Ogni anno, le stagioni si succedono ciascuna con i propri aspetti positivi e negativi: dopo l’inverno, in cui tutto si riposa e si muove più lentamente, subentra la primavera, sinonimo di straordinaria rinascita. Qui tutto si risveglia e anche la natura cambia i suoi colori, facendoci assaporare il suo clima mite e la ricchezza della vegetazione; in particolare, i fiori figurano forse ad emblema assoluto, in quanto anch’essi, dopo un lungo periodo di sonno, si aprono e sfoggiano finalmente gli eleganti petali. Nel corso del tempo, la flora variopinta ha ispirato molti ambiti artistici e culturali, che hanno reso eterni quegli organismi dalla vita così breve.
Anche la pittura ha accolto questo spunto e ha dato origine a veri e propri capolavori: per iniziare a pregustare la prossima primavera e rendere meno faticosa l’attesa, in questo articolo analizzeremo i 25 quadri di fiori più famosi della storia dell’arte.
1. I Girasoli – Vincent Van Gogh
Non potevamo iniziare questa classifica con uno dei quadri di fiori più famosi e suggestivi, ossia “I Girasoli” di Vincent Van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890). In realtà, è necessario specificare che si tratta di una serie pittorica, realizzata tra il 1888 e il 1889, periodo in cui l’artista risiedeva ad Arles in compagnia del collega Paul Gauguin. Come suggerito dal titolo, il soggetto principale è costituito da girasoli, raccontati nelle varie fasi dell’esistenza, dalla fioritura all’appassimento. Trattandosi di un ciclo di dipinti, le ubicazioni sono diverse: uno dei più conosciuti – ossia “Vaso con dodici girasoli” del 1888 – si trova presso la Neue Pinakothek in Germania.
2. Le ninfee – Claude Monet
Altra nota figura è quella di Claude Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926), uno dei grandi nomi dell’impressionismo francese, corrente artistica basata su una nuova concezione della realtà e dell’impatto della luce su di essa. Anche qui abbiamo a che fare con una serie chiamata “Le ninfee”, sviluppatasi in 250 esemplari realizzati tra la fine degli anni 90 e il 1926, anno della morte; nel complesso, si può dire che all’interno della tela le forme delle ninfee vanno a perdersi, in quanto è la luce che fa da padrona: questa, infatti, le colpisce in maniera tale che risultino sempre differenti e questo effetto è replicato con dovizia dallo stesso pittore, attraverso pennellate lunghe e fibrose.
3. Fiori – Andy Warhol

Oltre alla zuppa Campbell e a Marilyn, tra il 1964 e il 1970 Andy Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987) si cimentò nella realizzazione di fiori. In particolare, in “Flowers” il tema è trattato alla maniera tipica dell’artista, ossia attraverso l’uso della serigrafia; il risultato è l’ottenimento di un effetto quasi irreale, che relega il fiore a mero elemento decorativo e privo di qualsiasi ruolo indipendente. In piena linea con lo stile pop, Warhol prende un simbolo di rinascita e lo trasforma in oggetto funerario, un’icona fine a sé stessa ed adatta ad abbellire le lapidi dei defunti.
4. Fiori in un vaso di vetro – John Constable
Opera del 1814, “Fiori di un vaso di vetro” è un lavoro del pittore John Constable (East Bergholt, 11 giugno 1776 – Londra, 31 marzo 1837) che ben racchiude l’essenza del suo pensiero: egli è considerato uno dei maggiori paesaggisti del Romanticismo assieme a William Turner. L’attenzione agli ambienti aperti si riflette anche su un interesse verso la natura nel suo specifico; in questo caso, notiamo infatti la resa dei dettagli, sempre però in modo quasi sfuggente. Tale dato è peculiare dell’artista, il quale intendeva indagare gli elementi in maniera minuziosa, ma sempre cercando di mantenere quell’aspetto di evasività caratteristico di Madre Natura, da sempre affascinante, ma non totalmente conoscibile all’uomo.
5. Vaso di peonie su un piedistallo – Édouard Manet
Maestro di nature morte, Édouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – Parigi, 30 aprile 1883) si concentrò sul tema soprattutto in 2 periodi precisi, ossia il biennio 1864-1865 e l’inizio degli anni ’80. Il dipinto “Vaso di peonie su un piedistallo” – conservato al Musèe d’Orsay di Parigi – vede raffigurato un vaso in ceramica con dentro dei fiori bianchi e rossi: nel XIX secolo, le peonie erano considerate di moda, in quanto provenivano dall’Oriente e alimentavano quindi il relativo interesse del periodo. Il contenitore floreale si distacca dallo sfondo, creando un netto contrasto; il tutto è realizzato con segni ancora decisi, lontani da quella che poi sarebbe stata l’impressione francese.
