Avvicinarsi al pianeta in cui scrive Murakami Haruki (alla giapponese: prima il cognome, poi il nome) è come approdare in un ambiente familiare e allo stesso tempo alieno. Un mondo del tutto identico al nostro, eppure sfalsato quanto basta per far risuonare una costante, avvolgente nota di tensione. Il più noto e “occidentale” autore giapponese, da anni in lizza per il Nobel, gioca costantemente a coinvolgerci in una narrazione dove realtà e sogno non sono mai davvero separati, né il passato o il presente, e neppure il qui e l’altrove.
Tutto è preda della piena e a tratti improvvisa libertà di agire dei suoi protagonisti, individui qualunque, identici a noi stessi: antieroi, sbandati, personaggi misteriosi, uomini e donne in preda all’ansia o alla depressione che si agitano negli spazi iper-popolati ed eppure deserti del Giappone contemporaneo e della sua società. Ma i vuoti che portano dentro, e le ricerche che intraprendono, sono universali, senza confini. Siamo accompagnati da topoi – la ragazzina adolescente, i gatti, il whisky, la musica classica e il rock – che scopriamo condivisi in tutte – o quasi – le opere, come elementi ripetitivi di un sogno ricorrente, di uno spartito o di un videogioco.
Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio… Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato” – Kafka sulla Spiaggia
Esploriamo un mondo che Murakami disegna per ciascuno di noi, e per nessuno in particolare, facendoci attraversare le sue storie come barchette in un uragano. Volendo proprio citare uno dei suoi libri,
basta sostituire tempesta e vento con LIBRO e ROMANZO, e saprete cosa vi aspetta alla fine di questa piccola guida introduttiva, la nostra (incompletissima) classifica dei 7 migliori libri di Haruki Murakami. Si parte!
1. Nel segno della pecora + Dance Dance Dance
Romanzi. Prima edizione: Nel segno della pecora, Longanesi, 1992 + Dance Dance Dance, Einaudi, 1998
Per atterrare sul pianeta HM, questo dittico formato da due distinti romanzi – uno il seguito dell’altro, a loro volta collegati ai primissimi romanzi brevi della mini-raccolta Vento e Flipper (Einaudi, 2016) – è probabilmente la discesa più morbida e panoramica.
Nel segno della pecora e Dance Dance Dance sono due opere giovanili (tuttavia non acerbe) che introducono ad uno ad uno i topoi letterari più amati e ricorrenti: un protagonista maschile sulla trentina, pienamente immerso e allo stesso tempo estraneo alla società di cui è membro, affronta la distanza tra potere politico e individuo, il conflitto tra l’energia della giovinezza (gli anni ’60, in questo caso) e la prosaicità dell’età adulta, il senso di perdita, la disillusione che non diventa mai cinismo – vera ancora di salvezza – e una ricerca. Non di un riscatto, né di una rivalsa, ma di una verità che possa riempire il vuoto. Da trovare, perdendo tutto il resto, danzando passo passo da Tokyo fino alle gelide montagne dell’isola settentrionale di Hokkaido. Due volte, se necessario.
Gli esseri umani hanno bisogno di un equilibrio a metà fra i propri desideri e il proprio orgoglio.
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2. Norwegian wood
Romanzo. Prima edizione: Einaudi, 2006
Una volta abituati ad oltrepassare il sottile velo che separa l’onirico dal reale (quale è l’uno e quale l’altro lato?), possiamo prenderci un attimo di pausa, per incontrare quello che è forse l’unico vero romanzo di formazione di HM, “una storia molto personale”, come l’ha definita lui stesso. In Norwegian wood (conosciuto anche come Tokyo Blues, titolo della primissima edizione italiana) troviamo amore, morte e gioventù, intrecciati in modo indistricabile sullo sfondo delle rivolte studentesche degli anni sessanta e delle musiche dei Beatles che danno il titolo al romanzo. Nelle sue pagine, le più lineari e delicate forse di tutta la sua produzione, la vita di tutti i giorni di un gruppo di universitari si scontra continuamente con tragedie altrettanto quotidiane, e altre molto meno – per fortuna. Il senso che il protagonista, uno dei pochi dotato di nome proprio in tutta la letteratura di HM, dovrà estrarre dal caos dei giorni vissuti, è che…grassi (no spoiler!)
Curiosità: è stato scritto in gran parte in Italia, tra la Sicilia e Roma, nell’ormai lontano 1987.
Adesso che cammino attaccata forte a te, non ho nemmeno un po’ di paura. Il buio e il male non possono trascinarmi via.
