Visto il recente exploit del capitano Kirk, al secolo William Shatner, nello spazio a bordo dell’astronave Blue Origin di Mr. Amazon, ovvero Jeff Bezos, non potevamo esimerci dal ripercorrere la storia cinematografica di Star Trek, contemplando sia i film della generazione di Kirk e Spock, sia quelli della Next Generation, nonché i reboot di J.J. Abrams. L’evento ha infatti colpito l’immaginazione di tutti, trekkies e non, rivelando l’importanza simbolica che la saga di Star Trek riveste nell’immaginario collettivo.
Andiamo dunque a scoprire la classifica di tutti i film di Star Trek, dal migliore al peggiore.
1. Star Trek II: L’ira di Khan (1982)
Khaaaaaaaaaannnnn! L’urlo di un disperato capitano Kirk dopo che l’acerrimo nemico Khan Noonien Singh lo ha lasciato intrappolato e, soprattutto, ferito nell’orgoglio, su un pianeta sperduto, rimane uno dei momenti più iconici dell’intera saga cinematografica di Star Trek, stracitato ovunque. Memorabile infatti l’episodio di The Big Bang Theory in cui Sheldon, tradito per l’ennesima volta dal suo ‘nemico di sempre’ Will Wheaton, urla invano “Wheeeeeeeaton!” mentre la sua voce si perde tra gli spazi siderali.
Ma al di là di questa scena cult, perché Star Trek II, diretto con mano sicura da Nicholas Meyer, viene ricordato, sia dagli appassionati della serie che dai critici più blasonati, come il miglior film di Star Trek di sempre, cosa sulla quale concordiamo decisamente anche noi?
È presto detto. Per prima cosa lo sviluppo dei rapporti tra i tre personaggi principali: Kirk, Spock e McCoy sono ormai tre leggende, i cui caratteri e le cui dinamiche sono stati definiti da tre stagioni televisive e ulteriormente modellati da un precedente lungometraggio. È ora di tirare le somme nonché di rilanciare su di loro ed ecco che lo sceneggiatore Harve Bennett tira fuori l’idea di sviluppare il tema della vecchiaia nonché del saper affrontare la vita come la morte per lo spavaldo Kirk, l’approfondimento dell’amicizia empatica per il logico e razionalissimo Spock, infine il superamento dei pregiudizi di McCoy nei confronti della freddezza vulcaniana. L’asso nella manica del film è costituito dal sacrificio estremo di Spock che, con la celebre battuta sul bene di molti che è più importante di quello di pochi o di uno, è entrato nella storia con una delle morti più commoventi del cinema. Da ricordare anche il bellissimo e toccante dialogo tra Kirk e Spock nel momento in cui c’è un’emergenza da affrontare mentre il comando dell’Enterprise è stato affidato temporaneamente al Vulcaniano per un’esercitazione con degli allievi. Anche in quest’occasione Spock dimostra una grande saggezza e un’insospettabile empatia: “Se mi permette di essere franco, lei ha commesso uno sbaglio accettando la promozione [ad ammiraglio]. Comandare una nave è la mansione che più le si addice. Tutto il resto è uno spreco di materiale… Io sono e sarò sempre suo amico.”
Non ultimo un villain memorabile come il Khan interpretato da Ricardo Montalban (all’epoca in auge per la serie Fantasilandia, aveva già incarnato il cattivo geneticamente modificato ‘dall’intelletto superiore’ nell’episodio televisivo di Star Trek “Space Seed”), un personaggio epico e maledetto, a metà tra l’Achab di Moby Dick e il Riccardo III di Shakespeare.
Non a caso abbiamo citato il romanzo di Melville: l’Enterprise guidata da Kirk diventa per Kahn la fantomatica e imprendibile balena bianca inseguita da Achab per i sette mari. E infatti i duelli spaziali tra la Reliant (la nave della federazione sottratta da Khan) e l’Enterprise assumono il sapore e l’atmosfera dei duelli marini tra i velieri di pirati e quelli della marina inglese del Settecento, con tutto l’avvincente bagaglio di strategie, finte e astuzie militari.
Con questo secondo capitolo delle avventure cinematografiche di Kirk e compagni, la saga raggiunge la perfetta sintesi tra avventura spaziale, ironia ed epica, regalando allo spettatore, ad ogni visione, una rinnovata fiducia nella vita e nelle infinite possibilità dell’uomo. Come dice Spock: “C’è sempre una via di scampo!”.
N.B. Con questo film i pigiamini caratteristici della serie, ancora presenti nel primo lungometraggio, vengono finalmente sostituiti con uniformi degne di questo nome.
