Chiuse le porte, calate le luci, le immagini che scorrono sullo schermo sono della stessa sostanza di cui sono fatti uomini e donne che con un’arma tenuta stretta tra le mani, si avventurano nel pieno di una rapina. I film rubano pezzi di noi, ci prendono in ostaggio, ci fanno alzare le mani mentre rovistano tra i cassetti della memoria alla ricerca di pensieri sottaciuti, emozioni represse.
Allo stesso tempo, però, i cosiddetti “heist-movie”, ossia i film sulle rapine, hanno aggiunto pagine di storia del cinema, segnando come post-it indelebili ricordi imprescindibili nella nostra memoria collettiva. Da quello sguardo in camera, rottura della quarta parete e interpellazione diretta al ritmo di uno sparo di The Great Train Robbery, i film sulle rapine hanno esorcizzato una delle paure più consolidate del nostro essere per tradurle in adrenalina, ansia, vendetta e amore. Una commistione di emozioni, una giostra di sentimenti lanciata a velocità impazzita, che prende lo spettatore rendendolo complice del colpo non certo del secolo, ma di un’ora e mezza della nostra vita.
Montagna russa tra un processo dicotomico di empatia e condanna, ecco la classifica dei migliori film di rapine da vedere, di sempre, tra grandi classici e recenti.
1. Rapina a Mano Armata (1956)
Pensiamoci bene. In cosa consiste l’unicità e genialità di una mente come quella di Stanley Kubrick? In un mondo che seguiva la via maestra, facendosi largo tra canoni stilistici imposti dallo star-system hollywoodiano, ecco che un regista come Kubrick impara ben presto a raggirare il sistema e lo fa prendendo un genere, assimilandone ogni singolo dettaglio, per poi ribaltarlo a proprio piacimento.
Così ha fatto nel 1956 con Rapina a mano armata dove i dettami imposti dal film di genere vengono rivoluzionati da quelli che saranno i caratteri imprescindibili dell’autorialità del regista. Dall’analisi fredda del pensiero dei suoi protagonisti, alla scientifica osservazione dell’uomo in generale attraverso la messa a punto del piano, passando per il racconto a struttura reiterata, dove ogni episodio viene ripetuto in base al punto di vista del protagonista che lo racconta, il film di Kubrick si eleva a caposaldo del genere heist-movie.
2. I soliti ignoti (1958)
C’è l’adrenalina, c’è la risata, ci sono le macchiette cinematografiche derivate dalla commedia dell’arte, e c’è una rapina. Insomma, c’è Mario Monicelli dietro la macchina da presa, e I soliti ignoti a scorrere sul nostro schermo. Apripista della commedia all’italiana, il film del 1958 è il fiore all’occhiello della cinematografia nostrana. Un ritratto amaro della società del tempo (e forse anche dei giorni nostri), dipinto con i colori della risata e sfumato di ironia, sensibilità e tenerezza per un gruppo di ladri che nonostante una pianificazione attenta e dettagliata, proprio non ce la fanno a rubare il contenuto di una cassaforte all’interno di un appartamento. Il nostro cuore, quello sì, ce lo hanno però rubato.
3. Gangster Story (1967)
Ci sono opere che superano i confini del tempo. Si slegano da ostacoli temporali e cronologici, abbracciando un attimo di eternità che dura per sempre. Nell’universo dei film sulle rapine Gangster Story è una panacea che non si è mai frammentata. È rimasta unitaria, ferma, ancorata alla bellezza del tempo, scardinando il pericolo dell’usura decennale. La leggenda di Bonnie e Clyde vive e (r)esiste sui nostri schermi grazie al film di Arthur Penn, apripista della cosiddetta New Hollywood, movimento di autori che affonda le proprie radici negli anni Sessanta per offrire un nuovo canone d’innovazione del linguaggio cinematografico.
Con Gangster Story l’happy-ending e il découpage classico cedono il passo a una rivoluzione dei costumi, della sessualità e dei generi cinematografici. Gli stessi protagonisti non sono più gli amanti puri e senza macchia, ma (anti)eroi perdenti e irresistibili, che mescolano ideali alla Robin Hood, a un amore sviscerale (e tutto a stelle e strisce) per pistole e mitragliatrici. Un po’ come sarà per Lumet in Quel pomeriggio di un giorno da cani è l’interesse mediatico attorno alla coppia che interessa veramente Penn, e sul quale si incapsula la nostra attenzione, in un gioco di specchi e di mise en abyme che in parte spiega il successo imperituro di questa pellicola, e con essa, del mito di Bonnie e Clyde.
4. Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)
Quel pomeriggio di un giorno da cani è uno dei migliori film di rapine in banca che consigliamo di guardare. Sal e Sonny sono due reduci dal Vietnam. Sal e Sonny sono dunque due uomini che vivono ancora all’ombra dei propri fantasmi, alimentati dagli incubi di una guerra pronta a insidiarsi in loro e diventare anche interiore. Insieme decidono di fare il colpo della vita assaltando una piccola banca di Brooklyn, ma non tutto va come sperato e la polizia riesce a intervenire prima che i due riescano a fuggire. Asserragliati all’interno dell’edificio con numerosi ostaggi, Sal e Sonny chiedono di poter fuggire all’estero con un aereo. Durante l’assedio le storie dei due (compresa l’omosessualità di Sonny) diventano di pubblico dominio e la gente, raggruppata all’esterno per assistere alla conclusione, comincia a “tifare” per loro.
In Quel pomeriggio di un giorno da cani si racchiude tutto il ritratto di un’America che dietro ai sorrisi, ai sogni, nasconde le lacrime e gli incubi. La guerra, la disperazione, perfino il voyeurismo e la voglia di seguire le vicende di natura criminale, in un gioco a specchio tra ciò che è spettacolo (nero) del reale e quello del cinema, vivono e respirano a pieni polmoni in questa calibratissima ricostruzione di un fatto di cronaca nera del 1972. In perfetto equilibrio tra pathos e umorismo, Sidney Lumet lascia ai posteri la sua ultima carta vincente, con un Al Pacino magistrale e un saggio sull’umano pensiero.
5. Point Break – Punto di rottura (1991)
Da una parte abbiamo l’agente speciale Johnny Utah (Keanu Reeves). Dall’altra una banda di surfisti che da anni rapina le banche di Los Angeles mascherandosi da ex presidenti degli Stati Uniti. Unite insieme, queste due metà di una stessa mela generano un cortocircuito dal quale prenderà vita uno dei migliori heist-movie portati sul grande schermo. Diretto da Kathryn Bigelow, Point break, Punto di rottura, un bel film che tratta di una rapina in banca con maschere, con il tempo si è insidiato nei meandri della nostra mente, imprimendo con alacrità e facilità ricordi indelebili grazie a sequenze iconiche e mozzafiato. Quello che ne deriva è un film divenuto talmente unico da essere citato non solo da Edgar Wright, ma perfino da il trio italiano per eccellenza, Aldo Giovanni e Giacomo nella scena cult della riappropriazione del Garpez in Tre Uomini e una Gamba con le maschere dei presidenti italiani.
6. Le iene (1992)
Pianeta Terra, 1992: nei cinema arriva un film, Le Iene e da quel momento tutto cambia. Il suo regista, un giovane Quentin Tarantino, non solo fa il suo ingresso dirompente nel mondo della Settima Arte, ma arriva a rivoluzionare il concetto stesso di cinema americano indipendente e, soprattutto, di cinema postmoderno. Ancorandosi agli stilemi dei migliori heist-movie, la pellicola si impone immediatamente come film di culto, prendendo a prestito dai grandi classici come Arancia Meccanica l’uso di una musica dissonante e una violenza qui edulcorata da un umorismo nero che diverrà cifra poetica del suo autore. Corollario di citazioni, il film prende le mosse da una rapina di cui non si vedrà mai il suo svolgersi, ma solo le sue mancate conseguenze. Per Mr. Blue, Pink, Orange, Blonde, il boss Joe Cabot e suo figlio Eddie, la rapina da loro organizzata sarà un fallimento, ma il film assurgerà a un successo imperituro complici i rimandi pop e i giochi temporali che lo renderanno un film sulle rapine sui generis, ma indimenticabile.
7. Heat – La sfida (1995)
Diretto da Michael Mann, Heat – La sfida è la tipica storia del cacciatore e della preda. Una caccia alla volpe ad alto tasso adrenalinico sostenuto da due performance impeccabili regalate da Robert De Niro e Al Pacino. De Niro è il bandito Neil, Pacino il poliziotto Vincent. I due si conoscono da tempo. Neil, nevrotico, crudele, non vuol tornare in prigione, preferirebbe uccidere e morire. Vincent, estroso, intelligente, vessato da moglie ed ex mogli, è uno che non molla. A complicare ci si mettono lo psicopatico Chris (Kilmer) e un paio di altri personaggi ombrosi e dark. Ci si confronta, si spara, ci si insegue in macchina in una Los Angeles mai così protagonista di un film. Ciò che ne risulta è uno tra i più acclamati film d’azione e di rapine mai prodotto. Il vero crimine sarebbero perderlo.
