Passano gli anni, ma Nicole Kidman rimane una delle punte di diamante di Hollywood. Proprio l’anno scorso era candidata all’Oscar per la sua performance in A proposito dei Ricardo (Being the Ricardos) di Aaron Sorkin e qualche mese dopo l’abbiamo vista in The Northman di Robert Eggers. Quest’anno sarà invece in Aquaman and the Lost Kingdom.
Fin dagli inizi della sua carriera, l’attrice australiana si è fatta notare per la sua angelica bellezza e per il piglio professionale con cui affronta i suoi personaggi. Nel curriculum ha molti lungometraggi dimenticabili o non riusciti, eppure anche questi meritano la visione per il suo modo di recitare. Sicuramente è un’attrice che bada più ai ruoli e a quello che lei può dare che ai progetti nell’insieme. Proprio questa sua caratteristica l’ha portata a scegliersi i copioni più ambiziosi e riusciti, senza disdegnare nemmeno le mini-serie TV (Big Little Lies – Piccole grandi bugie e The Undoing – Le verità non dette).
Vediamo quindi quali sono i dieci migliori film da Nicole Kidman, dalle pellicole degli esordi a quelle più recenti.
1. Eyes Wide Shut (1999)
Inutile dirlo: al primo posto non poteva che esserci Eyes Wide Shut, ennesimo capolavoro del maestro Stanley Kubrick e suo testamento. La ricorderemo soprattutto per l’indimenticabile battuta finale che, al di là della provocazione e dello strappare un sorriso, dà proprio senso a quello che abbiamo visto fino a quel momento.
Eyes Wide Shut è sofferto e difficile, lungo 159 minuti e girato quando era ancora sposata con Tom Cruise, suo partner nel film. Si dice che per la coppia la rottura sia iniziata proprio sul set di Eyes Wide Shut, un lavoro che sicuramente costringe a guardarsi dentro.
Il titolo è un gioco di parole che viene dall’originale espressione inglese “eyes wide open”, traducibile come “occhi ben aperti”. Eyes Wide Shut può essere invece inteso come il suo contrario “occhi belli chiusi”. Il film è un libero adattamento di Doppio sogno, romanzo di Arthur Schitzler che fece scalpore nel 1926.
La Kidman è Alice, sensualissima e disinibita moglie del dottor Bill Hartford, vero protagonista. I due formano una coppia agiata e felice. Una sera, ospiti ad una festa, vengono momentaneamente separati e ricevono entrambi delle avances. Tornati a casa, commentano l’accaduto e hanno opinioni discordanti: lui è ingenuamente convinto che non ci sia tensione sessuale in molte situazioni che vive; lei, più onesta, invece sostiene che anche le fantasie abbiano una loro importanza. Turbato da questo confronto, per Bill inizierà un girovagare notturno che diverrà metafora dell’esplorazione del suo lato pulsionale.
2. Dogville (2003)
Secondo posto per un film impegnativo quanto Eyes Wide Shut e con molti elementi in comune. Hanno innanzitutto entrambi avuto un forte impatto sulla settima arte, divisivi all’uscita e tutti e due espressione più manifesta della personalità artistica dei rispettivi registi. In questo caso dietro la macchina da presa c’è il controverso Lars von Trier, un’esperienza che ha molto turbato l’attrice australiana.
Pur non essendo direttamente inseribile nella corrente chiamata Dogma 95, Dogville conserva ancora alcune sue caratteristiche: le scenografie non sono che linee di gesso tracciate sul pavimento, le riprese sono effettuate direttamente in location e in generale non ci sono orpelli.
Dogville è una cittadina immaginaria che diventa espressione dell’intera umanità ritratta nella sua nuda e feroce crudezza. Qui è dove finisce Grace, una misteriosa donna in fuga dai gangster. Gli abitanti la accolgono inizialmente con freddezza e diffidenza. Tuttavia, il giovane Tom, guida spirituale del villaggio, perora la causa della fuggitiva con l’intenzione di un riarmamento morale per la comunità. Si arriva quindi ad un accordo: Grace resterà in prova per due settimane guadagnandosi la fiducia dei cittadini e svolgendo dei piccoli lavoretti per loro. Sarà l’inizio di un incubo: costretta a fare la schiava e a subire molestie sessuali e altre forme di crudeltà, Grace compirà infine la sua vendetta.