2. Star Trek: il film (1979)
Come intuibile dal titolo, questo fu il primo esperimento cinematografico basato sulla celeberrima serie ideata da Gene Roddenberry, nonché prodotto sulla scia dell’enorme successo di Star Wars (1977) e del conseguente rilancio del genere fantascientifico a livello mondiale. Si decise di affidare la regia a un consumato professionista come Robert Wise il quale impresse alla vicenda un andamento narrativo ieratico, da cinema classico. Quando vediamo per la prima volta l’Enterprise salpare dal molo spaziale di Starfleet, l’evento viene raccontato da lunghe inquadrature che svelano pian piano la maestosità dell’astronave, divenuta ormai un’icona per tanti appassionati in tutto il mondo. La sagoma dell’Enterprise è ormai riconoscibile anche per chi non ha mai seguito le avventure di Kirk e soci e questa lunga sequenza ne esalta l’importanza simbolica.
La scena su Vulcan in cui Spock si rifiuta di sottoporsi alla cerimonia del Kolinar richiama volutamente certe atmosfere fantasy dei pianeti remoti visti in Star Wars (“Se esiste un centro della galassia questo è il punto più lontano”). Posticcia invece la storia d’amore tra il capitano Decker (Stephen Collins) e il tenente Ilia (Persis Khambatta).
Questo primo capitolo cinematografico riprende il tema dell’oscura ed enigmatica minaccia aliena, presente in molti episodi della serie, le cui motivazioni vanno indagate con strumenti e prospettive inedite, proprio come cercherà di fare il coraggioso e logico Spock. Il vulcaniano cercherà di entrare appunto nella logica di Vyger, l’entità aliena che minaccia il pianeta Terra, e mettersi addirittura nei suoi panni, per intuirne le intenzioni.
Il film fu notevolmente criticato per il ritmo molto lento, soprattutto per i canoni attuali, ma noi crediamo che come introduzione cinematografica nell’universo di Star Trek funzioni bene, proprio per quella sensazione di mistero e scoperta, dai notevoli risvolti filosofici ed esistenziali, che da sempre ha costituito il cuore tematico della serie televisiva che andò là dove nessun uomo è mai giunto prima.
3. Star Trek IV: Rotta verso la Terra (1986)
Il capitolo più divertente tra tutti i film della saga, riuscito mix di commedia anni ’80 e fantascienza, condito da temi ecologici ai quali il regista Leonard Nimoy (qui alla sua seconda prova dietro la macchina da presa dopo Star Trek III) teneva molto. Non è un caso che l’anno successivo il nostro Spock avrebbe diretto la commedia di grande successo Tre scapoli e un bebé.
Il pretesto divertente è dato dal viaggio nel tempo dell’equipaggio dell’Enterprise, in cerca di balene, ormai estinte nel XXIII secolo, che possano fermare l’ennesima minaccia aliena, in questo caso una misteriosa astronave che emette il tipico richiamo dei cetacei e che, non ricevendo risposta, inizia a devastare la superficie terrestre. Lo sbarco di Kirk e compagni in cerca di balene sulla Terra del 1986 diventa dunque il pretesto per una serie di irresistibili gag, per lo più basate sulle enormi differenze tra il nostro mondo, non solo tecnologicamente ma anche moralmente e culturalmente arretrato, e quello più avanzato sotto tutti gli aspetti, della Federazione spaziale di tre secoli dopo. Il commento di Spock sulla caccia alle balene “È illogico dare la caccia ad una specie in via di estinzione” costituisce la chiave interpretativa fondante per tutto il film.
4. Star Trek VI: Rotta verso l’ignoto (1991)
L’undiscovered country cui fa riferimento il titolo originale sarebbe il futuro, nell’accezione shakespeariana, così come viene descritto nell’Amleto, atto III, scena prima, come prontamente rileva Spock alla inaspettata citazione del cancelliere Gorkon, durante un’esilarante cena in cui l’equipaggio dell’Enterprise deve ospitare una delegazione Klingon in vista dei negoziati di pace con la Federazione Terrestre.
Gli intrighi politici la fanno da padrone in quest’ultimo capitolo, diretto ancora dal bravo Nicholas Meyer, della vecchia generazione e Kirk, ancora accecato dall’odio per i Klingon che gli hanno ucciso una persona cara, rappresenta il vecchio che deve cedere il passo al nuovo. I rancori di una volta vanno stemperati affinché quel territorio oscuro e inesplorato che è il futuro cominci a far intravedere sprazzi di luce, pace e prosperità.
Ovviamente c’è chi tenterà di sabotare una pace basata su un difficile equilibrio tramite un atto terroristico. La vicenda è ancora terribilmente attuale se pensiamo alle miriadi di fazioni religiose e politiche che si combattono tutti i giorni nel mondo a furia di attentati e ritorsioni mentre poche persone armate di sola buona volontà cercano di ricucire ostilità ataviche, spesso senza successo.
