Penélope Cruz è attualmente nelle nostre sale con L’immensità, ultimo lavoro di Emanuele Crialese in cui dà una superba prova d’attrice, reggendo tutto il film sulle proprie spalle. Ne L’immensità la Cruz interpreta Clara, la madre di Adriana, una bambina che sta attraversando una crisi di identità di genere riconoscendosi come Andrea. La personalità della madre è trascinante, ma l’attrice spagnola si esibisce anche in una serie di sequenze musicali in cui impersona Raffaella Carrà e Dalida.
Celebrare un’artista sempre così attenta ai suoi personaggi è doveroso. Quindi ecco una lista dei 12 migliori film con Penélope Cruz, dalle prime esperienze come Prosciutto, prosciutto, ai più recenti come Madres paralelas.
1. Tutto su mia madre (1999)
La prima importante collaborazione con il regista Pedro Almodóvar, nonché l’inizio di un nuovo sodalizio (e a proposito: ci sarà tantissimo Almodóvar in questa lista!). Vincitore del Prix de la mise en scène al Festival di Cannes e dell’Oscar come miglior film straniero, Tutto su mia madre è un film corale che mette insieme una galleria di ritratti femminili lontani da qualsiasivoglia stereotipo di genere. Dedicato a Bette Davis, a Gena Rowlands e a Romy Schneider, il lungometraggio presenta omaggi a La sera della prima, Eva contro Eva e Un tram che si chiama desiderio.
In Tutto su mia madre la Cruz interpreta Rosa, una giovane suora missionaria sieropositiva e incinta di Lola, una transgender di cui va alla ricerca Manuela. Il viaggio di quest’ultima, vera protagonista del film, è finalizzato a notificare la morte del figlio al padre biologico (che è proprio Lola!). Tra Rosa e Manuela si instaurerà un legame tanto assurdo quanto umano e pieno di solidarietà. Il momento in cui la Cruz commuove di più è quando, consapevole della propria fine imminente, saluta il padre malato di Alzheimer che non l’ha riconosciuta.
2. Volver – Tornare (2006)
È ancora opera di Almodóvar il secondo miglior film con Penélope Cruz. Quella di Volver – Tornare è unanimemente considerata la sua migliore performance. Prima acclamata dalla critica, poi premiata con il Prix d’interprétation feminine a Cannes per tutto il cast femminile (che comprende anche Carmen Maura, Lola Dueñas, Blanca Portillo e Yohana Cobo), Penélope riceve infine la sua prima nomination all’Oscar proprio per questo ruolo.
In Volver – Tornare interpreta una madre tutta presa a coprire le tracce di un omicidio commesso dalla figlia, a gestire illegalmente un ristorante e a confrontarsi con il “fantasma” della madre. Per il ruolo di Raimunda, donna energica nella gioia e nel dolore, l’attrice si è palesemente ispirata a Sophia Loren.
3. Dolor y Gloria (2019)
Non poteva mancare tra i primi posti di questa lista quello che può essere considerato l’8 1/2 di Almodóvar. Anche questo è uno dei film di maggior successo del regista manchego e lo è sicuramente tra quelli interpretati da Penélope. Un altro titolo che ottiene un premio a Cannes (per Antonio Banderas come miglior attore) e che arriva nella cinquina dei candidati all’Oscar per il miglior film straniero.
Qui Penélope ha il volto di Jacinta Mallo, la giovane madre di Salvador. Per tutto il tempo non la vediamo mai interagire con Banderas perché lei è soltanto un ricordo d’infanzia presente nei numerosi flashback che emergono man mano che la narrazione procede. Il suo ruolo in Dolor y Gloria sembra presentare alcune analogie con quello interpretato nel sopracitato Volver – Tornare, inclusa la stessa fonte di ispirazione.
4. Madres paralelas (2021)
Ancora Almodóvar per la quarta volta consecutiva. Madres paralelas è il film (nel momento in cui scriviamo) più recente del regista e forse uno dei suoi lavori più sofisticati. Anche qui Penélope veste i panni di una madre, ma il suo personaggio presenta un profilo più moderno e aggiornato e risulta irresistibile, nonostante gli sbagli che la vediamo compiere nel corso del film. Il suo nome completo è Janis Martinez Moreno – un dichiarato omaggio alla Joplin -, è una fotografa e una donna libera, dal temperamento artistico, ma anche una fiera femminista (in una scena indossa la T-Shirt con la scritta “We Should All Be Feminists“).
