Anche se per Eric Cantona, protagonista del bel film di Ken Loach, Il mio amico Eric, il gol più bello non è un gol, ma un passaggio fatto per far segnare un compagno di squadra, i gol belli esistono. E sono talmente belli da restare per sempre incollati nella nostra memoria di appassionati o di semplici testimoni di quell’evento sovrannaturale. Il gol, la rete, non rappresenta solo lo scopo ultimo di una partita di calcio, ma è anche la sublimazione del gesto tecnico. Un piccolo grande capolavoro di cui, se siamo fortunate e fortunati, possiamo godere in tempo reale. Rovesciate, colpi di testa, dribbling ubriacanti: non importa quale forma abbia il gol, purché in quel momento il tempo si fermi per rendere omaggio al calciatore-eroe.
Disclaimer importante: è praticamente impossibile racchiudere in una classifica tutte le reti più memorabile e di sicuro ne abbiamo dimenticato più di una. Non vogliateci male. Ma abbiamo cercato di raccogliere nella nostra lista quelli che sono i gol più belli della storia del calcio, i più emozionanti e indimenticabili.
1 – Diego Armando Maradona, Argentina-Inghilterra (1986)
I quarti di finale dei campionati del mondo di calcio messicani tra Argentina e Inghilterra sono passati alla storia per due dei gol più particolari (e meravigliosi) mai visti. Il primo è la maliziosa mano di Dio di Diego Armando Maradona. Un colpo beffardo, al 51.mo di gioco, che sorprende il portiere inglese Peter Shilton con un tocco soave e assolutamente irregolare. Il secondo, quattro minuti dopo, è il gol del secolo.
Maradona s’invola sulla fascia destra prendendo palla nella metà campo dell’Argentina. Davanti a lui una serie di giocatori che fa fuori, uno dopo l’altro, con dribbling dalla velocità e dalla precisione impressionanti. L’ultimo a essere saltato è sempre l’estremo difensore inglese che può solo arrendersi al Pibe de Oro. Un’azione talmente limpida e spettacolare, la sua, da meritare l’assoluzione con formula piena per la scortesia precedente. “Diego era più veloce di tutti. Fu un’opera maestra di un genio del calcio” avrebbe detto qualche anno dopo l’arbitro dell’incontro, il tunisino Alì Bennacer. Impossibile non emozionarsi alle parole del telecronista argentino Víctor Hugo Morales che descrive la rete nella maniera più azzeccata: il barrilete cosmico. L’aquilone cosmico. Ta-ta-ta-ta-ta-ta.
2 – Roberto Mancini, Parma-Lazio (1999)
La Lazio del 1999 era una squadra fortissima, piena di talenti, eppure non ancora perfettamente sbocciata. Prova ne è il fatto che a vincere lo scudetto, quell’anno, fu un Milan smaliziato e concreto, che bruciò la squadra di Eriksson sul filo di lana per un solo punto. I biancocelesti si rifecero l’anno successivo ai danni della Juventus e, comunque, durante la stagione misero a segno delle vittorie importanti con gol altrettanto bellissimi. Uno dei quali fu segnato dal nostro CT Roberto Mancini nella gara esterna contro il Parma di Alberto Malesani, il 17 gennaio 1999. Lazio e Parma si contendevano il secondo posto alle spalle della Fiorentina di Trapattoni, Campione d’inverno. Il Mancio segnò con un colpo di tacco, sfruttando un corner millimetrico tirato da Sinisa Mihajlovic. Fortuna? Talento? Come vedrete più avanti è davvero difficile valutare quale di questi due fattori sono più importanti per la realizzazione di un gol epico. In questo caso, però, l’impresa del numero 10 laziale è incontrovertibile. Lo stesso compagno di squadra, Christian Vieri, abbracciandolo gli chiese incredulo cos’avesse fatto.
3 – Mathias Almeyda, Parma-Lazio (1999)
A qualche mese di distanza dalla vittoria del Parma con il colpo di tacco di Mancini, nel settembre del 1999, la squadra di Eriksson trovò soddisfazione in terra emiliana battendo la squadra di casa per 2 a 1 con un gol davvero meraviglioso del centrocampista argentino Mathias Almeyda, uno dei protagonisti della stagione che poi si chiuse con la vittoria del tricolore.