8. Ocean’s Eleven (2001)
Remake del classico del 1960, Colpo Grosso, il film (poi trilogia) firmato Steven Soderbergh si annovera oggi tra i più amati e conosciuti tra quelli ambientati nel mondo delle rapine. In Ocean’s Eleven George Clooney, Brad Pitt e Matt Damon si ergono a santa trinità delle rapine tra i casinò di Las Vegas. Tra luci a neon, roulette e all-in, fa il suo ritorno nei piani dettagliati della banda di rapinatori il numero tre. Tre come i casinò obiettivo dei nostri: Bellagio, Mirage e MGM Grand. Non obiettivi qualunque, dunque, ma edifici produci e mangia soldi a capo del milionario Terry Benedict, interpretato da Andy Garcia. Da un incipit che si lega alle strutture narrative del genere, il risultato che ne consegue è un’opera che diverte e si diverte, portando lo spettatore a tifare per i bad-guys, cullato pienamente dalla sospensione della realtà.
9. Inside Man (2006)
È un meccanismo a orologeria costruito nei minimi dettagli, Inside Man. Ergendosi da fondamenta solide, supportato da mura cementate di noir classico, l’ambiente cinematografico di Spike Lee è il campo di battaglia perfetto per lasciar muovere come pedine di due fronti opposti la banda di rapinatori guidati da Dalton Russel (Clive Owen),e un brillante Detective come Frazier (Denzel Washington), capace di instaurare con arguzia e sapienza un rapporto telefonico con l’autore del sequestro coadiuvato da una donna (Jodie Foster) a difesa delle istituzioni. Come palline lanciate da una parte all’altra della metà campo stanno inginocchiati, seduti, intimoriti e impauriti, una schiera di ostaggi, proiezioni narrative degli spettatori davanti allo schermo, prigionieri di una costruzione cinematografica ad alto tasso adrenalinico. Tra Spillaine e Chandler, il film di Lee è un saggio sull’heist-movie e sulle rapine in generale, scritto con eleganza, cura nei dettagli, cinema d’autore e suspense.
10. Nemico Pubblico (2009)
È un mondo cinematografico consegnato al buio della notte, quello di Michael Mann. E anche quando girato alla luce del sole, non ci sarà mai un eroe illuminato da facile eroismo e senso di sacrificio. Un’anima nera soverchierà questo universo, dando vita a uno scontro eterno tra buoni e cattivi, buio e luce. A far parte di questa dicotomia esistenziale firmata Michael Mann è Nemico Pubblico, storia eterna del gatto che rincorre il topo nell’America degli anni più duri della Depressione. Un periodo storico in cui prende vita il mito di John Dillinger, fuorilegge col vizio del baseball, del cinema e delle macchine veloci. A colpi di Thompson e a capo di una gang armata, rapina banche ed estingue i debiti degli americani impoveriti dalla Grande Depressione. Uno sguardo al passato per raccontare un’altra crisi, quella del 2008 che ha insidiato le sue radici nel terreno americano e poi mondiale. Come ogni (anti)eroe anche il Robin Hood di Dillinger ha la sua nemesi, efficiente e laconica, nella figura del detective Melvin Purvis (Christian Bale). Un’icona divenuta leggenda e prestata all’eternità del cinema, contornata da Mann da inseguimenti, sparatorie, fughe e sesso fino a mescolare armoniosamente il melodramma nel gangster movie, facendo così di Nemico Pubblico un heist-movie da riscoprire, così come la figura stessa di Dillinger.
11. Fantastic Mr. Fox (2009)
In questo mondo di ladri, anche il sottosuolo animale vive di riflessi, e tra denunce sociali, e caratteri egocentrici, prende vita l’universo di Fantastic Mr. Fox.