3. L’uccello che girava le viti del mondo
Romanzo. Prima edizione: Baldini e Castoldi, 1999
Una volta esplorate le terre illuminate che precedono questo punto, siete giunti – come capita per ogni autore importante, alla scogliera a picco sul mare. Da questo punto in poi, sta a voi decidere se buttarvi e imparare a nuotare, o fermarvi a guardare il tramonto. Certo, se pure decidete di lanciarvi, come ricorda Daniel Pennac tra i suoi Diritti imprescindibili del lettore, potrete lo stesso interrompere in ogni istante, abbandonare, tornare indietro. Invece, se siete già passati dai pianeti Paul Auster e Raymond Carver, o addirittura dal multiverso Foster Wallace, avete già un bel veliero e tante mappe per navigare le acque de L’uccello che girava le viti del mondo.
Perché attraversare l’oceano di quasi 850 pagine in cui si muovono i protagonisti, inseguiti dallo stridio inquietante di un uccello notturno (in originale il titolo suona come “Cronache dell’uccello a molla”), scendendo indifferentemente in un cortile abbandonato o raggiungendo in volo isole greche e steppe mongole, passando dal Giappone moderno alla Manciuria della Seconda Guerra Mondiale, vivendo incontri fortemente erotici e scontri violentissimi, può lasciare in apnea anche navigatori che si credono esperti. Se riuscirete a raggiungere l’altra riva, tuttavia, non vedrete più la letteratura, né i pozzi, allo stesso modo.
Mi sembra che le persone a una a una vadano silenziosamente cadendo giù dal bordo del mondo sul quale mi trovo io. Tutti procedono in direzione di quel bordo che da qualche parte deve esserci, e di colpo spariscono.
4. L’arte di correre
Saggio. Prima edizione: Einaudi, 2009 (Disponibile su Amazon)
Vi siete sdraiati a riposare sulla spiaggia, e probabilmente è passato un po’ di tempo prima che siate riusciti a rifiatare, prendendovi tempo per aggirarvi tra altri autori che, improvvisamente, sono comparsi nelle librerie dopo questa esperienza. Ma ormai siete allenati, HM fa comunque parte del vostro pantheon, e avete voglia di saperne di più. Internet è ricca di informazioni, ma ancora di più lo è L’arte di correre, la sua autobiografia dedicata alla grande passione per la corsa. Intesa non come mera attività sportiva, ma piuttosto come rivelazione di sé, un’esperienza Zen, dove impegnarsi in qualcosa ha lo stesso valore della sua realizzazione, con tutto quel che ne consegue in termini di disciplina e consapevolezza.
Questo saggio offre una nuova, importante chiave per interpretare il corpus di Murakami: scrivere, correre, vivere, hanno bisogno degli stessi elementi, si nutrono della stessa volontà e incontrano le stesse difficoltà. Cui far fronte non per uno scopo ultimo, ma per il piacere di portarle a termine. Altra curiosità: il titolo originale suona come “Di cosa parliamo quando parliamo di corsa”, omaggio all’opera dello scrittore americano Raymond Carver, che HM considera un suo mentore.
Se mi chiedessero qual è la qualità più importante per uno scrittore dopo il talento, direi senza esitare la capacità di concentrazione. La facoltà intellettuale di riversare tutto il talento di cui siamo dotati, intensificandolo, su un unico obiettivo.
5. Kafka sulla spiaggia
Romanzo. Prima edizione: Einaudi, 2008
Vi siete allenati, correndo accanto ad HM sulla sterminata sponda della sua passione. E adesso siete di nuovo soli, energici, davanti ad un continente desertico: di fronte tutta la sabbia della spiaggia su cui siede Tamura Kafka, nello zaino gli occhiali per avvistare i topoi e nel cuore il piacere di penzolare tra realtà e sogno. Ma un deserto, quello nell’animo del protagonista adolescente, non è un percorso agevole neppure quando si è preparati, e Murakami è pronto a stordirci con la paura, la follia, e un orrore sottile.
Kafka sulla spiaggia è un romanzo simbolista, irreale e insieme tremendamente attuale, dove separare il vero e il verosimile è pressoché impossibile, come nella fantasia di un ragazzino impaurito, e che mette alla prova tutte le nostre capacità di comprendere le sue metafore ed allegorie – soprattutto quando affonda nella spiritualità shintoista, poco conosciuta in occidente. Il continuo svelarsi del mondo e delle sue meraviglie, in cui si può giungere persino a parlare con i gatti, è controbilanciato da aree oscure e incomprensibili, piene di malignità, dove si rischia di precipitare ad ogni passo. Un’altra sfida a noi lettori, che vi invitiamo a raccogliere.