“Se c’è un paese senza il quale il mondo vivrebbe meglio è proprio Dogville”.
3. The Others (2001)
Al terzo posto troviamo la sua partecipazione a una co-produzione di Spagna, Stati Uniti, Francia e Italia. Sicuramente una delle sue interpretazioni più memorabili: un’altra protagonista di nome Grace, la prima di una lunga serie (Dogville è cronologicamente successivo). Questa volta la vediamo in una veste più algida e attenta al controllo. Unica star del film, la Kidman interpreta una madre d’altri tempi, una donna che non conosce altra verità se non quella della Bibbia.
The Others è insieme thriller e horror ed è diretto dallo spagnolo Alejandro Amenábar, autore di Apri gli occhi e qualche anno più tardi di Mare dentro (Oscar per il miglior film straniero).
L’azione inizia nel 1945 sullo sfondo della spettrale isola di Jersey. La guerra mondiale è ormai alla fine e una donna attende il ritorno del marito. Con lei ci sono i figli Anne e Nicholas, due bambini vivaci che cresce con gli insegnamenti delle Sacre Scritture. I suoi figli soffrono inoltre di una rara malattia: sono fotosensibili, pertanto tutte le stanze sono oscurate e “nessuna porta deve essere aperta se l’ultima non è stata chiusa”. Questo è quello che spiega a tre misteriosi domestici che si presentano al suo cospetto per dare una mano in casa. Il loro arrivo coinciderà con il verificarsi di alcuni eventi inspiegabili che sembrerebbero tradire una sinistra presenza nella villa.
4. Il sacrificio del cervo sacro (2017)
Tra i suoi film più recenti troviamo un altro progetto ambizioso, nonché – anche questo – un prodotto molto difficile e che scava nella psiche umana. Qui l’horror incontra la tragedia greca e, piuttosto che essere giocata su presenze paranormali, la paura risiede in un costante senso di minaccia che aleggia sui protagonisti. La forma distorce il nostro sguardo e perfino una sequenza in cui Barry Keoghan mangia degli spaghetti è in grado di spaventarci.
La regia è opera del greco Yorgos Lanthimos che, insieme al suo collaboratore Efthymis Filippou, con questo film vince il Prix du scénario a Cannes. La Kidman è Anna Murphy, una donna suo malgrado coinvolta in un piano malvagio di cui la principale vittima è suo marito Steven, interpretato da un Colin Farrell in ottima forma.
Steve Murphy è uno stimato chirurgo che conduce un’esistenza tranquilla con sua moglie Anna, un’oftalmologa, e i loro due figli, Kim e Bob. Le sue giornate sono scandite anche dagli incontri con Martin, un ragazzo che ha preso sotto la sua ala per aiutarlo ad elaborare il lutto del padre. Proprio quando quest’ultimo inizia ad avere più familiarità con la famiglia Murphy, chiede a Steve di parlargli in privato. Al medico Martin rivela di essere il figlio di un uomo morto a causa di un’operazione fallita che è stato lo stesso Steve ad eseguire. Per pareggiare i conti, c’è solo un’opzione: Steve deve uccidere un suo familiare, altrimenti moriranno tutti e tre.
5. Da morire (1995)
Altro ruolo iconico per la Kidman, questa volta agli inizi della sua carriera. Anche qui la dirige un autore piutosto importante, Gus Van Sant. Nel cast con lei ci sono due giovanissimi Matt Dillon e Joaquin Phoenix.
Da morire è un ritratto della mitomania e della società dell’apparire, riassunto proprio nel personaggio interpretato dalla Kidman (un ruolo, tra l’altro, inizialmente destinato a Meg Ryan). La chiave adottata è un mix di dramma e noir. Van Sant, come suo solito, sdogana un po’ alcuni tabù e per essere un film del 1995 è sicuramente molto avanti nei tempi.
