Non esiste un modo logico per spiegare la bellezza di un dipinto. Il bello dell’arte è proprio nella sua totale irrazionalità. Anche quando l’oggetto di un quadro è un vero paesaggio. L’occhio dell’artista, infatti, lo trasforma e ne esalta le peculiarità. A volte distaccandosi dalla verità oggettiva del luogo geografico, per restituirci qualcosa di unico. La storia dell’arte è costellata da dipinti di paesaggi che sono dei veri capolavori. Città, scorci, lande desolate, persino paesaggi irreali, ricreati in una sorta di trance onirica, che parlano al nostro cuore e scatenano emozioni inspiegabili. Ecco allora 15 dipinti di paesaggi più famosi che dovreste vedere almeno una volta nella vita.
1. Notte stellata – Vincent Van Gogh
Con ogni probabilità, assieme ai Girasoli, è il dipinto più celebre di Vincent Van Gogh. Un olio su tela nato nel 1889, in uno dei momenti più angoscianti della vita del pittore olandese. Che dopo l’episodio dell’automutilazione del suo orecchio accettò di farsi ricoverare in una clinica psichiatrica a Saint-Rémy-de-Provence. Il paesaggio notturno della cittadina francese non ci viene restituito nel suo realismo, ma viene per così dire mediato dall’animo dell’artista che quasi scompone l’atmosfera. Tratteggiando il cielo e le stelle con pazienza e regolarità. Così l’aria sembra formare dei vortici e le stelle, grandissime, pesano su una città sonnecchiante. Mentre un cipresso, scuro, si staglia sulla sinistra. Un vero capolavoro, tutt’altro che pacificante, ma sempre melodioso che oggi si trova al MoMa di New York.
2. La tempesta – Giorgione
Uno dei capolavori del pittore di Castelfranco Veneto, Giorgione. Un quadro dalla composizione geometrica in cui il paesaggio quasi scompare dietro alle tre figure umane che troviamo in primo piano. Un uomo, forse un soldato, sulla sinistra e una donna seminuda, sulla destra che allatta il suo bambino guardando in camera per così dire. L’immagine trasmette un senso di calma e tenerezza, ma alle loro spalle, il cielo sulla città sembra minaccioso, squarciato da un tuono che è preludio di tempesta. Ma alla fine questi tre personaggi sono quasi protetti da natura che li circonda. Un dipinto eccelso, databile agli inizi del 1500, su cui aleggia una nebbiolina incantevole. Si trova alle Gallerie dell’Accademia, a Venezia.
3. Roma vista da Campo Vaccino – William Turner
Il britannico William Turner è stato definito, giustamente, il pittore delle luce. Nei suoi paesaggi ha sempre utilizzato il pennello per creare volumi e forme piegano la luce alla sua volontà. Ne è testimonianza questo meraviglioso paesaggio romano, forse non celeberrimo, l’ultimo dipinto dell’Urbe fatto da Turner. Completato nel 1839, si trova ora Paul Getty Museum di Los Angeles. Il quadro ritrae il Foro Romano prima degli scavi del secolo XIX e XX (si chiamava ancora Campo Vaccino). La nebbia aleggia sulle rovine che sembrano ricoperte di una sottile polvere bianca. Non mancano elementi dell’architettura romana classica, i ruderi e anche un gruppo di persone intente a lavori rurali. Forse non la più bella delle opere di Turner, ma tra le più interessanti.
4. La Piazza Rossa – Vassily Kandinsky
Lo scoprirete anche con altri dipinti, non è necessario che un paesaggio sia reale per essere memorabile. O meglio ancora, nel caso di Vassily Kandinsky, non è necessario che il quadro sia la rappresentazione esatta della realtà. La Piazza Rossa è uno dei casi in cui un luogo geografico iconico, il cuore pulsante di Mosca, diventa un capolavoro di astrazione, dominato dai colori vibranti. C’è davvero poco da dire su questo lavoro realizzato nel 1916, un anno prima della Rivoluzione d’ottobre e quindi ancor più importante. Se non che attraverso le immagini Kandinsky abbia voluto rendere omaggio alla sua città madre, dove nacque il 16 dicembre 1866. Una delle grandi capitali europee divenuta, per mano di questo genio dell’arte contemporanea, un paesaggio fiabesco e brillante. Il dipinto si trova alla Galleria Tretyakov a Mosca.
