Nino Manfredi nacque il 22 Marzo 1921 a Castro dei Volsci, un piccolo comune dell’entroterra laziale. A cent’anni di distanza, cogliamo questa occasione per riscoprire un attore e personaggio straordinario, una delle figure fondamentali della storia del cinema italiano. Manfredi (all’anagrafe il suo nome era Saturnino), scomparso nel 2004, ha preso parte a oltre cento opere tra grande e piccolo schermo, regalando al pubblico un’eredità artistica inestimabile.
Arguto e imprevedibile, Nino è stato un interprete pieno di sfaccettature, in grado di passare con estrema naturalezza dall’irresistibile comicità al dramma, tramite pellicole di grande rilevanza e annoverando collaborazioni uniche con registi e sceneggiatori che hanno contribuito a rendere irripetibile l’epoca d’oro della nostra cinematografia, in particolare tra gli anni Sessanta e Settanta. Ecco dunque quelli che sono i migliori film di Nino Manfredi, le pellicole da vedere che non possiamo perderci.
1. L’impiegato (1960)
Nando è impiegato in una grande impresa immobiliare e conduce una vita molto modesta, avara di sorprese. L’unico rifugio sono i suoi meravigliosi sogni notturni, nei quali riesce a realizzare, sebbene con la fantasia, le sue più nascoste aspirazioni. Ma la tranquilla vita d’ufficio viene sconvolta dall’arrivo della dottoressa Jacobetti, una donna affascinante e determinata cui è stato affidato il compito di rivedere tutto il personale attraverso metodi innovativi…
Diretto da Gianni Puccini e scritto da Nino Manfredi con Elio Petri e Tommaso Chiaretti, L’impiegato – per noi il miglior film di Nino Manfredi – vede nel cast anche la splendida Eleonora Rossi Drago, Anna Maria Ferrero, Andrea Checchi e Gianrico Tedeschi. Primo ruolo da protagonista per Manfredi in un film che trova il giusto equilibrio tra satira pungente e commedia leggera.
2. Anni ruggenti (1962)
1937. L’assicuratore Omero Battiferri si reca per motivi di lavoro a Giovallata, un piccolo comune pugliese. Qui viene però scambiato per un pezzo grosso del Partito Nazionale Fascista: tutti temono che egli sia arrivato in paese per effettuare un’ispezione politico-amministrativa e fare rapporto a Roma. L’equivoco nasce dal fatto che al podestà Salvatore Acquamano era stata effettivamente annunciata una visita da parte dei vertici fascisti, e la paura dei governanti locali è quella che Battiferri possa scoprire le malefatte che essi hanno arrecato in danno alla povera gente del luogo. Così, tenteranno di correre ai ripari, suscitando le perplessità dell’ignaro Omero…
Diretto da Luigi Zampa e scritto dal regista con Ettore Scola e Ruggero Maccari, Anni ruggenti è una feroce satira contro il fascismo e contro la corruzione e il malaffare che imperversavano anche durante il ventennio, nonostante la retorica della condotta integerrima della quale il regime si era ammantato per lungo tempo prima della sua fine. Nel cast presenti anche Gino Cervi, Salvo Randone, Michèle Mercier e Gastone Moschin. Nino Manfredi semplicemente geniale nell’interpretare il malcapitato Omero, che funge da paradigma della maggior parte degli italiani durante l’epoca fascista: per niente consapevoli di quale fosse effettivamente la situazione, prima di aprire veramente gli occhi.
3. L’amore difficile (1962)
Un soldato sta andando in licenza viaggiando in treno. Sullo scompartimento trova una vedova, affascinante e misteriosa. Senza proferire parola, i due cominciano ad avvicinarsi, diventando pericolosamente sempre più vicini, in un gioco di sguardi e fugaci strusciamenti. Finché non arriveranno a destinazione…
L’amore difficile è un film a episodi, composto da quattro segmenti diretti da Sergio Sollima, Luciano Lucignani, Alberto Bonucci e proprio da Nino Manfredi, alla sua prima esperienza contemporaneamente dietro e davanti la macchina da presa. L’avventura di un soldato, terzo episodio dell’opera, fu tratto da un racconto di Italo Calvino e venne scritto da Manfredi con Ettore Scola, Fabio Carpi e Giuseppe Orlandini. In scena, Nino fu accompagnato da Fulvia Francio, nel ruolo della giovane vedova. Di fatto senza dialoghi e con inquadrature calibrate al dettaglio, Manfredi mise in mostra tutto il suo talento lavorando in questa circostanza sull’essenzialità narrativa.
