Tilda Swinton è una veterana del cinema che certo non ha bisogno di presentazioni. L’ultimo film in cui l’abbiamo vista è Memoria, diretto dal tailandese Apichatpong Weerasethakul e distribuito in Italia da Academy Two. Presto la vedremo in The Eternal Daughter di Joanna Hogg e Three Thousand Years of Longing di George Miller, presentanti uno a Venezia e l’altro a Cannes. Come se questo non bastasse, attualmente tre film che la vedono coinvolta sono già in post-produzione, incluso Asteroid City, l’ultima fatica di Wes Anderson.
Una professionista instancabile, dunque, alla quale nel 2020 è stato assegnato un meritatissimo Leone d’oro alla carriera dalla Biennale Cinema di Venezia. Un’attrice che quando entra in scena ci onora della sua presenza. Potevamo mai mancare di celebrarla? Non potevamo. Ecco quindi quelli che sono gli otto migliori film con da Tilda Swinton, dai suoi esordi alle pellicole più recenti.
1. Solo gli amanti sopravvivono (2013)
In pole position nella sua ricca e variegata filmografia troviamo Solo gli amanti sopravvivono, traduzione letterale ma meno idiomatica dell’originale Only Lovers Left Alive.
Il lungometraggio è diretto dal maestro Jim Jarmusch e sembra cucito su misura per lei. Pur condividendo la scena con Tom Hiddleston, Mia Wasikowska e Anton Yelchin, è infatti lei la presenza più magnetica. Probabilmente perché con il suo approccio sperimentale sembra quella più a suo agio con la regia di Jarmusch, che si muove sulla stessa linea. In effetti, il feeling attrice e regista è incredibile.
Con Solo gli amanti sopravvivono Jarmusch gira un film horror abbastanza insolito, in cui i vampiri vengono in qualche modo umanizzati. Più che la loro natura contano i loro pensieri, i loro sentimenti e il loro modo di vedere il mondo.
La trama ruota attorno ad Adam ed Eve, due nomi emblematici per due vampiri, come se fossero i capostipiti di una stirpe. La coppia è affiatata e conduce un’esistenza tranquilla e coniugale. Naturalmente i due dormono di giorno ed escono solo la notte per procacciarsi il cibo. Ai due si contrappone Ava, un’altra vampira. Ha un’indole tentatrice, ma soprattutto un carattere viziato e superficiale, l’esatto opposto di Adam ed Eve.
2. Suspiria (2018)
Suspiria merita un discorso a parte. Innanzitutto, si tratta della summa della collaborazione tra Tilda Swinton e Luca Guadagnino, iniziata fin da The Protagonists. I due sarebbero poi tornati a lavorare insieme anche in Io sono l’amore e A Bigger Splash. Con Suspiria però la Swinton diventa co-autrice del regista, mettendosi al servizio di ben tre personaggi diversi: madame Blanc, Helena Markos e il dottor Jozef Kemplerer. Per quest’ultimo ruolo, in particolare, l’attrice ha accettato di rendersi irriconoscibile e ha chiesto che venisse usato uno pseudonimo nei credits, quello di Lutz Ebersdorf. Quest’ultimo era stato presentato come un anziano attore tedesco con tanto di biografia sul web. Praticamente un film nel film.
Il lavoro di Guadagnino è rischioso e a molti farà storcere il naso. Come dichiarò a suo tempo lo stesso regista, più che un remake dell’originale di Dario Argento, è un film che racconta le sue sensazioni di spettatore di fronte al primo Suspiria. C’è da dire che il modo di intendere l’horror di Guadagnino è completamente diverso da quello di Argento. Le due versioni differiscono soprattutto perché scelgono di privilegiare un elemento visivo diverso: più scenografico quello di Argento, più performance art la versione di Guadagnino.
La trama rimane invece sostanzialmente la stessa: negli anni ’70 la giovane Susie Bannion arriva a Berlino per sostenere un provino per la Markos Tanz, una prestigiosa compagnia di ballo. La ballerina si fa subito notare per le sue doti al di fuori dell’ordinario, ma presto scoprirà che tutte le donne della compagnia custodiscono lo stesso oscuro segreto.
3. The Human Voice (2020)
Al terzo posto troviamo invece un cortometraggio dalla durata di 30 minuti. Una presenza che stupisce, ma ci sono diverse ragioni per includere The Human Voice. Innanzitutto, è diretto da un regista di chiara fama internazionale, Pedro Almodóvar, rappresentando così un’insolita e curiosa collaborazione per l’attrice. In secondo luogo, è un film dove la Swinton è letteralmente l’unica presenza in scena. Il regista la dirige infatti in un nuovo adattamento di una celebre pièce di Jean Cocteau e le più grandi attrici si sono confrontate con questo testo: Anna Magnani, Sophia Loren, Ingrid Bergman… Infine, un’altra importante novità è che questo cortometraggio è stato addirittura distribuito nelle nostre sale. Non insieme ad un lungometraggio, come da prassi, ma proprio come prodotto a sé stante.
Pur essendo un cortometraggio, The Human Voice è un adattamento in pieno stile Almodóvar, ma la cosa non dovrebbe stupirci: in fin dei conti, già Donne sull’orlo di una crisi di nervi aveva un punto di partenza simile. In ogni caso, la Swinton è perfettamente in sintonia con la regia di Almodóvar e con la scenografia di Antxón Gómez, fedele collaboratore del regista.
Una donna sola in casa prepara le valige per il suo amante nell’attesa che passi a prenderla. Il tempo passa e l’uomo non si presenta. Prigioniera nel proprio limbo di solitudine insieme al suo cane, la protagonista attraversa diversi stati d’animo fino a cedere ad un crollo nervoso.
4. Orlando (1992)
Uno dei primissimi film con Tilda Swinton la vede già protagonista in un ruolo incredibile ed è Orlando della britannica Sally Potter. È proprio qui che l’attrice si mostra in tutte le sue doti camaleontiche, le stesse che negli anni a venire faranno la sua fortuna.
Nel 1992, Orlando venne presentato in concorso a Venezia e la performance Swinton, che solo l’anno prima aveva vinto la Coppa Volpi con Edoardo II, ricevette il plauso della critica, specialmente quella italiana. Un Premio Flaiano e un David di Donatello, entrambi come migliore attrice straniera, possono testimoniare. La scenografia di Ben van Os e Jan Roelfs e i costumi di Sally Potter ricevettero inoltre la candidatura all’Oscar.
Tratto da un omonimo romanzo di Virginia Woolf, l’azione comincia nel ‘600 quando la regina d’Inghilterra Elisabetta I prende sotto la sua ala il giovane Orlando. A lui la sovrana strappa una promessa che è una sfida contro il tempo: non invecchiare mai. Orlando mantiene fede alla promessa attraversando secoli di storia dell’Inghilterra. Nel mentre il suo corpo si trasforma fino a diventare una bellissima dama.
5. Edoardo II (1991)
Il film che ha reso popolare Tilda Swinton è sicuramente Orlando, ma l’attrice britannica si era già fatta notare un anno prima con Edoardo II. Il lungometraggio è diretto da Derek Jarman, un importante regista inglese autore di un cinema fortemente sperimentale e proveniente dalla videoarte. Non è la prima volta che l’attrice collabora con Jarman: l’aveva già diretta in Caravaggio nel 1986. Qui però lei svetta su un cast veramente incredibile che comprende Steve Waddington, Andrew Tiernan e Nigel Terry.
La Swinton interpreta la regina Isabella e la sua performance è sperimentale come tutto il resto: capace di passare da una bellezza regale e un’aristocrazia ostentata ad una versione più vampiresca dello stesso personaggio. Presentato in concorso a Venezia, come già accennato, Edoardo II valse alla Swinton la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile.