Basato sul romanzo Furbo il signor Volpe di Roald Dahl, il film di Wes Anderson è il primo tentativo di sperimentazione del regista con la tecnica dello stop-motion. Con tenui riferimenti politici verso l’uguaglianza e i temi della democrazia e della salvaguardia ambientale, a farsi protagonista dell’opera è una volpe elegante, intraprendente, intelligente e vanitosa. Insomma, a rispecchiarsi nella profondità del suo essere è l’immagine diretta del tipico americano ideale. Non è un caso, allora, che a prestare la voce al Signor Fox sia proprio George Clooney. Una figura positiva, quella incarnata da questa irresistibile canaglia, tanto da elevare un’azione da condannare come quella di derubare ogni notte le fattorie di tre avidi allevatori situate nei pressi della sua tana, a rivendicazione sociale e a richiesta di uguaglianza.
12. The Town (2010)
The Town o lo ami, o lo odi. Non c’è una via di mezzo. Si insinua nei labirinti della mente cinematografica, Ben Affleck. Gioca a prendere a prestito i grandi del passato, facendoli propri, aggiornandoli, e, soprattutto, contestualizzandoli al mondo di Charlestown, quartiere degradato di Boston. La città ritorna a essere fulcro e ponte dicotomico tra legalità e delinquenza, mentre ad attraversarla è una galleria di personaggi opposti e divergenti, uniti in un meccanismo che non li spinge mai a incontrarsi, toccarsi, interagire. La vera potenza del racconto di Ben Affleck è Affleck l’uso della violenza e della potenza delle pallottole come manifesto simbolico del degrado morale e sociale di una città tramutatasi in giungla criminale, in cui pare impossibile liberarsi dal paradigma manicheo del giusto e sbagliato, trovando così un’alternativa al marco della società. Eppure uno spiraglio di luce pare esserci. Durante un’azione in banca, Doug e la sua banda prendono in ostaggio e poi liberano la giovane direttrice (Rebecca Hall) della quale Doug si innamorerà in un secondo momento, creando così un intreccio pericolosissimo. A dettare il giro di vite di The Town è il destino, e chissà se il battito di un cuore e lo sguardo del vero amore potrà scuotere un sistema consolidato e forgiato dal fuoco di mille rapine dal quale è impossibile scappare.
13. Animal Kingdom (2010)
Sarà anche al suo primo film da regista, David Michôd, ma con Animal Kingdom, l’autore riesce a non snaturarsi e tradire il suo passato di reporter d’inchiesta sulla criminalità a Melbourne. Nessuno sguardo pietoso, o pronto a stabilire un rapporto empatico con lo spettatore. Come un chirurgo chino sul lettino operatorio, il regista taglia e squarcia il velo che ammanta il crimine australiano. Con uno sguardo oggettivo, filma il sistema malavitoso come se fosse un documentarista circondato dal regno degli animali. O meglio, il regno dei predatori, quello in cui a vincere sono i più forti, dove nessuno è davvero buono o totalmente cattivo, tranne il poliziotto interpretato da Guy Pearce. È una macchina alimentata a malignità quella messa in piedi in Animal Kingdom e guidata da un cast in cui tutti mettono a nudo l’interiorità deformata dei propri personaggi a discapito dei più classici inseguimenti roboanti e rapine a volto coperto propugnate da anni di heist-movie. Per uomini e donne neri nell’anima, in cui poco spazio è dato alla luce di brillare, la macchina da presa di Michôd si muove lenta, a tentoni, come alla ricerca di un pertugio in una strada senza segnali. Si percepisce in ogni carrellata o panoramica l’ansia che si vive in quel mondo, il lato oscuro di un’Australia e di una Nuova Zelanda lontane dalla poeticità di Jane Campion o dei colorati effetti speciali di Peter Jackson, per abbracciare il buio della criminalità e delle rapine.