6. La Primavera – Sandro Botticelli
Benché non si tratti di un quadro avente come protagonista dei fiori, “La Primavera” del 1480 di Sandro Botticelli (Firenze, 1º marzo 1445 – Firenze, 17 maggio 1510) risulta interessante sia per il soggetto rappresentato – ossia la personificazione della rinascita naturale – sia per alcuni trattamenti dei dettagli. Nella fattispecie, all’interno della tela i protagonisti danzano su un prato fiorito: la superficie è costellata di esemplari floreali minuziosamente ricreati e questo va ad arricchire l’atmosfera di gioia già presente. Considerato uno dei capolavori dell’arte rinascimentale, il quadro è conservato presso la Galleria degli Uffizi a Firenze.
7. Iris – Vincent Van Gogh
Torniamo all’eccelso Van Gogh e parliamo de “L’Iris”, olio su tela del 1889 conservato presso il Getty Museum di Los Angeles. Fu uno dei primi lavori nati durante la permanenza dell’artista presso l’ospedale psichiatrico di San Paul-de-Mausole a Saint-Rémy, in cui era stato ricoverato. Secondo la sua idea, l’iris rappresentava una forza apotropaica, capace di allontanare le malattie e le forze maligne; emerge tutta la potenza della pennellata vincentiana, che infonde ai fiori in primo piano un dinamismo quasi vorticoso e trasmette il turbinio di un colore brillante. Nello stesso periodo, il pittore si dedicherà anche ad altri organismi vegetali, come per esempio il pesco in fiore.
8. Primavera – Giuseppe Arcimboldo
“Primavera” di Giuseppe Arcimboldo (Milano, 5 aprile 1527 – Milano, 11 luglio 1523) è un dipinto facente parte della serie de “Le 4 stagioni” e comprendente anche la versione estiva, autunnale ed invernale. Questo dipinto – realizzato nel 1563 e conservato al Louvre di Parigi – rappresenta una donna costituita da una grande quantità di fiori: ogni parte del corpo è fatta di vegetazione, dal bouquet al posto dei capelli fino alla pelle resa con petali di rosa. Tale espediente è caratteristico del Arcimboldo, noto soprattutto per le sue “Teste composte”, ossia volti creati attraverso l’uso di ortaggi, frutta e simili per esaltare ancora di più il senso di illusione tipica del periodo.
9. Vaso di fiori – Jan van Huysum
“Vaso di fiori” è un’opera dell’olandese Jan van Huysum (Amsterdam, 15 aprile 1682 – Amsterdam, 8 febbraio 1749), importante esponente della pittura floreale olandese; realizzato nel XVI secolo e conservato agli Uffizi, il dipinto fu trafugato dalla Wehrmacht durante la seconda Guerra Mondiale e tornò a Firenze solo nel 2019. Il titolo è molto eloquente rispetto al tema esposto: vediamo una natura morta, ritraente un vaso con dei fiori al suo interno. Questo era uno dei temi prediletti dell’artista, specializzato proprio nella creazione di fiori e frutta sulla tela.
10. I papaveri – Claude Monet
“Les Coquelicots” – noto in italiano come “I papaveri” – è un altro noto quadro di Monet, datato 1873 e conservato presso il Musèe d’Orsay di Parigi; identifica un classico esempio di pittura en plein air, ossia all’aria aperta. Nel bel mezzo di un campo, vi sono una donna e un bambino che camminano tra i piccoli fiori rossi; tutt’intorno, vari elementi indicano una giornata afosa e secca, tra cui il cielo denso e nuvoloso. Anche qui, è possibile notare la tecnica impressionista, fatta di piccoli tocchi di colore, che creano un unico indistinto insieme tra uomo e natura.
11. Papaveri Orientali – Georgia O’Keeffe

Georgia O’Keffe (Sun Prairie, 15 novembre 1887 – Santa Fe, 6 marzo 1986) è un’artista assimilabile al precisionismo, sorta di combinazione tra istanze cubiste e surrealiste. In “Papaveri Orientali” del 1927 – una delle sue opere più famose – i fiori in questione dominano la tela, in quanto occupano il primo piano e inondano di colore la superficie: questo consente, parimenti, di notare ogni singola parte del papavero, che si lascia così ammirare in tutta la sua bellezza. Il motivo di tale disposizione risiede nel fatto che l’autrice non voleva alcuna distrazione di contorno per chi osservava.
