Nato ad Olginate da una famiglia di origini sicule, Antonio Albanese ha esordito come comico sul palco dello Zelig di Milano. Nei primi anni della sua carriera si fa conoscere soprattutto in veste di comico e collabora anche Mai dire Gol ed altri programmi TV che si muovono sulle stesse linee guida.
Le sue doti camaleontiche lo hanno portato presto ad essere notato dai registi italiani più noti. Albanese si è dimostrato adatto sia per ruoli comici che drammatici e in effetti le sue performance sembrano spesso il perfetto connubio tra questi suoi due aspetti. L’esordio sul grande schermo avviene nel 1993 con una piccola parte nel film di Silvio Soldini Un’anima divisa in due, con cui Fabrizio Bentivoglio vince come miglior attore a Venezia, mentre con Vesna va veloce ottiene già un ruolo da protagonista. Tra il 2018 e il 2020 Albanese è stato regista ed interprete della serie I topi, in onda su Rai3. Dal 12 gennaio 2023 l’attore torna nelle sale italiane con Grazie ragazzi di Riccardo Milani.
In questo articolo vedremo quelli che sono i migliori film con Antonio Albanese. Ne abbiamo selezionati otto.
1. Tu ridi (1998)
Uno dei primissimi lungometraggi che vede protagonista Antonio Albanese è Tu ridi. È diretto da Paolo e Vittorio Taviani, due registi toscani molto apprezzati dalla critica e con alle spalle una lunga filmografia. Per i Taviani, Tu ridi è un’opera pensata in connessione con il precedente Kaos, che è di fatto un adattamento di alcune storie di Luigi Pirandello contenute nella raccolta Novelle per un anno. Anche qui ci troviamo di fronte a due episodi chiaramente ispirati ad altrettanti racconti contenuti in Novelle per un anno.
Antonio Albanese lo incontriamo nel primo episodio. L’attore lombardo interpreta Felice Tespini, un cantante d’opera costretto ad abbandonare la sua carriera e al centro di una vicenda dai contorni stravaganti. La performance di Albanese aggiunge molto al film, a partire da un tocco che rimanda alla commedia all’italiana dei decenni precedenti.
2. Questione di cuore (2009)
Con Questione di cuore Albanese è protagonista di una straordinaria storia di amicizia maschile che abbandona ogni virilità per ritrarre invece due personaggi molto fragili. Suoi partner di scena sono Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti e l’alchimia che si crea tra i tre è fondamentale alla riuscita del prodotto, ma nel cast compaiono anche altre celebrità italiane.
Il film è diretto da Francesca Archibugi, regista del cult anni ’80 Mignon è partita, ed è tratto dal romanzo di Umberto Contarello Una questione di cuore. Albanese interpreta Alberto, uno sceneggiatore in crisi dotato di una straordinaria fantasia e di una schiettezza spesso fuori luogo. A causa di un infarto, viene ricoverato in ospedale e qui fa amicizia con Angelo, un carrozziere che si trova lì per la stessa ragione.
3. La seconda notte di nozze (2005)
Al terzo posto troviamo La seconda notte di nozze, una delle migliori incursioni nella commedia del regista Pupi Avati. Il film arriva, tra l’altro, all’inizio degli anni 2000s, proprio quando fioccano i ruoli per Albanese ed è quindi molto presente sul grande schermo. La seconda notte di nozze segna il debutto al cinema della celebre cantante lirica Katia Ricciarelli, ma nel cast figurano anche Neri Marcoré, Angela Luce e Marisa Merlini.
Il film è molto interessante ed è una fotografia della generazione dei nostri nonni. È ambientato nei primi anni del secondo dopoguerra e Antonio Albanese interpreta Giordano Ricci, stampella di una famiglia bolognese ormai in decadenza. È a lui che chiede aiuto sua cognata Liliana, della quale è sempre stato segretamente innamorato.
4. Vesna va veloce (1996)
Quello in Vesna va veloce è il primo ruolo importante di Antonio Albanese, allora agli inizi della sua carriera cinematografica. Il film è opera del regista Carlo Mazzacurati, che fino a quel momento ha diretto titoli interessanti e due anni prima ha vinto il Leone d’argento a Venezia per la regia de Il toro.