In realtà, la sua performance è ancora più ambiziosa di quello che sembra. La regia di Madres paralelas sembra infatti guardare ai maestri della Nouvelle Vague e lei sposa benissimo la linea adottata da Almodóvar, alternando la naturalezza dei personaggi di Éric Rohmer all’eleganza di Delphine Seyrig in Muriel, il tempo di un ricordo (1963) di Alain Resnais. Non per niente è stata premiata a Venezia con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile.
5. Apri gli occhi (1997)
Rompiamo finalmente la linea di Almodóvar e andiamo verso un altro premio Oscar: Alejandro Amenábar. Si tratta dell’opera seconda del regista di Tesis (1995) e all’epoca Penélope Cruz è ancora un astro nascente. Alla sua uscita, Apri gli occhi viene salutato come un film sensazionale, in patria (dove superò la concorrenza di Titanic al box-office) e non solo. Si tratta infatti di un racconto sentimentale che va sempre più verso la fantascienza dai temi esistenzialisti.
Qui Penélope ha il ruolo di Sofia, personaggio che riprenderà nel 2001 in Vanilla Sky, remake americano con protagonista Tom Cruise. Si tratta di una giovane per la quale César, il protagonista, sente un’attrazione immediata. La relazione tra i due subisce una svolta nel momento in cui lui resta sfigurato in seguito ad un incidente. Pur avendo un ruolo comprimario, la Cruz tira fuori tutta l’innocenza del suo personaggio, evidenziando bene la speranza illusoria che Sofia rappresenta per César.
6. Blow (2001)
Probabilmente il film che l’ha resa più nota al grande pubblico, grazie ad una produzione made in USA e alla presenza di una star acclamata come Johnny Depp (che la Cruz ritroverà anni dopo sul set di Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare). Blow è il lavoro più famoso del regista Ted Demme, purtroppo scomparso prematuramente nel 2002. Tratto da un romanzo di Bruce Porter e ispirato alla vera storia di George Jung, il film racconta di un trafficante di droga statunitense con legami pure con Pablo Escobar.
Penélope interpreta sua moglie Mirtha, confrontandosi quindi con un personaggio reale e vivente. Anche qui è la ragazza di cui l’eroe si innamora a prima vista ma, a differenza di Sofia, Mirtha è un personaggio negativo: cocainomane e piena di rabbia, Mirtha finisce per instaurare un rapporto sempre più tossico con George. La versione che sembra raccontare la performance dell’attrice è che Mirtha, da perfetto alter ego femminile del protagonista, diventa una specie di esternazione del lato più oscuro di George.
7. Finale a sorpresa (2021)
Presentato in concorso alla 78esima Mostra d’Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Finale a sorpresa era il secondo film in lingua spagnola che vedeva protagonista Penélope durante queste edizione del festival. Si tratta di un’irresistibile commedia che visivamente è un’opera d’arte e vede l’attrice impegnata in un ruolo per lei sicuramente insolito. È diretto dagli argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat e ha per protagonisti Antonio Banderas (di nuovo con la Cruz dopo Dolor y Gloria) e Oscar Martínez (che aveva già collaborato con i due registi nel precedente Il cittadino illustre).
Finale a sorpresa, il cui titolo originale è Competencia Oficial, racconta la preparazione del film diretto da Lola Cuevas e il non semplice rapporto tra i due attori principali Félix Rivero e Iván Torres. Penélope è incredibile nel ruolo della regista e fornisce un ritratto di donna che è insieme una caricatura e un alter ego femminile di Almodóvar, aggiungendoci anche qualche tocco di sadismo. Una performance con cui finisce per rubare la scena ai suoi due partner.
8. Belle Époque (1992)
Diretto dallo spagnolo Fernando Trueba e vincitore, nel 1993, dell’Oscar come miglior film straniero, il primo in questa categoria che vedeva nel cast Penélope Cruz (pare che l’attrice porti bene ai progetti a cui prende parte!). Belle Époque racconta, in modo gioioso, gli anni che precedono la guerra civile spagnola. Non mancano quindi rimandi politici, ma il regista sceglie di relegarli sullo sfondo concentrandosi invece sulle avventure poco galanti di un insolito Don Juan.
La trama racconta infatti di Fernando, un giovane disertore rifugiato nella tenuta campestre di un anziano pittore. La famiglia è di vedute aperte e conducono con una naturalezza impressionante una vita in cui c’è ampio spazio per l’ateismo, l’omosessualità e il poliamore. Fernando è subito affascinato da questo nucleo familiare e dalle splendide quattro figlie del pittore e finirà per avere un flirt con ognuna di loro. Penélope, qui appena diciottenne, interpreta Luz, la più piccola delle quattro sorelle e l’unica che farà infine breccia nel cuore di Fernando. L’attrice è arguta nel cogliere la personalità del suo personaggio e non ha paura di esaltare il suo lato più infantile.
9. Gli abbracci spezzati (2009)
Al nono posto di questa lista troviamo un altro film di Pedro Almodóvar; forse non tra i più indimenticabili del regista, ma indubbiamente un lavoro di tutto rispetto. Questa volta Almodóvar si confronta con una trama più sentimentale, dove, pur essendoci un gioco di segreti ad incastro come in Volver – Tornare, prevale l’elemento romantico.
Gli abbracci spezzati racconta, infatti, di Mateo Blanco, un affermato regista che ha perso la vista in seguito ad un incidente e che vive confinato nel suo appartamento e nel ricordo di Lena, l’unica donna che abbia mai amato. Penélope dà corpo e voce proprio a quest’ultima, un’aspirante attrice di umili origini intrappolata in un matrimonio senza amore con un uomo gelosissimo e molto più anziano di lei.
10. Vicky Cristina Barcelona (2008)
Prima collaborazione tra Penélope Cruz e Woody Allen, per il quale tornerà a lavorare anche nel successivo To Rome with Love. Vicky Cristina Barcelona racconta il viaggio di due turiste americane in visita in terra spagnola. Qui incontrano Juan Antonio, un artista bohémien con il quale entrambe finiranno per intrecciare una relazione. Un triangolo che diventa quadrato quando si aggiunge anche María Elena (Cruz), gelosissima e instabile ex moglie di Juan Antonio.
Con questa performance, Penélope tira fuori il suo lato più folle ed edonistico, mostrandosi perfettamente a suo agio in un ruolo sensualissimo. María Elena ha un temperamento non facile, incline alla provocazione e agli scatti d’ira, ma l’attrice ne evidenzia soprattutto la sofferenza. Con questa interpretazione arriva anche l’Oscar (strameritato!) come migliore attrice non protagonista.
11. Prosciutto, prosciutto (1992)
Non poteva mancare un film divisivo nella carriera della nostra beniamina. Si tratta anche del suo debutto cinematografico, dopo le prime apparizioni in alcune serie TV spagnole. Diretto dal regista Bigas Luna, Prosciutto, prosciutto si avvale di un ottimo cast italo-spagnolo che comprende Javier Bardem (futuro marito dell’attrice), Jordi Mollà, Juan Diego, Stefania Sandrelli e Anna Galiena.
Il film è un interessante mix di generi che vanno dal dramma farsesco alla commedia erotica fino alla tragedia, il tutto unito alla stereotipizzazione dei personaggi e un insolito simbolismo. Al centro della vicenda c’è l’amore impossibile tra Silvia e José Luis, lei povera, lui figlio di industriali. La madre di lei ingaggerà Raul, un modello incaricato di sedurla, di cui la ragazza finirà per innamorarsi. Anche Silvia è un personaggio sensuale, ma l’attrice lavora soprattutto sul suo senso di solitudine. Il film vinse il Leone d’argento per la migliore regia alla Mostra di Venezia.
12. Non ti muovere (2004)
Quello in Non ti muovere è forse il suo ruolo più difficile e tormentato. Adattamento dell’omonimo romanzo Premio Strega di Margaret Mazzantini, in questo film diretto ed interpretato da Sergio Castellitto la Cruz si confronta con un personaggio che esplodeva già nelle prime pagine del libro facendo subito innamorare il lettore. Le aspettative erano, quindi, altissime.
Il film racconta una storia d’amore ruvida, sporca e disperata. Quella tra Timoteo, un chirurgo felicemente sposato, e Italia, una giovane prostituta volgarotta, sguaiata e non certo bella. Imbruttita appositamente per questo ruolo, la performance della Cruz è così memorabile che quell’anno si aggiudica il David di Donatello come migliore attrice protagonista.