4. Il gaucho (1964)
Marco Ravicchio, addetto alle pubbliche relazioni di una casa di produzione cinematografica italiana, vola a Buenos Aires per presentare un film ad un festival. Con lui partono uno sceneggiatore dai modi discutibili, due attrici alla ricerca del successo e la più matura Luciana, che spera di convolare a nozze con un riccone locale. Giunti in Argentina, tutti vivranno avventure che si riveleranno deludenti, e in particolare Marco non riuscirà a trovare la somma di denaro che stava cercando da tempo, nemmeno sfruttando senza scrupoli l’aiuto dell’amico Stefano…
Diretto da Dino Risi e scritto dal regista insieme ad Ettore Scola, Ruggero Maccari e Tullio Pinelli, Il gaucho è tra le commedie italiane più celebrate degli anni ’60. Nel cast, oltre a Nino Manfredi (nel ruolo di Stefano) figurano Vittorio Gassman, che divideva con Nino amicizia e stima già da tempo, quindi Amedeo Nazzari, Silvana Pampanini e Maria Grazia Buccella. Indimenticabile la colonna sonora di Armando Trovajoli, dalla quale spicca il tema principale, la Cumbia de Manuela.
5. Adulterio all’italiana (1966)
Franco, un ingegnere benestante, tradisce la moglie Marta con un’amica di quest’ultima, Gloria. Ma l’uomo non può immaginare che questo sarà l’inizio di un supplizio. Marta lo perdonerà ma, per ripicca, gli promette che ricambierà il tradimento. Così, la donna sfrutterà ogni occasione per provocare il marito e fargliela pagare per davvero, senza pensare mai realmente a restituire la pariglia. Franco, anziché glissare, non farà altro che indagare, dubitare e sospettare di chiunque, aspettandosi il peggio in ogni momento…
Diretto da Pasquale Festa Campanile e scritto dal regista con Luigi Malerba e Ottavio Alessi, Adulterio all’italiana è una commedia raffinata e dallo stile anglosassone, tra equivoci, situazioni esilaranti e un’attenta cura per le scenografie (realizzate da Pier Luigi Pizzi) ritratte nello sgargiante Eastmancolor degli anni ’60 (fotografia firmata da Roberto Gerardi). Nino Manfredi è praticamente perfetto nell’interpretazione dello sbadato Franco, vittima inevitabile dell’affascinante e irresistibile Marta di Catherine Spaak. Nel cast anche Maria Grazia Buccella, Vittorio Caprioli, Akim Tamiroff e Gino Pernice.
6. Operazione San Gennaro (1966)
Gli americani Maggie, Jack e Frank arrivano a Napoli con l’intenzione di compiere il furto del secolo, impadronendosi del tesoro di San Gennaro, di inestimabile valore. Per riuscire nell’impresa, su consiglio del celebre don Vincenzo, si rivolgono ad Armandino Girasole, detto Dudù, ritenuto il più abile criminale dei quartieri popolari ma galantuomo dai saldi principi. Dapprima incerto sul da farsi, considerando il furto un gesto sacrilego – sebbene con la promessa di poter utilizzare il tesoro a favore della povera gente – Dudù si convincerà ad organizzare il colpo…
Operazione San Gennaro è una spassosa commedia firmata da Dino Risi, scritta dal regista insieme a Adriano Baracco, Ennio De Concini e lo stesso Nino Manfredi, qui nel ruolo di Dudù, ruolo nel quale l’attore si ritrovò meravigliosamente. Nel cast anche Senta Berger, Mario Adorf, Claudine Auger (reduce dal successo di Agente 007 – Thunderball) e Totò, nella parte di don Vincenzo.
