Il periodo bellico che travolse l’Europa nel XX secolo è segnato dalla presenza di numerose correnti artistiche d’avanguardia; tra queste troviamo il surrealismo, movimento sorto negli anni ’20 del ‘900 a Parigi e considerato un’evoluzione del pensiero dadaista. Nato ad opera del poeta, saggista e critico d’arte francese André Breton, esso si autodefinì “un automatismo psichico puro”, ossia basato sull’importanza dell’inconscio e del sogno all’interno della produzione culturale: questi 2 principi si ispiravano al contesto storico, in quanto il surrealismo si pose come vero e proprio progetto di liberazione sul piano sociale e creativo. Su tale versante, le testimonianze furono tante e spaziarono dall’ambito letterario fino a quello pittorico: quest’ultimo aspetto ci porta all’articolo di oggi, in cui vediamo quali sono i 10 quadri del surrealismo più famosi, che ancora oggi ci fanno fantasticare ad occhi aperti.
1. La persistenza della memoria di Salvador Dalì
Quest’olio su tela di Salvador Dalì (Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989) è forse uno dei più noti e dei più iconici del pensiero surrealista. Realizzato nel 1931 ed attualmente conservato al MoMA di New York, esso raffigura una terra desolata, dove l’unica cosa visibile sono degli orologi deformati – definiti “molli” – e adagiati ovunque. Questi ultimi rappresentano l’elasticità del tempo e quanto ognuno di noi lo percepisca in maniera del tutto soggettiva; non a caso, infatti, ciascun marchingegno segna ore diverse e presenta una differente dimensione del quadrante. Nonostante l’atmosfera sospesa, lo stile è assolutamente realistico: per esempio, dettaglio interessante è quello sull’orologio poggiato sul piano in basso a sinistra e su cui è presente una mosca corredata anche della sua stessa ombra.
2. Gli amanti di René Magritte
“Les Amants” – conosciuti in italiano come “Gli Amanti” – è un dipinto del 1928 del pittore belga René Magritte (Lessines, 21 novembre 1898– Bruxelles, 15 agosto 1967); l’artista è stato definito “disturbatore silenzioso” per la sua capacità di dare vita a qualcosa senza mai dare delle risposte certe, ma instillando ancora di più il dubbio di ciò che si ha davanti. Questo elemento lo possiamo notare anche in questo quadro, dove 2 amanti si baciano con indosso un panno bianco che impedisce loro di creare una vera connessione e infondendo, così, una sensazione di inspiegabile; è presente anche un tocco quasi classicheggiante, richiamato dal panneggio arricchito dal chiaroscuro, ossia un effetto che serve per mettere in risalto luci, ombre e profondità. Esistono 2 diverse versioni de “Gli Amanti” realizzate nel 1928, una conservata alla National Gallery of Australia e l’altra al MoMA di New York.
3. La vestizione della sposa di Max Ernst
Realizzata tra il 1939 e il 1940, “La vestizione della sposa” di Max Ernst (Brühl, 2 aprile 1891 – Parigi, 1 aprile 1976) è attualmente conservata presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Attraverso l’uso di una tecnica quasi ipnotica, l’artista riporta la cronaca di un momento rituale, ossia la vestizione di una sposa, simbolo di verginità. Tuttavia, la figura femminile in questione risulta ambivalente, in quanto lascia trasparire anche un certo grado di erotismo tramite l’esposizione del seno; inoltre, ella è dotata di una testa di gufo, metafora della capacità di vedere oltre le cose materiali e il buio. Attorno a lei di dipanano diverse figure, quali un uccello verde antropomorfo – emblema del maschio fecondatore – e un piccolo essere in basso a destra, ispirato probabilmente a statuette votive che Ernst ammirò durante i suoi viaggi in Oriente.
4. Il Carnevale di Arlecchino di Joan Mirò
Joan Mirò è considerato un altro caposaldo del surrealismo, in particolare per il suo modo di esprimere l’inconscio attraverso il geometrismo: ne “Il Carnevale di Arlecchino” è già ben visibile il cosiddetto automatismo psichico, il quale non descrive gli oggetti per come sono, ma per come potrebbero essere. Ogni oggetto rappresentano, infatti, non possiede le proprie fattezze reali, bensì sembra quasi evanescente, dando origine ad una visione onirica. Come in altre opere dell’artista, troviamo raffigurata una scala, simbolo di slancio verso un mondo fatto di fantasia. Il quadro, attualmente sito presso l’Albert-Knox Art Gallery di Buffalo, venne realizzato tra il 1924 e il 1925.
