La Paris Fashion Week ci sta regalando dei momenti magici, carichi di tensione creativa ed emotiva. I designer mettono l’accento su una consapevolezza nuova, dove la normalità in cui eravamo immersi ha smesso di esistere lasciando spazio ad un’inedita realtà in via di definizione, osservando sempre di più le buone regole dell’eco-sostenibilità e dove la moda rinasce dalle ceneri di un tempo impossibile, in totale simbiosi con le nuove esigenze sociali e l’ottimismo che pervade questo nuovo inizio.
C’è una voglia sfrenata di esserci, e così i parterre delle sfilate parigine si popolano dei grandi nomi dello showbiz di tutto il mondo: Demi Moore, Brooklyn Beckham e Nicola Peltz, Charlotte Gainsburg sono in prima fila per godere del bello che la moda, e la vita, hanno ancora da regalare.
Ed ecco quindi le migliori creazioni per la primavera/estate 2022 dalla Paris Fashion Week 2021.
Balenciaga
Sul red carpet ha sfilato l’anima di Balenciaga, dalla sartorialità allo streetswear, dalle skinny silhouette ai volumi esasperati, dai jeans over stracciati ai vaporosi abiti da sera. Ai piedi, la Defender, la nuova sneaker super chunky o lo stivale dal gambale attillatissimo con la punta affilata. È stata una processione totally gender fluid, che ha visto protagonisti illustri, come Isabelle Huppert, Elliot Page, Naomi Campbell, Offset, Lewis Hamilton, farsi immortalare dai flash dei fotografi.
Un’altra sorpresa è l’esclusiva collaborazione con i creatori de I Simpson, in un episodio speciale della serie, in cui l’intera città di Springfield si trasferisce a Parigi e diventa protagonista della sfilata di Balenciaga, con tanto di un'”animata” Anna Wintour che si commuove di fronte ad una Marge modella che indossa una delle creazioni storiche del brand.
Balenciaga sposa l’eco-sostenibilità, utilizzando una pelle vegetale, derivata dalle fibre del cactus e da bio polimeri, e denim riciclato.
Lanvin
Le pietre che tempestano gli abiti, lo chiffon che avvolge morbidamente la figura, i tessuti metallici che arrivano dal mondo del Batman “timburtiano” e che hanno un’allure da discoteca blasonata infondono allegria e positività in un mondo difficile in cui tutti abbiamo bisogno di un eroe. Così Sialelli trasforma i suoi abiti in creature forti che aiutano a farsi strada nel mondo, in un mix sapiente dove tutti gli elementi, a volte in contrasto tra loro, acquisiscono un senso, quello del bello e del buono. Per l’uomo, chapeau al trench dalla linea sartoriale impeccabile.
Ann Demeulemeester
La sfilata di Ann Demeulemeester è un ritorno al suo DNA: l’ormai ex direttore creativo Sebastien Meunier ha lasciato il posto ad una nuova proprietà, che fa capo a Claudio Antonioli, co-fondatore del News Guards Group, e che da sempre è un grande estimatore dell’autenticità della designer belga. Antonioli ha deciso di riportarla, attraverso un team creativo ancora anonimo per il momento, alla sua vecchia gloria. La collezione è una celebrazione del bianco e nero, il brand resta fedele alla sua originalità per stile e filosofia, mantenendo le vestibilità morbide, le linee fluttuanti, le giacche decostruite, i pantaloni larghi e comodi. La collezione è uomo e donna, composta da pezzi interscambiabili. I lacci, ormai un marchio di fabbrica, sono a contrasto sul bianco e ton on ton sul nero, movimentando la figura. In testa si poggiano cappelli a bombetta e i piedi calzano sneakers o stringate in pelle. Quella di Ann è una moda che protegge, mette in sicurezza: c’è comfort, armonia, attraverso un gusto sofisticato e androgino che seduce, sviluppandosi attraverso linee leggere e sinuose allo stesso tempo.
Givenchy
La sfilata è preziosa anche grazie a due collaborazioni importanti: la prima, quella con l’artista americano Josh Smith, che ha curato le stampe per abbigliamento e accessori con il suo inconfondibile tocco fatto di zucche e totem; la seconda e fortunata joint venture, quella con il musicista Young Thug, che ha ideato ad hoc l’intera colonna sonora, mixando ritmi hip hop e sonorità elettroniche, ed incantando la platea con un sound ipnotico.
