FOOTBALL IS COMING ROME!
7 partite in un mese, 7 sere di urla, emozioni, silenzi, paure. Pensandoci su, probabilmente la spettrale Samara, nella saga di The Ring, si riferiva proprio a questi 7 giorni qui.
Perché vorremmo sapere chi di voi, dopo questi 780 minuti di calcio giocato (inclusi supplementari e rigori) non ha sentito il cuore fermarsi insieme al pallone tra le mani di Donnarumma, nell’ultimo rigore inglese calciato dallo sfortunato Saka.
Da quel momento letale dobbiamo ancora recuperare la voce, ma non la memoria. E prima che la vita quotidiana ci svegli dal sogno di queste notti magiche, riviviamo insieme i migliori momenti della Nazionale Italiana a Euro 2020.
1. 13 Novembre 2017
Per arrivare in vetta bisogna ricordarsi da dove siamo partiti: 13 Novembre 2017, San Siro. L’Italia fallisce l’accesso ai Mondiali di Russia, per la prima volta in 60 anni. Caduti ai piedi di una dignitosissima Svezia dopo un girone di qualificazione oltre i limiti dell’indecenza. Le lacrime del capitano Buffon a sottolineare la disgrazia di un intero movimento.
Da allora, la rinascita. Il nuovo CT Roberto Mancini, la squadra ricostruita, il gioco, le 27 partite utili di fila a cui siamo arrivati al Torneo Continentale. A cui siamo arrivati da Cenerentola, con la speranza di passare almeno i gironi.
Quel che il bruco chiama Fine Del Mondo, il resto del mondo chiama Farfalla.
2. L’urlo di Mameli
I più giovani non lo ricorderanno, ma il dibattito sull’inno di Mameli (che si chiama Il Canto degli Italiani) cantato/non cantato dai calciatori durante l’esecuzione pre-partita è stato infuocato per anni, negli stadi e in Parlamento.
Non lo sentivamo suonare ad una manifestazione internazionale da cinque anni e, finalmente, insieme agli italiani che canticchiavano in casa, la Nazionale schierata lo ha stonato a meraviglia, partita dopo partita.
Fino alla finale, “Siam Pronti alla Morte”.
3. “Porca puttena”
Italia-Turchia, Stadio Olimpico. La prima partita del Torneo, la sobria cerimonia inaugurale, l’avversario sulla carta più temibile del girone.
I turchi vengono invece divorati: Berardi spara sulla gamba di Demiral che butta in porta; Immobile ribatte in rete un gran tiro di Spinazzola respinto dal portiere; Insigne avvia il simbolo di questa Italia che arriva davanti porta e frega tutti con il tiro più prevedibile e meno prendibile. Dove nel 2006 ci fu la “Maledetta” di Pirlo, il 2021 vede il “Tiro a Giro” di Insigne. Tiraggir per gli amici. 3 a 0, Italia prima del girone.
E in tutto questo, si scopre che il comico Lino Banfi, mitico Oronzo Canà – allenatore cinematografico – aveva suggerito ai ragazzi di correre alla telecamera dopo il gol e urlare “Porca Puttena”, il suo motto. Diventa un tormentone immediato.
4. Locatelli fa le cose per bene
Italia-Svizzera, ancora una volta a Roma. Anche la squadra elvetica è un ostacolo importante, arcigna anche se priva di giocatori stellari. Il timore è diffuso tra opinionisti e tifosi.
E niente, ancora 3 a 0. La fanno quasi sembrare facile, i nostri, con un gioco aggressivo e divertente, passaggi perfetti che vanno a spingere la splendida doppietta di un Locatelli ispiratissimo, che fa le cose per bene come i suoi omonimi del settore alimentare.
Immobile chiude al 89esimo con una gran fiammata, e le altre squadre iniziano a sentire un rombo lontano. L’Italia si qualifica agli ottavi per prima, con una partita di anticipo, e qualcuno in TV si lascia sfuggire che abbiamo affrontato solo squadrette.
E invece facevamo già le cose per bene.
5. La porta di Sirigu
Italia-Galles, partita fondamentale per gli anglosassoni, meno per noi – che paradossalmente perdendo e arrivando secondi potremmo trovare un cammino più agevole: da primi, dopo l’Austria ci aspetta l’affamatissimo Belgio, e poi la Francia. Ma nessuno vuole perdere, tutti vogliono dimostrare la garra della nuova Italia.