Da ricordare tutta la sequenza della prigionia di Kirk e McCoy nel gulag di Rura Penthe, colonia penale situata su un pianeta ghiacciato che ricorda l’Hoth de L’impero colpisce ancora, i cui detenuti appartengono alle più disparate razze del cosmo. La presenza di un infido mutaforma è l’occasione, nello stesso anno di Terminator 2, di sfoderare uno dei primi morphing digitali. Anche le gocce di sangue che galleggiano nell’abitacolo dell’astronave a gravità zero dopo l’attentato sono realizzate digitalmente.
Nei titoli di coda c’è il saluto di tutti gli storici componenti dell’Enterprise con tanto di autografo lanciato tra le stelle. Il film è dedicato alla memoria di Gene Roddenberry, le cui ceneri, proprio quell’anno, furono inviate nello spazio.
Una curiosità: nella scena della cena imbarazzante il cancelliere Gorkon fa riferimento ad una fantomatica versione Klingon dell’Amleto di Shakespeare. Recentemente, qualche folle fan di Star Trek si è dato la briga di tradurre davvero l’opera, tra le più famose del Bardo, in quel linguaggio.
5. Star Trek III: Alla ricerca di Spock (1984)
Prima regia per il nostro signor Spock, quasi un’investitura ufficiale per Leonard Nimoy il quale si trova per la prima volta dietro la macchina da presa per il film incentrato sulla resurrezione del suo personaggio. Non è un caso che il personaggio di Spock, così come lo conosciamo, sia poco presente per tutto il film, ma siano bensì visibili per gran parte della pellicola, le sue tappe biologiche precedenti, ovvero il bambino e il ragazzo che in seguito ridiventeranno Spock adulto, grazie al dispositivo Genesi, presente nel film precedente. Questo stratagemma narrativo ha permesso a Nimoy di affrontare la sua prima regia senza doversi preoccupare troppo di dirigere anche sé stesso.
La predilezione di Nimoy per i toni da commedia (che sarebbe esplosa con il film successivo) risulta già qui evidente nella scena del goffo furto dell’Enterprise da parte di Kirk e dell’equipaggio nel tentativo di andare a recuperare il corpo di Spock (che ripete il suo ciclo vitale grazie agli influssi energetici di Genesi) in cui reinseriranno la sua coscienza, rimasta latente nella psiche di McCoy. Detta così in effetti la trama sembra un bel casino e infatti non tutto funziona narrativamente a dovere in questa ricerca del vulcaniano. La storia procede un po’ a pause e spintoni, con qualche incoerenza nella gestione dei toni del racconto.
Da ricordare Christpher Lloyd nel suo primo ruolo da cattivo (sarebbe poi stato un memorabile giudice Morton in Chi ha incastrato Roger Rabbit), cioè lo spietato comandante dei Klingon Kruge, che non esiterà a far fuori un personaggio importante per Kirk.
Ma soprattutto il terzo capitolo viene ricordato per l’epica e tragica distruzione dell’Enterprise provocata dallo stesso Kirk per sfuggire ai Klingon che avevano ormai preso possesso dell’astronave. È con i capitoli II, III e IV che si assiste finalmente ad una vera e propria continuity tra i film di Star Trek, con Alla ricerca di Spock che costituisce l’episodio di passaggio.
6. Star Trek: Primo contatto (1996)
Proprio come nelle migliori storie “What if…” della Marvel, in questo secondo capitolo cinematografico dedicato alla TNG (The Next Generation), diretto da Jonathan Frakes (ovvero il comandante William Riker), ci si chiede cosa sarebbe successo se non fosse mai avvenuto il primo contatto tra gli esseri umani e gli abitanti di Vulcano, che permisero ai terrestri di entrare pacificamente e gradualmente in un mondo più grande, fatto di razze diverse provenienti dagli angoli più disparati del cosmo.
Un altro viaggio nel tempo attende dunque l’equipaggio della nuova Enterprise, stavolta però in un futuro prossimo (rispetto al nostro), ben diverso dal mondo che conosciamo, appena uscito da una terribile guerra mondiale. Più che gag sulle differenze tra passato e futuro qui il cuore del film è dato dalle discrepanze tra la leggenda e la realtà. Il mitico Zefram Cochrane, interpretato da uno spiritato James Cromwell, inventore della velocità curvatura che permetterà l’incontro con i vulcaniani, è in realtà un ubriacone e un dongiovanni. Non si dovrebbero mai conoscere i propri miti perché si rischia sempre di rimanerne delusi. È proprio sul personaggio di Cochrane infatti che si gioca la linea comica del film, non sempre in tono col resto della vicenda.
