I Premi David di Donatello sono giunti alla loro 66° edizione. I riconoscimenti assegnati dall’Accademia del Cinema Italiano hanno recentemente riguadagnato prestigio e popolarità, anche grazie alla rinascita della cinematografia italiana, contraddistinta da registi e interpreti di indubbio talento.
Creati dal Comitato per l’Arte e la Cultura e dal Club Internazionale del Cinema nel 1956, i David di Donatello (la cui statuetta richiama la scultura dell’artista fiorentino esposta nel capoluogo toscano, e che venne riprodotta fedelmente da Bulgari) vennero pensati per richiamare i più noti Academy Award of Merit, ovvero gli Oscar, assegnati dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences di Hollywood; con il tempo, assunsero un ruolo estremamente significativo nel panorama europeo dei premi cinematografici (insieme ai César francesi e ai BAFTA britannici). Da un’edizione all’altra, i David hanno cambiato location più volte, alternandosi tra Roma e Taormina (nell’ambito della rassegna cinematografica che si svolge al Teatro Antico) per poi tornare nella Capitale dal 1982 in avanti. Ma a modificarsi con il tempo è stata anche la struttura dell’evento: originariamente, ad essere insigniti del David erano in particolare produttori, registi e attori ma, costantemente, il numero delle statuette assegnate è aumentato, evidenziando come l’Accademia (fondata su iniziativa dell’Agis e dell’Anica nel 1963, quando l’Ente David di Donatello divenne autonomo dall’Open Gate Club) ponesse sempre più attenzione a ogni ambito dell’industria cinematografica.
Oggi i Premi David comprendono ben ventiquattro categorie. Qui di seguito, però, ci concentreremo soprattutto nella categoria di miglior film, istituita a partire dalla 15° edizione del 1970 (e da allora sempre inclusa, eccezion fatta per il 1980). Non perché la denominazione di “miglior film” indichi necessariamente la pellicola più importante di una singola edizione di un premio: pensando agli Oscar americani, del resto, avremmo di che discutere a proposito. Ma è certamente la categoria più indicativa di una stagione cinematografica e, generalmente, il film che riceve tale statuetta è quello che ha convinto la maggior parte di pubblico e giuria. Andiamo dunque a riscoprire tutti i migliori film premiati con il David di Donatello dal 1970 in avanti, in un riepilogo storico che ci accompagnerà fino alla nuova edizione dei cosiddetti Oscar italiani.
1. Gli anni Settanta
Era l’epoca d’oro del cinema italiano, e l’edizione 1970 vide protagoniste due pellicole molto differenti ma estremamente significative: da una parte Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, premiato al Festival di Cannes con il Grand Prix Speciale della Giuria e agli Oscar con la prestigiosa statuetta di miglior film straniero (candidato anche per la sceneggiatura di Petri e Ugo Pirro); dall’altra Metello di Mauro Bolognini, anch’esso in concorso a Cannes e premiato per la miglior interpretazione femminile di Ottavia Piccolo. Una riflessione sulla deriva del potere costituito in pieno post-Sessantotto e un’opera dallo sfondo storico nel periodo delle agitazioni operaie d’inizio Novecento.
Il 1971 vide insignito un trio ex-aequo: Il conformista di Bernardo Bertolucci (una delle opere più importanti nella carriera del regista), Il giardino dei Finzi-Contini di Vittorio De Sica (Oscar al miglior film straniero) e Waterloo di Sergej Bondarchuk (opera monumentale prodotta da Dino De Laurentiis, incentrata sulla battaglia che decretò la sconfitta di Napoleone). Nel 1972, nuova affermazione di Petri con La classe operaia va in paradiso, ex-aequo con il meraviglioso Questa specie d’amore di Alberto Bevilacqua, tratto dal suo stesso romanzo (tra ricordi d’infanzia e riflessioni sull’amore che finisce, la vecchiaia e la solitudine). Nel 1973, trionfo di Luchino Visconti con Ludwig e di Pietro Germi con Alfredo Alfredo. Straordinaria anche l’edizione del 1974, con il David al miglior film assegnato ad Amarcord di Federico Fellini (che con l’opera ottenne il suo quarto Oscar) e a Pane e cioccolata di Franco Brusati (con uno straordinario Nino Manfredi nel ruolo di un emigrato italiano in Svizzera). Nel 1975, scelte molto particolari con i David per Fatti di gente perbene di Bolognini e Gruppo di famiglia in un interno di Visconti, preferiti a Profumo di donna di Dino Risi (che vinse per la regia e con Vittorio Gassman per la miglior interpretazione). Nel 1976 si passò a un’assegnazione unica, decretata a favore di Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi; nel 1977 nuovo ex-aequo, con i bellissimi Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini (tratto dal libro capolavoro di Dino Buzzati) e Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli (Alberto Sordi premiato come miglior attore).