Così gli azzurri ingabbiano gli avversari – invero poco propositivi, forse spaventati dal nostro gioco – e Pessina chiude già nel primo tempo con uno splendido assist su punizione di Verratti, insaccato con gioia.
Ma c’è tempo e spazio anche per altre emozioni: Mancini sfrutta i gironi e la partita non indispensabile per far giocare tutti. Incluso il secondo portiere Sirigu, che emozionato chiude la porta nei minuti di recupero. Dell’intera rosa, nei primi 270 minuti resta in panchina solo Meret, il terzo portiere. Il CT così porta a casa il girone da imbattuto e la riconoscenza di tutta la squadra – riserve incluse.
Siamo agli ottavi di finale!
6. La scivolata di Pessina
Italia-Austria è il primo match ad eliminazione diretta che i tre quarti della squadra si trovano davanti nella propria carriera agonistica. E si nota: se sulla carta gli austriaci sono un avversario persino più semplice di Turchia e Svizzera, la tensione blocca il gioco per i primi 90 minuti.
Il terrore inizia a scendere sotto forma di sudore gelido sulle schiene dei tifosi, allo stadio e a casa. Le punte appaiono spuntate, il centrocampo non gira. Stiamo già per tornare a casa, puniti dalla nostra arroganza?
La risposta arriva nei tempi supplementari, sotto forma di Federico Chiesa: uno stop in area di una difficoltà tecnica che pochi saprebbero gestire, e la palla buca il portiere. L’Italia risorge, ma non basta: Acerbi a terra protegge palla e la passa di nuovo a Pessina, che butta in rete ed esulta in modo così rocambolesco che la sua scivolata – di faccia! – diventa un meme alla velocità della rete.
La sofferenza non è finita, e l’Austria accorcia e ci fa vedere i sorci verdi per gli ultimi dieci minuti. L’Italia vince, in pieno patimento. E ora tocca al Belgio, la maggior parte dei tifosi è già rassegnata: i diavoli rossi giocano come demoni, appunto. Non passeremo mai.
Aiuto.
7. Il Tiraggir, la Saracinesca, Achille Piè Veloce
Ovvero, Insigne, Chiellini, Spinazzola. Ma anche Barella, Bonucci, Chiesa. È la partita di tutta la squadra, la prima volta che l’Italia non solo non molla, ma dimostra di fare davvero paura. Di fronte ad un Belgio primo nel ranking Fifa, sfortunato e indebolito nei suoi punti fondamentali per via di infortuni vari, ma sempre agguerrito e con il carro armato Lukaku pronto a superare Donnarumma – come in campionato.
C’è partita ed è una bella partita, ma la dominano gli azzurri. Prima Immobile distrae la difesa belga con una mossa di astuzia (andatevelo a vedere) lasciando a Barella il corridoio per una spettacolare diagonale, e poi Insigne chiude con un tiro a giro tanto prevedibile quanto imbattibile. Lukaku accorcia con un rigore nei tempi di recupero, lasciando il secondo tempo spalancato.
Ma quella porta spalancata viene chiusa da Chiellini, Bonucci e Donnarumma, che neutralizzano la forza d’urto di Lukaku con un’esperienza e una forza incredibili.
La tensione viene smorzata a metà del secondo tempo: Spinazzola allunga di scatto e si ferma, zoppica. Si siede e poi si sdraia. Piange dal dolore, mentre i belgi pensano stia perdendo tempo e fanno partire insulti dal campo e dagli spalti di Monaco di Baviera. La migliore ala del torneo, il Piè Veloce delle incursioni di sinistra, è stato tradito proprio dal tendine d’Achille, che si spezza e ci lascia orfani dei suoi scatti.
Entra Emerson, che si fa – per fortuna di tutti – valere a pieno. E la perdita di Spina unisce ancora di più la squadra, pronta a vincere anche per lui.
Il Belgio torna a casa. Ah, la Francia è già tornata a casa, stroncata ai rigori degli ottavi dalla Svizzera, una delle “squadrette” che avevamo battuto 3 a 0. Sulla semifinale compare la Spagna, che ha sconfitto la Croazia vice campione del Mondo con qualche difficoltà, e poi la Svizzera vincitrice – ancora ai rigori.
Si va a Wembley!
8. Il coro per Spinazzola
Non servono commenti. L’Italia è squadra, gioca bene, ha sconfitto una delle favoritissime al torneo. Ed è anche composta di ragazzi di cui andare umanamente fieri.