Vesna va veloce vede protagonista Tereza Zajickova nel ruolo di una ragazza ceca in visita a Trieste. Il personaggio di Albanese curiosamente si chiama anch’egli Antonio (il primo di una lunga serie) e diventa un protettore per la giovane turista. Il loro rapporto diventa a poco a poco più complicato e dai contorni teneri ed insieme oscuri. È uno dei migliori lavori di Mazzacurati, e per questo una tappa fondamentale nella filmografia di Albanese
5. La lingua del santo (2000)
Al sesto posto troviamo un altro film diretto da Mazzacurati, che arriva giusto qualche anno dopo Vesna va veloce. Il sodalizio tra i due sembra funzionare e nel frattempo Albanese è rapidamente cresciuto: ha lavorato con i Taviani e realizzato due lungometraggi da regista, Uomo d’acqua dolce e La fame e la sete. Mazzacurati gli dà l’occasione di lavorare con Fabrizio Bentivoglio, protagonista de Un’anima divisa in due, film cui Albanese aveva esordito con un piccolo ruolo. Del cast fa parte anche Isabella Ferrari.
Anche stavolta il personaggio di Albanese si chiama Antonio, scelta che si rivela però stavolta più efficace. Il paradosso si verifica nel momento in cui c’è una svolta nella trama: con l’amico Willy decide di rubare la reliquia dell’omonimo santo padovano per chiederne il riscatto. Si tratta chiaramente di una commedia e di un film apertamente ispirato a Il grande Lebowski di Ethan e Joel Coen.
6. La sedia della felicità (2014)
Anche al sesto posto pure troviamo un’0pera di Mazzacurati, l’ultima realizzata dal regista e uscita peraltro postuma. È un lavoro goliardico e più incentrato sul piacere di fare cinema. Qui Albanese ha in realtà un cameo, ma considerando il sodalizio che lo lega al regista non poteva mancare in questa classifica.
La sedia della felicità prende spunto dal romanzo russo Le dodici sedie, già oggetto di una ben più celebre trasposizione di Mel Brooks e di un film italiano con Vittorio Gassman e Sharon Tate. Nella sua semplicità, la versione di Mazzacurati è gioiosa ed ispirata, con riferimenti che spaziano dal cinema di Wes Anderson a quello di Hayao Miyazaki. Il film ha ricevuto cinque candidature ai David di Donatello, pur senza ottenere nessuna vittoria.
7. Giorni e nuvole (2007)
A diversi anni di distanza dal suo debutto nel summenzionato Un’anima divisa in due, Albanese torna a farsi dirigere da Silvio Soldini in Giorni e nuvole, un dramma familiare che lo vede protagonista accanto a Margherita Buy (premiata col David per questo ruolo). Si tratta di uno spaccato dell’Italia contemporanea e affronta il tema dell’instabilità economica, che nella visione del regista finisce per avere ripercussioni anche sulle storie personali delle figure coinvolte.
In Giorni e nuvole Albanese è Michele, un imprenditore che conduce una vita benestante con sua moglie Elsa, con cui forma una coppia affiatata. L’idillio familiare entra in crisi nel momento in cui Michele perde il lavoro. Il film è sicuramente interessante, pur non particolarmente coraggioso, ma ben siamo lontani dai livelli di Pane e tulipani.
8. L’intrepido (2013)
Ultimo film di questa classifica è L’intrepido, non certo tra i migliori lavori di Gianni Amelio, ma se non altro un titolo importante nella filmografia di Albanese. Si tratta infatti della sua prima volta con il regista di Porte aperte, Lamerica e Il ladro di bambini. Con il precedente Giorni e nuvole L’intrepido ha in comune la tematica sociale: anche qui c’entrano la disoccupazione e l’instabilità economica. Amelio prova però a recuperare con Albanese un po’ della lezione del cinema italiano neorealista. La sceneggiatura presenta infatti il furto di una bicicletta, un palese richiamo a Ladri di biciclette, manifesto del cinema italiano degli anni ’40.
Ne L’intrepido Albanese è Antonio Pane, maestro dell’arte di arrangiarsi e capace di passare in modo disinvolto da un lavoro all’altro. La sua professione è quella di rimpiazzo, ovvero la persona che sostituisce il lavoratore che per qualche motivo deve assentarsi. Sicuramente nella figura del protagonista c’è quell’umanità che caratterizzava proprio quei film che il regista sembra avere in mente, il contro risiede in quell’aura troppo pessimista che grava un po’ troppo sul prodotto finito.