Inutile negarlo: i serial killer esercitano sempre un certo fascino su di noi. Proprio qui entra in gioco il cinema, che ha sempre voluto analizzare e approfondire queste figure. Lo ha fatto nei modi più disparati e mediante generi che spaziano dal drammatico al biografico o dal thriller all’horror. Ciascun film visto su questo argomento si è caratterizzato per un approccio diverso e per mettere in primo piano un nuovo aspetto o una nuova tematica. In effetti, di esempi di serial killer, per di più famosi, il cinema ne è pieno. In questo articolo ci concentreremo però più sulla qualità dei titoli realizzati sul tema trattato.
Ecco quindi i venti migliori film sui serial killer da vedere assolutamente.
1. Il silenzio degli innocenti (1992)
Il più famoso della settima arte è sicuramente Il silenzio degli innocenti. Questo perché al suo interno sono presenti ben due serial killer, ciascuno in una veste diversa. Da un lato c’è Buffalo Bill, assassino in circolazione che sceglie giovani donne come sue vittime, lui è quello che cerca l’agente dell’FBI Clarice Starling. Dall’altro, c’è Hannibal Lecter, che con Norman Bates è uno dei serial killer più iconici di tutta la storia del cinema. Pur essendo una figura sinistra ed estremamente pericolosa, quest’ultimo si trova qui in funzione di aiutante. Il successo di Hannibal Lecter al cinema è tale che si sono realizzati diversi spin-off su di lui, sebbene Anthony Hopkins resti il più grande interprete di questo personaggio.
Dunque, Buffalo Bill, il cui vero nome è Jaime Gumb, è il nome che l’FBI ha assegnato al serial killer da cercare. Dietro alla sua figura si celano tre fonti di ispirazione, tutti personaggi realmente esistiti: Ed Gein, Ted Bundy e Gary M. Heidnik. Buffalo Bill rapisce giovani donne in sovrappeso per scuoiarle vive e fabbricare una nuova pelle per sé stesso. L’uomo è infatti affetto da una serie di problemi psicologici che lo portano a frequenti crisi di identità, giustificando nella propria mente questa dissociazione con il suo desiderio di essere donna.
Hannibal Lecter è invece uno psichiatria e criminologo ossessionato dall’antropofagia. Il numero delle sue vittime è sconosciuto, ma gliene sono state attribuite nove più due sopravvissuti. La sua voce è bassa e gelida e sembra non nutrire nessuna empatia verso i suoi interlocutori, che accoglie con uno sguardo sempre penetrante e con domande molto personali. Tuttavia, è dotato di uno spiccato intuito ed è per questo che la Starling decide di stringere con lui una strana alleanza.
2. Seven (1995)
Un film che ha sicuramente sconvolto tutti con un finale ad alta tensione è Seven. Sebbene qui venga usata una trama abbastanza classica, l’imprevisto è dietro l’angolo e alla fine emerge una prospettiva quasi filosofica. Lo stesso serial killer di turno sembra inserirsi in questa lettura, un dettaglio che rende il tutto ancora più sconvolgente. Senza contare il fatto che la narrazione gioca sulle attese dello spettatore, convincendolo inizialmente di stare guardando un film poliziesco per poi rivelarsi qualcosa di molto più profondo. La prima fugace apparizione del serial killer arriva soltanto nella seconda metà del film in quello che a prima vista sembrerebbe un cameo di Kevin Spacey, che non viene nemmeno citato nei titoli iniziali. Soltanto alla fine si rivelerà lui essere il serial killer cercato e dirà di chiamarsi John Doe.
Dunque, John Doe si consegna spontaneamente ai detective David Mills e William Somerset. I due fino a quel momento hanno cercato un serial killer che miete vittime ispirandosi ai sette peccati capitali. Al momento della consegna ne mancano ancora due: ira e invidia. Una prima particolarità di cui tenere conto è che John Doe è, nel gergo statunitense, un nomignolo che solitamente viene affibbiato a quei soggetti di cui non si conosce la vera identità. È praticamente l’equivalente americano dell’italiano “Ignoto” o “NN”. Questo perché l’identità del serial killer in Seven non è così importante, come pure la mentalità che lo porta ad uccidere.
Doe giustifica le proprie azioni incolpando l’umanità di essere corrotta dal vizio e nella sua visione pessimista non salva nessuno, nemmeno i due poliziotti o sé stesso. Il suo personaggio si rivela infine un espediente narrativo per spingere lo spettatore a chiedersi fin dove può portare il pessimismo.