12. Grande vaso con fiori – Pierre-Auguste Renoir
Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919) è un altro importante rappresentante dell’Impressionismo francese e forse colui che seppe sfruttare al meglio gli effetti di luce. Sebbene il soggetto in questo caso sia un semplice vaso di fiori, emerge fortemente la pratica dell’artista, che restituisce al fruitore i riverberi luminosi caratteristici del tempo atmosferico. Ne consegue un insieme armonioso, ben distinguibile, ma allo stesso tempo ben inserito nell’ambiente; sullo sfondo, le pennellate sembrano dettare un ritmo, simile alla vita che scorre. Il quadro risale al 1866 ed è conservato al Fogg Art Museum di Cambridge.
13. Vasetto di delft con fiori – Paul Cézanne
“Vasetto di delft con fiori” è un dipinto autografo di Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 19 gennaio 1839 – Aix-en-Provence, 22 ottobre 1906), artista post-impressionista ed ispiratore dell’avanguardia cubista. Datato tra il 1873 e il 1875, esso evidenzia le caratteristiche dell’artista legate ai concetti di sintesi e struttura: in particolare, lo notiamo attraverso le forme del vaso e dei fiori, che non appaiono realistiche e cercano come di immobilizzare la sostanza, rilasciando invece il superfluo. I colori caldi e freddi si associano armoniosamente, creando anche un certo dato prospettico e di profondità.
14. Natura morta con fiori – Ambrosius Bosschaert il Vecchio
Anche con Ambrosius Bosschaert il Vecchio (Anversa, 18 gennaio 1573 – L’Aia, 1621) ritroviamo il leit motiv della natura morta attorniata da fiori: egli, infatti, ebbe una particolare predilezione per il tema, cosa che lo condusse ad essere uno caposaldo del genere nell’Olanda del XVII secolo. In “Natura morta con fiori” del 1614 sono visibili alcuni caratteri del suo stile, tra cui la perfetta simmetria compositiva e il rigore quasi scientifico. Bosschaert fu il primo a specializzarsi in nature morte e diede avvio ad una tradizione pittorica avente come tematica rose, tulipani e anche specie esotiche.
15. Ciuffolotto e fiori di ciliegio piangenti – Katsushika Hokusai

Assieme alle vedute del Monte Fuji, l’opera “Ciuffolotto e fiori di ciliegio piangenti” di Katsushika Hokusai (Edo, ottobre o novembre 1760 – Edo, 10 maggio 1849) ci permette di aprire una piccola parentesi sull’arte giapponese: essa, infatti, fu un punto di riferimento importante per artisti come Van Gogh e Gauguin, in particolare per l’essenzialità, la mancanza di tridimensionalità e i colori brillanti. Tutte queste istanze sono presenti anche in questa stampa del 1834, in cui risalta il fiore giapponese per eccellenza, ossia il ciliegio. Lo stile si lega al cosiddetto ukiyo-e, basato su carta impressa con matrici di legno.
16. Natura morta con peonie – Camille Jacob Pissarro

Realizzato nell’arco di 5 anni (1872-1877), “Natura morta con peonie” dell’impressionista francese Camille Jacob Pissarro (Charlotte Amalie, 10 luglio 1830 – Parigi, 13 novembre 1903) è conosciuto anche con il titolo inglese “Still life with Peonies and Mock Orange”. Al suo interno, lo stile legato alla contingenza del momento risulta evidente, nello specifico osservando l’andatura delle pennellate che ricordano vagamente la mano di Renoir. I dettagli passano in secondo piano e le forme si confondono in masse cromatiche, dando sempre l’idea di momento che passa e che non si ripeterà più. Il quadro si trova presso il Museo Van Gogh di Amsterdam.
17. Campo di fiori – Egon Schiele
Se pensiamo ad Egon Schiele (Tulln an der Donau, 12 giugno 1890 – Vienna, 31 ottobre 1918), potrebbe sopraggiungere il concetto di espressionismo viennese e, soprattutto, di ritratto. Tuttavia, l’artista si cimentò anche in altro, come dimostrato dal suo “Campo di fiori” del 1910: in piena età avanguardistica, i prolungamenti nodosi fungono da steli, sui quali si ergono tanti fiorellini colorati. Non c’è un ambiente sereno, vige sempre la rigidità e le linee contorte tipiche del suo modus operandi, facendoci percepire la natura da un’altra prospettiva.
18. Isola e ghirlanda di fiori – Giorgio De Chirico
Anche Giorgio De Chirico (Volo, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978) rientra all’interno del nostro discorso, suggellando la sua presenza con l’opera intitolata “Isola e ghirlanda di fiori”. Sebbene poco conosciuta, è interessante notare come anche il pittore metafisico si sia applicato al tema in un modo quasi impressionista: le pennellate, infatti, sembrano come stese velocemente, creando figure nitide e morbide. Probabilmente il dipinto risale alla fase neobarocca di De Chirico, sviluppatasi intorno alla metà del XIX secolo.
