hammond induce infatti i tre scienziati in visita, Alan, Ellie e Malcolm, ad interrogarsi sull’eticità della clonazione. Quando inizia la trama avventurosa, ossia nel momento in cui l’uomo perde il controllo sulla natura, i dubbi posti dal team sembrerebbero finalmente trovare una risposta. Le discussioni sull’impatto del parco e sull’eticità della clonazione oggi si traducono nei nostri dubbi sul metaverso.
4. Vanilla Sky (2001)
Un altro titolo interessante è Vanilla Sky, che è un remake americano del cult spagnolo Apri gli occhi. Per questa classifica abbiamo scelto la versione di Cameron Crowe perché più esaustiva per l’argomento trattato. Anche in questo caso ci troviamo ad un modo abbastanza insolito di coniugare il concetto di metaverso. Per spiegarne la complessità, occorreranno però diversi spoiler. Se per caso non avete ancora visto il film, siete quindi avvisati.
Nel finale di Vanilla Sky si apprende che David, il protagonista interpretato da Tom Cruise, ha firmato uno strano contratto con la società Life Extensions. I dirigenti di quest’ultima sono in grado di ibernare gli esseri umani e riportarli in vita quando possibile, ossia quando la scienza sarà arrivata a quel punto. Quello che offrono loro è dunque una sorta di assicurazione sul “ritorno alla vita” e per di più eterna. Questo spiega le visioni e lo stato confusionale di David, che fino a quel momento ha visto scorrere la sua esistenza precedente all’incidente sotto forma di un sogno traumatico. L’uomo si risveglierà invece a 150 anni dalla sua morte.
Questa rivelazione ci porta a rivalutare tutto quanto visto fino a quel momento, che si svolgeva quindi al di fuori della realtà. Il legame col metaverso è evidente: David ha vissuto una vita virtuale, mentre la sua esistenza semplicemente non c’era più.
5. Tron (1982)
Arriviamo a metà classifica con Tron, il più vecchio dei titoli qui presentati. Risale addirittura al lontano 1982, sebbene abbia poi avuto moltissimi anni dopo un sequel con Tron: Legacy. L’originale è diretto da Steven Lisberger, il cui nome è legato esclusivamente a questo solo grande film, fatta eccezione per la commedia Su e giù per i Caraibi. Tron può essere considerato il primo lungometraggio dedicato alla realtà virtuale. Si tratta di un traguardo importante, se consideriamo che gli altri titoli che pure hanno approfondito questa tematica sono venuti solo parecchi anni dopo. All’epoca venne lodato per il suo stile visivo unico e mai visto prima, e in parte poi ripreso da Matrix.
Il metaverso di cui si parla in Tron è quello dei videogiochi. Ed è proprio in questo ambiente che si consuma la rivalità tra Kevin Flynn e Ed Dillinger. Il metaverso realizzato da quest’ultimo personaggio ha qualcosa di estremo e di folle, poiché la realtà dei videogiochi diventa più desiderabile della vita umana. Si tratta di un film uscito in un momento in cui il mondo si preparava al futuro avvento del digitale, che sembrava ancora lontano ma nello stesso tempo suscitava già una certa preoccupazione. Nel momento in cui Kevin si allea con Tron, un alter ego virtuale, lo spettatore viene messo di fronte ad una prima esperienza immersiva. Questa trovata narrativa sembra anticipare Avatar e il già citato Matrix.
6. Avatar (2009)
Andiamo ora ad un’altra saga che non ha bisogno di presentazioni. Avatar è probabilmente la più grande fatica di James Cameron. All’originale del 2009 seguiranno quattro sequel, la cui lavorazione terrà il regista occupato per diversi anni. Il primo di questi nuovi sequel è già uscito e si intitola Avatar – La via dell’acqua. In questa sede ci concentreremo però sul film del 2009, ossia il primo ad introdurre il concetto di metaverso in questo franchise.
Avatar è ambientato in un lontano futuro in cui il progresso scientifico è stato in grado di produrre esiti meravigliosi, che hanno completamente modificato l’esperienza umana. Una di queste è la creazione degli avatar, ovvero degli ibridi tra gli umani e i Na’vi, gli indigeni del pianeta Pandora. L’atmosfera di quest’ultimo è tossica per gli abitanti della Terra, per cui l’esplorazione della fauna locale può avvenire soltanto mediante un avatar, dunque passando per un metaverso. L’aspetto più interessante è che mentre il protagonista, il soldato Jake Sully, si trova sulla sedia a rotelle, il suo avatar è invece in grado di muoversi liberamente. Jake guida quindi il suo agire come un gamer con uno joystick. Tuttavia, l’esperienza su Pandora sembra ad un certo punto replicare quella umana sul pianeta Terra, essendo il protagonista sempre più immerso nel proprio avatar.
7. Ready Player One (2018)
Altro titolo molto interessante sul metaverso è Ready Player One, diretto dal grande Steven Spielberg. Pur non essendo tra i lavori più importanti del regista di Cincinnati, si tratta comunque di un ottimo prodotto e in parte connesso ad Avatar del collega Cameron. In effetti Ready Player One presenta una situazione narrativa più o meno analoga, con la differenza che il mondo esplorato non è un pianeta alieno, ma un mondo virtuale chiamato OASIS. Non è più un’esperienza che passa per il metaverso, è proprio un film sul metaverso.