14. Now you see me – I maghi del crimine (2013)
“Stai guardando attentamente?”. Prendiamo in prestito la domanda posta da Christian Bale a Hugh Jackman nel The Prestige di Christopher Nolan per contestualizzarla in un mondo come quello di NoW you see me, dove tutto è costruito su sguardi attenti, e giochi di prestigio pronti a sfruttare palpebre che si chiudono per portare a termine la loro magia. Ma nel mondo dei prestigiatori diretti da Louis Leterrier tutto nasce non certo per lasciare a bocca aperta i propri spettatori, ma per compiere una delle rapine più ambiziose mai pensate dalla mente umana. E così, da meri sconosciuti, nell’arco di dodici mesi i protagonisti si tramutano nei Quattro Cavalieri, ladri prestigiatori che dopo aver rapinato una banca a Parigi, da un palcoscenico diLas Vegas ricompensano l’entusiasmo del pubblico con una pioggia di banconote. Fermati dall’FBI e poi rilasciati per mancanze di prove, i maghi si fanno dei Robin Hood contemporanei, pronti a imbastire un’illusione più ambiziosa con cui rubare ai ricchi per dare ai poveri. Spetterà all’agente speciale Dylan Hobbs e alla collega francese dell’Interpol, Alma Dray, scovare il trucco e fermare il cammino dei Quattro Cavalieri. Conglomerato di spettacolarità ed effetti visivi capaci di prendere e imprigionare lo sguardo del proprio pubblico, dietro Now You See Me – I maghi del crimine si nasconde anche una denuncia precisa nei confronti del capitalismo, con un chiaro riferimento al suo collasso. Viaggio ai quattro angoli della Terra, il film è una mappa al toro dove dietro a ogni trucco vi è uno sguardo caustico e monito disilluso alla crisi economica e il fallimento del Sogno Americano, precipitato nell’incubo. Muovendosi tra Las Vegas, New Orleans e New York, i protagonisti vendicano le speculazioni a suon di colpi di magia supportati da una regia dinamica e delle performance attoriali (Jesse Eisenberg e Woody Harrelson in primis) veramente ipnotizzanti.
15. Baby Driver (2017)
È una danza quella messa in scena da Edgar Wright. Una danza di macchine che corrono veloci su asfalti bollenti, di mani che toccano per la prima volta e cuori che amano. Di rapine compiute a tempo di record e al ritmo di una musica sparata nelle casse. Fedele al suo stile perfettamente armonico tra colonna visiva e sonora, con Baby Driver il regista de La trilogia del cornetto affonda a piene mani nel calderone della produzione cinematografica a lui precedente per prendere in prestito battute, scenari, sequenze, infondendo loro quella freschezza tale da renderli comunque unici, sebbene già usati. È una galleria citazionista che sa di novità quella di Edgar Wright. Una giostra di momenti cult degli heist-movie che una volta assemblati danno vita a una macchina del tutto nuova, pronta a sfrecciare in tutta la sua potenza sulla strada di Hollywood. Il suo protagonista, Baby, si fa carico dell’appellativo affibbiatogli dal titolo, onorando il ruolo di autista con tanto di cuffie accese per tenere a freno l’acufene. Sarà l’amore, come lo era stato per il personaggio di Ben Affleck in The Town, a scardinare i piani, e le rapine lasceranno posto a una nuova danza. Quella del cuore.
16. Good time (2017)
Ciò che scintilla non è più la pelle alabastro di Edward Cullen, ma soldi, gioielli, parti di un bottino che fanno sognare, correre, scappare, Connie (Robert Pattinson) fuori dalla banca appena rapinata nel quartiere di Queens, New York. Ma il fratello di Connie, Nick, non è così veloce. Limitato dal proprio ritardo mentale, ciò che brilla attorno alle sue mani sono manette scintillanti che saranno il via a un ulteriore rincorsa, quella di Connie per trovare il denaro necessario per pagare la cauzione mentre progressivamente sviluppa un altro progetto: farlo evadere. Good Time è una maratona, una corsa sfrenata lunga 100 minuti; una pellicola – nel vero senso della parola; il film è stato girato in 35 mm con formato Cinemascope 2.35 : 1, che si fa mappa emotiva e visiva di una New York corre, e con lei i suoi protagonisti. Ogni inquadratura è un microcosmo a se stante, un frammento rubato di una metropoli che si eleva a riflesso speculare dell’animo dei due fratelli, divisi tra chi scappa e aspetta di scappare. Da heist-movie Good Time si tramuta magicamente in un perfetto thriller di incompresi ed emarginati posti alla ricerca non tanto di un riscatto personale quanto di una fuga che li liberi da quelle gabbie esistenziali e di ferro (la prigione) che li tengono reclusi in un mondo claustrofobico che li opprime, li silenzia, li rende briciole di un deserto emotivo e di stimoli con cui diventare grandi.
17. La truffa dei Logan (2017)
Dopo la trilogia di Ocean, Soderbergh torna per ribadire che è lui il re degli heist-movie del ventunesimo secolo. E lo fa con la Truffa dei Logan, film ad alto tasso di umorismo e adrenalina, che lascia il proprio pubblico con il fiato sospeso e una risata stampata in faccia. Perché a far battere il cuore del film è la sfortuna di una famiglia (i Logan appunto) che si tramuta nella loro più grande fortuna.