5. La persistenza della memoria – Salvador Dalì
Quando si parla di arte onirica si pensa immediatamente a Salvador Dalì, forse il padre del Surrealismo, e al nostro Giorgio De Chirico. Difficile spiegare cosa sia l’arte surrealista, più facile mostrarne i capolavori come La persistenza della memoria del 1931, forse uno dei paesaggi onirici più noti ed emozionanti dell’arte contemporanea. Il quadro parla di memoria e quindi di tempo che viene rappresentato da un gruppo di orologi senza corpo, che si piegano all’interno di un paesaggio marino. Sullo sfondo troviamo un mare calmo, con dei faraglioni sulla destra (si trovano nella baia di Cullera). Mentre gli orologi si stendono sulla sabbia come se fossero stati trasportati lì dal mare. Appoggiati su un ramo o adagiati su una strana creatura hanno tutti una caratteristica: la fluidità appunto. Come se il tempo fosse qualcosa che non si possa misurare solo con le lancette dell’orologio. Dalì spiegò in seguito che aveva dipinto il quadro sulla scia di un mal di testa fulminante, legato a un’indigestione di Camembert. Difficile che uno dei paesaggi più memorabili dell’arte contemporanea sia nato solo per questo, ma crediamo all’artista. Ora si trova al MoMa di New York.
6. La grande onda di Kanagawa – Hokusai
Impossibile distinguere in questo paesaggio dipinto dal maestro Hokusai quale sia l’elemento predominante. Certo la grande onda con le sue zanne bianche è inquietante e ieratica al tempo stesso. Non è un caso che compaia da sinistra a destra, quindi in maniera completamente antitetica al modo di leggere giapponese. Ma sullo sfondo c’è anche il monte Fuji, simbolo nazionale. E due navi in preda alla tempesta. La xilografia è stata pubblicaa la prima volta tra il 1830 e il 1831, ma nel tempo diverse copie sono state diffuse in vari musei del mondo: il MoMa di New York, il British Museum di Londra e l’Art Institute di Chicago tra gli altri (copie sono anche al Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste, al Museo d’arte orientale di Torino e al Museo d’arte orientale Edoardo Chiossone di Genova).
7. Impressione, levar del sole – Claude Monet
Una delle tele più importanti per l’Impressionismo, dipinta da Claude Monet nel 1872 e ora conservata al Musée Marmottan Monet di Parigi. Il paesaggio che viene immortalato è quello di uno splendido scorcio cittadino, con ogni probabilità Le Havre, all’alba. Ora, immaginate l’artista con il suo cavalletto e il paesaggio davanti a sé avvolto da una leggera nebbia. E soprattutto immaginate quanto possa essere stato difficile rendere palpabile la presenza della nebbia sono con olio e pennello. Capirete perfettamente l’importanza di questo quadro all’interno della corrente Impressionista, tra i cui precetti c’era quello di dipingere dal vero, en plein air, seguendo più le emozioni del momento che non l’esatta aderenza alla realtà. Il quadro di fatto diede il nome all’intero movimento e dal quel momento segnò di fatto una rivoluzione pittorica senza precedenti.
8. I papaveri – Claude Monet
Un anno dopo arrivò un altro capolavoro di Claude Monet, i papaveri, un olio su tela che rappresenta un paesaggio campestre dominato da un mare di papaveri rossi, in cui si intravedono quattro piccole figure umane, due donne e due bambini, tra cui Camille – moglie del pittore – e il figlio Jean. Il verde del prato è diviso dal cielo azzurro, punteggiato dal bianco delle nuvole, da una fila di alberi dal verde intenso. Tutti i colori sono vibranti, ricchi, eppure le pennellate sono morbide, quasi a non voler definire in maniera netta il panorama. I volti sono appena accennati e senza alcuna definizione. I papaveri quasi si mescolano al verde del prato. Un paesaggio incantevole che potete vedere al Musée d’Orsay a Parigi.