3. Psyco (1960)
Il film che per decenni ha terrorizzato intere generazioni di spettatori è sicuramente Psyco del maestro Alfred Hitchcock. C’è da dire che fin dalla sua anteprima a Cannes il lungometraggio destò parecchio scalpore, un po’ per la violenza efferata che era decisamente troppo per l’epoca, un po’ perché la protagonista esce di scena a metà film. Una caratteristica, quest’ultima, che condivide anche con il contemporaneo L’avventura di Michelangelo Antonioni.
Una delle prime novità introdotte da Psyco consiste nel suo spostare l’attenzione dalla domanda “chi è l’assassino?” a “cosa accade nella mente di un serial killer?”. La colpevolezza di Norman viene infatti lasciata subito sottintendere, il mistero resta piuttosto sul suo movente. Al pari di Hannibal Lecter, anche Norman Bates è stata una figura spesso indagata. A riprova di quanto detto prima, ricordiamo che da Psyco è uscita la serie spin-off Bates Motel, dove il ruolo che fu di Anthony Perkins è interpretato da Freddie Highmore.
La figura di Norman Bates nasce dalla penna di Robert Bloch, autore di un romanzo omonimo al film, che a sua volta si ispirò alla figura di Ed Gein. L’infanzia di quest’ultimo fu caratterizzata da un attaccamento morboso alla madre, una fanatica religiosa che riversava sul figlio le proprie frustrazioni. Alcuni aspetti di Gein vengono però abbandonati nel ritratto del suo alter ego in Psyco.
Norman Bates si presenta come un ragazzo timido e insicuro, perfino premuroso, e con una strana passione per uccelli impagliati. Sua madre è onnipresente nei suoi discorsi e non si fa problemi a parlarne nemmeno in presenza di una perfetta estranea. Proprio per questo Marion Crane intuisce che c’è qualcosa che non va in lui. Il giovane soffre infatti di uno sdoppiamento della personalità che lo porta ad uccidere vestito come sua madre. Per Marion prova un desiderio carnale che deve essere represso, per questo la reazione dell’identità della madre (in realtà morta) che vive in Norman non può che essere violenta.
4. Joker (2019)
Il quarto esempio è in un film abbastanza recente ed è Joker di Todd Phillips. Seppur basato sul villain creato dai fumetti DC, questa sua nuova rappresentazione va molto lontano da quelle precedentemente viste. Sebbene il tormento interiore e la malattia mentale fossero già ben presenti nella versione fatta da Heath Ledger ne Il Cavaliere Oscuro, la performance di Joaquin Phoenix in Joker scava molto più a fondo. Il film ha la patina di un cinecomic, ma si presenta come una storia drammatica.
All’origine dei problemi di Arthur Fleck, l’uomo che diventò Joker, c’è tutta una storia di traumi emotivi, di abusi subiti nell’ambiente familiare e di figlio rifiutato dal padre e manipolato dalla madre. Il risultato è che finisce per idealizzare Murray Franklin, conduttore di un talk show che vede come una figura paterna. Questo suo malessere resta invisibile alla società americana, che nell’ottica del regista è finalizzata al solo profitto. Proprio per questo, Joker finisce per accusarla apertamente ed è proprio questa ad essere vittima della sua furia omicida. In effetti il film è un ritratto dell’America negli anni di Donald Trump. Nel momento in cui la vera natura di Arthur viene fuori, si prende atto che la follia si è insediata tra gli esseri umani e scatta l’identificazione.
5. M – Il mostro di Düsseldorf (1931)
A riprova di quanto i serial killer abbiano abitato nella celluloide fin dai primi passi del cinematografo, non poteva mancare M – Il mostro di Düsseldorf. Si tratta di uno dei primi lungometraggi in cui compare un serial killer e all’epoca spaventò i suoi spettatori. A realizzarlo è stato il tedesco Fritz Lang, uno dei registi più importanti degli anni ’20, ’30 e ’40. Dietro la vicenda narrata si celano gli omicidi commessi da Fritz Haarmann e Peter Kürten, il primo noto come “il macellaio di Hannover”, il secondo come “il vampiro di Düsseldorf”. Sia l’uno che l’altro sconvolsero la Germania di inizio ‘900 con i loro efferati delitti. Nel film di Lang i due vengono uniti nella figura di Hans Beckert, il mostro del titolo.
