Premessa: questo è un articolo ecologico-filosofico, non ecologico-pratico. Benvenuti quindi nella scuola di filosofia de Il Meglio Di Tutto, dove cerchiamo di trovare le cose migliori, ma osservate da un altro punto di vista. In questo caso, il Cosmocentrismo: una visione della realtà che eguaglia ogni elemento dell’universo – e si oppone all’antropocentrismo, dove noi umani siamo invece l’elemento più importante. D’altronde, che è meglio lavarsi i denti aprendo il rubinetto solo per sciacquarsi, e che è conveniente spegnere la luce in una stanza vuota…beh, dovrebbero essere azioni logiche, non qualcosa che dovete leggere su una pagina web perché altrimenti si sciolgono i ghiacciai.
Tenetevi forte, proviamo tutti insieme a esplorare le 5 lezioni da imparare sull’ambiente.
1. Non dobbiamo salvare il pianeta
I dinosauri sono stati la specie dominante della Terra per un periodo 620 volte più lungo rispetto all’Homo Sapiens, e sono stati sterminati da un’esplosione pari alla detonazione – nello stesso istante – di 147 miliardi di bombe atomiche come quella sganciata su Hiroshima. Cosa che centinaia, forse migliaia di specie, tra cui i primi mammiferi, ha superato in modo agile, generando lo stupendo panorama biologico che ci circonda oggi. Perciò possiamo stare tranquilli: la Madre Terra non ha forma antropomorfa, e soprattutto non gliene importa un fico secco di noi, o dei panda.
Quindi no, non possiamo e non dobbiamo salvare il pianeta, che non ha nessun bisogno di essere salvato. Quando diciamo salvare, intendiamo “mantenere le cose come sono”. Che è una visione antropocentrica ed egoista.
Le parole sono importanti: non c’è niente da salvare, ma moltissimo da migliorare. In noi. Ed è proprio per questo che dobbiamo sforzarci: perché siamo una specie potentissima, in grado di trasformare il nostro ambiente, di generare stelle e sopravvivere ad un’infinità di difficoltà. Diventare meno vandalici è perfettamente alla nostra portata.
2. L’inquinamento non è il male
Un sasso è un ammasso di minerali, non un’arma. Ma se te lo tiro in testa, cosa diventa? Risposta: sempre un sasso. Idem l’inquinamento: è, e rimane, una conseguenza inevitabile del secondo principio della termodinamica. 3 Miliardi e mezzo di anni fa, lo scarto metabolico di una nuova specie di batteri fotosintetici, i cianobatteri, innescò la prima estinzione di massa a noi nota. Il gas velenoso, all’epoca, fu l’ossigeno. Quei pochi che impararono ad utilizzarlo divennero la nuova forma di vita dominante.
Anche noi produciamo diversi tipi di inquinamento, tra cui la plastica sintetica e l’ (eccesso di) anidride carbonica. Sono di per sé cose fantastiche: con una creiamo oggetti in grado di attraversare intatti il pianeta e l’altra la conseguenza di una crescita esponenziale nelle nostre possibilità come specie. Ma restano quello che sono: inquinamento, e noi siamo nuovi cianobatteri. Come avvenne nel Sideriano, l’evoluzione procede, e batteri e altri animali in grado di digerire le materie plastiche sono comparsi qua e là.
L’inquinamento non è il male, ma lo è il nostro modo di gestirlo: la plastica non è il male come l’ossigeno non era il male. Tuttavia, ci sono cose peggiori dell’inquinamento di per sé, le cui conseguenze attuali sono un oceano di dolore: animali che soffocano nei nostri rifiuti, per esempio. E qui possiamo fare qualcosa, perché è nelle nostre possibilità. Le istruzioni le abbiamo: raccogli, ricicla, riusa, non sprecare, ottimizza. E non abbandonare mai, MAI, un rifiuto dove non deve stare, anche se non lo hai lasciato tu. Per fortuna, non è difficile.
3. Mangiare carne non è sbagliato
L’allevamento produce più gas serra di tutti i trasporti combinati, oltre a una sterminata massa di liquami che inquinano le falde d’acqua dolce. Consuma l’83% del suolo e il 40% di tutta la produzione agricola. In pratica, se smettessimo di mangiarne potremmo raddoppiare auto, aerei, navi e nutrire il doppio della popolazione umana senza aumentare l’impatto sul Pianeta. Risparmiando anche indicibili sofferenze alle creature allevate.