7. Straziami ma di baci saziami (1968)
Marino Balestrini incontra Marisa Di Giovanni durante una festa di tradizioni paesane. Lui, barbiere, si reca così in una sperduta località delle Marche, iniziando a corteggiare la ragazza che, superati i convenevoli, ricambia il sentimento nonostante il parere contrario del padre. Le chiacchiere di paese allontanano però i due e, dopo un equivoco, Marisa fugge a Roma, sposando per ripicca un sarto non udente, Umberto Ciceri. Marino la insegue e la ritroverà dopo mille peripezie, ma il loro amore potrebbe non coronarsi mai…
Commedia irresistibile per la regia di Dino Risi. La scrittura del regista e di Age & Scarpelli rendono Straziami ma di baci saziami un capolavoro della risata, semplicemente intramontabile, con battute formidabili e scene d’antologia. Fondamentale il trio dei protagonisti, composto da Manfredi, da Ugo Tognazzi e dalla statunitense Pamela Tiffin.
8. Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968)
Il ricco editore Fausto Di Salvio è costretto a partire per l’Angola insieme al suo ragioniere Ubaldo Palmarini, affinché possa riuscire a ritrovare il cognato Oreste “Titino” Sabatini, del quale da tempo non si hanno più notizie e si ritiene disperso in Africa. La realtà è molto più semplice di quel che appare: Titino, stanco della stressante vita romana, ha deciso di non fare più ritorno. Durante il viaggio, affrontando mille pericoli, Fausto e il ragioniere si rendono conto della situazione, e ne hanno conferma quando scovano Titino in un villaggio, dove viene trattato come un potente stregone…
Diretto da Ettore Scola e scritto dal regista con Age & Scarpelli (ovvero gli straordinari Agenore Incrocci e Furio Scarpelli), Riusciranno i nostri eroi… è una delle commedie più geniali dell’epoca d’oro del cinema italiano, sia per tematiche che per ambientazioni. Protagonista è Alberto Sordi, nel ruolo di Di Salvio; accanto a lui uno dei caratteristi più amati, il francese Bernard Blier. Nino Manfredi appare solo nel finale, ma il suo Titino è assolutamente indimenticabile.
9. Vedo nudo (1969)
Sette episodi con il sesso al centro della narrazione: una pellicola rivoluzionaria per l’epoca, ma perfettamente in linea con il periodo post-sessantottino di progresso ed emancipazione anche nel racconto cinematografico.
Nino Manfredi è protagonista assoluto, e con il film ottenne un ottimo successo di pubblico e di critica, tanto da ricevere il suo primo David di Donatello (dopo la Targa d’oro del 1968). Diretto da Dino Risi e scritto dal regista con Ruggero Maccari, Vedo nudo comprende nel cast, nei vari frammenti, anche Sylva Koscina, Enrico Maria Salerno, Nerina Montagnani e Veronique Vendell.
10. Nell’anno del Signore (1969)
Roma, 1825. I carbonari Leonida Montanari e Angelo Targhini vengono arrestati per il tentato assassinio del delatore Filippo Spada. Nello Stato pontificio, la condanna a morte per ghigliottina è inevitabile. A cercare di salvarli saranno l’amante di Montanari, l’affascinante Giuditta, e il calzolaio Cornacchia, innamorato della donna ma non ricambiato. Anzi, viene da lei spesso accusato di non sostenere abbastanza la lotta del popolo contro il potere tirannico della Chiesa. Ma Giuditta non immagina chi è davvero Cornacchia…
Scritto e diretto da Luigi Magni, Nell’anno del Signore è una delle opere più rappresentative del regista romano e un affresco di un’epoca non sempre attenzionata come opportuno dalla storiografia. Primo capitolo di un trittico che avrà sempre Nino Manfredi come protagonista, qui nel ruolo di Cornacchia. Cast sensazionale completato da Claudia Cardinale (Giuditta), Enrico Maria Salerno (capitano Nardoni), Ugo Tognazzi (cardinale Rivarola), Alberto Sordi (il prete che cercherà di redimere i due condannati), Robert Hossein (Montanari), Renaud Verlay (Targhini), Britt Ekland e Franco Abbina. Per Manfredi, la vittoria del David di Donatello e del Nastro d’argento.
