%Tra le avanguardie artistiche europee dei primi decenni del XX secolo, possiamo annoverare anche il cosiddetto Futurismo. Il termine indica un movimento culturale, artistico e letterario che si sviluppò in Italia nei primi anni del ‘900 e che successivamente si diffuse in altri paesi europei. I futuristi non furono solo artisti, ma abbracciarono numerosi ambiti, dalla musica alla gastronomia, fino alla poesia; in quest’ultima, per esempio, vedevano uno strumento per esaltare positivamente il progresso tecnico, uno dei pilastri della loro ricerca. Ogni campo di studio era organizzato attorno a dei Manifesti, ciascuno dei quali delineava determinate caratteristiche.
Tra questi, il più importante fu quello pubblicato sulla rivista “Le Figaro” nel 1909 da Filippo Tommaso Marinetti, in cui vengono decantati il movimento, l’azione, il gusto violento, la guerra e la virilità. Tutte queste tematiche, assieme al moto originato dalle macchine industriali e dai prodotti del nuovo boom tecnologico – come l’auto – li affascinarono a tal punto da farne oggetto della propria produzione artistica. Ecco, quindi, che possiamo entrare nel merito dell’articolo e vedere quali sono i 12 quadri del futurismo più conosciuti in assoluto.
1. Dinamismo di un cane al guinzaglio
“Dinamismo di un cane al guinzaglio” – noto anche come “Cane dalle mille marce” – è un’opera di Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958) realizzata nel 1912 e conservata presso la Albright-Knox Art Gallery di Buffalo. Il dipinto è emblematico del modo di pensare il movimento da parte del futurismo. L’animale in monocromo viene rappresentato come se fosse stato fotografato, attraverso diverse immagini delle zampe e della coda in una successione precisa; oltre questo, anche le gambe e i piedi della padrona vengono dipinti più volte, tracciando una propria traiettoria. Grazie a questa dinamica, è possibile cogliere l’immaterialità del corpo, che va a dissolversi nel suo moto continuo.
2. Dinamismo di un ciclista
Sempre rimanendo nell’ambito della ricerca sul movimento, “Dinamismo di un ciclista” approda ad una scomposizione plastica del corpo in moto nello spazio circostante. Realizzato nel 1913 ed attualmente sito a Venezia, il lavoro di Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 19 ottobre 1882 – Verona, 17 agosto 1916) si struttura attraverso i colori e le forme: infatti, la purezza cromatica e la presenza del nero fanno sì che delle linee in apparenza semplici diventino un tutt’uno sul supporto. In questo modo, non solo esse danno un’idea di intreccio vorticoso, ma suggeriscono anche il senso di movimento tipico di un ciclista, ossia veloce e scattante. La bici e l’uomo sembrano fondersi con l’ambiente circostante per dare l’illusione dello spostamento.
3. La risata
Di Boccioni è anche “La risata”, risalente al 1911 e custodito al Museum of Modern Arts di New York. Ispirandosi alla movida milanese, effervescente e senza regole, l’artista cerca di trasmettere al fruitore la peculiare atmosfera attraverso una sorridente signora; tutt’intorno, lo spazio risulta scomposto in rigide forme, segno di un’influenza cubista a seguito di un viaggio a Parigi. Servendosi di linee e colori, egli riesce a sprigionare la carica emotiva del momento, che dalla risata della donna cerca di propagarsi verso l’esterno e serve a restituire l’immagine di una Milano gremita, con i locali pieni e il loro chiassoso divertimento.
4. I funerali dell’anarchico Galli
“I funerali dell’anarchico Galli” è un olio su tela di Carlo Carrà (Quargnento, 11 febbraio 1881 – Milano, 13 aprile 1966), datato 1910-1911 e conservato al Museum of Modern Art di New York. Il soggetto racconta dei funerali dell’anarchico Angelo Galli, ucciso nel 1904 durante uno sciopero a Milano. Con tale opera, Carrà – presente alla celebrazione funebre – decise di riproporre le forti emozioni del momento. Ispirandosi alla confusione dettata dalla processione in corso, egli tentò di riportare sulla tela quel trambusto, grazie all’uso di linee oblique che potessero restituire il movimento della scena all’osservatore.
5. Ballerina in blu
Nel 1912, Gino Severini (Cortona, 7 aprile 1883 – Parigi, 26 febbraio 1966) – artista ispirato dal mondo dei caffè parigini molto frequentati da intellettuali e scrittori – realizzò la “Ballerina in blu”, attualmente parte della collezione del Guggenheim di Venezia. Dipinto in contemporanea alla “Ballerina in bianco”, l’opera presenta evidenti influenze cubiste sul versante formale, legate forse alla convivenza dell’artista con Georges Braque. Al netto di ciò, Severini si è sempre dichiarato assolutamente futurista: questo è possibile notarlo soprattutto nella concezione stessa del dipinto, in quanto non è la forma ad essere centrale, bensì il movimento. La ballerina risulta in perfetta unione con la luce, creata tramite l’applicazione di vere e proprie paillettes sulla tela.
6. Dinamismo di un’automobile
Luigi Russolo (Portogruaro, 1885 – Laveno-Mombello, 1947) incentrò la sua riflessione sui temi della velocità e dell’energia. In particolare, in “Dinamismo di un’automobile” del 1913 i due elementi vengono espressi grazie all’accostamento di colori squillanti e linee convergenti che suggeriscono una tensione motoria, come se l’auto stesse per infrangere il muro del suono. Il dipinto è conservato presso il Musée National d’Art Moderne di Parigi e presenta straordinarie suggestioni di tipo luministico e dinamico, tali da evocare quasi un senso di aggressività.
7. La città che sale
Altro quadro popolare di Boccioni è “La città che sale” del 1910-11, oggi esposto al Museum of Modern Art di New York. Concepito inizialmente con il titolo di “Il lavoro”, esso viene considerato il primo vero lavoro futurista dell’artista: ispirandosi alla Milano nella quale abitava, egli dà forma a dei palazzi in costruzione, che emergono sul fondo e che sono simbolo del lavoro, altro elemento importante per l’avanguardia. Tuttavia, lo spazio più importante è occupato da cavalli rossi sormontati da cavalieri, nel mezzo del loro movimento dinamico. Qui viene celebrato il progresso tecnologico, che si concretizza negli edifici e nella forza fornita dagli animali per la realizzazione della città moderna.
8. Primavera umbra
“Primavera umbra”, attualmente conservato presso una collezione privata, venne realizzato nel 1923 da Gerardo Dottori (Perugia, 11 novembre 1884 – Perugia, 13 giugno 1977). Considerato uno dei più grandi innovatori del futurismo, egli realizzò questo dipinto attraverso la tecnica del “vedutismo panoramico”, ossia ispirandosi alle viste dagli aerei in volo; la conseguenza di tale prospettiva era un distorcimento degli oggetti visibili dall’alto. Lo stile risulta anche qui molto dinamico, come se volesse catapultare lo spettatore all’interno dell’immensità del paesaggio e isolarlo in un dimensione spazio-temporale completamente nuova.
9. Mare = ballerina
Sempre alla serie delle ballerine di Severini appartiene “Mare = ballerina”, olio su tela con cornice dipinta realizzato nel 1914 e conservato al Guggenheim Museum di New York. Lo scopo dell’artista è quello di tracciare un parallelismo tra la figura umana e il mare, andando a fondere il tutto in un’unica componente inseparabile: vediamo, ad esempio, come il costume della ballerina e il frangersi delle onde siano analoghi. Prevalgono le pennellate piatte e le forme geometriche – elementi riconducibili allo sperimentalismo divisionista – fattore che restituisce un effetto di convergenza totalmente energico e suggestivo.
10. Manifestazione interventista
Di Carlo Carrà, l’opera in questione introduce il Futurismo allo strumento del collage, ossia la tecnica basata sulla sovrapposizione di carta, ritagli di giornale, oggetti e fotografie. Realizzata tra il 1953 e il 1954 e custodita a Milano, in essa i vari elementi sono soprammessi gli uni sugli altri, dando vita ad una percezione di profondità molto particolare; le parole presenti – appartenenti al Manifesto Futurista di Marinetti e alle poesie di Guillaume Apollinaire – si compenetrano e sembrano quasi dare vita ad una lettura in direzione propagandistica.
11. Il ciclista
Oltre all’avanguardia italiana, il futurismo si è diffuso anche oltre la penisola. Per esempio, al filone russo appartiene “Il ciclista” (1913), olio su tela della pittrice, illustratrice, scenografa Natalia Goncharova (Negaevo, 3 luglio 1881m– Parigi, 17 ottobre 1962) e conservato al Museo Russo di San Pietroburgo. Moglie di un altro importante artista russo, Mikhail Larionov, ella ebbe un ruolo importante nel diffondere l’influenza del Cubo-Futurismo in Russia. Il soggetto del quadro è rappresentato in movimento, con le gambe e i piedi replicati più volte proprio per suggerire la velocità del ciclista. Sono presenti anche richiami cubisti, visibili nelle linee spezzate e particolarmente appuntite.
12. Gli addii
“Gli addii” di Boccioni è uno dei 3 quadri appartenenti alla serie “Stati d’animo”, nei quali l’artista indagò i sentimenti dei viaggiatori in procinto di partire dalla stazione ferroviaria. Lo spazio è invaso da linee e segni vorticosi, che vanno a confluire confusamente verso l’unico elemento statico del dipinto, ossia il numero della locomotiva. In vari punti si può notare una coppia che si abbraccia, mentre sulla sinistra un traliccio metallico simboleggia la rivoluzione industriale. Con quest’opera, Boccioni intende trasmettere lo stato d’animo del momento, dominato da un senso di nostalgia e malinconia; questo consente di immedesimarsi in chi sta per partire e di creare empatia.