E allora? Ma che noia! E pensate che accadrà mai? E allora, quale altro risultato otterrete snocciolando questi numeri inutili, se non diventare ospiti tristi e irritanti, e stimolare vostro padre, il fidanzato della vostra amica o lo sconosciuto su FB a mangiare anche la vostra parte di bistecche? Siamo chiari, non siete migliori di loro, anzi, la superbia è un peccato capitale più grave della gola, e voler salvare le mucche non vi rende meno antropocentrici di chi ignora la questione. La carne è più che gustosa: stimola istinti antichi, e rinunciarvi è un sacrificio che pochi riescono a fare. E hanno ragione loro: mangiare carne non è sbagliato.
Quindi? Bruceremo l’Amazzonia per trasformare la Terra in una Venere… per delle braciole? No. La carne sintetica è in arrivo, e nel frattempo sono qualità e varietà quelle cui dedicarci: non meno carne perché gli agnellini sono innocenti, ma più sformati di verdure, più peperoni ripieni, più torte di legumi, più pasta al pomodoro. E anche carne di animali vissuti in modo decente, polli ruspanti, trota selvaggia. Diminuire il consumo, diminuire il dolore, non diminuire il piacere.
4. Il cambiamento climatico è inevitabile
Nel Cretaceo, fino a 65 milioni di anni fa, la temperatura sulla Terra fu (probabilmente) la più alta dalla comparsa della vita, oltre 8 gradi sopra la temperatura media del ventesimo secolo. Durò milioni di anni, durante i quali fiorì la più alta varietà di sauri e nacquero proto-uccelli e mammiferi placentati. Da allora, il clima ha continuato a raffreddarsi (con varie oscillazioni) fino a circa diecimila anni fa, quando con l’invenzione dell’agricoltura abbiamo innescato il processo inverso – che ora ha raggiunto vette ineguagliate.
Siamo stati noi? Sì, non è una cosa su cui dibattere. Possiamo farci qualcosa? Non molto, il cambiamento climatico è inevitabile. Porterà ad un’estinzione di massa? Sicuramente, anzi, trasformate il futuro in presente: la catastrofe è in atto. L’uomo vi sopravvivrà? Molto probabilmente, insieme a migliaia di altre specie, che occuperanno le nicchie ecologiche lasciate dall’enorme massa di vita che scomparirà.
Quindi? Che si fa? Impariamo la lezione, avviamoci verso la transizione energetica, e prendiamo atto che noi non siamo degli eletti, ma solo elementi del sistema Terra: le mosche, i virus, i vulcani, le balene, le folaghe, noi.
5. Manifestare è bello
Il profilo twitter di Greta Thunberg recita “Seriously annoying climate- and environmental activist”, e siamo tutti d’accordo con lei. Ma anche lei ha ragione: se l’argomento ci tocca, se sentiamo un peso sul petto nel renderci conto della situazione, fare qualcosa, anche solo qualcosina, ci farà sentire meglio. Manifestare è bello. Fatelo, fatelo. Scendete in piazza, fate lo Sciopero del Clima, iscrivetevi ad associazioni come PlasticForFree, WWF, LAV, mandate lettere alla UE per fermare l’uso di reti a strascico e salvare gli squali.
Sappiate che è solo l’inizio, e che nessuno, nemmeno Greta col suo Asperger, è in grado di raggiungere il livello minimo di coerenza tale da avere un impatto. Anzi, rischierete continuamente la delusione di vedere il vostro attivista di riferimento sbagliare qualcosa – ed essere ovviamente attaccato per questo, mentre una sfilata di petroliere lava illegalmente i serbatoi davanti a Civitavecchia.
Quindi? Quindi proseguiamo, anche quando siamo i soli in piazza, perché farci sentire è l’unico modo che abbiamo di sentirci meno soli.
Extra: E allora?
Per dirla con Tim Morton*: un pianeta senza balenottera azzurra non è un posto dove voglio abitare. Perciò, possiamo impegnarci per rendere l’umanità migliore, almeno un po’. Diventare creature ecologiche, tuttavia, ci renderà sì persone migliori, ma non migliori di qualcun altro. Anzi, ci renderà sempre meno importanti, sempre meno utili. E quando alla fine non ci sentiremo superiori neppure alle mosche, il percorso sarà completo.
Welcome to Cosmocentric. Ed è solo l’inizio.
*Chitarrista, Professore universitario e autore di una bella serie di testi che potreste voler leggere.