5. L’éléphant Célèbes di di Max Ernst
Chiamato anche “Elefante Celebes”, “Elefante di Celebes” e “Celebes”, questo dipinto del 1921 è considerato il ponte di passaggio dal Dadaismo al Surrealismo ernestiano; fu uno dei primi lavori concepito con il “collage pittorico”, ossia basato sull’accostamento di materiali diversi. Il soggetto principale è costituito da un mostro-macchina con occhi scuri e zanne sporgenti, inserito in una spazio dove nulla sembra avere un filo logico: notiamo, infatti, la presenza di vari nuclei fisici, come un manichino senza testa con braccio alzato e 2 pesci che nuotano in alto a sinistra della tela. In merito alle possibili interpretazioni, la creatura potrebbe richiamare una critica ai conflitti bellici passati, mentre il suo prolungamento sarebbe segno di ostensione fallica.
6. L’enigma dell’ora di Giorgio De Chirico
Figura cardine dell’arte metafisica, Giorgio De Chirico (Volo, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978) ha ispirato varie istanze surrealiste, tra cui la disposizione spaziale di oggetti apparentemente casuali e le atmosfere oniriche. Nella fattispecie, in “L’enigma dell’ora” del 1911 prefigura un porticato animato da individui enigmatici, ossia un uomo sulla destra, una donna in bianco dalla parte opposta e un’altra ombra in cima alla costruzione. L’immobilità del momento è palpabile e conferisce un’aura di mistero alla scena: infatti, osservando la desolazione del posto, è percepibile un senso di attesa verso qualcosa di cui però non si sa nulla. Attualmente, il quadro appartiene alla Collezione Mattioli ed è conservato a Milano.
7. La Trahison des Images di René Magritte
Tornando a Magritte, è impossibile non parlare di “La Trahison des Images” – “Il tradimento delle immagini” – realizzato nel 1929 e conservato presso il Los Angeles County Museum of Art; esso raffigura la forma di una pipa su sfondo monocromo, con sotto la dicitura “Ceci n’est pas une pipe”, ossia “Questa non è una pipa”. Effettivamente, con questa frase l’artista tenta di avviare una riflessione sul linguaggio e sulla sua complessità, data dal fatto che quello che viene indicata come “pipa” in realtà non è altro che una sua immagine: la riproduzione pittorica, infatti, non è fruibile concretamente, non si può fumare come l’originale. Il surrealismo si evince quindi dalla componente filosofica di Magritte, il quale rinnega la pittura classica che vedeva uno stretto legame tra oggetto da rappresentare e soggetto rappresentato.
8. La magia dei pesci di Paul Klee
“La magia dei pesci” è un lavoro dell’artista Paul Klee (Münchenbuchsee, 18 dicembre 1879 – Muralto, 29 giugno 1940), datato 1925 e considerata pregna di un “senso del magico”. In primis, ciò è visibile nel soggetto, identificabile in 6 pesci di colori diversi che spiccano all’interno di uno sfondo scuro; ciascuno di essi procede in una certa direzione e illumina con la propria cromia il resto dell’ambiente. Tutt’intorno vi sono altri elementi legati al fantastico e al sogno, come per esempio un Pierrot con un cappello a punta, nell’angolo in basso a sinistra. Al centro del quadro è presente una chiesa, con un orologio che segna le 9; tale numero non è casuale, in quanto richiamerebbe simbologie divine, in particolare la beatitudine e la trascendenza.
9. Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio di Salvador Dalì
Altro quadro noto di Dalì è “Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio”, olio su tela del 1944 e custodito a Madrid. Esso si ispira ad un sogno della moglie – nonché modella – Gala e vede una donna nuda distesa lungo uno scoglio sospeso nel vuoto; mentre lei sembra apparentemente dormire, da una melagrana spaccata fuoriescono 2 tigri che le si scagliano contro munite di baionetta. Sebbene lo stile utilizzato sia dettagliato e corredato di dettagli, la scena appare del tutto scollegata dalla realtà; con questo sistema, l’artista vuole suggerire la dinamica stessa dei sogni, i quali appaiono parallelamente surreali ed appigliati a particolari realistici. Sono osservabili anche altri eventi simultanei, come per esempio un elefante che avanza in alto a destra.
10. Il figlio dell’uomo di René Magritte
Altro quadro molto conosciuto, “Il figlio dell’uomo” di Magritte si fa portavoce di una critica verso la classe borghese e la sua ipocrisia. Realizzato nel 1964 e facente parte di una collezione privata, l’artista partì da un autoritratto per poi approdare ad un “vedo-non vedo”, basato sul prendere atto di ciò che si ha davanti e riuscire ad andare oltre esso. Infatti il volto dell’uomo, nonostante sia coperto da una mela verde, è parzialmente visibile e riconoscibile; inoltre, alcuni studiosi hanno associato il frutto alla parabola della tentazione di Adamo. L’opera ricorda un altro lavoro magrittiano molto simile, ossia l’Uomo con la bombetta, in cui lo stesso individuo ha il viso coperto da una colomba.