11. Per grazia ricevuta (1971)
Sopravvissuto a una accidentale e rovinosa caduta da una rupe, il piccolo Benedetto Parisi viene affidato a Sant’Eusebio, ritenuto colui che ha interceduto presso Dio per salvare la vita al bambino. Cresciuto in un piccolo paese montanaro del centro Italia del dopoguerra, Benedetto si convince che ogni cosa che lo circonda sia fonte di peccato e, costretto ad attendere un segno divino dal suo Santo protettore per poi divenire frate, si tiene lontano dalle tentazioni fino all’età adulta. Ma il cenno dall’alto non arriva e, un giorno, Benedetto viene catapultato nel mondo al di fuori delle mura di un convento. Così, dopo alcune esperienze sfortunate, verrà accolto da un farmacista ateo e dalla figlia Giovanna, di cui si innamora perdutamente…
Per grazia ricevuta fu il primo lungometraggio da regista di Nino Manfredi, che scrisse il film con la collaborazione di Luigi Magni al soggetto e quella Leo Benvenuti e Piero De Bernardi alla sceneggiatura. Il ruolo di Benedetto fu quello della consacrazione artistica di Nino, che ottenne tantissimi premi per l’interpretazione e la magnifica regia, tra cui quello per la Miglior Opera Prima al Festival di Cannes 1971, nel quale il film era in concorso insieme ad altri tre titoli italiani (Sacco e Vanzetti, Morte a Venezia e La Califfa).
Una riflessione sulla fede e le costrizioni cui essa può obbligare all’interno del mondo contemporaneo, ma anche sulla società in trasformazione: tematiche come il divorzio, la convivenza senza matrimonio e il superamento delle inibizioni erano davvero rilevanti per il periodo nel quale il film venne girato. Attraverso la straordinaria colonna sonora di Guido e Maurizio De Angelis e un reparto tecnico di prim’ordine, Per grazia ricevuta è ritenuta ancora oggi come una delle opere più importanti del cinema italiano. Nel cast, insieme a Manfredi, anche Delia Boccardo, Lionel Stander, Paola Borboni, Mario Scaccia, Fausto Tozzi e Mariangela Melato.
12. Le avventure di Pinocchio (1972)
Il racconto immortale di Carlo Collodi nella versione più amata dal pubblico. Le avventure di Pinocchio venne presentato in cinque episodi televisivi tra l’8 Aprile e il 6 Maggio 1972; in seguito, venne distribuita anche una versione cinematografica da 135 minuti.
Diretto da Luigi Comencini e scritto dal regista insieme a Suso Cecchi D’Amico, lo sceneggiato ebbe, tra i suoi pregi, una straordinaria visione fiabesca e un utilizzo magnifico degli effetti speciali, solo apparentemente elementari ma la cui bellezza e naturalezza diedero un tocco estremamente delicato alla storia del burattino che divenne bambino, qui interpretato da un giovanissimo Andrea Balestri. Nino Manfredi fu invece un indimenticabile Geppetto, ancora oggi amatissimo da grandi e piccini. Nel cast anche Gina Lollobrigida nella parte della Fata Turchina, Vittorio De Sica (il giudice), Lionel Stander (Mangiafuoco), Franco Franchi (il gatto) e Ciccio Ingrassia (la volpe), Mario Adorf e Enzo Cannavale.
13. Pane e cioccolata (1974)
Dopo un lungo periodo trascorso in Svizzera, il cameriere italiano Giovanni “Nino” Garofoli viene espulso dal paese per una banale leggerezza. Nonostante tutto decide di rimanere e, da clandestino, si trasferisce in casa di Elena, un’esule greca. Dopo alterne e tragiche vicende che peggiorano la sua disperata situazione, cerca di integrarsi con gli svizzeri, tingendosi i capelli di biondo e spacciandosi come un elvetico…
Diretto da Franco Brusati e scritto dal regista con Jaia Fiastri e dallo stesso Manfredi, Pane e cioccolata è uno dei film riferimento degli anni Settanta del nostro cinema. Racconta con estrema efficacia la realtà degli emigrati italiani e fonde la commedia amara al dramma, con un respiro tardo neorealista di grande pregio. Presentato al Festival di Berlino, venne premiato con l’Orso d’argento, per poi replicare con il David di Donatello sia al film che a Nino Manfredi, interprete di una prova straordinaria. Indimenticabile la scena nella quale, seduto in un bar dove cerca di confondersi con gli altri svizzeri, durante una partita della Nazionale italiana di calcio Garofoli esplode in un urlo liberatorio alla prima rete degli azzurri.