9. Paesaggio Mediterraneo – Pablo Picasso
Non è certamente una delle opere di Picasso più note della sua carriera, questo Paesaggio mediterraneo conservato nell’Albertina Museo a Vienna. Ma si tratta pur sempre di uno scorcio realizzato da uno dei grandi geni dell’arte contemporanea. Dipinto nel Dopoguerra, negli anni ’50 quando Picasso raggiunse forse il punto più alto della sua fama, immortala un paesaggio marino caratterizzato da colori vibranti e aggressivi. Non era un momento facile per l’artista che era stato lasciato da Francoise Zhilo, madre di due suoi figli. Ha così trasfuso il sentimento di dolore in un paesaggio saturo, con tante linee nere. Non un quadro astratto, ma sicurmente un’opera in cui il realismo viene mediato da un animo appassionato e geniale.
10. La foresta incantata – Marc Chagall
Marc Chagall ci ha abituati a paesaggi fiabeschi, in cui il realismo lasciava spazio a sprazzi di poesia (come dimenticare gli amanti in volo sulla città?). Per cui tutti i paesaggi immortalati dal pittore russo hanno un che di magico. Come quello che è stato preparato nel 1945 come scenografia per L’uccello di fuoco, il balletto musicato da Igor Stravinsky. Realizzato con diverse tecniche (collage, gouache, matita su carta), il dipinto rappresenta una foresta incantata, con cieli solcati da cavalli alati e altre creature misteriose. Alla luce di uno spicchio di luna gialla.
11. La gioia di vivere – Henri Matisse
Dipinto nel 1906 e conservato alla Barnes Foundation di Filadelfia, La gioia di vivere di Matisse risale al suo periodo fauvista. I colori sono brillanti e aggressivi, i nudi di donna rappresentati sono lontani dalla realtà, con un tratto che è debitore di Gaugin. Ma a dominare è un paesaggio marino, primitivo e selvaggio, dipinto con colori non naturali, che racchiude al suo centro, delle ballerine che danzano in cerchio. La stessa immagine verrà ripresa per un altro capolavoro di Matisse, La danza. Evocativo ed emozionante, come la gioia di vivere.
12. La Seine a Champrosay – Pierre Auguste Renoir
Dipinto nel 1876 e custodito al Musee d’Orsay a Parigi, questo paesaggio, realizzato proprio nella città Champsosay di mette in contrasto i colori caldi della vegetazione a quelli freddi della Senna. Anche questo è un quadro che incarna alla perfezione il senso di una corrente come l’Impressionismo, con le sue pennellate potenti e la capacità di rendere spazi e volumi solo attraverso i colori.
13. Fattoria presso Duivendrecht – Piet Mondrian
Prima di dipingere i meravigliosi quadrati nelle griglie nere, emblemi dell’astrattismo, Piet Mondrian ha attraversato (come del resto Picasso) una fase figurativa. Eppure, anche nella rappresentazione più realistica della realtà restava sempre un elemento personale fortissimo. Anche nella Fattoria presso Duivendrecht del 1916. Una paesaggio quasi scheletrico eppure caldo, grazie ai colori autunnali impiegati, il mattone dei tetti, il giallo degli alberi. Si percepisce nitidamente il temperamento di un artista ancora a caccia della sua strada. Che troverà una volta ritornato a Parigi, nel 1919.
14. L’isola dei morti – Arnold Böcklin
Sembra il bozzetto di una scenografia de Il Signore degli anelli questo dipinto fatto dallo svizzero Arnold Böcklin nella seconda metà del 1800. Un paesaggio quasi spettrale che rappresenta l’approdo forse di anime di defunti presso questa isola dalla costruzione geometrica. Un’opera talmente magnetica da cui l’artista non volle mai separarsi. Arrivando, semmai, a realizzare altre quattro varianti pur di non allontanarsene. Angosciante e placido al tempo stesso, il quadro ispirò moltissimi autori come De Chirico e Dalì, per la sua dimensione onirica. Sergej Rachmaninov scrisse nel 1909 un poema sinfonico intitolato L’isola dei morti e Adolf Hitler ne comprò una versione nel 1933 che appese nella Cancelleria del Reich.
15. Viandante sul mare di nebbia – Caspar David Friedrich
Emblema dell’arte romantica, il dipinto di Caspar David Friedrich è conservato alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo. Più che un semplice paesaggio è l’esaltazione dell’uomo che si pone davanti alla natura, lasciandosi travolgere dalla sua bellezza e maestosità. Il protagonista, un pellegrino che si ferma dopo avere molto vagato, si erge sul picco di una montagna, l’Elbsandsteingebirge, in Boemia, e contempla le cime e il cielo, mentre viene sferzato dalla brezza.