Toni Servillo è sicuramente una pietra miliare nel nostro cinema e se c’è un progetto importante è difficile che non venga coinvolto. Attualmente qualche sala sta ancora proiettando La stranezza, l’ultima fatica di Roberto Andò, che lo aveva già diretto in Viva la libertà. In quest’ultimo lungometraggio Servillo interpreta un grande della letteratura italiana: Luigi Pirandello. Il film racconta infatti la genesi dell’opera più famosa del drammaturgo, Sei personaggi in cerca d’autore.
Per Servillo ogni personaggio è una sfida e non si lascia certo intimidire dall’idea di cimentarsi con figure realmente esistite. Proprio in contemporanea con La stranezza lo abbiamo visto interpretare Papa Paolo VI in Esterno notte per la regia del grande Marco Bellocchio.
La filmografia dell’attore partenopeo è piena di successi e riconoscimenti: vanta quattro David di Donatello e altrettanti Nastri d’argento, più uno alla carriera. Per questo abbiamo deciso di dedicargli un pezzo in cui esaminiamo i dieci migliori film con Toni Servillo, i più importanti della sua carriera.
1. Esterno notte (2022)
Al primo posto troviamo proprio un film di quest’anno. Esterno notte è un progetto lungo 300 minuti del regista Marco Bellocchio. Il film è stato prima distribuito nelle nostre sale diviso in due parti ed è nei giorni scorsi andato in onda in tre serate su Rai1. Al momento Esterno notte è ancora visibile su RaiPlay.
Toni Servillo non è il protagonista principale, ma il film si avvale di un cast corale in cui viene esplorato ogni punto di vista e il suo personaggio è centrale. Come già detto, il nostro grande interprete veste gli abiti di Papa Paolo VI, pontefice regnante tra il 1963 e il 1978, nonché grande amico di Aldo Moro. Accanto a Servillo troviamo Fabrizio Gifuni (Aldo Moro), Margherita Buy (Eleonora Moro), Fausto Russo Alessi (Francesco Cossiga) e Daniela Marra (Adriana Faranda). Il cast è poi amplificato da altri personaggi secondari, ma quelli sopra citati sono i ruoli a cui corrispondono i diversi punti di vista che si susseguono nel corso della narrazione.
Sulla vicenda Moro Bellocchio aveva già realizzato un altro lavoro nel 2003, Buongiorno, notte, la cui assonanza con Esterno giorno non è casuale. Nel film originale però prevaleva un ritratto intimista di una donna chiaramente ispirata alla figura della Faranda, in Esterno giorno la vicenda assume invece una dimensione più pubblica e apertamente politica.
Il 16 marzo 1978 Aldo Moro, allora presidente della Democrazia Cristiana, viene rapito dalle Brigate Rosse, dopo una strage ai danni degli uomini della sua scorta. Il caso ha un notevole impatto nazionale e l’opinione pubblica si adopera per chiedere la sua liberazione, oltre che l’intervento del governo di Giulio Andreotti. La politica mantiene però una linea inflessibile e non sembra disposta a cedere alle richieste dei brigatisti. Il rapimento Moro diventa così rapidamente una pagina di storia in grado di creare una frattura nel paese e di determinare le sue sorti.
2. Il divo (2008)
Curiosamente l’altro grande film con Toni Servillo pure racconta una pagina di storia italiana, che non è esattamente cosa insolita per il nostro attore. Questa volta a dirigerlo è Paolo Sorrentino, con il quale la collaborazione inizia già nel lontano 2001 con L’uomo in più. Il divo è forse il prodotto più riuscito di questo lungo sodalizio e Toni Servillo interpreta un personaggio che è stato recentemente coperto da Fabrizio Contri in Esterno notte, Giulio Andreotti.
C’è da dire che Il divo non ha esattamente una dimensione politica in senso stretto, anche se naturalmente a quest’ultima è affidato un ruolo di primo piano. Con questo lungometraggio Sorrentino predilige atmosfere cupe e sinistre firmando praticamente un horror. Il film ha vinto il Premio della Giuria a Cannes 2008 e ben sette David di Donatello, incluso nelle categorie miglior attore protagonista a Servillo e migliore attrice non protagonista a Piera Degli Esposti. Ebbe anche una candidatura agli Oscar per il miglior trucco.