9. Wembley Parte 1: Chiesa, Morata, Donnarumma, i rigori
Italia-Spagna, semifinale. Non ci crede nessuno, che ci siamo arrivati. L’ultima volta le furie rosse ci avevano massacrato – Finale Europei 2012 – con un 4 a 0 da harakiri (complici anche tanti infortuni nella Nazionale dell’allora CT Conte).
E’ una partita tecnicamente bella, ma noiosa. Con le squadre impegnate a controllarsi a vicenda e i tifosi numerosi sugli spalti di una Londra in piena ondata pandemica, che però – grazie ai vaccini – non si piega al virus.
La palla volta a destra e sinistra del campo, finché al sessantesimo è di nuovo Federico Chiesa che inventa una giocata fenomenale e spara la palla in rete con -indovinate?- un tiro a giro!
Non dura a lungo, e Morata – forte della sua conoscenza dei nostri difensori e dei suoi compagni – mangia la difesa e pareggia.
Si va direttamente ai rigori, dopo supplementari stanchi e senza troppe azioni interessanti.
I rigori iniziano con una scena che racconta cosa sia l’Italia: Chiellini scherza con Jordi Alba, lo chiama “Mentiroso“, ride, lo abbraccia. Gli spagnoli sono scioccati: questi italiani arrivano dopo 120 minuti per scherzare e giocare. Che cos’è per loro, una barzelletta? Forse sarà quanto accaduto ad Eriksen, forse sarà l’esperienza, forse quanto accaduto a Spinazzola. Ma sì, i giocatori della nostra nazionale si stanno divertendo, sembrano capire che è solo un gioco…e che giocando si vince. In quel momento, nella mente di tantissimi italiani si accende la fiaccola della vittoria: stiamo andando a vincere gli europei.
I rigori però sono una lotteria, valgono quanto tirare una moneta, e sono tanto angoscianti quanto la rappresentazione della solitudine: il giocatore, il portiere, l’arbitro. Non importa quante migliaia, milioni di persone assistano alla scena, i ragazzi in campo sono interamente soli.
Locatelli sbaglia, gli altri no. Sbaglia Dani Olmo – autore di una partita fenomenale – e alla fine è Donnarumma a bloccare, ironia della sorte, Morata. Jorginho dalla nostra non sbaglia, e per la seconda volta in 10 anni l’Italia è in finale.
Nell’altra semifinale, un tuffo olimpico del capitano inglese Sterling manda a casa la Danimarca su rigore.
Sarà Wembley ancora, e per la prima volta nella storia del calcio sarà una finale Italia-Inghilterra.
10. La Finale, o Wembley Parte 2: Cliffhanger!
Football is coming home.
Gli inglesi ci credono tantissimo, davvero tantissimo: hanno giocato tutte le partite in casa, hanno un solo pareggio con la Scozia ai gironi e hanno mandato a casa la Germania con un gioco elegante e compatto. La rosa inglese vale il doppio di quella italiana. Dopo 55 anni giocano di nuovo una finale in casa, ancora una volta a Wembley, e l’altra volta era finita con l’unica altra vittoria anglosassone ad un Torneo Europeo o Mondiale. C’è anche chi si tatua la coppa in anticipo, tanto…
I nostri fanno avanti e indietro da settimane, la stanchezza si fa sentire, e i 58mila tifosi sudditi della Regina Elisabetta Seconda contro i 7mila italiani urlano e fischiano l’inno, la bandiera, ogni tocco di palla. E l’effetto è quello giusto: neanche il tempo di aprire una birra che la squadra di casa va in vantaggio. 1 a 0, difesa addormentata, la partita si fa durissima. La squadra del CT Southgate gioca chiusa, all’italiana, catenaccio e ripartenze per impedire ai nostri di recuperare lo svantaggio. Davanti alle TV e ai pochi maxischermi autorizzati nelle città italiane dove la pandemia fa ancora tremare le autorità, il gelo e ancora il terrore. Dio è davvero inglese? Il Principino George ride nei suoi abiti eleganti, mentre il Presidente Mattarella tace in silenzio.
Ma l’Italia non cede, assalta il fortino inglese – non puoi insegnare un trucco nuovo ad un vecchio maestro – e infine è Bonucci a mandare in porta una carambola difensiva iniziata da un corner di Cristante, colpo di testa di Verratti, ribattuta di Chiellini, palo e infine il tocco di Bonucci che, da bravo papà, ricorda a tutti gli inglesi l’importanza dell’igiene orale: sciacquatevi la bocca. Mattarella esulta, Johnson no.
