J.J. Abrams, dopo Christopher Nolan, è forse il nome più vicino all’essere sinonimo di grande evento cinematografico mainstream. Pupillo di Steven Spielberg, Abrams è un regista-sceneggiatore cinquantaquattrenne con la visionarietà di un giovane nerd: dopo aver contribuito a riconfigurare il linguaggio delle serie tv con gli innovativi Lost e Alias, si è fatto largo tra le fila di Hollywood a suon di sceneggiature e fantasmagoriche produzioni ad alto budget. Produttore dall’ottimo fiuto del notevole Cloverfield ha poi imbracciato la macchina da presa con esiti a dir poco controversi.
Certamente le critiche non sono mancate, ma è innegabile che J.J. Abrams sia un equivalente moderno di Re Mida, in grado di trasformare in oro ciò che tocca. A lui si deve infatti il rinverdimento di franchise reputati morti e tornati a splendere anche più di quanto avessero fatto con i rispettivi capostipiti. Abbiamo scelto i migliori film di J.J. Abrams per ripercorrere la carriera registica di questo talento.
5. Star Wars: Il risveglio della forza (2015)
Sotto l’egida della Disney, Star Wars: Il risveglio della forza riavvia la saga più famosa della storia del cinema e la riporta nell’Olimpo dei grandi successi commerciali, a nove anni dalla tiepida accoglienza della trilogia prequel targata George Lucas. Al quinto lungometraggio di J.J. Abrams si può rimproverare tante cose, dalla trama che ricalca pedissequamente Una nuova speranza allo bandierato fan service, ma è impossibile non provare anche solo un pochino di euforia quando si fanno largo le trionfali fanfare di John Williams durante i titoli di testa. Abrams conduce la corazzata lucasiana con sicurezza e gusto per la spettacolarità, riporta in auge alcuni vecchi personaggi e ne presenta di nuovi e accattivanti, come il coraggioso pilota Poe (Oscar Isaac), l’eroico Finn (John Boyega) che rompe definitivamente lo stereotipo dello Stormtrooper o il cattivissimo Kylo Ren (Adam Driver). Una sorta di fan-fiction nostalgica e miliardaria, insomma, di quelle divertenti e fatte con il cuore.
4. Mission: Impossible III (2006)
Malgrado la notorietà, la saga di Mission: Impossible non ha avuto vita facile. Il secondo capitolo targato John Woo aveva fatto storcere più di qualche naso, e il brand necessitava di nuova credibilità presso la critica. Paramount Pictures decise di giocarsi il tutto per tutto, concedendosi un solo azzardo: affidare la regia a J.J. Abrams, al suo esordio dietro la macchina da presa. La scommessa può dirsi vinta, perché il terzo capitolo della serie action con Tom Cruise è un azzeccato mix di spionaggio, controspionaggio, ironia, zuffe ed esplosioni narrate con il dovuto ritmo al cardiopalma. A partire da questo capitolo, si inizia a respirare un’avvincente aria di collettività che sposta il focus dal singolo Cruise ai simpatici membri della sua squadra. Il cast è straordinario e, oltre a Philip Seymour Hoffman nei panni di un irresistibile villain, possiamo menzionare i talenti di Simon Pegg, Michelle Monaghan e un giovanissimo Aaron Paul, prima di essere scelto da Vince Gilligan e diventare la star di Breaking Bad.
3. Star Trek (2009)
Tralasciando lo zoccolo duro dei trekkies di lunga data, agli inizi degli anni Duemila il franchise di Star Trek non suscitava più l’entusiasmo dei suoi inizi. Ancora una volta fu proprio J.J. Abrams a rimpolpare il tutto, quando nel 2009 scrisse e diresse un reboot della serie con nuovi volti per i suoi personaggi storici. Questo stratagemma ha permesso a schiere di nuovi fan di avvicinarsi all’immaginario dell’Enterprise e di godere di un pirotecnico spettacolo non privo di emotività. L’intrattenimento viene esaltato dalla magnificenza delle scene di battaglia (epiche in maniera mai ridondante) e dal perfetto equilibrio di un’atmosfera fruibile anche ai non appassionati. Rispetto a Il risveglio della forza, il fan service è molto più sottile e tendente al mero ammiccamento, lasciando spazio a una costruzione dei personaggi approfondita, pregna di ironia e godibile per l’intelligenza con cui vengono messi in scena le interazioni. I protagonisti, in special modo Zachary Quinto, reggono ottimamente la pesante eredità di questo colosso della fantascienza tout court. Nel cast figurano pure Eric Bana, Chris Hemsworth e Winona Ryder.
2. Super 8 (2011)
Allontanatosi momentaneamente dai franchise, J.J. Abrams si è approcciato a un soggetto originale. La fonte d’ispirazione di Super 8 è l’ormai classico E.T. (non a caso proprio Steven Spielberg figura tra i produttori) e la trama verte su un gruppo di ragazzini che vogliono girare un film su un’invasione aliena. Dall’animo vintage ma girato coi mezzi faraonici dei nostri giorni, Super 8 trasuda anni Ottanta da tutti i pori, soprattutto nelle soluzioni visive che fanno sospirare la presenza delle creature aliene. Abrams abbandona i suoi caratteristici virtuosismi post-moderni, mentre gli stessi effetti speciali non sono mai invasivi. L’intensità impressa nelle scene d’azione regala un intrattenimento di alto livello, con almeno un momento di altissimo cinema, quello dell’incidente ferroviario. Tuttavia la vera ossatura del film è il suo cast giovane, probabilmente il migliore mai visto dai tempi dei Goonies. Ogni personaggio è curato con sensibilità nel suo iter, culminando in un epilogo davvero carico di forza immaginifica e genuino stupore. Tributo al grande cinema per ragazzi di una volta, se ce n’è uno, Super 8 è senza dubbio tra i più imperdibili.
1. Star Trek: Into Darkness (2013)
La prima incursione di J.J. Abrams nell’operazione del sequel coincide pure con il suo film migliore. Star Trek: Into Darkness è un viaggio epico, esaltante, dall’azione abbondante e supportato ancora una volta da una sceneggiatura attenta al disegno dei protagonisti. I puristi hanno lamentato il suo essere un sostanziale remake di Star Trek II: L’ira di Khan, aspetto che però nulla toglie al coinvolgimento emozionale e allo spirito d’avventura. Il cast che si era fatto amare nel film del 2009 torna a riconfermare un’intesa ormai perfezionata, ma la vera chicca di lusso è il villain di Benedict Cumberbatch. L’interprete inglese ruba la scena a tutti con un immane carisma luciferino, trasformando il film in una spericolata caccia all’uomo da bersi tutta d’un fiato. Il DNA del creatore di Lost e Alias, inoltre, garantisce un corposo numero di colpi di scena dosati con arguzia e senso per la tensione. La fotografia abbacinante e piena di lens flare contrasta magnificamente con l’oscurità evocata dal titolo, annidata nell’animo dei protagonisti e pronta a emergere quando costretta da circostanze estreme. Difficile fare di più e di meglio.