Stefania Sandrelli è una delle attrici più emblematiche del nostro cinema, grazie alla sua prolifica carriera e alle collaborazioni con registi del calibro di Scola, Germi, Pietrangeli e tanti altri. Proprio a lei, nel 2005, la Biennale Venezia ha assegnato il Leone d’oro alla carriera. La Sandrelli ha alle sue spalle diversi riconoscimenti, inclusi due David di Donatello su ben undici candidature: come migliore attrice protagonista per Mignon è partita (1989) e come non protagonista per L’ultimo bacio (2001). A questi va inoltre aggiunto un David alla carriera.
Vediamo ora quali sono gli 8 migliori film con Stefania Sandrelli, da quelli che l’hanno resa celebre all’inizio della sua carriera ai suoi lavori più recenti.
1. Divorzio all’italiana (1961)
Il titolo più importante della carriera della Sandrelli è sicuramente Divorzio all’italiana, capolavoro assoluto di uno dei registi più rappresentativi del nostro cinema, Pietro Germi. Per la Sandrelli non è il debutto sul grande schermo, ma è il film con cui si afferma definitivamente nel cinema italiano. All’epoca ha solo sedici anni, ma è già una di bellezza prorompente. Il suo ruolo è semplice, ma abbastanza centrale, sebbene il film sia una commedia del tutto imperniata sul punto di vista maschile, quello del personaggio interpretato da Marcello Mastroianni.
Divorzio all’italiana viene inoltre apprezzato all’estero, arrivando addirittura a ben tre candidature all’Oscar e vincendo infine la statuetta per la migliore sceneggiatura originale.
Ferdinando Cefalù detto Fefé è infelicemente sposato con Rosalia, moglie devota per la quale ha perso interesse. Nei suoi sogni erotici e romantici c’è invece Angela, una cugina sedicenne. Siamo nel 1961 e in Italia non c’è ancora alcuna legge sul divorzio (introdotta solo nel 1970), ma è ancora previsto il delitto d’onore. Per sbarazzarsi della moglie e vivere in libertà, Fefé ha quindi un piano: spingere Rosalia tra le braccia di un amante per poterli coglierli in flagrante e ucciderli.
2. C’eravamo tanto amati (1974)
Altro capolavoro del cinema italiano e fiore all’occhiello della carriera della Sandrelli. Questa volta troviamo un’attrice più matura, essendo datato a tredici anni più tardi di Divorzio all’italiana. Anche C’eravamo tanto amati è un film dal successo internazionale, tanto che per un periodo si vociferò perfino di un possibile remake americano (che fortunatamente non abbiamo avuto).
Dirige Ettore Scola su sceneggiatura di Age & Scarpelli e nel cast figurano Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefano Satta Flores, Giovanna Ralli e Aldo Fabrizi. Il risultato è strabiliante e il lungometraggio porta a casa diversi riconoscimenti, incluso un Premio César come miglior film straniero e il Grolla d’oro come migliore attrice alla stessa Sandrelli.
In C’eravamo tanto amati, l’attrice viareggina è Luciana, un’aspirante attrice, prima amata e poi respinta da Gianni, il personaggio di Gassman.
Il film racconta di un gruppo di amici formato da Gianni, Antonio e Nicola, ex partigiani. I tre condividono prima momenti incredibili insieme, poi si dividono col passare della guerra e prendono tre strade diverse: Gianni lascerà Luciana, la ragazza di cui è sinceramente innamorato, per contrarre un matrimonio di interesse con Elide, figlia di un palazzinaro. Antonio troverà lavoro come portantino in ospedale rimanendo fedele alle sue idee politiche e verrà respinto da Luciana. Infine, Nicola, il più intellettuale e inflessibile dei tre, lascerà il suo lavoro di insegnante per inserirsi nella critica cinematografica.
3. Sedotta e abbandonata (1964)
Al terzo posto troviamo la sua seconda volta in un film di Germi. Probabilmente quando si pensa al nome Stefania Sandrelli il primo titolo che viene in mente è proprio Sedotta e abbandonata. La presenza dell’attrice in entrambi i film non è casuale: Germi è arguto nel cogliere le grandi trasformazioni che di lì a poco riguarderanno l’Italia e sceglie di farlo attraverso la commedia perché è in quel momento il genere più popolare, in grado cioè di raggiungere le masse.
