Cinefili amanti della montagna? Questo è l’articolo che fa per voi! Complice il recente successo de Le otto montagne, diretto da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, ci siamo chiesti quanto è presente la montagna al cinema. Ci vengono in mente altri due esempi, entrambi italiani: Quando la notte di Cristina Comencini e Il buco di Michelangelo Frammartino. In realtà, se ci pensiamo bene la montagna ha assunto diversi significati nella settima arte. Ad esempio ne La tigre e il dragone il monte Wudang è un posto leggendario, dove si può apprendere l’arte del combattimento e il lancio nel vuoto consente di esaudire i desideri.
Sul ruolo della montagna nella settima arte, e in particolare nel cinema italiano, esistono diverse monografie, inclusi i quaderni della Cineteca Nazionale. Trattare un argomento così vasto è un’impresa ardua, per cui restringeremo il campo e ci conentreremo su dieci titoli in cui l’ambientazione montanara è particolarmente importante. Ecco quindi i migliori film sulla montagna da vedere assolutamente.
1. Free Solo – Sfida estrema (2018)
Il migliore mai realizzato è sicuramente Free Solo – Sfida estrema, documentario del National Geographic premiato con l’Oscar. Il film è diretto a quattro mani da Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi. Si tratta di un lavoro di non semplice realizzazione e per l’occasione i due registi hanno dovuto a loro volta arrampicarsi per portare l’inquadratura al passo con Alex Honnold. L’arrampicatore statunitense è infatti l’oggetto del racconto del loro documentario. Il film è stato un successo e nel suo genere ha superato l’intramontabile Una scomoda verità, che nel 2006 ha trattato il difficile tema del riscaldamento globale.
Alex Honnold è un arrampicatore noto per due discipline particolarmente difficili. La prima è l’arrampicata di velocità, la seconda è il free solo, ovvero una pratica in cui l’arrampicatore rinuncia a imbragature, corde e altre forme di protezione. Praticamente Honnold scala le pareti rocciose a mani nude. Il film è il racconto di questa disciplina sportiva e per l’occasione Honnold sceglie di scalare la parete di El Capitan, montagna alta 2.307 metri che si trova nel Parco Nazionale di Yosemite.
2. La montagna sacra (1973)
La montagna è centrale anche in un cult sci-fi degli anni ’70. Il film si intitola La montagna sacra ed è diretto da Alejandro Jodorowsky. La montagna è presente fin dal titolo, ma qui assume un significato diverso, persino filosofico. In effetti l’opera di Jodorowsky, che è un artista poliedrico, è caratterizzata dal fatto che il messaggio e la forma siano più importanti della narrazione. La montagna sacra, suo terzo lungometraggio, non fa eccezione a questa regola e il regista ne è anche scenografo, costumista, attore e compositore. La montagna del titolo è quindi vista sotto la luce di una chiave simbolica e il film si presenta fortemente influenzato dall’avanguardia e dal cinema underground.
Un ladro simile ad un moderno Gesù Cristo vaga come in un lungo pellegrinaggio ed è protagonista di una serie disavventure religiose. Durante il suo girovagare, finisce ad un certo punto in cima ad una torre. Il protagonista scopre che all’interno si cela il laboratorio di un misterioso alchimista. Proprio quest’ultimo lo accoglie nella sua dimora e lo mette al cospetto delle sette persone più potenti della Terra. Al Gesù Cristo viene affidata una missione che dovrà compiere con l’aiuto di questi sette aiutanti: arrivare in cima alla leggendaria Montagna Sacra, dove si dice che si celi il segreto dell’immortalità.
3. Banditi a Orgosolo (1961)
Un film di ambientazione montanara è Banditi a Orgosolo, un grande classico del cinema italiano. Il lungometraggio segna l’esordio di Vittorio De Seta, che aveva precedentemente diretto una serie di cortometraggi dedicati all’osservazione delle genti che vivono di agricoltura, di allevamento o di pesca. Il film fu preceduto proprio da due corti girati negli stessi luoghi: Un giorno in Barbagia e Pastori a Orgosolo. È girato secondo gli schemi del neorealismo italiano e il cast è formato da attori non professionisti. Più che essere un film sulla montagna, Banditi a Orgosolo ritrae tutta la realtà circostante e lega la mentalità dei suoi abitanti al modo in cui ci appare l’ambiente montanaro: selvaggio e spigoloso. Il lungometraggio fu presentato in concorso a Venezia, dove vinse il Premio Opera Prima.