Hans Beckert è un serial killer che uccide delle bambine innocenti. La sua identità nel film rimane sostanzialmente avvolta nel mistero. Non è chiaro il suo movente, ma sembra intuibile che si tratti di un pedofilo, così come non viene detto quale sarà il suo destino una volta acciuffato. Peter Lorre lo interpreta magnificamente, dando voce e corpo anche ai deliri di questo personaggio, lasciando quindi intuire qualcosa di più rispetto a quanto viene detto dalla sceneggiatura. Nella visione di Lang, Beckert agisce perché incapace di intendere e volere, ma il terrore che suscita nella folla fa sì che la sua figura venga demonizzata fino al linciaggio.
6. Memorie di un assassino – Memories of Murder (2003)
Un altro grande film su un serial killer lo si deve al sudcoreano Bong Joon-ho, molto prima che dirigesse il suo lavoro più famoso e premiato con l’Oscar, Parasite. Memorie di un assassino – Memories of Murder, alla sua uscita, si fece notare in giro per i festival, ma in Italia è arrivato nelle sale soltanto in seguito al successo di Parasite. Anche in questo caso la trama si ispira ad una persona realmente esistita, Lee Chon-jae, il primo serial killer conosciuto in Corea del Sud, i cui crimini si svolsero tra il 1986 e il 1991. Ben quindici donne morirono per mano sua e i media lo soprannominarono “il killer dello Zodiaco”.
Nel film di Bong la vera identità del serial killer resta avvolta nel mistero. Di lui sappiamo soltanto che uccide giovani donne dopo averle stuprate. Tuttavia, il detective Seo Tae-yun, interpretato da Song Kang-ho, riesce ad individuare alcuni elementi comuni che ne definiscono il modus operandi: le vittime vestono di rosso, gli omicidi vengono compiuti in notti piovose e un uomo chiede alla stazione radio locale di trasmettere ogni volta la stessa canzone, come per annunciare le sue prossime intenzioni. Nonostante gli sforzi, non viene mai trovato.
7. Changeling (2008)
Changeling è un film che racconta due storie parallele che finiscono per intrecciarsi. C’è in primo piano la vicenda di Christine Collins, una giovane madre single che denuncia prima la scomparsa del figlio Walter e poi un errore nella restituzione. Non viene creduta e finisce internata in una clinica psichiatrica. Dall’altro lato, c’è invece un pericoloso serial killer che terrorizza la Los Angeles degli anni ’20 uccidendo bambini maschi innocenti. Changeling è diretto da Clint Eastwood ed è soprattutto un film sull’istinto materno, ma a suo modo è anche un film su un serial killer. Anche Changeling è tratto da una storia vera: il personaggio della Collins è realmente esistito e il killer è identificabile in Gordon Northcott. L’intera vicenda è nota come “gli omicidi del pollaio di Winneville”.
Gordon Northcott mantiene la sua identità nel film ed è interpretato da Jason Butler Harner. Quando la vicenda emerse negli anni ’20, venne appurato che Northcott era solito a violentare e uccidere i bambini a colpi di accetta con la complicità di sua madre. Quest’ultima figura in Changeling però non compare e Northcott attira le sue vittime servendosi di un cugino minorenne. È proprio quest’ultimo a confessare i crimini e ad accusarlo. Northcott appare come un individuo a prima vista ordinario. Quando però viene catturato iniziano ad emergere le sue contraddizioni e la parlata disconnessa.
8. Monsieur Verdoux (1947)
Un altro film su un serial killer è Monsieur Verdoux, realizzato dal grande Charlie Chaplin, ex star del cinema muto. Monsieur Verdoux è un lungometraggio sonoro in cui permangono gli elementi chiave del cinema di Chaplin e la commedia si fonde con il dramma e con il thriller ottenendo un effetto stridente, che sfocia decisamente verso il grottesco. Il personaggio di Henri Verdoux è ispirato a quello di Henri Landru, un pluri-omicida francese che nel 1963 sarà interpretato da Charles Denner in un film di Claude Chabrol. La versione di Chaplin è sicuramente quella più iconica.