La politica italiana tra il 1991 e il 1993 è protagonista di questo film di Paolo Sorrentino. Al centro troviamo l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Giulio Andreotti, il cui mandato entra in crisi a causa delle collusioni con la mafia. L’ambiente di cui si è circondato Andreotti è austero ed essere ricevuti da lui non è semplice, eppure a poco a poco questo mondo rivela delle crepe e dei demoni.
3. Qui rido io (2021)
Un altro film recente dopo Esterno notte, ma c’è da dire che la presenza di Servillo all’interno di un progetto è spesso e volentieri garanzia di altissima qualità. Questa volta a dirigerlo è un suo conterraneo, Mario Martone, lo stesso che lo aveva coinvolto nel 1992 nel suo film d’esordio, Morte di un matematico napoletano (che troveremo più sotto).
La recitazione di Servillo in Qui rido io è sensazionale. La sua versione del celebre drammaturgo Eduardo Scarpetta è irresistibilmente teatrale e macchiettistica. Il suo tono è spesso sguaiato e tendente ad una versione peggiorativa del personaggio, che era all’epoca tanto artisticamente popolare quanto moralmente screditato. Il film termina inoltre con un monologo che è l’apice della performance di Servillo.
Nella Napoli della Belle époque Eduardo Scarpetta è l’interprete di Felice Scioccamoscia e riempie ogni sera i teatri della città. Il suo successo deriva soprattutto dall’aver soppiantato la figura di Pulcinella, emblema della commedia dell’arte, facendosi fautore di un teatro popolare. Il drammaturgo conduce una vita agiata con la sua numerosa famiglia formata dalla moglie Rosa, diverse amanti e numerosi figli, di cui alcuni illegittimi. Tra questi ultimi spiccano Vincenzo Scarpetta, che sogna di superare artisticamente il padre, e i piccoli Titina, Eduardo e Peppino, figli di Luisa De Filippo. Quando a Scarpetta viene l’idea di una parodia de La figlia di Iorio, dramma di Gabriele D’Annunzio molto apprezzato nel teatro borghese, chiede subito l’autorizzazione al suo autore. Il permesso è accordato, ma alla prima di Scarpetta si levano fischi e accuse di plagio. Il caso finisce quindi in tribunale.
4. Gomorra (2008)
Il 2008 è stato un anno d’oro per Servillo. Accanto al già citato Il divo, un altro film ne eguagliava e addirittura superava il successo: Gomorra. Il lungometraggio diretto da Matteo Garrone si aggiudicò infatti il Gran Premio della Giuria a Cannes e sette David di Donatello, inclusi miglior film e miglior regista.
Gomorra è tratto da un omonimo best-seller del giornalista Roberto Saviano, divenuto un caso letterario. Quest’ultimo firma la sceneggiatura del film con Garrone, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio e Massimo Gaudioso. Toni Servillo ha il ruolo di Franco, un imprenditore operante nello smaltimento dei rifiuti tossici, ed è a capo di un cast fortemente regionale. Accanto a lui figurano Maria Nazionale, Gianfelice Imparato, Salvatore Cantalupo e Ciro Petrone.
Gomorra è il racconto di un’Italia oscura, un Sud sfruttato e una Napoli nelle mani della criminalità organizzata. Proprio su questo sfondo si intrecciano diverse storie: Pasquale è un sarto dell’alta moda che lavora in nero ed è nelle mani degli usurai; Totò è un ragazzino di tredici anni cresciuto nel quartiere di Scampia, da sempre nelle mani di Don Ciro, per conto del quale sarà costretto a fare una drammatica scelta; poi c’è Roberto, un giovane tecnico che viene assunto da Franco, un imprenditore che si occupa di rifiuti tossici; infine Marco e Ciro, che tutti chiamano Pisellino, sono due giovani delinquenti che sognano una vita alla Scarface, ma iniziano ad essere un pericolo per il loro boss.
5. Morte di un matematico napoletano (1992)
Come abbiamo promesso, in questa classifica troviamo anche un lavoro che viene dalla giovinezza di Servillo. Dopo una lunga carriera a teatro, nel 1992 l’attore debutta al cinema con il primo lungometraggio diretto da Mario Martone, ovvero Morte di un matematico napoletano. Il film è subito un successo di critica e, presentato in concorso a Venezia, vince il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria. Il debutto di Martone non passa inosservato e per lui fioccano i premi come miglior regista esordiente.