Michele Iossu, un umile pastore, finisce nei guai nel momento in cui i carabinieri di Orgosolo si mettono sulle tracce di una banda di ladri di maiali. Avendo trovato nel suo ovile una carcassa di maiale, perlustrano il suo territorio trovandosi effettivamente faccia a faccia con i latitanti. Ne segue uno scontro a fuoco durante il quale Michele, per non perdere il suo gregge, decide di darsi alla fuga. A quel punto Michele si trova nei guai con la legge, ma grazie all’aiuto dei suoi compaesani si rifugia sulle montagne in Barbagia.
4. I segreti di Brokeback Mountain (2005)
Un popolare film montanaro è I segreti di Brokeback Mountain. Il lungometraggio è diretto da Ang Lee, lo stesso regista che nel precedente La tigre e il dragone aveva affidato al monte Wudang un ruolo simbolico. Questo nuovo lavoro, che è una produzione statunitense, prende invece le mosse dal romanzo breve di Annie Proulx Gente del Wyoming. In entrambi i casi i monti sono protagonisti insieme ai due cowboy innamorati Jack ed Ennis. Il film ha vinto il Leone d’oro per il miglior film a Venezia e l’Oscar per la migliore regia.
Wyoming, 1963. Due giovani uomini si incontrano ad un colloquio di lavoro per un impiego stagionale. Ricevono l’incarico di pascolare il gregge tra i monti di Brokeback Mountain. Il primo è l’estroverso e dinamico Jack Twist, l’altro è il solitario e taciturno Ennis Del Mar. Nei giorni che passano insieme iniziano un po’ alla volta ad aprirsi l’uno con l’altro finché non scoppia la passione, ma è una storia senza futuro. Così, terminata la stagione, i due si salutano. Quando, tempo dopo, Jack fa visita ad Ennis, basta uno sguardo ed entrambi capiscono che tra loro non è finita. I due si troveranno periodicamente proprio a Brokeback Mountain.
5. Le otto montagne (2022)
Merita un posto in questa classifica anche Le otto montagne, che abbiamo già menzionato nell’intro di questo articolo. Come abbiamo detto, il film è diretto da Felix van Groeningen, regista di Alabama Monroe – Una storia d’amore, e Charlotte Vandermeersch, che ha collaborato alla sceneggiatura dello stesso precedente film del regista belga. Il lungometraggio ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes in ex aequo con EO di Jerzy Skolimowski. In produzione ci sono tre paesi: Belgio, Italia e Francia. All’origine c’è un omonimo romanzo Premio Strega di Paolo Cognetti e ne sono protagonisti Alessandro Borghi e Luca Marinelli.
Quando ha dodici anni, Pietro Guasti trascorre le vacanze estive con la madre tra i monti della Valle d’Aosta. Qui stringe amicizia con il coetaneo Bruno ed entrambi i ragazzini entrano in contatto con l’ambiente montanaro che li circonda. Quei luoghi diventano anche teatro di sofferenza, soprattutto per Bruno. Passano gli anni e le loro vite prendono strade diverse, nonostante il destino li faccia talvolta incrociare. Tutto cambia quando un evento luttuoso li costringerà a fare i conti con il passato e con una verità a lungo taciuta.
6. Corvo rosso non avrai il mio scalpo! (1972)
Uno dei generi in cui la montagna ha spesso e volentieri un ruolo chiave è sicuramente il western. Lo abbiamo già visto con I segreti di Brokeback Mountain, che pur essendo un dramma a tematica gay, usa l’estetica tipica del western. In questo genere un film in cui il ruolo della montagna diventa particolarmente centrale è Corvo rosso non avrai il mio scalpo! Il lungometraggio è diretto da Sydney Pollack ed è un grande classico degli anni ’70. Il volto di Robert Redford nei panni di Jeremiah Johnson si è imposto come simbolo di questo incredibile mix di western e avventura. Il soggetto è frutto di due diversi romanzi che presentano gli elementi essenziali adattati da Pollack.
Siamo nell’800 e l’enigmatico Jeremiah Johnson è veterano di guerra. Stanco della società, decide di rifugiarsi sulle Montagne Rocciose. Qui intende costruirsi una vita selvaggia e dedita al procacciarsi in prima persona ciò di cui ha bisogno, a cominciare dal cibo. Ovviamente l’esperimento non è semplice e Johnson si trova a ripartire da zero e imparare praticamente tutto quello che rende possibile questo stile di vita. Il suo carattere chiuso e ostile si dimostrerà sorprendentemente identico a quello di altri personaggi con cui entrerà in contatto.
7. La vetta degli dei (2021)
Un film d’animazione dedicato alle montagne è La vetta degli dei, diretto da Jirō Taniguchi e Baku Yumemakura. Nonostante la nazionalità giapponese dei due registi, il lungometraggio è invece una produzione di Francia e Lussemburgo. La vetta degli dei prende le mosse da un manga di Taniguchi, che è stato successivamente trasformato in un romanzo da Yumemakura.