Per capire la portata della rete vi dobbiamo dare qualche informazione in più. La prima è che il centrocampista in questione non ha mai avuto familiarità coi gol. Era un giocatore di (grande) sostanza e non di fantasia. Due, basta vedere la faccia di Buffon per capire quanto sia stato impressionante. Un tiro, anche fortunato, dai 35 metri (forse di più) che il giocatore scocca alle spalle del portiere con tutta la potenza che aveva in corpo.
4 – Cristiano Ronaldo, Juventus-Real Madrid (2018)
Quante volte capita di applaudire un avversario che segna un gol alla nostra squadra? Quello che è avvenuto il 3 aprile 2018 nel quarto di finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid è la materializzazione del più puro spirito sportivo. Nel gesto di Cristiano Ronaldo (autore di una doppietta) e nella sua meravigliosa rovesciata, certamente. Ma anche negli applausi spontanei che tutto lo Juventus Stadium gli tributò. Nessuno dei presenti sugli spalti sapeva che qualche anno dopo il portoghese avrebbe vestito la casacca bianconera. La rete fu nominata gol dell’anno dall’UEFA.
5 – Marco Van Basten, Olanda-U.R.S.S. (1988)
Il gol più bello degli Europei. Ma diremmo senza dubbio uno dei più belli della storia del calcio tout-court. E dal Cigno di Utrecht, Marco Van Basten, sarebbe stato impossibile attendersi di meno. Un tiro al volo potente e preciso che portò l’Olanda di Rinus Michels sul tetto d’Europa. Era il 1988 e gli Orange erano ancora l’incarnazione del bel calcio. Eredi di una tradizione gloriosa che fu tramandata dagli anni ’70 grazie a un metodo di gioco allora innovativo. Con in più un fattore decisivo e non trascurabile nel mondo del calcio. A differenza dell’Arancia Meccanica di Cruijff e Neeskens, che finì in finale ai mondiali per ben due volte, nel ’74 e nel ’78, sconfitta rispettivamente da Germania e Argentina, l’Olanda di Gullit, Van Basten e Rijkaard vinse alla grande. Sconfiggendo il luogo comune che la voleva bellissima ma mai vittoriosa, battendo nella gara decisiva del torneo continentale, l’Unione Sovietica del colonnello Valerij Lobanovs’kyj. Guardate e riguardate la potenza del gesto di Van Basten, un tiro al volo di collo pieno maestoso.
6 – Pelè, Svezia-Brasile (1958)
O Rei, il re. Con Diego Armando Maradona, Edson Arantes do Nascimento, detto Pelè, è unanimemente considerato il più grande calciatore di tutti i tempi. Un interprete formidabile dell’arte calcistica, figlio fierissimo di un Brasile che seppe trasformare uno sport in spettacolo. Dei tanti gol messi a segno da Pelè, abbiamo scelto la rete segnata contro la Svezia nella finale dei mondiali del 1958, il 29 giugno. Pelè entrò in scena nel secondo tempo quando, sul 2 a 1, per i verdeoro segnò il terzo gol. Stoppò di petto la palla in area, con un pallonetto saltò il difensore svedese e, riprendendo la sfera al volo, la insaccò. Le immagini non rendono merito all’azione, davvero meravigliosa per acrobazia e precisione. Finì 5 a 2 per il Brasile, con un altro gol del Re che, all’epoca, aveva solo 18 anni.
7 – Lionel Messi, Barcellona-Getafe (2007)
Una delle cose più belle del calcio è che non devi essere per forza un gigante per farti ricordare. Maradona era alto solo 1,65. Lionel Messi, 1,69. Per questo, il sette volte vincitore del Pallone d’Oro, è stato soprannominato La Pulce. Ma una pulce può fare tutto, se viene lasciata libera di sfogarsi. Anche riprodurre in maniera praticamente identica il gol del secolo. È quello che è successo a Messi nella semifinale d’andata di Coppa del Re tra Barcellona e Getafe, il 18 aprile 2007, al Nou Camp. L’azione è una fotocopia della rete di Maradona all’Inghilterra. Così uguale da provocare più di qualche sussulto anche al commentatore. In effetti, provando a sovrapporre i filmati, sembra davvero di trovarci davanti allo stesso gol. Il calcio sa scegliere con cura i suoi eroi. Tutti in piedi per la pulce.