Qui Servillo ha un ruolo secondario, ma nel cast con lui ci sono altri interpreti eccezionali: Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto, Renato Carpentieri, Licia Maglietta e Vincenzo Salemme.
Verso la fine degli anni ’50 Renato Caccioppoli è un importante accademico che gode di un’influenza decisiva nello sviluppo dell’analisi matematica in Italia. La sua figura pubblica non corrisponde però all’immagine privata di uomo disilluso e completamente succube dell’alcol. Abbandonato dalla moglie e dai compangi del PCI, partito a cui era iscritto, inizia per lui un lungo iter verso la morte.
6. È stato il figlio (2012)
Torniamo ad un Servillo da protagonista, anche se lo troviamo al centro di un film corale. In È stato il figlio Servillo è il capostipite di una famiglia che ha i volti popolari e sgraziati di un folto gruppo di incredibili interpreti. Il lungometraggio è diretto dal regista Daniele Ciprì, noto soprattutto per la sua collaborazione con Franco Maresco.
È stato il figlio è un prodotto incredibile che inscena il ritratto onesto di un’Italia sempre più povera e sfruttata in cui tutti sono maestri dell’arte di arrangiarsi. Il meglio della commedia all’italiana incontra qui la nostra letteratura verista con echi di Pirandello. All’uscita nelle sale venne sottovalutato, eppure alla sua prima veneziana ebbe successo e si aggiudicò il Premio Osella per la migliore fotografia e il Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente a Fabrizio Falco.
Mentre attende seduto all’ufficio postale, il misterioso Busu racconta un po’ alla volta la storia della famiglia Ciraulo. Tancredi è figlio dell’operaio Nicola, ma tra i due non corre buon sangue. Nicola pensa che Tancredi sia uno sfaticato con nessuna voglia di lavorare e gli preferisce Masino, nipote di sua moglie Loredana, che con il suo stipendio riesce a permettersi una vita all’insegna del consumismo, ma che odia profondamente zio Nicola. Quando la piccola Serenella, pupilla di papà Nicola, viene uccisa da una pallottola vagante, per la famiglia si apre una porta d’uscita dalla miseria. Per le famiglie delle vittime della mafia lo Stato mette infatti a disposizione un’ingente somma di denaro. Euforici, i Ciraulo iniziano a fare spese folli a credito, ma i soldi non accennano ad arrivare.
7. È stata la mano di Dio (2021)
Un altro dei lavori più recenti di Servillo è in questa classifica. È stata la mano di Dio è l’ultima collaborazione dell’attore con Sorrentino. Il film è stato scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar 2022, arrivando addirittura nella cinquina finale per poi perdere contro il giapponese Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi. Anche questo è un prodotto di successo e ricoperto di premi.
In È stata la mano di Dio Toni Servillo interpreta Saverio, l’allegro e infedele padre di Fabietto Schisa, il protagonista interpretato da Filippo Scotti, che è diventato un po’ il Timothée Chalamet italiano. Non a caso il film termina all’incirca allo stesso modo di Chiamami col tuo nome. È stata la mano di Dio è il lavoro più onesto di Sorrentino, oltre che un dichiarato lungometraggio autobiografico. Fabietto è infatti l’alter ego del regista e in molti momenti Scotti sorride e assume lo sguardo dello stesso Sorrentino.
Nella Napoli degli anni ’80, Fabietto Schisa vive un’adolescenza serena ma piena di terremoti improvvisi. Uno di questi riguarda la sua splendida zia Patrizia, che viene invitata da un misterioso e sedicente San Gennaro a vedere il munaciello. L’evento provoca la gelosia di zio Franco, il ricco fratello di papà Saverio. Nel frattempo, anche il matrimonio dei suoi genitori conosce qualche momento di crisi. Finché un tragico evento si abbatte sulla famiglia lasciando Fabietto e suo fratello Marchino soli di fronte ad un futuro incerto.