Protagonista è il fotoreporter e alpinista Fukamachi Makoto, di ritorno da una spedizione sull’Himalaya. L’uomo viene avvicinato da un nepalese che vuole vendergli la macchina fotografica di George Mallory. In un primo momento Fukamachi si convince che il venditore voglia imbrogliarlo, tuttavia assiste ad un’aggressione nei suoi confronti che lo fa ricredere. Fukamachi riconosce nell’aggressore Habu Joji, uno scalatore giapponese dato per disperso. Da quel momento inizia ad indagare sul passato di quest’ultimo personaggio alla ricerca della verità.
8. Il vento fa il suo giro (2005)
Un regista italiano che ha sempre gettato il suo sguardo sugli ambienti naturali, siano luoghi campestri o di montagna, è il bolognese Giorgio Diritti. Proprio quest’ultimo può essere considerato insieme a Michelangelo Frammartino un erede della scuola di De Seta, visto che il suo cinema presenta diversi elementi in comune con quelli del grande maestro. Alla montagna è dedicato il suo lungometraggio d’esordio, Il vento fa il suo giro, basato su una storia realmente accaduta ad Ostana. Il film, ambientato nella Valle Maira, è recitato in tre lingue diverse: italiano, francese e occitano.
Philippe è un pastore francese alla ricerca di una nuova sistemazione per la sua famiglia, poiché sui Pirenei sta per sorgere una centrale nucleare. L’uomo finisce quindi nella Valle Maira, in un paesino abitato da soli anziani. La nuova comunità si presenta subito come chiusa e isolata e formata dai soli parlanti la lingua occitana. Per questo Philippe è inizialmente visto con diffidenza da una popolazione che non ha molta voglia di accogliere uno straniero. Tuttavia, la prospettiva di un possibile ripopolamento spinge gli abitanti a dare aiuto a Philippe. L’idillio dura poco perché basta una sola manifestata ostilità nei confronti della nuova famiglia che subito cambia l’atteggiamento degli occitani.
9. Forza maggiore (2014)
Due volte vincitore della Palma d’oro a Cannes, Ruben Östlund è noto per The Square e Triangle of Sadness. Eppure il primo lungometraggio che lo fece conoscere al pubblico è Forza maggiore, un film svedese ambientato sulle Alpi francesi. La sceneggiatura è molto interessante perché usa un solo grande evento centrale per indagare le reazioni che desta nei sopravvissuti. Forza maggiore è un dramma familiare che si consuma tra la neve e le montagne e l’iniziale chiacchiericcio cittadino dei protagonisti lascia presto il posto ad un silenzio più tipico della gente di montagna.
Tomas ed Ebba sono una coppia felicemente sposata che decide di trascorrere una vacanza in un albergo sulle Alpi francesi. La coppia ha portato con sé i due bambini, Vera e Harry, e il motivo di questa vacanza è dovuto allo stress lavorativo di cui soffre Tomas. Il gruppo trascorre le prime giornate sciando sulla neve. Quando si trovano in un ristorante in terrazza, i quattro assistono ad una valanga che rischia di abbattersi su di loro. A quel punto, Tomas istintivamente abbandona la sua famiglia per mettersi disperatamente in salvo. L’evento creerà una serie di dubbi in Ebba circa la loro relazione e la coppia entrerà progressivamente in crisi.
10. Everest (2015)
Di Everest abbiamo già parlato a proposito dei film che parlano di sopravvivenza. E si tratta anche di un lungometraggio perfetto per questo discorso, visto che non solo è ambientato sulle montagne, ma ne mostra anche i pericoli. Diretto dall’islandese Baltasar Kormákur, Everest è stato il titolo d’apertura della 72esima Mostra di Venezia. Ne è protagonista la star di Donnie Darko e I segreti di Brokeback Mountain Jake Gyllenhaal. Nel cast ci sono inoltre Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Keira Knightlei, Sam Worthington, Emily Watson ed Elisabeth Debicki.
La trama riprende un evento realmente accaduto: la spedizione sull’Everest del 1996. L’esito fu disastroso e morirono ben otto scalatori. Dietro la sceneggiatura di Simon Beaufoy e William Nicholson si celano i diversi saggi scritti sull’argomento. Un gruppo formato di diverse persone intraprende la scalata dell’Everest, la vetta più alta d’Oriente e del mondo. La spedizione inizia in ritardo a causa della disorganizzazione iniziale e sorge con le prime difficoltà, tutti auspici che non fanno ben sperare. Quando i nostri iniziano a procedere, si rendono conto delle reali difficoltà dell’impresa.