Nel 1978, affermazione de In nome del Papa Re di Luigi Magni (con Manfredi ancora una volta premiato per l’indimenticabile interpretazione) e de Il prefetto di ferro di Pasquale Squitieri, in un’edizione che comprendeva anche Una giornata particolare di Ettore Scola (David al regista e a Sophia Loren). A chiudere il decennio nel 1979 fu un altro triplo ex-aequo: Dimenticare Venezia, L’albero degli zoccoli e Cristo si è fermato a Eboli.
2. Gli anni Ottanta
Nel 1980 la statuetta al miglior film non venne assegnata, ma fu l’occasione per ristrutturare le categorie dell’evento, che dall’edizione successiva assunsero caratteristiche differenti dal passato. In ciascuna di esse i film candidati divennero almeno tre, e a essere insignita soltanto una pellicola per categoria. Il primo trionfatore nella nuova era fu Ricomincio da tre, opera prima dell’indimenticato Massimo Troisi, anche sceneggiatore e interprete del film (con l’attore napoletano premiato anche per il suo ruolo da protagonista). Il 1982 fu invece contraddistinto dallo straordinario Borotalco, miglior film ma vincitore di altre quattro statuette per Carlo Verdone (anche protagonista e regista), Eleonora Giorgi, Angelo Infanti e per la colonna sonora di Lucio Dalla e Fabio Liberatori.
Significativa l’affermazione de La notte di San Lorenzo di Paolo e Vittorio Taviani nel 1983; nell’edizione seguente venne nuovamente assegnato un premio ex-aequo, per E la nave va di Federico Fellini e per Ballando Ballando di Ettore Scola (premiato anche al Festival di Berlino per la miglior regia). Nel 1985 miglior film fu Carmen di Francesco Rosi; nel 1986 la commedia drammatica Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli, seguita l’anno successivo da un altro film caratterizzato da un cast sensazionale, ovvero La famiglia di Scola. Nel 1988, inevitabile vincitore fu L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, insignito anche dall’Academy con nove Premi Oscar. A chiudere il decennio fu il successo per La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi, preferito a Nuovo Cinema Paradiso di Peppuccio Tornatore (invece premiato a Cannes e agli Oscar).
3. Gli anni Novanta
La crisi che stava coinvolgendo il cinema internazionale fu inesorabile anche per quello italiano, con la chiusura di numerose sale in tutto il Paese e un progressivo disinteresse del pubblico verso i film in favore della televisione commerciale. Tutto questo culminò con lo scollamento tra istituzioni e industria cinematografica, un fatto che si sarebbe protratto per lungo tempo prima di una rifondazione progressiva dell’intero movimento, che non sarebbe comunque arrivata prima degli anni Duemila. I David di Donatello allargarono così le possibilità di accesso ai premi per i film più importanti, con l’aumento delle candidature ad almeno cinque per categoria.
Il miglior film dell’edizione 1990 fu Porte aperte di Gianni Amelio, opera molto significativa sul piano storico e politico. Nel 1991 vi fu un altro ex-aequo, con l’affermazione di Mediterraneo di Gabriele Salvatores (premiato anche con l’Oscar) e Verso sera di Francesca Archibugi. Nel 1992, categorie nuovamente più ristrette nei numeri e successo ancora per Amelio con Il ladro di bambini. Nel 1993, a trionfare per la seconda volta fu proprio la Archibugi con Il grande cocomero. Nel 1994 arrivò invece il momento di Nanni Moretti e del suo Caro Diario, seguito nel 1995 da La scuola di Daniele Luchetti.
Nel 1996, miglior film fu Ferie d’agosto di Paolo Virzì; nell’edizione successiva nuova affermazione di Francesco Rosi con La tregua, mentre nel 1998 furono nove i David per La vita è bella di Roberto Benigni, il film di maggior successo internazionale del decennio per il cinema italiano, con i trionfi storici anche agli Oscar. Più ricercata la scelta dell’Accademia nel 1999, con la statuetta al miglior film per Fuori dal mondo di Giuseppe Piccioni.