Suzanne Stone è bella da morire, ma narcisista, distaccata ed incline ai falsi sorrisi. Ossessionata dalla fama, aspira a diventare una giornalista TV e sembra disposta a qualunque cosa. Corteggiata da Larry Maretto, accetta di sposarlo solo per garantirsi una stabilità economica che le permetterà di inseguire liberamente il suo sogno. Proprio mentre la carriera di Suzanne decolla, Larry inizia ad esserle d’intralcio. Decisa a sbarazzarsene, seduce Jimmy Emmett, un giovane studente minorenne, perché esegua materialmente l’omicidio.
6. Moulin Rouge! (2001)
Con Moulin Rouge! arriva per la Kidman la sua prima nomination all’Oscar, poi andato ad Halle Berry per Monster’s Ball – L’ombra della vita.
Il film diretto da Baz Lurhman in comune con il suo omonimo del 1952 ha però solo il titolo. Il Moulin Rouge di John Huston era infatti un biopic sul pittore Henri de Toulouse-Lautrec. Lurhman invece prende la celebre attrazione di Parigi, ambienta l’azione alle soglie del ‘900, e ci mette nel mezzo un libero adattamento de La traviata. Non è la prima volta che il regista prende un grande classico e ne fa una rivisitazione pop: era già successo nel 1996 con Romeo + Giulietta di William Shakespeare. Il personaggio di Lautrec è tuttavia presente, sebbene in forma più marginale, e interpretato da John Leguizamo.
In Moulin Rouge la Kiddman sfoggia una performance multiforme: la sua Satine è insieme erotica e ammaliante, irresistibilmente comica e nel profondo drammatica. In più, l’alchimia con Ewan McGregor, il co-protagonista maschile, è incredibile. Il 2001 poi era anche l’anno del summenzionato The Others. L’attrice aveva quindi ben due assi nella manica per finire nella cinquina degli Oscar.
Nel 1899 il romantico e squattrinato scrittore Christian arriva a Parigi in cerca di fortuna. Qui entra a far parte della compagnia di artisti bohémien capitanata da Lautrec. Al giovane viene affidato un difficile compito: presentare il progetto per uno spettacolo teatrale a Satine, la stella del Moulin Rouge, che si prostituisce nelle sue stanze. Complice uno scambio di persona, tra i due è amore a prima vista. Satine è però promessa al duca di Monroth, dal quale dipende il futuro del Moulin Rouge, e affetta da un male incurabile.
7. The Hours (2002)
Seconda nomination all’Oscar e prima statuetta vinta. Per la serie: la seconda volta è quella buona. Forse quella in The Hours non è la sua migliore performance in assoluto, ma è sicuramente molto fedele al suo personaggio.
Il film, basato su un romanzo premio Pulitzer di Michael Cunnigham, è diretto da Stephen Daldry ed è incentrato su ben tre meravigliose attrici: Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore. Completano il cast Ed Harris, Toni Collette, Claire Danes, Jeff Daniels, Stephen Dillane, Allison Janney, John C. Reilly e Miranda Richardson.
Nicole Kidman è qui resa irriconoscibile da un pesante ma non invasivo trucco di scena ed interpreta Virginia Woolf durante i suoi ultimi giorni di vita.
The Hours è ambientato in tre epoche diverse e racconta le vicende ordinarie di altrettanti personaggi femminili che, apparentemente, non sembrerebbero avere niente in comune. Nel 1923 a Richmond la celebre scrittrice Virginia Woolf sta facendo i conti con il proprio bipolarismo che la porta ad isolarsi e a deteriorare il rapporto con il marito. Proprio nello stesso periodo lavora al suo romanzo più famoso: La signora Dalloway. Nella Los Angeles del 1951, Laura Brown è una casalinga infelice e oppressa dai doveri coniugali. La sua unica via di fuga è la lettura del romanzo di Virginia Woolf, La signora Dalloway, che la coinvolge così tanto da spingerla ad una fuga. Nel 2001 a New York Clarissa Vaughan è chiamata da tutti “Mrs. Dalloway” e sta assistendo Richard, un suo caro amico malato di AIDS e ormai prossimo alla fine.