E quell’oscura confusione dentro di te non si è dissipata: è lì come prima. Non è vero, forse? La paura, la rabbia, l’angoscia che nutrivi non si sono affatto dissolte. Sono ancora tutte dentro di te, e continuano ostinate ad affliggerti
6. I salici ciechi e la donna addormentata
Antologia di racconti. Prima edizione: Einaudi, 2010
Oasi sparse al limitare del deserto. Avremmo potuto in effetti visitare una qualsiasi delle raccolte di racconti di HM, di pari valore: L’Elefante Scomparso, ad esempio, o Tutti i figli di Dio Danzano – dedicata in particolare al tremendo terremoto di Kobe del 1993. Tuttavia, questa è la sola nella quale i testi siano stati selezionati dall’autore, cosa non troppo frequente nel mercato odierno – dove gli editori sono rapidissimi a realizzare volumi anche sconclusionati, purché a firma del loro scrittore di grido.
Murakami fa invece ne I salici ciechi e la donna addormentata una scelta lineare, ragionata e gradevole, come un mecenate che ci introduca alla sua collezione privata di opere d’arte. Oltretutto estremamente corposa, con ben 24 racconti che coprono più o meno ogni elemento esplorato finora, dalla musica al sogno, dall’introspezione all’erotismo. Ci si abbevera facilmente a queste storie di un Giappone universale ed esotico, contemporaneo ed immerso in una tradizione spirituale che emerge qua e là come bolle d’aria in una sorgente.
Nella vita, ci sono momenti in cui si ha davvero bisogno di mangiare qualcosa di buono. E in quei momenti, a seconda che uno entri in un buon ristorante o meno, l’esistenza può prendere un corso del tutto differente. È come cadere da questa o da quella parte di un muro.
7. 1Q84
Romanzo. Prima edizione: Einaudi 2011
No, non è una password. E’ un romanzo. Anzi due, per la versione italiana. Anzi tre, per quella originale. Se la complessità vi affascina, a questo punto dovreste essere in grado di apprezzare un romanzo che ve ne offre a piene mani. Probabilmente anzi andrebbe definita una esalogia, dato che per comprenderlo appieno – e apprezzarne riferimenti, sottigliezze, analogie – è consigliabile una doppia lettura ravvicinata.
Se finora avevamo visto un solo mondo, in 1Q84 tutto raddoppia, come le lune che i protagonisti vedono solcare i cieli: una normale e l’altra verdognola e malaticcia. Un intreccio di narrazioni che si avvia con una assassina ferma in tangenziale e prosegue tra storia del Giappone, investigazioni poliziesche, pericolose deviazioni religiose e una storia d’amore legata ad un filo sottile come seta tessuta da una crisalide d’aria. Quella intraducibile Q nel titolo è come le sue pagine: significa “9”, “dolore”, “punto interrogativo”. Non è solo una questione di interpretazione, ma la profonda descrizione di un ineffabile enigma.
“O sono io che sto uscendo fuori di testa, o è il mondo che sta impazzendo. O l’una o l’altra. Ma non so quale delle due ipotesi sia quella giusta. Il barattolo e il coperchio sono di misure diverse. Potrebbe essere colpa del barattolo, oppure del coperchio”
8. Assolutamente musica (con Ozawa Seiji)
Saggio. Prima edizione: Einaudi 2019
Giunti a questo punto dell’esplorazione, conoscerete già il fil rouge sonoro che guida la vita e le opere di Murakami, e sarete avvezzi alla fusione dei mondi che è il topos fondamentale dei suoi romanzi. Se invece ancora non l’avevate realizzato, sappiate che sulle varie piattaforme musicali c’è chi diligentemente crea playlist divise per titoli, con le quali potersi immergere nella lettura seguendo passo passo la colonna sonora che l’autore costruisce all’interno delle proprie pagine.
Con Assolutamente Musica il passo è ulteriore: il maestro della scrittura Murakami incontra il maestro della musica Ozawa Seiji, direttore d’orchestra di fama internazionale. E nasce un libro che non è un saggio nè un romanzo, bensì una conversazione che è anche l’incontro tra due amici e due universi.