14. C’eravamo tanto amati (1974)
Trent’anni di storia italiana, dal secondo dopoguerra fino ai difficili anni Settanta. Al centro la storia di tre amici: Antonio, un portantino; Gianni, un avvocato; Nicola, un professore. In comune, oltre ad aver fatto la Resistenza insieme, hanno anche la passione verso Luciana, un’aspirante e ingenua attrice friulana giunta a Roma in cerca di fortuna. Tutti vivranno le loro esperienze più o meno accidentate, e compiranno percorsi di vita molto differenti, per poi ritrovarsi per caso dopo molto tempo.
Per C’eravamo tanto amati si può adoperare una sola parola, spesso sovrautilizzata per molte opere ma in questo caso quanto mai consona: capolavoro. Un film manifesto di un’epoca e del cinema italiano firmato da Ettore Scola (autore di film immensi qui al suo apice creativo) con le interpretazioni eccezionali di Nino Manfredi (Antonio), Vittorio Gassman (Gianni), Stefano Satta Flores (Nicola) e Stefania Sandrelli (Luciana). Nel cast anche Giovanna Ralli, Aldo Fabrizi, Marcella Michelangeli e le apparizioni amichevoli di Mike Bongiorno e di Vittorio De Sica, cui il film è dedicato (il regista sarebbe scomparso poco dopo la fine delle riprese). Scritto da Scola con Age & Scarpelli, C’eravamo tanto amati è ancora oggi un riferimento per generazioni di giovani cineasti e semplici appassionati ed una pellicola dalla valenza storica, tra commedia e dramma, scandita dalle note meravigliose di Armando Trovajoli e dei suoi temi composti per il film.
15. Attenti al buffone (1975)
Marcello Ferrari è un musicista che, per lavoro, trascorre lunghi periodi lontano da casa. Al suo ritorno dopo una tournée, insieme all’amico e collega Lolò trova la sua abitazione sottosopra e il gatto Mozart impaurito. Ma, soprattutto, non c’è più sua moglie Giulia, portata via dal potente Cesare, uomo volgare e nostalgico fascista, abituato a prendersi tutto senza considerare i sentimenti delle altre persone. Non contento, Cesare sfida apertamente Marcello, offrendogli denaro per riavere Giulia. Ma il rozzo individuo ha sottovalutato l’arma di cui è dotato il musicista: la pungente ironia.
Una sfida intellettuale, una riflessione sulla violenza che imperversa nella società e che intende annullare le personalità altrui imponendo la forza sulla ragione. Attenti al buffone è un film grottesco e molto complesso, diretto da Alberto Bevilacqua e scritto dal regista insieme a Nino Manfredi, qui nel ruolo di Marcello. Nel cast anche Mariangela Melato, Eli Wallach (nel ruolo di Cesare), Enzo Cannavale e Mario Scaccia. L’opera vinse il David di Donatello 1976 per la miglior sceneggiatura.
16. Brutti, sporchi e cattivi (1976)
Periferia romana. Giacinto Mazzatella è un ubriacone privo di un occhio, per il quale è stato anche indennizzato dal patronato. Vive in una squallida baracca con la moglie, i suoi moltissimi figli e un numero ancora più ampio di parenti. Volgare, violento e insensibile, Giacinto non pensa ad altri che a sé stesso, comandando dispoticamente chi ha intorno. Per difendere l’ingente somma che ha ricevuto dalla previdenza, è addirittura disposto a sparare sui suoi figli, mentre non mostra alcun rispetto per la moglie. Quando quest’ultima cerca di vendicarsi, le conseguenze saranno ancora più drammatiche.
Brutti, sporchi e cattivi, diretto da Ettore Scola e scritto dal regista con Ruggero Maccari, è una rappresentazione veritiera e tragica delle periferie, oggi purtroppo non molto differenti rispetto agli anni Settanta in cui il film è ambientato. Tra povertà e disperazione, ignoranza e prevaricazione dei forti sui deboli. Straordinaria interpretazione di Nino Manfredi, applaudito ancora una volta al Festival di Cannes, dove venne premiata la regia di Scola.