4. Gli anni Duemila
Un timido rinnovamento del nostro cinema si notava già a inizio millennio, con l’arrivo di film innovativi sia nello stile che nelle tematiche, anche grazie al contributo di nuovi autori in cerca di affermazione. Il trionfatore del 2000 fu Pane e tulipani di Silvio Soldini, seguito nel 2001 da La stanza del figlio di Nanni Moretti, che riportò in Italia anche la Palma d’oro di Cannes dopo diverso tempo. Candidati nella stessa edizione I cento passi di Tullio Marco Giordana e L’ultimo bacio di Gabriele Muccino.
Nel 2002 il David al miglior film venne assegnato a Il mestiere delle armi di Olmi; nel 2003 fu la volta di Ferzan Özpetek e de La finestra di fronte, seguito nell’edizione successiva da La meglio gioventù di Giordana. Nel 2005 salì agli onori di critica e pubblico, e quindi dei David, Paolo Sorrentino e il suo interessante Le conseguenze dell’amore, premiato anche per la regia e per la sceneggiatura. Le nuove proposte di questo periodo stavano nuovamente attirando l’attenzione sui premi e sul cinema italiano in generale, che appariva rinato dopo anni molto difficili.
Nel 2006 da segnalare la vittoria de Il caimano di Nanni Moretti, ritenuto ancora adesso come uno dei film migliori dell’ultimo ventennio e in particolare dell’autore trentino. Il 2007 venne invece caratterizzato dall’affermazione di Tornatore e de La sconosciuta, una delle opere più complesse nella carriera del regista siciliano. Altra pellicola interessante fu La ragazza del lago di Andrea Molaioli, vincitrice dell’edizione del 2008. A chiudere il decennio della ripartenza fu invece Gomorra di Matteo Garrone, che batté nella categoria di miglior film Il divo di Sorrentino. Entrambe le opere, in concorso e premiate a Cannes, restituirono la ribalta internazionale all’Italia.
5. I David degli anni 2010
Nel 2010, il David più prestigioso andò a L’uomo che verrà di Giorgio Diritti. Le categorie dell’evento erano ormai strutturate e delineate, con cinquine che davano il giusto risalto all’industria cinematografica italiana sul piano complessivo, finalmente ritrovata dopo la crisi. Nel 2011 vinse Mario Martone con Noi credevamo, proprio nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, con un’opera di critica alla retorica narrazione risorgimentale. Cesare deve morire dei fratelli Taviani fu il miglior film dell’edizione del 2012, dopo l’affermazione con l’Orso d’oro al Festival di Berlino. L’edizione seguente vide il successo de La migliore offerta di Peppuccio Tornatore, ma fu quella del 2014 a introdurre un’aria primaverile nei David. Vinse Il capitale umano di Paolo Virzì, ma erano parte della cinquina anche La grande bellezza (applaudito a Cannes e premiato con l’Oscar), La mafia uccide solo d’estate, Smetto quando voglio e La sedia della felicità. Qualcosa era finalmente cambiato: autorialità, grandi produzioni e innovazione erano ormai parte del nostro cinema.
Nel 2015 vinse Anime nere di Francesco Munzi; nel 2016 il trionfo fu per Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese (incassi straordinari e opera replicata in tantissimi Paesi stranieri grazie alla struttura narrativa perfetta da cui attingere) e per Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, che vide invece premiato l’intero quartetto di interpreti (Claudio Santamaria, Ilenia Pastorelli, Luca Marinelli e Antonia Truppo). Nel 2017 vinse La pazza gioia di Virzì, in un’altra bellissima edizione. L’anno seguente fu la volta di Ammore e malavita dei Manetti Bros. Nel 2019, miglior film fu invece lo straordinario Dogman di Matteo Garrone, che prevalse in una cinquina completata da Chiamami col tuo nome, Sulla mia pelle, Euforia e Lazzaro Felice.
L’edizione 2020, spostata di un mese a causa dell’esplosione della pandemia internazionale, ha celebrato un’altra magnifica annata cinematografica, con il David al miglior film per Il traditore di Marco Bellocchio, il quale ha trionfato su Martin Eden, Il primo re, Pinocchio e La paranza dei bambini.
Il cinema italiano, finalmente proiettato in una dimensione contemporanea, sta resistendo nonostante le attuali difficoltà dell’intero settore a causa della crisi internazionale, e non ha mancato di stupire anche nel 2021, candidando opere del calibro di Favolacce dei fratelli D’Innocenzo (premiati a Berlino), Hammamet di Gianni Amelio, Volevo nascondermi di Giorgio Diritti (anch’esso premiato a Berlino con il premio al protagonista Elio Germano), Miss Marx di Susanna Nicchiarelli e Le sorelle Macaluso di Emma Dante (entrambe in concorso alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia).