Ogni volta che al cinema esce un suo film, James Cameron riesce sempre a far parlare di sé. Grande innovatore degli effetti speciali, pioniere delle riprese subacquee e artefice di alcuni dei film più celebri e premiati di sempre, Cameron si è formato nella factory di Roger Corman negli anni Settanta, e dopo essersi fatto le ossa con progetti a basso budget, ha iniziato ad alzare l’asticella tecnologica di opera in opera, una più ambiziosa dell’altra, e prove tangibili della sua strepitosa capacità di trasformare soggetti semplici in notevoli manuali di narrativa e costruzione di personaggi memorabili.
Riscopriamo i migliori film di James Cameron, quelli più significativi di questo vero e proprio visionario di successo, non certo secondo registi come Steven Spielberg, Ridley Scott e Robert Zemeckis.
9. Avatar (2009)
Dopo una pausa di oltre dieci anni da Titanic, il ritorno di James Cameron al lungometraggio di finzione ha segnato sconcertanti traguardi tecnologici. L’avveniristico Avatar ha fissato infatti nuovi standard all’eccellenza degli effetti speciali computerizzati (in particolare la motion capture e la fusione CGI/3D), portati alle estreme conseguenze per realismo e tangibilità. Il lavoro di worldbuilding è spaventoso e, dopo più di dieci anni, il lato visivo del film non ha perso nulla del suo smalto. Sembra davvero di essere sbarcati su un altro mondo, tripudio di colori vibranti, creature meravigliose e tribù aliene in contatto con la natura.
Se sotto il profilo tecnico Avatar ha ancora oggi da insegnare, per quanto riguarda la sceneggiatura e i contenuti il film può dirsi forse il più debole nella carriera di Cameron. Non si trascura un forte messaggio ambientalista e di integrazione cosmopolita, nonché un gusto per l’epica di frontiera in salsa western (spesso tacciata di plagio a Pocahontas e Balla coi lupi), ma il tutto è adagiato su un classico schema da lotta “bene vs male”, con personaggi stereotipati e poco profondi, che coinvolge ma non emoziona (o almeno non come in altri film di James Cameron).
8. Aliens of the Deep (2003)
Subito dopo aver girato Titanic, James Cameron ha dato alla sua carriera una breve ma interessantissima parentesi documentaristica dedicata alle meraviglie del mare, in cui la sperimentazione sul formato IMAX e sugli inserti in 3D è servita come palese palestra in vista di Avatar. La passione di James Cameron per l’elemento acquatico è nota sin dai tempi del suo film d’esordio, il modesto Piranha Paura (1981), ma proprio in questi due documentari essa forse raggiunge l’apice dell’estetizzazione. In Aliens of the Deep, prodotto anche dalla Disney, il regista americano s’immerge a 4500 metri di profondità, e la sua macchina da presa mette a fuoco un ecosistema subacqueo affascinante e multicolore.
Per quanto godibile nella sua magniloquenza tecnica, Aliens of the Deep aggiunge poco e niente alla filmografia di Cameron, e si attesta al comunque decoroso status di esercizio stilistico d’autore.
7. Ghost of the Abyss (2005)
L’elemento acquatico torna anche in Ghost of the Abyss, altro documentario targato Disney in cui James Cameron concentra il suo sguardo sul relitto del Titanic, già al centro del suo film più famoso. Strepitose riprese in IMAX 3D, il toccante commento fuori campo di Bill Paxton e gli scorci spettacolari dell'”Inaffondabile” (Cameron si spinge persino in interni allora mai visti) regalano una visione suggestiva e potente.
Come per Aliens of the Deep, siamo dalle parti dell’esercizio stilistico, ma chi è appassionato di Storia e immersioni potrà trovare in Ghost of the Abyss un passaggio obbligatorio.
6. True Lies (1994)
Quando si parla di James Cameron, spesso ci si dimentica di quello che forse è il suo film più divertente. Ispirato a una pellicola action francese, True Lies è una brillante parodia muscolare dei film di spionaggio anni novanta, dove il gioco di false identità e bugie genera una trama dai risvolti trascinanti, esaltanti nella messa in scena dell’azione pura.
Le botte da orbi, le esplosioni e le caratteristiche estetiche tipiche del regista (acqua e predominanza del colore blu) non vanno mai a discapito della sceneggiatura, o della strepitosa chimica tra Arnold Schwarzenegger e Jamie Lee Curtis. Rimasto negli annali lo spogliarello della Lee Curtis, che regala una venatura di esilarante erotismo al film.
5. Terminator (1984)
Terminator segna la prima grande svolta artistica nella carriera di James Cameron, nonché un insperato successo commerciale che fece da calcio d’inizio di una longeva e redditizia saga. Il film è un’azzeccata concentrazione di topoi sci-fi sui viaggi temporali e sul futuro apocalittico, che a quarant’anni di distanza riesce a essere un intrattenimento dall’impatto visivo notevolissimo, per quanto figlio di un budget ridotto all’osso.
All’uscita in sala, la critica non ha potuto non muovere dei paragoni con Halloween di John Carpenter, soprattutto per la presenza di una protagonista femminile (Sarah Connor, interpretata da Linda Hamilton) determinata e piena di sfumature e, in special modo, per lo statuario e imperscrutabile villain, il memorabile androide dalla parlata frammentata interpretato da Arnold Schwarzenegger.
4. Aliens (1986)
Non era certo semplice tirare fuori qualcosa di buono dal sequel di uno dei migliori film di fantascienza mai girati. Eppure Aliens di James Cameron compie il miracolo sotto tutti i punti di vista. Devoto all’iconografia gigeriana del classico predecessore targato Ridley Scott, il film ne prende le distanze per quanto riguarda toni e atmosfere: l’horror lascia spazio all’action, alla claustrofobia subentra l’adrenalina. Ciò che rimane sono le punte di violenza, le eccellenti distorsioni sonore e le atmosfere fosche, tagliate da fasci di luce concentrata. Il tutto arricchito da orde di xenomorfi che “escono dalle fottute pareti!” a cui si aggiunge la madre e regina della specie, un vero capolavoro di design ed effetti speciali pratici di Stan Winston.
Il personaggio del tenente Ripley, interpretato da Sigourney Weaver nel film di Scott, ne esce ancor più caratterizzato e potenziato, con il suo strepitoso criterio tattico che viene fiancheggiato da un dolente smalto materno.
3. Terminator 2: Il giorno del giudizio (1991)
La ricetta del sequel in cui tutto viene potenziato esponenzialmente si rafforza in Terminator 2, indubbiamente superiore al capostipite della saga e notevole spinta creativa nello sviluppo di effetti speciali digitali. Il concetto di “futuro che vuole dominare il passato” qui alza la posta in gioco della messa in scena action, della tensione e della ricchezza di risvolti narrativi e personaggi. Un budget più sostanzioso rispetto al prototipo ha permesso a Cameron di costruire una minaccia dell’apocalisse scatenata dalle macchine davvero angosciante e d’impatto: il potere tecnologico hollywoodiano si concretizza in multiple angolazioni di ripresa, altissimo tasso di tritolo e CGI all’avanguardia.
La maestria di Cameron, tuttavia, non risiede solo nell’abilità estetica, e soprattutto nell’aspetto narrativo si riscontrano i veri passi avanti che avvicinano Terminator 2 alla definizione di capolavoro. Le interazioni tra i personaggi vengono curate con spiccato senso del conflitto emotivo, e tutto il cast si dimostra all’altezza di un così coinvolgente ottovolante di emozioni. Come Ripley di Aliens, anche Sarah Connor di Linda Hamilton è cresciuta e ha scavato nelle proprie fragilità per trovare la forza necessaria a vincere il male; mentre Robert Patrick si dimostra perfetto come ferino antagonista robotico (il feroce T-1000, composto di metallo liquido). Il cuore del film è il rapporto paterno-amicale tra il futuro leader della resistenza John Connor (Edward Furlong) e l’androide di Schwarzenegger, riprogrammato per proteggerlo anziché ucciderlo.
2. The Abyss (1989)
Dopo due campioni d’incasso di fila, James Cameron decide di inoltrarsi in acque ancora più personali e incisive rispetto a Terminator e Aliens. The Abyss è forse il suo film più ambizioso e probabilmente l’opera della sua maturità, in cui la convivenza di multipli generi si ammanta di claustrofobia, accentazioni lisergiche e ritmi lenti. Forte di un messaggio pacifista e ambientalista necessario all’indomani della Guerra Fredda, il film vive di ardite riprese subacquee che riescono a esaltare la psichedelia di effetti speciali digitali premiati con l’Oscar (la liquidità delle grandi scene spettacolari sarà replicati, con risultati più affinati, in Terminator 2). Pur annoverando un protagonista del calibro di Ed Harris, lo status di cult goduto da The Abyss fu possibile solo anni dopo il suo immeritato insuccesso commerciale.
1. Titanic (1997)
E la palma di miglior film di James Cameron va proprio al titolo che più lo ha consacrato dal punto di vista dei premi e del successo finanziario. L’arcinota tragedia in mare del transatlantico Titanic è sfondo di una bellissima storia d’amore che trascende i conflitti di classe, il cui sviluppo forse non sarà originale, ma risulta estremamente funzionale e sentito grazie ai talenti dei giovani Leonardo DiCaprio e Kate Winslet. La scrittura tridimensionale dei personaggi rende impossibile non empatizzare con le vicende, mentre la mastodontica ricostruzione storica e le indelebili immagini dell’affondamento contribuiscono a costruire una meraviglia cinematografica spesso imitata e mai eguagliata.
Con una durata epica di tre ore e mezza e una strepitosa colonna sonora di James Horner e Celine Dion, il risultato è l’ultimo grande kolossal hollywoodiano del Novecento.