Nell’ottica di Spielberg, che adatta un romanzo di Ernest Cline, i cambiamenti futuri sconvolgeranno gli equilibri sul pianeta Terra e sorgeranno sempre più baraccopoli. A quel punto qualunque altra esperienza sarà recuperabile soltanto attraverso il mondo virtuale e immergendosi attraverso i classici occhiali VR. Si parla di attività come studio, intrattenimento, lavoro e interazione, le più classiche dell’esistenza umana. Il metaverso diventa non solo il luogo principale dove si svolge l’intera narrazione del film, ma anche portatore di un riscatto sociale. La trama prende infatti avvio quando il fondatore di OASIS muore e lascia in eredità un concorso con in palio il controllo totale del metaverso.
8. Doctor Strange nel Multiverso della Follia (2022)
Non ha bisogno di presentazioni nemmeno Doctor Strange nel Multiverso della Follia, la cui tematica in esame è presente già nel titolo. Questo è anche il motivo per cui abbiamo fatto un’eccezione alla regola scegliendo il capitolo più recente e non il primo Doctor Strange (2016).
La trama del film riguarda una nuova missione per l’eroe interpretato da Benedict Cumberbatch: deve infatti proteggere America Chavez, una ragazzina che è in grado di viaggiare nel multiverso. In effetti l’azione comincia proprio con America e Defender Strange, una specie di alter ego del nostro eroe, che fuggono tra gli spazi del metaverso. In generale, l’intera narrazione si svolge proprio in questo ambiente e c’è peraltro una forte interazione tra personaggi e metaverso. Il lungometraggio non offre però una nuova visione di questo concetto, che anzi si riferisce a quanto avevamo visto in precedenza. In compenso arriviamo a delle nuove tematiche legate al metaverso, e questo emerge soprattutto nel finale, o meglio nelle sequenze che scorrono dopo i titoli di coda.
9. Mr. Nobody (2009)
Film molto interessante e insieme complesso sul metaverso è Mr. Nobody del regista belga Jaco van Dormael. L’effetto è qui abbastanza sorprendente perché in fondo alla vera tematica si arriva soltanto a visione finita, ma per gran parte del film siamo persuasi di stare semplicemente guardando uno sci-fi un po’ diverso dal solito. Il metaverso è in questo caso rappresentato dalla memoria e dal numero infinito di scelte e possibilità di fronte al quale siamo messi nel corso della vita. In sostanza, potremmo dire che non è un film che parla apertamente del metaverso, ma il riferimento c’è.
In un futuro distopico, Nemo Nobody è l’ultimo mortale rimasto sulla Terra, nonché l’uomo più vecchio del mondo. Viene quindi trattato come un esemplare straordinario e insieme una superstar e rilascia un’intervista. Proprio nel corso di questa cerca di ricordare la sua esistenza, che nel racconto rimane perennemente aperta e senza scelte: dalla separazione dei genitori ad addirittura tre storie d’amore con altrettante donne completamente diverse. La temporalità diventa qualcosa di confuso e gli eventi finiscono per accavallarsi. Il film si conclude con il tempo che comincia ad invertirsi nello stesso istante in cui l’universo si espande. Si tratta chiaramente di uno dei tanti significati filosofici presenti in quest’opera, che in effetti alla sua uscita attirò parecchia attenzione divenendo un cult instantaneo.
10. Everything Everywhere All at Once (2022)
All’ultimo posto troviamo invece Everything Everywhere All at Once, il più recente dei film sul metaverso e quello che lo tratta in maniera più aperta e dichiarata. Il risultato è purtroppo abbastanza insoddisfacente: il lungometraggio dei The Daniels (ovvero Daniel Kwan e Daniel Scheinert) sembra un’accozzaglia di diversi topoi rubati un po’ a casaccio al cinema commerciale orientale. Probabilmente dietro le reazioni divise di fronte a Everything Everywhere All at Once si cela un differente background culturale Per questo in Italia il film non ha avuto la stessa accoglienza ricevuta ad esempio negli USA.
Gran parte della narrazione si svolge effettivamente nel metaverso e diversi mondi si intrecciano tra di loro e così, nel corso di queste vite, i protagonisti passano attraverso varie identità. Dal punto di vista degli attori, è una prova che li impegna sia fisicamente che mentalmente.
Al centro c’è una famiglia americana di origine asiatica che è alle prese con una complicata vicenda burocratica. L’azione prende avvio nel momento in cui Evelyn viene attirata da una versione alternativa del marito Waymond. A partire da questo evento la protagonista si confronterà con una realtà che capisce sempre meno, e che forse è una metafora della sua condizione di emarginata. Al di là dell’intrattenimento in cui lo spettatore si ritrova coinvolto in questa pellicola, il film sembra avere una visione meno catastrofica del metaverso (il che è già di per sé preoccupante) e alla fine la protagonista realizza la propria identità grazie a questa straordinaria esperienza.