Si va ai supplementari, che a parte il momento di panico provocato da un Donnarumma troppo avventuroso, vedono due rischi di rosso per Jorginho – graziato su scivolata di tacchetti su coscia avversaria – e Chiellini, autore di uno spettacolare fallo tattico da anime giapponese ai danni di Saka. Altro meme pronto al via.
I rigori sono spaventosi. Alle spalle di Donnarumma un muro di maglie bianco-crociate e rigoristi magistrali tra gli inglesi.
Sbaglia Belotti, sbaglia Jorginho – l’eroe dell’ultimo rigore alla Spagna. In tutta Europa, tifosi inglesi e italiani (e i loro alleati a seconda delle simpatie) sono paralizzati. Ma sbaglia anche Rashford, e dopo di ciò Donnarumma fa esultare tutti i tifosi del PSG. No, scherziamo: il gigante di Castellammare di Stabia para su Sancho prima, e su Saka poi. Saka, 19 anni, tutto il peso di uno stadio, di una finale, di una nazione sulle spalle. Donnarumma, 22, quasi il portiere più forte al mondo. Si lancia, para, e diventa il portiere più forte al mondo.
Non se ne accorge neppure, tanto è concentrato. Un guerriero zen che cammina lentamente, mentre in Italia i sismografi registrano piccole scosse di terremoto, i compagni gli si avventano addosso e 58mila persone iniziano a sgombrare Wembley in un silenzio tombale, coperto dalle urla di poche migliaia di italiani.
Piccoli terremoti, davvero!
11. La premiazione: Siri, chiama mamma
Gli inglesi non brillano per fair play, ma la delusione li rende umani. E la simpatia va a chi ha vinto, con tutta l’euforia di ragazzi che arrivano ai cento anni solo a gruppi di 4 o 5, e che danzano, urlano, piangono mentre aspettano che il podio venga allestito, e poi di arrivare a sollevare la coppa.
Chiesa che chiede a Siri di chiamare la mamma. Sirigu che arriva con la bandiera sarda. Spinazzola, con le stampelle e l’operazione fresca di una settimana corre per il campo e si fa premiare per primo. Florenzi urla alla mamma con la medaglia in mano. De Rossi che vola sul tavolino dello spogliatoio. Bernardeschi piange. Mancini piange, abbracciato a Vialli (vedi sotto). E Chiellini, Re Giorgio, stringe la coppa su cui qualcuno ha appena inciso ITALIA, e la alza al cielo.
Dopo 53 anni, l’Italia è Campione d’Europa. L’Italia è Campione d’Europa. L’Italia è Campione d’Europa.
12. Mancini e Vialli
Di nuovo, non servono commenti. I gemelli del Gol, dalla Sampdoria a Wembley, passando per vite intere con le loro gioie e i loro dolori. Che sono quelle di tutti gli italiani, e per questo il loro abbraccio vale 60 milioni di volte tanto.
Grazie, Signori, per quel che avete dato al calcio.
13. I festeggiamenti
C’eravate, quindi non ve li raccontaremo. E sì, ci diranno che non dovevamo farlo, che non abbiamo avuto buon senso, che ci pentiremo, che il virus ce la farà pagare. Ma ne avevamo bisogno. Ne avrebbe avuto bisogno chiunque, in qualsiasi Paese, e sarebbero stati festeggiamenti da parte di chiunque avesse vinto. È toccato a noi riempire piazza Duomo a Milano, Piazza del Plebiscito a Napoli, Piazza del Popolo a Roma e di tutte le altre città e paesi d’Italia, fino al più piccolo borgo.
Ne avevamo bisogno, per abbracciarci, per sentire che possiamo ripartire, che -al di là del calcio– la vita va avanti e possono esserci ancora gioie, ancora dolori, ancora Italia.
Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti.
14. La Formazione
Infine. Non è un momento, ma un Memento:
Donnarumma, Sirigu, Meret, Bastoni, Toloi, Acerbi, Bonucci, Chiellini, Spinazzola, Emerson, Di Lorenzo, Florenzi, Jorginho, Locatelli, Barella, Verratti, Castrovilli, Cristante, Pessina, Insigne, Chiesa, Berardi, Bernardeschi, Immobile, Belotti, Raspadori.
Mancini, Evani, Lombardo.
Grazie, Ragazzi.