Il film è un adattamento dell’omonimo dramma di Christopher Marlowe, ma in chiave decostruttivista: i costumi e le scenografie non sono quelli dell’epoca in cui è ambientata la storia, ma più in linea con la contemporaneità.
In un’Inghilterra atemporale, il re Edoardo II desta scalpore vivendo liberamente la sua passione per il conte Piers Gaveston. Per questo la corte trama alle sue spalle provocando l’allontanamento tra i due amanti. È in particolare Mortimer a muovere i fili, grazie alla complicità della regina consorte Isabella, sempre più trascurata dal re.
6. Caravaggio (1986)
Un altro film di Derek Jarman ha segnato una tappa importante nel percorso di Tilda Swinton. Con Caravaggio avviene infatti il suo debutto cinematografico nel lontano 1986, all’età di soli 26 anni. Qui recita accanto al protagonista Nigel Terry, con il quale tornerà nel successivo Edoardo II, e ad un giovanissimo e ancora sconosciuto Sean Bean. Il film fu in concorso al Festival di Berlino, dove vinse l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura.
In Caravaggio la Swinton è Lena, una giovane prostituta e modella del pittore che si inserisce al centro di un ménage à trois.
Il film non è un biopic in senso stretto, ma piuttosto la rappresentazione tragica della vita di un grande pittore, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. La trama si incentra sul suo rapporto con Ranuccio, un giovane da cui è subito attratto e che ingaggia come modello. Ranuccio è però fidanzato con Lena, che a sua volta comincia a posare per il pittore. Il triangolo è però destinato a finire in tragedia.
7. Gran Budapest Hotel (2014)
La scelta di questo titolo probabilmente vi stupirà perché qui la Swinton non è protagonista. Tuttavia, ha un ruolo irresistibile e per il quale la troviamo trasformata dal trucco di scena. In effetti, pur avendo ben centrali i personaggi di Ralph Fiennes e Tony Revolori, il film adotta un approccio corale ai suoi personaggi. Si tratta chiaramente di una caratteristica del cinema di Wes Anderson, che ripropone quell’estetica riconoscibile e luccicante che abbiamo visto in tutti i suoi lavori.
Alla sua uscita, il lungometraggio fu un successone e raccolse riconoscimenti ovunque, inclusi ben quattro premi Oscar. In Gran Budapest Hotel la Swinton veste i panni dell’eccentrica Madame D., un’anziana aristocratica che ha una relazione con Monsieur Gustave.
Nel lussuoso albergo del titolo si intrecciano le vicende di Monsieur Gustave H., un concierge raffinato ed egocentrico, e del giovane garzoncello Zero Moustafa. Il furto di un dipinto di inestimabile valore sarà per i due l’inizio di una serie di stravaganti avventure.
8. Snowpiercer (2014)
Anche l’ultimo film in lista vede la Swinton coinvolta in un ruolo comprimario, sebbene più centrale di quello coperto in Grand Budapest Hotel. Si tratta comunque di una partecipazione importante: Snowpiercer è infatti diretto dal sudcoreano Bong Joon-ho, futuro premio Oscar per Parasite, e il lungometraggio è stato poi adattato per una serie con Jennifer Connelly.
In comune con il film di Anderson Snowpiercer ha il fatto di avere un protagonista principale, Chris Evans, e diversi altri personaggi: quindi è anche corale. Qui la nostra attrice è Mason, una spaventosa e autoritaria gerarca che vigila sul corretto rispetto delle norme interne del treno.
Snowpiercer dipinge uno scenario distopico in cui la glaciazione ha ridotto la popolazione del pianeta. I superstiti si trovano all’interno di un treno che viaggia attorno al globo terrestre. Nel veicolo resiste però ancora una piramide sociale in cui ciascun vagone rappresenta un grado diverso di questa gerarchia. Un gruppo di coraggiosi viaggiatori del vagone più povero porterà avanti una ribellione contro questo sistema ingiusto.