Con Sedotta e abbandonata Germi firma un altro capolavoro della commedia all’italiana. Questa volta l’oggetto è il matrimonio riparatore. L’aspetto più interessante riguarda la sua collocazione cronologica e la sua influenza culturale: il film è del 1964 e in qualche modo anticipa la vicenda di Franca Viola, datata ad un anno più tardi. La Sandrelli è qui ancora molto giovane e interpreta sempre il ruolo di una ragazza libera e innocente, ma vittima del potere maschile. Questa volta ha però tra le mani un personaggio più ampliato e centrale. Anche in questo caso parliamo di un film pluripremiato e il riconoscimento più importante è il Prix d’interpretation masculine a Cannes a Saro Urzì.
In una torrida estate siciliana il giovane Peppino Califano, promesso a Matilde Ascalone, desidera la futura cognata Agnese, che segretamente lo ricambia. Un pomeriggio, mentre tutti dormono, i due consumano un amplesso nel silenzio di casa Ascalone. Nei giorni successivi, però, Don Vincenzo, l’intransigente padre delle ragazze, si accorge che Agnese è rimasta incinta e intuisce l’accaduto. Pretende quindi con la forza che si celebri il matrimonio riparatore, ma Agnese non ne vuole sapere di sposare Peppino.
4. Novecento (1976)
Al quarto posto troviamo l’opera più complessa a cui abbia preso parte la Sandrelli. In realtà, era abbastanza difficile che non ci finisse, essendo un progetto che ha coinvolto praticamente il meglio del cinema italiano e non solo degli anni ’70. Oltre alla Sandrelli, il cast comprende infatti Robert De Niro, Gérard Depardieu, Burt Lancaster, Dominique Sanda, Donald Sutherland, Laura Betti, Alida Valli, Sterling Hayden e Stefania Casini. Le ore di girato sono tante e il prodotto finale si aggira attorno ai 320 minuti. Ecco perché il film è stato distribuito diviso in due parti, presentate come Novecento – Atto I e Novecento – Atto II.
Autore di questa opus magna è il maestro Bernardo Bertolucci, qui nei suoi tempi migliori. In questa infinita galleria di personaggi la Sandrelli compare verso la fine della prima metà del film nel ruolo di Anita Furlan, una maestrina socialista che diventerà partner e compagna di lotta di Olmo (Depardieu).
Novecento ripercorre circa 45 anni di storia italiana attraverso la vicenda privata di due giovani di diversa estrazione sociale: Alfredo Berlighieri, figlio di proprietari terrieri, ed Olmo, un contadino. I due ragazzi crescono insieme uniti dall’amicizia ma divisi dai ceti. Gli anni passano e la Storia si abbatte su di loro e i due si ritroveranno infine faccia a faccia su fronti opposti.
5. Il conformista (1970)
Al quinto posto c’è ancora un film di Bertolucci. Anche qui c’è un cast internazionale: la Sandrelli divide la scena con Jean-Louis Trintignant e Dominique Sanda. Si tratta di una produzione magnifica di Giovanni Bertolucci, cugino del regista, che coinvolge diversi talenti incredibili in tutti i reparti tecnici. Anche in questo caso siamo di fronte a un film universalmente riconosciuto come importante e dal successo internazionale.
L’attrice viareggina interpreta Giulia, la moglie del protagonista, un ruolo inizialmente offerto a Florinda Bolkan. Come in altri film di Bertolucci, ne Il conformista l’etica e la coscienza politica del regista trovano nel linguaggio visivo la loro forma più espressiva.
Tratto da un omonimo romanzo di Alberto Moravia, il conformista del titolo è Marcello Clerici, un uomo ossessionato dagli abusi sessuali subiti nella prima infanzia dall’autista di famiglia. È il 1938 e Marcello ha una doppia identità: rispettabile docente di filosofia e marito fedele di Giulia da un lato, mostruosa spia al servizio della polizia segreta fascista dall’altro. Proprio a lui viene affidata una pericolosa missione che lo porterà a Parigi e al centro di un dissidio interiore: uccidere Luca Quadri, pericoloso dissidente e suo ex docente di filosofia.