Il vero Landru era solito a presentarsi come un distinto e agiato vedovo. Grazie ad un annuncio su un giornale, riuscì ad attirare donne ricche e sole da sedurre, che finiva per manipolare perché gli affidassero i loro beni. Raggiunto il suo scopo, se ne sbarazzava strangolandole. Dopo l’omicidio, le faceva a pezzi e le bruciava nel forno. Nella versione di Chaplin, Henri Verdoux, dopo aver perso il lavoro di bancario, inizia ad uccidere per assicurare una vita agiata ai suoi familiari. Sebbene il riferimento alla figura di Landru sia ben chiaro, quella proposta da Chaplin è più una sua caricatura.
9. Zodiac (2007)
Anni dopo Seven, David Fincher è tornato ad interessarsi alle storie di serial killer con un nuovo lavoro intitolato Zodiac. Il film vede protagonista Jake Gyllenhaal e Mark Ruffalo, rispettivamente nei panni di Robert Graysmith e Dave Toschi. Scrittore e vignettista il primo e poliziotto il secondo, entrambi gli uomini sono realmente esistiti e hanno dedicato la loro vita ad occuparsi del “Killer dello Zodiaco”. L’assassino in questione non venne mai trovato, ma di lui si sa che iniziò ad agire negli anni ’70. Le vittime furono sette, quattro uomini e tre donne, e il killer era solito ad inviare crittogrammi o messaggi cifrati alla stampa, due dei quali rimangono ancora oggi senza soluzione. Leigh Allen venne a lungo sospettato di essere il Killer dello Zodiaco, ma contro di lui non venne mai trovata alcuna prova.
Nel film di Fincher l’intera vicenda viene narrata a partire dal punto di vista delle vittime, le quali sono le sole a vedere in faccia l’assassino. Per lo spettatore il killer dello Zodiaco è invece colui che telefona alla polizia per auto-denunciarsi, senza tuttavia svelare la sua vera identità. In compenso inizia a mandare dei messaggi alla stampa contenenti i suoi vaneggiamenti e la sua firma: Zodiac. Man mano che gli omicidi proseguono, lo spettatore viene messo di fronte ad alcuni indizi, come il simbolo di un mirino sul petto. Il killer usa un’arma da fuoco ed infierisce soprattutto sulle donne, mentre lascia agli uomini più chance di sopravvivenza. In seguito, Zodiac dichiarerà di chiamarsi Sam e di compiere gli omicidi per calmare le terribili emicranie di cui soffre fin da bambino. Soltanto in un secondo momento i sospetti si concentreranno su Leigh Allen, interpretato da John Carroll Lynch.
10. Halloween – La notte delle streghe (1978)
Anche Halloween – La notte delle streghe, il cult horror che ha terrorizzato gli spettatori nel 1978 andando avanti per un’intera saga, si inserisce in questo discorso. Il serial killer in questione è rappresentato dalla figura di Michael Myers, che nel film di John Carpenter è interpretato da ben tre attori diversi corrispondenti a: da bambino, con la maschera e senza maschera. Il suo obiettivo è da sempre Laurie Stroode, interpretata da Jamie Lee Curtis, che più avanti nel franchise risulterà essere sua sorella.
Michael Myers è presentato come un bambino psicopatico già all’inizio del film, quando uccide sua sorella minore senza apparente motivo. Con il passare degli anni la sua malattia mentale peggiora e Michael diventa sempre più ossessivo e aggressivo, cosa che preoccupa il suo psichiatra, Sam Loomis. Armato di coltello, Michael è spietato e impassibile e arriva addirittura ad assumere comportamenti che non sembrano umani. Nessuno è in grado di ucciderlo ed ogni volta che sembra morto o rimane ferito resuscita sempre. La ragione per cui Michael nasconda il proprio volto dietro una maschera invece non viene rivelata.
11. American Psycho (2000)
Un altro iconico serial killer al cinema lo troviamo in American Psycho, diretto da Mary Harron. Il film è tratto da un omonimo romanzo di Bret Easton Ellis e condivide qualcosa con Seven di David Fincher. Anche in questo caso gli omicidi commessi da Patrick Bateman, come pure tutta la sua malattia mentale, non sono che espedienti cinematografici per far luce su un sottotesto ben diverso. Contrariamente a Seven, qui non siamo in una dimensione filosofica, ma piuttosto di fronte ad una critica alla società dei consumi. Il comportamento di Patrick sembra essere dettato dalla tensione repressa nell’ambiente lavorativo. Ossessionato dal carrierismo, Patrick cerca di piacere a tutti i costi e sorride ai suoi avversari professionali, incrementando nella sua mente eventuali rivalità. La sua malattia si intuisce essere ereditata dalla figura materna, che difatti vive in un sanatorio.