19. Rosa meditativa – Salvador Dalì
La “Rosa meditativa” di Salvador Dalì (Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989) pone al centro del pensiero surrealista una semplice rosa rossa, protagonista assoluta entro un ambiente desolato: simbolo di passione e bellezza, il fiore si libra leggero su una coppia di amanti, presenti nella parte inferiore. La landa spoglia potrebbe rappresentare un nuovo posto da scoprire, potenziale metafora del destino dei 2 individui. Come consuetudine del surrealismo, in questo quadro del 1958 sogno e realtà si uniscono, rendendo difficile una netta distinzione.
20. La brocca – Hans Memling
Considerata la prima natura morta floreale in assoluto, “La brocca” del 1490 è un’opera di Hans Memling (Seligenstadt, 1436 circa – Bruges, 11 agosto 1494), uno tra i principali pionieri della pittura fiamminga. Conservata presso il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, essa venne realizzata sulla facciata esterna di una tavola che al suo interno racchiudeva l’immagine di un committente in preghiera; è evidente una resa naturalistica degli elementi, attraversati da una luce soffusa e sintomo della peculiare attenzione ai dettagli tipica dei fiamminghi.
21. Girasole – Gustav Klimt
Datato tra il 1906 e il 1907, il “Girasole” di Gustav Klimt (Baumgarten, 14 luglio 1862 – Vienna, 6 febbraio 1918) rappresenta l’idea che l’artista aveva sulla natura stessa; realizzato a Litzlberg am Attersee, esso delinea la figura di un girasole dalle fattezze antropomorfe, le quali sono suggerite dal fusto esageratamente slanciato. Questa forma richiamerebbe la stilista austriaca Emilie Flöge, ritratta precedentemente dallo stesso artista; inoltre, sono presenti dei punti luce sullo sfondo, cosa che ha fatto dedurre l’appartenenza del quadro al cosiddetto “Periodo d’oro”, momento in cui Klimt sperimentò al massimo le potenzialità del metallo prezioso.
22. Amaryllis – Piet Mondrian
“Amaryllis” – conosciuto anche come “Amarillide – fu concepita dal pittore olandese Piet Mondrian (Amersfoort, 7 marzo 1872 – New York, 1º febbraio 1944) in un momento di forte sperimentazione cromatica. Il soggetto, infatti, è trattato con un linguaggio tipico del gruppo d’avanguardia francese Fauves, caratterizzato da semplificazione, rifiuto per il chiaroscuro, abolizione della prospettiva ed uso di colori innaturali. Il quadro venne realizzato nel 1910 e tutt’ora da fa parte di una collezione privata.
23. Ramo di mandorlo in fiore – Vincent Van Gogh
Tornando ancora una volta a Van Gogh, è evidente quanto l’interesse verso la natura sia parte integrante delle sue tele: nel “Ramo di mandorlo in fiore” del 1890 – dipinto che poi fu regalato al fratello Theo e alla moglie in occasione della nascita del figlio – l’artista sceglie di rappresentare il primo fiore che sboccia con l’arrivo della primavera e simbolo quindi di rinascita. Proprio in virtù di questo sentimento, i fiori hanno cromie brillanti e si stagliano sulla superficie cerulea, in un intreccio dinamico. Sebbene non sia uno tra i più noti, questo quadro richiama la curiosità della pittura vangoghiana, la quale si ispira anche in questo caso alle stampe giapponesi.
24. Ciuffo di primule – Albrecht Dürer

Il “Ciuffo di primule” del pittore ed incisore tedesco Albrecht Dürer (Norimberga, 21 maggio 1471 – Norimberga, 6 aprile 1528) è uno dei numerosi esempi del metodo di ricerca adottato dall’artista: egli, infatti, era molto meticoloso nell’osservazione della flora e della fauna, al punto da rappresentare in maniera scientifica i casi che gli si presentavano davanti. In tale lavoro, le premature primule sono riprodotte con grande accuratezza, proprio per l’esigenza di comprendere appieno il processo attraverso la rappresentazione.
25. Il suonatore di liuto – Caravaggio
Come nel caso de “La Primavera” di Botticelli, anche ne “Il suonatore di liuto” del 1595-1596 i fiori non sono gli assoluti protagonisti; tuttavia, tale dipinto di Michelangelo Merisi detto “Il Caravaggio” (Milano, 19 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610) merita di essere considerato per la straordinaria presenza scenica della componente floreale. Si può notare, infatti, come di fianco al suonatore sia presente una doppia natura morta, costituita da uno spartito musicale, dalla frutta e dai fiori disposti entro un vaso di cristallo che riflette la luce; sebbene debba essere elemento di contorno, l’insieme di questi elementi spicca e ha una propria personalità, delineata dalla stessa composizione armonica del quadro.