6. Io la conoscevo bene (1965)
Un altro ruolo importante in un lungometraggio indimenticabile diretto da un regista molto sottovalutato nel nostro cinema, Antonio Pietrangeli. C’è un’intera generazione cresciuta con questo film e con la Sandrelli in generale che è, ancora oggi, molto legata al personaggio di Adriana Astarelli. In un certo senso, potremmo dire che Blonde, l’ultimo controverso lavoro di Andrew Dominik, in qualche modo si muove sulla stessa linea.
La rilevanza di Io la conoscevo bene è da non sottovalutare. La sceneggiatura può sembrare scritta appositamente per la giovane Sandrelli, ma in realtà è più lei a farla sua. Per la parte di Adriana furono infatti in un primo momento prese in considerazione Natalie Wood, Brigitte Bardot e Silvana Mangano.
Il titolo è una specie di atto di accusa alla superficialità della Roma bene del boom economico. Di fatto nessuno dei personaggi presentati entra veramente in contatto con la giovane protagonista da poter pronunciare la frase nel titolo.
Adriana Astarelli è una giovane di umili origini della provincia di Pistoia che arriva a Roma in cerca di fortuna. Il suo obiettivo è entrare nello sfavillante mondo dello spettacolo e sulla strada incontra diversi personaggi ma nessuna connessione emotiva. Riceve diverse promesse ma nessuna viene effettivamente mantenuta.
7. La terrazza (1980)
Chiudiamo questa lista con due titoli diretti da Ettore Scola, di cui avevamo già visto C’eravamo tanto amati. Con La terrazza la carriera della Sandrelli entra in una nuova fase. Sono passati ormai vent’anni da Divorzio all’italiana ed è un attrice ancora più matura e con tantissime esperienze alle spalle.
Il ruolo che Scola le affida ne La terrazza è insieme comico e disperato. La Sandrelli è infatti Giovanna, una donna che si scontra con Mario (Vittorio Gassman) per poi iniziare con lui una relazione. La performance valse alla Sandrelli il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista.
Il film è una rappresentazione della sinistra da salotto ostentatamente intellettuale e molto lontana dalle tematiche sociali. In una terrazza romana un gruppo di amici si riunisce periodicamente e da lì dipartono cinque snodi narrativi che seguono una vicenda diversa. C’è Enrico, uno sceneggiatore a corto di idee e sull’orlo di una crisi di nervi. Segue quindi la storia di Luigi, un giornalista che cerca in tutti i modi di ricongiungersi con la sua ex moglie, donna emancipata e femminista. Il terzo personaggio è Sergio, un funzionario RAI depresso e anoressico. Poi troviamo un produttore cinematografico costretto a soddisfare le velleità artistiche della moglie. L’ultimo episodio è infine su Mario, deputato del PCI che trova in una relazione adulterina conforto per la propria crisi esistenziale e politica.
8. La famiglia (1987)
Come anticipato, l’ultimo film in questo elenco è ancora opera di Ettore Scola. Si tratta di una tappa fondamentale nell’iter del regista perché è un prodotto un po’ diverso da quelli a cui ci ha abituati, sebbene sia sempre stato forse il più sperimentale dei maestri della commedia all’italiana. Rimangono alcune situazioni prese dalla commedia e la coralità dei personaggi, ma La famiglia è un film drammatico.
La Sandrelli ha un ruolo più marginale rispetto ai personaggi interpretati da Vittorio Gassman, Massimo Dapporto e Ottavia Piccolo, ma la sua Beatrice è un’anima dolce e affettuosa, persino conciliante.
Il film è il racconto in prima persona di Carlo, un anziano borghese, che rievoca la sua saga familiare partendo dal giorno della sua nascita. Le vicende personali dei vari componenti della famiglia si intrecciano con gli eventi storici a partire dai primi del Novecento, con il passaggio generazionale e con i cambiamenti socio-culturali.