La collezione di Givenchy è strutturata, grazie all’utilizzo del neoprene che scolpisce le forme per le mini gonne e le giacche-bustier con la baschina. Il Principe di Galles dona un classicismo nuovo a trench, giacche e bermuda dalle linee rigorose. Dopo le prime uscite, i volumi si fanno più morbidi per abiti lunghi, top e pantaloni dal sapore leggero, con plissettature delicate che muovono i contorni della figura. Le maxi paillettes giocano con la luce e si accostano ad un mini blazer tuxedo per un look da gran sera, o alla felpa stampata di Josh Smith, a stabilire che mescolare epoche e stili si può, e Matthew M. Williams ci è riuscito benissimo.
Gli stivali in vernice alti sopra la coscia danno un tocco urban agli outfit più drammatici, interamente in maglia invece la nuova trainer, a testimoniare un lavoro artigianale certosino ed insostituibile. Per quanto riguarda le borse, debuttano la nuova Antigona ed il cestino Kenny, arricchito con le catene tanto amate da Williams.
Schiaparelli
La presentazione è in digitale e pone l’accento sui due guardaroba di Elsa, quello cittadino e quello vacanziero. Il primo riempie un armadio psichedelico, che si compone di abiti e tailleur couture, di righe e stampe anni Settanta e di accessori con dettagli surrealisti. La seconda Elsa, quella in vacanza, si gode il relax di linee più fluide, sceglie il drappeggio e la morbidezza dei tessuti. La messa in scena è geniale perché mette in luce i particolari surrealisti di cui la collezione è ricca e che ci conducono nel mondo Schiaparelli più autentico: i vortici disegnati sui seni a punta, l’ombrellino in testa a mo’ di copricapo, il cappello che disegna un profilo sul profilo, un orecchio traforato e ricamato posto su una camicia bianca. Questi accorgimenti strategici fanno la differenza e portano chi osserva a rivivere le emozioni che Elsa ha vissuto e che ha trasferito nel suo lavoro appassionato ed intramontabile.
Maison Margiela
Si continua nell’atmosfera più blasonata di un luna park degli anni Venti del Novecento, dove ciondolano, con l’iconico caschetto con frangia, tre donne, che indossano abiti di tessuto tecnico coperti da uno strato di tulle colorato, e calzano i Tabi, gli iconici stivaletti della Maison Margiela, per l’occasione rifiniti con i bottoni laterali che vanno a sostituire la zip. Una coppia dal gusto più punk, indossa la maglieria melangiata nelle tinte del rosso e del blu e l’immancabile tulle diventa ricamato mentre si divertono su una macchinina degli autoscontri. L’atmosfera è retrò dai risvolti punk, ci sono tute da lavoro rivisitate per lui, ensemble accoglienti e dai colori naturali composti da giacca e gonna per lei. I nostri eroi arrivano in un salotto decadente, sullo sfondo una foresta, il tempo sembra essere un futuro prossimo, sopravvissuto alle nefandezze del passato. Si balla, c’è un gruppo variopinto con completini in denim sfrangiato, giacche doppiopetto che segnano il punto vita, cappotti over dalle federe in tartan; l’abito da sera ha inserti metallici in 3D, come i guanti, e gli stivali sono in vinile dal plateau a contrasto. L’atmosfera è hard-core, un abito ghiaccio scivola lungo la silhouette sincopata della modella danzante ed incrocia il passo leggiadro di un’altra protagonista avvolta in un vestito in chevron con collo a cratere e strategiche rotture che girano intorno. È una collezione semi-distrutta, che gioca ad uno snobismo al contrario, in cui tutto ha un valore, anche uno strofinaccio che viene usato come bandana. Galliano dimostra che tutto può diventare un oggetto del desiderio.
La presentazione di John Galliano è una celebrazione della vita, che nonostante le difficoltà legate alle epoche percorse torna sempre a risorgere, in comunione con la natura e la sua maestosità. Uno special thanks al mix musicale straordinariamente evocativo di Olvon Yacob.