Patrick Bateman appare fin dall’inizio come un giovane broker ossessionato dalla cura della propria immagine. Ogni mattina si dedica ad una complicata e lunga skincare, che tuttavia non sembra lasciare in lui una sensazione di benessere. Quest’ultima tradisce invece un’eccessiva attenzione al suo apparire e quindi al giudizio degli altri. Probabilmente c’è in lui la consapevolezza di non poter realmente soddisfare queste aspettative. La sua vita è praticamente un sogno (una bella casa, un viavai di donne, ricchezza, ecc…), ma lo è soltanto per chi guarda. La paura di perdere il suo status sociale lo porta ad essere spietato con i senzatetto, che disprezza e incolpa della loro stessa condizione, e un sanguinario assassinio che sembra trovare appagamento solo negli omicidi commessi.
12. Estasi di un delitto (1955)
Altro grande film su un assassino è Estasi di un delitto, diretto dal regista spagnolo Luis Buñuel. È tratto da un romanzo di Rodolfo Usigli e racconta l’impulso omicida derivante da un’educazione cattolica. L’opera più vicina ad Estasi di un delitto è sicuramente il già citato Monsieur Verdoux, con il quale condivide l’umorismo nero. Il film di Buñuel si prende però gioco di un certo stile educativo e delle frustrazioni che ne derivano.
Il protagonista è Archibaldo de la Cruz, rampollo di una facoltosa famiglia, che da bambino viene affidato alle cure di un’austera istitutrice. Proprio quest’ultima mette in atto una vera e propria manipolazione psicologica, arrivando ad attribuire poteri malefici perfino ad innocuo carillon. Un incidente successo nella sua infanzia rafforza in lui questa convinzione. Nonostante la pulsione omicida, le sue vittime muoiono accidentalmente, ma il complesso di colpa lo spinge ad uccidere. Pur precedente al film di Hitchcock, la figura di Archibaldo, vista oggi, sembra quasi una caricatura di Norman Bates.
13. Profondo rosso (1975)
Non poteva mancare in classifica almeno un film di Dario Argento. La scelta è ricaduta su Profondo rosso, uno dei più memorabili del maestro del brivido. Il lungometraggio si pone a metà strada tra la fase del thriller L’uccello dalle piume di cristallo e quella dell’horror con il successivo Suspiria. Poiché lo scopo dell’articolo è ovviamente parlare dei film più importanti che abbiano trattato il tema dei serial killer, qui saremo costretti a fare un grosso spoiler. La precisazione ovviamente è riservata ai lettori che per caso ancora non l’abbiano visto. In Profondo rosso l’omicida rimane infatti a lungo avvolto nel mistero.
Del misterioso serial killer inizialmente sappiamo che uccide le sue vittime con i metodi più disparati. La sensitiva Helga Ulmann intuisce la sua identità, ma non fa in tempo a parlare che viene eliminata. Soltanto verso la fine del film viene svelato che il pericoloso serial killer altri non è che la madre di Carlo, un amico del protagonista Marc. Quest’ultima viene inizialmente presentata come una donna anziana affetta da demenza senile. In realtà, ella è malata di mente e, diversi anni prima, aveva ucciso il marito che voleva portarla in una clinica psichiatrica. Carlo, allora bambino, assistette impotente all’omicidio rimanendone ovviamente traumatizzato. Il timore di essere scoperta in quel momento deve averle attivato qualcosa e questo l’ha portata a uccidere ancora. Intuendone il coinvolgimento, negli anni, il figlio avrebbe coperto gli indizi che portavano a lei, pur non partecipando agli omicidi.
14. Split (2016)
Un altro grande film su un pericoloso serial killer è Split di M. Night Shyamalan. Si tratta di un lungometraggio che ha un prequel in Ubreakable – Il predestinato e un sequel in Glass, tutti diretti dallo stesso regista. L’aspetto più interessante è che qui l’identità dell’assassino viene annunciata immediatamente e non bisogna scoprire chi sia, bensì quale sia il suo dramma. Il personaggio interpretato da James McAvoy è infatti al centro della scena, che divide con la final girl di Anya Taylor-Joy.