8. Ritratto di signora (1996)
Con Ritratto di signora entriamo in un terreno ancora più sofisticato. Il film ha un’estetica cupa e quasi sbiadita, come alludendo ad un tempo imperfetto e che non c’è più. È diretto dalla neozelandese Jane Campion, resa popolare soprattutto da Lezioni di piano, ed è tratto da un romanzo di Henry James.
La Kidman indossa gli abiti di Isabel Archer, una giovane americana estraniata dalla sua epoca e al centro di sotterfugi. La fotografia di Stuart Dryburgh accarezza il suo volto ed evidenzia la sua presenza scenica mostrandoci ogni immagine della Kidman come se fosse un olio su tela.
Nell’Inghilterra della seconda metà dell’800, una giovane americana di nome Isabel Archer si trova in viaggio insieme ad una ricca zia. Isabel ha una personalità anticonformista e, orgogliosa della propria condizione di donna emancipata, rifiuta l’idea di un matrimonio di interesse e senza amore. Per questo respinge tutti i pretendenti, si scontra con la mentalità chiusa dei londinesi e si sposta presto a Firenze. Tuttavia, vittima dei raggiri di Madame Merle, finisce per sposare Gilbert Osmond, un uomo opportunista ed interessato solo al suo patrimonio.
9. The Northman (2022)
Tra i migliori film interpretati dalla Kidman c’è anche un lungometraggio uscito proprio quest’anno. È diretto da Robert Eggers, un autore interessante che ci ha già stupiti con i suoi primi lavori, The Witch e The Lighthouse. Curiosamente Eggers questa volta non ha più tra le mani un horror, ma un difficile dramma storico che lui vede pervaso di atmosfere sinistre.
La Kidman in The Northman stupisce tutti con il ruolo della regina Gudrún, una donna prigioniera delle sue brame di potere e incapace di amare il suo stesso figlio. Si tratta di fatto di una versione più arcaica e mitizzata della Gertrude narrata nell’Amleto di Shakespeare. Il complesso edipico ci appare qui più manifesto.
The Northman si basa su un episodio pubblicato nell’antica raccolta intitolata Gesta Danorum e attribuita a Saxo Gramaticus. Nella Norvegia del 895, il re reggente Aruvandill è spodestato da suo fratello Fjölnir e dalla regina consorte Gudrún. In quanto legittimo erede al trono, il giovane principe Amleth deve essere eliminato. Il ragazzo però riesce a difendersi e a fuggire dalla sua terra natale. Sarà l’inizio di un viaggio che lo porterà, anni più tardi, a vendicare il padre Aruvandill.
10. The Interpreter (2005)
L’ultimo lungometraggio di questa lista è un titolo oggi forse dimenticato, ma sempre molto valido. The Interpreter non avrà le alte ambizioni dei progetti finora visti, ma come thriller è ottimo e lo dirige un altro importante regista: Sydney Pollack, premio Oscar per La mia Africa e attore sul set di Eyes Wide Shut insieme a Nicole Kidman.
Il ruolo interpretato dall’attrice australiana è poi abbastanza difficile, essendo un personaggio al centro di una cospirazione internazionale e di sentimenti contrastanti. La Kidman ha il pregio di recitare in perfetta sintonia con Sean Penn, l’altro protagonista.
Cresciuta nel continente africano, Silvia Broome è un’interprete al servizio delle Nazioni Unite. Un giorno, capta per caso una conversazione in cui si accenna ad un complotto per uccidere Edmond Zuwanie, presidente della Repubblica Democratica del Matobo, che è de facto una dittatura militare. Poiché a conoscenza di informazioni pericolose, da quel momento Silvia è in pericolo e viene scortata da due agenti dei servizi segreti USA, Tobin Keller e Dot Woods. Ma chi è veramente Silvia?