Chanel
Torna il costume in bianco e nero, il cui top sarebbe perfetto anche indossato su un pantalone in città, ritroviamo i tailleur a righe multicolore, quelli luccicanti tempestati di paillettes e quelli dai colori vivaci come il rosa ed il giallo. La stampa a farfalla all over su fondo nero rende preziosi i denim dalla gamba larga e gli chiffon di abiti e gonne lunghe che sembrano voler spiccare il volo. Le borse, da sempre oggetto del desiderio del brand, sfoggiano il logo su forme e dimensioni diverse, la pelle matellassé è indispensabile per continuare una storia piena di trionfi, che ora, si pensa, cercherà nuove certezze nel futuro, con una direzione creativa che viene dal passato ma che vuole trovare nuovi tratti distintivi e che trasporterà Chanel verso una nuova era.
Miu Miu
Miuccia Prada rivoluziona un guardaroba già esistente, con tagli a vivo netti, che creano una nuova alchimia con le linee del corpo. Ridurre, tagliare, definire: Miuccia riassume così la filosofia della sua Miu Miu per la prossima primavera/estate. «Mi interessa la riduzione, la rielaborazione dell’esistente e del reale, di trasformazione di ciò che possediamo. In questa collezione non c’è alcuna frivola invenzione o nuova moda. Si tratta di classici, di un abbigliamento che consente di pensare a cose più importanti. Gli abiti sono parte della vita, non il suo significato. Per me l’istinto primario è questo: rispecchiare la vita. Mi interessano gli oggetti di tutti i giorni: voglio dare potere e valore alle cose che solitamente passano inosservate. Più che cercare di inventare ex-novo, abbiamo quindi voluto celebrare ed elevare gli archetipi universali dell’abito. Tagliare è un gesto potente, un’azione diretta che può avere un grande impatto».
In questo lavoro non c’è invenzione, bensì una ristrutturazione, che toglie e ridà vita allo stesso tempo. Le vite si abbassano, i pantaloni tagliati diventano minigonne, le giacche si accorciano e le maniche pure, c’è un prima (del taglio) e un dopo (il taglio). Non mancano gli abiti da sera, sempre caratterizzati dal taglio a vivo, ricamati o impreziositi da pietre ton sur ton. Le maglie a trecce dai colori slavati e dal volume boyfit compongono un ensemble interessante con la gonna al ginocchio. Ai piedi vince la comodità: sneakers e mocassini, alternati a raffinate ankle strap in bianco e nero.
Louis Vuitton
Nicolas Ghesquière, direttore creativo di Louis Vuitton, in occasione dei duecento anni del brand, propone un viaggio nel tempo, ispirandosi ai capi iconici che hanno fatto il corso della Storia e mescolandoli tra loro, creando una suggestione che trasforma il passato in un presente urban-chic ultra moderno. Il designer parte dai costumi che ha disegnato per la serie vampiresca “Irma Vep”, con Maggie Cheung, del 1996 e a proposito del suo nuovo lavoro, definito atemporale, dichiara: «Mi piace la figura del vampiro che viaggia attraverso il tempo, adattandosi ai dress code dell’età in cui vive, mantenendo comunque un certo fascino del passato. Ci sono delle immagini incredibili in quella serie di inizio XX secolo, una delle quali è il gran ballo. Andando avanti con la mia ispirazione, mi sono mosso all’interno del ballo e della fantasmagoria che esso implica: l’aspetto cerimoniale, l’intrigo, gli sguardi, i sussurri, l’infatuazione sensuale. Il desiderio e la tensione che crescono da forze opposte… e il mistero della notte, chiaramente, che trasforma tutto e crea un mondo di illusione dove si cerca di fermare il tempo e dove si teme la fine del giorno».
Si scopre la lingerie, accostata alla giacca con le code da frac, ci sono mantelli, scheletri di armature dorate e colli a gorgiera, la giacca in boucle è accostata alla gonna morbida militare, i bustini dell’Ottocento sfilano insieme ai charleston sbarazzini recuperati dagli anni Venti del Novecento in un tripudio di forme e colori dal forte impatto contemporaneo.