“Se in un testo non c’è ritmo, nessuno lo leggerà”
9. L’assassinio del Commendatore
Romanzo. Prima edizione: Einaudi 2018
Siamo quasi alla fine del viaggio, che è diventato anche cronologico (questo libro è uscito in Giappone nel 2017, mai edizione italiana è stata tanto rapida, prima in due libri distinti, seguiti dall’edizione integrale Einaudi 2019) e il cui traguardo si staglia dinanzi a noi come un tori, un portale sacro, posto sulla cima di un’irta collina, con un sentiero che si aggira tutto intorno ad essa in forma di spirale. La salita che L’assassinio del Commendatore disegna non è ripida, anzi agevole, e il paesaggio splendido.
Tanto da farci gettare uno sguardo sull’itinerario che abbiamo seguito per giungere fino a questo punto, riunendo tutti gli scenari visitati in un’unica avventura che si svolge quasi interamente nel raggio di poche centinaia di metri, a partire dalla casa/studio di un pittore dalla personalità potente e dal passato misterioso, abitata temporaneamente da un ritrattista alla soglia dei quarant’anni, appena separatosi dalla moglie. E il percorso, più dell’arrivo, colma lo spirito di tante risposte attraverso un sapiente gioco, per una volta non (troppo) criptico, di metafore, idee, simboli, da generare e uccidere per afferrarne il senso profondo. Murakami trasforma la letteratura in pittura, la musica in Storia, e intreccia il tutto in una sinfonia di elementi moderni ed antichi, mistici e prosaici, guidandoci in un viaggio nel viaggio alla ricerca della Verità e di ciò che ci rende interamente umani. Non ci stupirebbe se questa fosse considerata, in futuro, l’opera meglio riuscita di Murakami Haruki, l’atleta scrittore.
-Bella domanda!- disse lui. Poi alzò il suo piccolo indice pallido. -Anzi, ottima domanda, caro signore. Chi sono io? Per il momento, sono il Commendatore. Nient’altro che il Commendatore. Tuttavia, questo è solo il mio aspetto provvisorio. Non so quale sarà il prossimo. Quindi chi sono, in realtà? E voi? Chi siete voi? Avete preso quell’aspetto lì, ma in realtà chi siete? Vedete, questa domanda vi mette in imbarazzo, anche voi troverete difficile rispondere. Lo stesso è per me.
10. Abbandonare un gatto
Autobiografia. Prima edizione: Einaudi 2020
Abbiamo esplorato il mondo di Haruki Murakami, il suo pianeta personale che ha generato e donato a tutti i lettori del pianeta. Ma chi è, l’autore? Quale è il suo volto?
Dopo decenni di riservatezza – esclusi gli excursus guidati dalla passione per la corsa – è finalmente l’autore stesso che si svela, in una brevissima autobiografia intitolata Abbandonare un gatto. Ma, nonostante la promessa, non tradisce la propria inclinazione: non è infatti lui il protagonista, ma la propria famiglia – per la precisione il padre, Chiaki Murakami. Tra le pieghe della formalissima cultura giapponese si intravedono così i sentimenti, le riflessioni, lo sguardo di due uomini che si osservano e si amano. Non due personaggi, due costruzioni, due racconti in forma umana come talvolta accade ai romanzieri, ma un figlio comune che parla di un padre comune. Tuttavia, dato che per gli autori la vita non può veramente separarsi dalla narrazione, sarà facile per i lettori vedere il processo inverso, e il fantasma del padre materializzarsi in molte delle sue altre opere.
Ognuno di noi è una delle innumerevoli, anonime gocce di pioggia che cadono su una vasta pianura. Una goccia che ha una sua individualità, ma è sostituibile. Eppure, quella goccia di pioggia ha i suoi pensieri, ha la sua storia e il dovere di continuarla. Non lo dobbiamo dimenticare.
Ecco la cima della collina, attraversiamo il Tori e lasciamo il pianeta Murakami. Oppure no? C’è ancora tanto da esplorare!
Postilla: un’ultima citazione essenziale per capire il mondo di Murakami ed il suo fascino internazionale, come una bussola che l’autore ci lascia in dotazione, non è contenuta in un libro, ma nel suo discorso di accettazione del Jerusalem Prize del 2007, quando fu premiato “Per la difesa della libertà individuale nella società”:
Tra un muro alto e solido e un uovo che si rompe contro di esso, starò sempre dalla parte dell’uovo. Sì, non importa quanto il muro abbia ragione e quanto l’uovo abbia torto, io starò dalla parte dell’uovo. Qualcun altro dovrà decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; sarà forse il tempo a farlo, o la storia. Ma se ci fosse un romanziere che, per qualsivoglia ragione, scrivesse stando dalla parte del muro, che valore avrebbero le sue opere?