17. In nome del Papa Re (1977)
Monsignor Colombo da Priverno, giudice della Sacra Consulta nella Roma papalina del 1867, scopre di aver avuto, molti anni prima, un figlio con la contessa Flaminia. La donna ha ritenuto di informarlo poiché il ragazzo è in grave pericolo: è stato infatti accusato, insieme ad altri due uomini, di un eccidio contro ventitré zuavi. Il prelato, sfruttando il suo potere, riesce a liberarlo e portarlo nella sua cantina, con l’aiuto del suo fedele perpetuo Serafino. Nel frattempo, in monsignor Colombo si fa strada sempre più l’idea che lo Stato pontificio sia ormai arrivato al capolinea: reprimere la libertà e condannare a morte i rivoluzionari è una barbarie cui andrebbe posta una fine.
Scritto e diretto da Luigi Magni, In nome del Papa Re è il secondo capitolo della trilogia dedicata dall’autore alla storia romana. Prendendo spunto dal libro I segreti del processo Monti e Tognetti, Magni illustra la decadenza dello Stato della Chiesa, ancora arroccato sulle proprie posizioni assolutiste. Straordinaria la prova di Nino Manfredi nel ruolo del monsignor Colombo, che venne premiato con il David di Donatello così come il film. Accanto a lui in scena anche Carlo Bagno, Carmen Scarpitta, Danilo Mattei, Giovannella Grifeo e Salvo Randone.
18. Il giocattolo (1979)
Il ragionier Barletta lavora per l’industriale Griffo, coprendo anche gli affari poco trasparenti. Durante una rapina rimane ferito. Nel periodo di riposo, diverrà amico di un agente di polizia, che lo fa avvicinare all’utilizzo delle armi come difesa personale. Barletta, in breve tempo, diviene un ottimo tiratore, ma in egli si farà strada il pensiero di poter utilizzare le proprie abilità ergendosi da giustiziere, nelle circostanze in cui lo dovesse ritenere opportuno.
Sulla scia di Un borghese piccolo piccolo (1978), Il giocattolo ha come tematica l’aperta condanna alla giustizia privata, vista come vendetta di fronte ai torti subiti. Qui le tinte sono altrettanto fosche e drammatiche, sullo sfondo politico e sociale di un Paese che cercava di uscire dagli anni di piombo. Diretto da Giuliano Montaldo e scritto dal regista con Sergio Donati e Nino Manfredi, del cast fanno parte anche Marlène Jobert, Arnoldo Foà, Olga Karlatos e Vittorio Mezzogiorno.
19. Café Express (1980)
Michele Abbagnano è costretto, per essenziali ragioni di sopravvivenza, a vendere abusivamente caffè su un popolatissimo treno, portandosi dietro anche il figlioletto. Conosciuto e ben voluto da tutti i passeggeri, una notte Michele viene accerchiato da una banda di malfattori che vorrebbero affibbiargli la loro “protezione”. Nel frattempo, il personale delle ferrovie gli impone di togliere il disturbo su richiesta del ministero…
Splendida opera di ispirazione neorealista diretta da Nanni Loy, celebre autore cinematografico e televisivo abile nel raccontare le storie di persone comuni e renderle di interesse narrativo per le sue pellicole. Così accadde anche per Café Express, magnificamente interpretato da Nino Manfredi. Accanto a lui Adolfo Celi, Vittorio Caprioli, Vittorio Mezzogiorno e tantissimi altri attori, tutti con piccole parti.
20. In nome del popolo sovrano (1990)
Il terzo capitolo della trilogia papalina di Luigi Magni è ambientato nel 1849, quando la repubblica romana si arrese alle truppe francesi del generale Oudinot. Sullo sfondo, tantissimi personaggi storici del Risorgimento: il prete barnabita Ugo Bassi, il fuggitivo papa Pio IX, alcuni dei più importanti patrioti italiani – fra cui Angelo Brunetti, detto “Ciceruacchio” – ed il poeta Giuseppe Gioacchino Belli.
Più didascalico rispetto ai film precedenti di Magni, In nome del popolo sovrano è un affresco molto significativo sulla lotta di libertà verso l’agognata Unità d’Italia, che sarebbe arrivata qualche anno dopo nonostante le resistenze dei vari potentati. Oltre alla versione cinematografica, il film venne distribuito anche in televisione con una durata superiore e in due episodi. Cast numeroso e straordinario: con Nino Manfredi “Ciceruacchio”, fanno parte dell’opera anche Alberto Sordi, Jacques Perrin, Elena Sofia Ricci, Massimo Wertmüller, Carlo Croccolo, Luca Barbareschi, Serena Grandi, Gianni Bonagura e Roberto Herlitzka.