Chi potrebbe mai sospettare, dopotutto, di un uomo senza un braccio (Adam Driver) e di un altro con una gamba offesa (Channing Tatum) quando nell’America repubblicana, a metà strada tra genio e stupidità, viene messa in atto una delle più folli rapine degli ultimi anni?
Senza ripetersi, Soderbergh costruisce un’altra volta un’opera magistrale, da guardare e riguardare senza stancare mai.
18. Old man and the gun (2018)
Forrest Tucker (Robert Redford) potrebbe essere un uomo come tanti altri, ma così non è. Nel suo aspetto elegante e alquanto anonimo condensa tutto il suo talento nel visitare banche e uscirne con borse piene di dollari. Già, perché Tucker, alla veneranda età di 77 anni, ha alle spalle 16 evasioni (compresa quella da San Quintino) e infinite rapine, a cui non intende fare a meno, continuando a coinvolgere i suoi due complici di sempre utilizzando il suo fascino e senza mai utilizzare un’arma. Una danza quella diretta da David Lowery che pone al centro del palco del suo Old man and the Gun un anti-eroe dal cuore buono inserito in una storia dai tratti crepuscolari in cui si fa largo un senso nostalgico per un tempo perduto che tiene prigioniero il suo protagonista spingendolo a rapinare ora e per sempre, con il sorriso stampato in faccia. Che sia ormai attempato il personaggio interpretato da Robert Redford è fuori dubbio, ma a tradire le aspettative dello spettatore è quella pistola citata nel titolo mai usata. Nessun’arma farà fuoco nel film di Lowery; nessuna pistola sarà in possesso di Tucker, se non quella ricreata con fare infantile dalle sue dita. Eppure il film rientra perfettamente nei canoni prestabiliti dell’heist-movie, complice una dinamicità riconsegnata sotto forma di panoramiche, e carrellate chiamate a scrutare il paesaggio, o ad ancorarsi allo sguardo dei propri personaggi. Così facendo la macchina da presa di Lowery ricrea una sfida a duello che vede affrontarsi il Forrest Tucker di Redford, con il detective John Hunt di Casey Affleck, uomo stanco e dall’aspetto un po’ trasandato. Uno scontro tra ghiaccio e fuoco, speranza e arresa; un conflitto dicotomico giocato su continui contrasti cromatici, tra toni caldi contro quelli freddi e viceversa. Soggetta al tempo, nelle vesti un Uroboro esistenziale di destini che non riescono a rompere questo eterno ripetersi, i livelli narrativi di Old Man and the Gun non prevederà modifiche, e così Tucker continuerà a ridere rapinando e Hunt a inseguirlo per sempre, a dovuta distanza, silenziosa, elegante.
19. Widows (2018)
Uno, due, dieci colpi di pistola, e così l’appellativo di mogli decade, bagnandosi di sangue. Al suo posto prende largo, tra le ceneri di un colpo andato male, quello di “vedove”. Ma quelle immortalate dalla cinepresa di Steve McQueen non sono vedove qualunque. Sono un crogiolo di donne alimentate dal sacro fuoco della vendetta, decise a proseguire la rapina perfetta messa in atto dai propri mariti. Scritto da Steve McQueen e Gillian Flynn, il microuniverso di Windows supera i confini del canonico heist-movie per affondare a pieni mani nel sottotesto politico e identitario, in un dialogo intelligente e sagace tra adrenalina, rivendicazione femminile e sociale.
20. Triple Frontier (2019)
Film originale Netflix diretto da J.C.Chandor (A Most Violent Year), uno dei migliori film sulle rapine Triple Frontier può vantare un cast d’eccezione per una storia di rivalsa attraverso la pianificazione di una rapina. Ben Affleck, Oscar Isaac, Charlie Hunnam, Pedro Pascal, Garrett Hedlund sono ex agenti delle forze speciali che si riuniscono per pianificare un assalto in una zona multi-confine scarsamente popolata del Sud America. Per la prima volta nella loro carriera, questi pseudo eroi intraprendono la pericolosa missione più per loro stessi, che per il proprio paese. Ma quando gli eventi prendono una piega inaspettata, le loro abilità, sostenute da una solida morale, vengono spinte verso un punto di rottura in un’epica battaglia per la sopravvivenza.