8. Noi credevamo (2010)
All’ottavo posto c’è un altra collaborazione con Mario Martone ed anche qui il cast è corale. Noi credevamo è un dramma storico nato per celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Il film è tratto da un omonimo romanzo di Anna Banti, edito per la prima volta nel 1967, e ci offre una galleria di figure realmente esistite che hanno avuto un certo peso nella storia del nostro paese. Toni Servillo interpreta Giuseppe Mazzini, noto esponente di un certo patriottismo risorgimentale. Nel cast figurano inoltre Luigi Lo Cascio, Francesca Inaudi, Michele Riondino, Guido Caprino, Renato Carpentieri, Luca Zingaretti e Anna Bonaiuto. Noi credevamo è vincitore di 7 David di Donatello, incluso il premio per il miglior film.
Il lungometraggio è diviso in quattro parti: Le scelte, Domenico, Angelo e L’alba della nazione. L’azione inizia nel 1828 in Cilento, quando Salvatore Tambasco assiste impotente all’esecuzione dei cospiratori della carboneria. Sono gli anni della restaurazione del governo borbonico, ma Tambasco, divenuto da poco padre del piccolo Saverio, condivide le sue idee repubblicane con due impetuosi amici: Domenico Lopresti e Angelo Cammarota. L’ultimo in particolare mostra i segni di una personalità instabile e sembra accorgersene presto anche Cristina Belgiojoso, una nobildonna a cui si lega sentimentalmente e politicamente. Qualche anno più tardi, il paese sta per andare verso la conquista della Repubblica e Domenico incontra un adulto Saverio Tambasco.
9. Le conseguenze dell’amore (2004)
Ci avviciniamo alla fine di questo articolo con due chicche della filmografia di Sorrentino. Il primo che troviamo è Le conseguenze dell’amore, un film che all’epoca fu un successo di pubblico e critica, sebbene si tratti di un prodotto assai difficile. Oggi probabilmente ci appare come un oggetto in parte superato da un Sorrentino più gioioso e onesto e in generale la linea autoriale del regista è andata in una direzione completamente diversa.
Sicuramente quella ne Le conseguenze dell’amore può essere collocata tra le migliori interpretazioni di Servillo. Con questo ruolo di fatto l’attore getta le basi per la sua performance statuaria e ingessata di Giulio Andreotti ne Il divo. Lo stile recitativo de Le conseguenze dell’amore, anzi, lo accompagnerà per alcuni anni, salvo poi cambiare un po’ alla volta registro.
In un albergo a Lugano, in Svizzera, vive Titta Di Girolamo, un uomo misterioso, freddo e taciturno, ma anche perseguitato da alcune manie. La sua esistenza scorre monotona, interrotta occasionalmente dalle rare visite del fratello Valerio. Nello stesso tempo, Titta nutre un interesse sentimentale per la giovane Sofia, che però fatica a penetrare il suo silenzio. Ben presto l’oscuro passato dell’uomo tornerà a bussare alla sua porta e Titta si troverà di fronte ad un bivio.
10. La grande bellezza (2013)
Al decimo posto troviamo finalmente La grande bellezza, un film che è stato accolto da un successo internazionale senza eguali, ma che forse internamente ha diviso molto. Probabilmente è il meno sorrentiniano dei film di Sorrentino, immerso com’è in un interminabile fellinesque.
L’aspetto più interessante de La grande bellezza risiede nel prendere un personaggio per certi versi ancora fedele al Titta Di Girolamo de Le conseguenze dell’amore ed inserirlo in un universo completamente opposto. Il risultato è qualcosa che ha rappresentato sicuramente un’ispirazione per il regista, soprattutto considerando i suoi lavori futuri (nei quali questo stile non è stato però sempre funzionale). Il successo all’estero è però confermato da diversi riconoscimenti, incluso l’Oscar come miglior film straniero.
Ne La grande bellezza Servillo interpreta Jep Gambardella, un intellettuale da salotto e alto borghese circondato da un ambiente in cui non si riconosce e con il quale fatica a sentirsi completamente a proprio agio.
In una Roma piena di storia antica e modernità, Jep Gambardella conduce un’esistenza agiata. Famose sono le serate sulla sua terrazza a discernere di argomenti altamente intellettuali, ma a cui spesso e volentieri partecipano personalità che non lo sono. Mentre l’età avanza, Jep entra progressivamente in crisi sentendosi sempre più estraniato dalla Roma bene. Nei suoi ricordi c’è infatti l’innocenza perduta della sua giovinezza, la stessa che nel presente continua a sfuggirgli di mano.