8 – Wayne Rooney, Manchester United-Manchester City (2011)
Nella nostra carrellata dei gol più belli non poteva mancare un rappresentante del calcio britannico. L’Inghilterra è la patria del football e Oltremanica si sono consumate delle meravigliose storie sportive. Come quella di Wayne Rooney, uno degli attaccanti inglesi più forti di sempre, golden boy dell’Everton e poi fiore all’occhiello del Manchester United per 13 stagioni. Proprio nella stracittadina contro il Manchester City, Rooney diede un assaggio delle sue grandi doti di cannoniere, mettendo a segno un gol acrobatico di rara potenza. Una rovesciata di cui probabilmente si sta ancora discutendo dalle parti di Manchester. Tutto l’Old Trafford scatta in piedi per festeggiare la rete di Rooney, che ha finalizzato, nella migliore delle maniere, un cross dalla destra di Nani.
9 – Roberto Carlos, Francia-Brasile (2007)
Di cosa parliamo quando parliamo del calcio di punizione perfetto? Conta di più la potenza o la precisione? Be’, un fisico saprebbe rispondere nella maniera giusta, portando dei calcoli matematici a suffragio delle sue teorie. Ma nel mondo del calcio i numeri non sempre contano. Prendete Roberto Carlos, uno dei pochi calciatori al mondo, assieme a Sinisa Mihajlovic e Ronald Koeman (tutti difensori), a dare la sensazione che la punizione potesse diventare gol. Così, se Koeman regalò la Coppa dei Campioni al Barcellona nella finale contro la Sampdoria nel 1992 su punizione, Roberto Carlos incantò il pubblico francese grazie al suo gol contro la Francia, il 3 giugno 1997, nel corso della partita inaugurale del Tournoi de France, prologo ai Mondiali di calcio dell’anno successivo. Tirò da 35 metri a 115 km/h. Creando un effetto del tutto inspiegabile.
10 – Zlatan Ibrahimovic, Inghilterra-Svezia (2012)
14 novembre 2012. Inghilterra e Svezia si affrontano in amichevole a Solna, nei pressi di Stoccolma, per inaugurare la Nationalarenan Friends Arena. Niente di eccezionale, insomma. Fino al 90.mo minuto, attimo in cui l’attaccante svedese Zlatan Ibrahimovic mette a segno uno dei gol più pazzeschi di sempre. Un rovesciata inimmaginabile, realizzata con la semplicità di chi sta bevendo un bicchiere d’acqua. Impossibile non pensare anche a un sano colpo di fortuna, ma il gesto atletico in sé è così bello, armonico e definitivo da annullare ogni altra ipotesi. 4 a 2 finale per la Svezia, con 3 gol di Ibra. Impossible is nothing.
11 – Zinedine Zidane, Real Madrid -Bayer Leverkusen (2002)
Da cosa si riconosce un grande campione? Dal numero di reti segnate, dal carisma che mostra in campo e, non ultimo, dalla capacità di essere decisivo nei momenti decisivi. Zinedine Zidane risponde in pieno a questo identikit e ne è testimonianza la finale di Champions League del 15 maggio del 2002 tra Real Madrid e Bayer Leverkusen. I galacticos contro i tedeschi proletari, per sintetizzare in maniera poetica. Ovviamente, la partita se l’aggiudicano i blancos, grazie a un gol strepitoso di Zizou. Roberto Carlos (sì, ancora lui) pennella un cross più o meno all’altezza della bandierina d’angolo che il francese gira al volo di sinistro all’incrocio dei pali. Sipario.
12 – Roberto Baggio, Italia-Cecoslovacchia (1990)
Alzi la mano chi tra voi non prova ancora un brivido a ricordare le notti magiche di Italia ’90. Il mondiale che avremmo potuto vincere a spasso e che invece ci ha visti solo terzi classificati, davanti all’Inghilterra e dietro a Germania e Argentina. Fino alla fatale semifinale di Napoli contro i sudamericani, però, il cammino degli azzurri di Azeglio Vicini fu limpido. Un percorso netto segnato dalle vittorie contro Austria, Stati Uniti e Cecoslovacchia nella fase a gironi. E contro Uruguay e Irlanda, rispettivamente agli ottavi e ai quarti di finale. Furono i mondiali di Totò Schillaci, il giocatore che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse esplodere. E di Roberto Baggio che, il 19 giugno contro la Cecoslovacchia, segnò uno dei gol più belli del torneo. Non una rete di potenza, ma di grande abilità. Imbeccato da Giannini, il divin codino si smarcò con facilità, battendo in velocità gli avversari. E facendo sognare tutto lo Stadio Olimpico.