Nel corpo di Kevin Wendell Crumb abitano ben 23 personalità differenti. La fonte di ispirazione per questo personaggio va invece ricercata in Billy Milligan, un serial killer statunitense come Kevin affetto da disturbo dissociativo dell’identità. Il suo caso ebbe una notevole importanza negli USA e la questione sollevata fu se l’uomo fosse padrone o meno delle sue stesse azioni. Il caso si concluse con risposta negativa e Milligan venne assolto.
Di Kevin sappiamo che una delle sue personalità è consapevole della propria malattia mentale ed è per questo che si affida alle cure della dottoressa Karen Fletcher. La donna riesce ad esplorare le diverse identità presenti chiedendo ad ogni seduta di parlare con una persona diversa. La sua intuizione è che Kevin sia stato in passato un bambino spaventato e che abbia quindi creato una famiglia all’interno del proprio corpo con l’intento di proteggere il vero Kevin. Una delle tante identità dell’uomo è chiamata L’Orda ed è molto temuta dalle altre. Si tratta di una creatura mostruosa, dalla forza sovrumana e capace di uccidere a sangue freddo.
15. Holy Spider (2022)
Un altro film su un omicida si trova in questi giorni nelle sale italiane ed è Holy Spider. Il lungometraggio è un thriller diretto da Ali Abbasi, regista iraniano ma naturalizzato danese e autore di Border – Creature di confine. Pur essendo ambientato in Iran, Holy Spider è una produzione di Danimarca, Svezia, Francia e Germania ed è stato girato in Giordania.
La vicenda narrata è realmente accaduta e riguarda il serial killer iraniano Saeed Hanaei. L’uomo fu responsabile degli omicidi di sedici prostitute tra il 2000 e il 2001. Teatro di questi orrori fu la città sacra di Mashhad, sulla quale sorge un importante santuario sciita. Le donne venivano strangolate da Hanaei dopo l’amplesso con il loro stesso chador, all’insaputa dei familiari dell’assassino, che al momento si trovavano fuori casa. I corpi venivano poi abbandonati in mezzo alla strada e il comportamento del killer fu paragonato dai media a quello di un ragno, da qui l’appellativo di “Spider Murders”. Il movente di Hanaei va ricercato nel fatto che l’uomo considerasse le prostitute come peccatrici di Allah, una giustificazione poi appoggiata dai gruppi fondamentalisti e militanti islamici, che lo ersero a paladino della giustizia.
16. Il mistero di Sleepy Hollow (1999)
Un elemento un po’ insolito in questa classifica è rappresentato da Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton. La vicenda narrata è tratta dal racconto di Washington Irving La leggenda di Sleepy Hollow. Proprio da quest’ultimo scritto arriverà in seguito una serie liberamente tratta. Il film è con Johnny Depp e Christina Ricci e il serial killer in questione è una creatura non umana, un misterioso cavaliere senza testa. Il mistero di Sleepy Hollow è infatti un mix di horror e fantasy con al centro una trama gialla.
Il cavaliere senza testa uccide le sue vittime decapitandole e la connessione tra i vari omicidi non viene individuata subito. La comunità newyorkese del ‘700 è piuttosto superstiziosa e si lascia facilmente suggestionare. Il panico viene presto seminato e tutti temono di essere la prossima vittima. Soltanto Ichabod Crane, un giovane agente di polizia che non crede nel soprannaturale, è convinto che la mente dietro questi omicidi sia umana. Le sue intenzioni si riveleranno fondate e Crane scoprirà una terribile storia di vendetta.
17. L’assassino di Rillington Place n. 10 (1971)
Facciamo un salto indietro nel tempo fino al 1971, anno de L’assassino di Rillington Place n. 10. Il film è diretto da Richard Fleischer e vede protagonista Richard Attenborough, futuro regista premio Oscar per Gandhi. L’attore britannico, agli inizi della sua carriera, interpreta il serial killer John Christie. Quest’ultimo fu autore di diversi omicidi tra il 1943 e il 1953. Le vittime erano tutte donne e tra loro si annoverano anche la moglie di Christie e una bambina. I corpi vennero ritrovati in una nicchia in cucina nel suo appartamento a Notting Hill, proprio all’indirizzo citato dal film di Fleischer.
La trama comincia con due coniugi che si trasferiscono al n. 10 di Rillington Place. L’inquilino del pianterreno è John Christie, il quale dichiara di essere uno studente mancato di medicina e offre il suo aiuto nello sbarazzarsi di una gravidanza indesiderata. In realtà l’uomo attira le donne nel suo appartamento per poi ucciderle. Dietro le ragioni degli omicidi si celerebbe una personalità disturbata e segnata da una precedente malattia e dai traumi riportati durante la prima guerra mondiale.
18. Monster (2003)
Un film che racconta una donna serial killer è Monster, diretto da Patty Jenkins e con protagonista Charlize Theron. Per quest’ultimo lungometraggio, l’attrice ingrassò diversi chili e si sottopose a ore di trucco fino ad essere completamente irriconoscibile. La performance della Theron va ben oltre la mera trasformazione fisica e tira fuori i demoni del suo personaggio. Per questo ruolo l’attrice sudafricana vinse l’Oscar e l’Orso d’argento a Berlino. La figura qui esaminata è quella di Aileen Wuornos, celebre pluriomicida statunitense condannata a morte per iniezione letale.
La Wuornos ebbe un’infanzia piuttosto travagliata e veniva da un padre affetto da schizofrenia. A questo vanno aggiunti i diversi abusi che la donna subì nella sua prima infanzia ed anche dopo. Abbandonata dalla propria famiglia, Aileen iniziò a prostituirsi. Il suo primo omicidio fu per legittima difesa, dopo che uno dei suoi clienti tentò di violentarla. Da quel momento, in lei si creò un blocco che la portò a uccidere tutti gli uomini con cui si prostituiva. Il film racconta molto bene questo aspetto e rivela un’anima fragile dietro un’ostentata aggressività.
19. Assassini nati – Natural Born Killers (1994)
Un cult sui serial killer è Assassini nati – Natural Born Killers, diretto da Oliver Stone. Il soggetto è opera di Quentin Tarantino, che in realtà aveva in mente un’idea ben diversa rispetto a quella di Stone. Il cast è fenomenale e coinvolge Woody Harrelson, Juliette Lewis, Robert Downey Jr, Tommy Lee Jones e Tom Sizemore. Pur non essendo ispirato ad una storia vera e scegliendo un racconto sulla falsariga dell’Avantpop, il film è realistico nella sua crudezza. I serial killer diventano due rivoluzionari che si scagliano contro l’invadenza dei media.
Mickey e Mallory Knox sono due amanti in fuga e spietati assassini. Si conoscono in giovane età, quando lei vive ancora con un patrigno che la molesta sotto lo sguardo indifferente della madre. Poiché i due ostacolano questa relazione, Mickey e Mallory si vendicano uccidendo entrambi. Da quel momento comincia una fuga fatta di sesso, violenza e omicidi. Non si preoccupano nemmeno della scia di cadaveri che lasciano dietro di sé e la polizia si mette sulle loro tracce. Anche il reporter Wayne Gale, sempre a caccia di scoop, si mostra interessato a loro.
20. Ted Bundy – Fascino criminale (2019)
Ultimo film che troviamo in questa classifica è Ted Bundy – Fascino criminale con protagonista un insolito Zac Efron. Non è certo la prima volta che il cinema dedica spazio al pericoloso serial killer menzionato nel titolo, ma la pellicola di Joe Berlinger è sicuramente uno dei prodotti più noti. Più che alla vita di Ted Bundy, il film è ispirato allla biografia scritta da Elizabeth Kendall, fidanzata dell’uomo, e intitolata The Phantom Prince: My Life With Ted Bundy. Il personaggio di Elizabeth è nel biopic interpretato da Lily Collins.
Attivo tra il 1974 e il 1978, Ted Bundy fu autore di almeno trenta omicidi di giovani donne. Diverse ombre si riflettono sulla sua figura e si suppone che abbia cominciato ad agire molto prima e che il numero delle vittime possa superare quelle ufficialmente attribuite. Consapevole del proprio fascino, le attirava nei modi più disparati: talvolta si fingeva disabile, talaltra impersonava un uomo autoritario. Nella sua biografia esistono diverse tracce di comportamenti manipolatori preesistenti agli omicidi e gli esperti lo descrivono come un sociopatico che traeva piacere dal dolore altrui. Dietro questa personalità si celava un bambino cresciuto con una falsa identità per non svelare la sua natura di figlio illegittimo. Il nonno venne da Bundy dipinto positivamente, ma le testimonianze di persone vicine alla famiglia forniscono un ritratto completamente diverso.