Altro piatto forte del film sono i Borg, geniale intuizione della serie Tv, qui ripresi come somma minaccia. Intelligenza collettiva, da alveare, freddezza da robot, i Borg assimilano gli altri organismi tramutandoli in Cyborg. Il loro motto è: ”La resistenza è inutile”. Saranno loro a cercare di cambiare il passato impedendo che Cochrane porti a termine i suoi esperimenti sulla velocità curvatura e ostacolando così il contatto con i Vulcaniani, così fondamentale per l’evoluzione di un’umanità allo sbando. Iconica la regina dei Borg interpretata da una irriconoscibile Alice Krige.
7. Star Trek: Generazioni (1994)
Sebbene il cattivo interpretato da un attore del calibro di Malcolm McDowell non fosse all’altezza, questo primo film dedicato alla TNG va annoverato tra gli annali per lo storico ed epico incontro tra il nuovo capitano Jean-Luc Picard (interpretato dal carismatico Patrick Stewart) e la vecchia guardia, ovvero James Tiberius Kirk.
Gli ingredienti che hanno decretato il successo della serie, iniziata nel 1987, che diede nuova linfa al mito di Star Trek ci sono tutti, a cominciare dal ponte ologrammi dove è possibile vivere esistenze alternative e che ha dato vita a interessanti variazioni sul tema, permettendo ad una serie fantascientifica di esplorare vari generi, normalmente avulsi alle avventure spaziali.
Il pretesto narrativo non è dei più solidi ma non importa: rimasto intrappolato nel Nexus, sorta di dimensione edenica in cui i desideri si realizzano ma dove nulla è reale, Kirk sembra accontentarsi di una vita illusoria in cui il desiderio di una famiglia, inappagato a causa della sua vita errabonda nello spazio, possa finalmente trovare una concretizzazione. Ci penserà Picard a ricordargli il valore della vita reale e a stimolarlo per un’ultima eroica azione, come sempre per salvare interi mondi dalla distruzione. L’uscita di scena di Kirk è commovente, quasi intima, per nulla grandiosa nè melodrammatica. Il passaggio di testimone avviene così, sul filo di un sentire comune tra i due capitani, e cioè quello sul saper “fare la differenza”.
8. Star Trek (2009)
Il reboot di J.J. Abrams parte molto bene esplorando la genesi di Kirk, sia biologica, sia sociologica. Dando un background al mitico capitano se ne accresce la mitologia e si espandono le possibilità narrative. Il casting dei nuovi Kirk, Spock e McCoy è perfetto a cominciare da quella faccia da schiaffi di Chris Pine nel ruolo del capitano, passando per Zachary Quinto, cattivo della serie Heroes (chi se la ricorda?), le cui fattezze già richiamano quelle di un vulcaniano, fino all’esplosivo ed eclettico Karl Urban nei panni del dottor McCoy che odia viaggiare nello spazio. Non dimentichiamo l’irresistibile Simon Pegg nel ruolo di Scotty.
La vera rivoluzione è data dal fatto che il freddo e logico vulcaniano Spock ha una relazione col tenente Uhura (interpretata da Zoe Saldana), corteggiata inizialmente tra l’altro dallo stesso Kirk. Molti fan della prima ora storsero il naso, ma dare una chance alla componente umana del sangue di Spock non è stato un errore anzi, ha donato maggiori occasioni di conflitto drammaturgico al personaggio. Nero, il cattivo interpretato da Eric Bana, non è purtroppo a livello.
Le numerose citazioni si attengono a livello di affettuoso omaggio e non ancora spudorato fanservice come nel capitolo successivo. Il ritmo del film è sempre alto e le belle trovate non mancano, soprattutto quella dell’incontro impossibile (ovviamente determinato da un paradosso temporale) tra il nuovo Spock e quello precedente, ovvero Leonard Nimoy. Difficile non emozionarsi quando lo Spock vecchio invita il sé stesso giovane a seguire l’istinto e non la logica nell’arruolarsi nella Federazione Spaziale. Impagabili le sue parole di commiato: “Poiché il mio consueto saluto suonerebbe troppo egoistico dirò semplicemente buona fortuna”.
9. Star Trek V: La frontiera finale
Sicuramente il peggiore tra i film della vecchia generazione, diretto dallo stesso William Shatner, vorrebbe seguire le orme del primo film e recuperare quell’atmosfera di minaccia ignota con implicazioni filosofiche, anzi religiose stavolta. Il problema è che il dio che Kirk e Spock vanno a cercare, dirottati dal mistico e fanatico vulcaniano Sybok, fratellastro di Spock, non è una divinità ma bensì un’entità malvagia che vorrebbe scappare dal pianeta in cui è stata esiliata. Trama davvero esile per un film che vorrebbe avere profondi risvolti esistenziali ma invece non centra affatto il bersaglio, con un cattivo che si rivela una bolla di sapone.
Godibilissimo invece il prologo in cui assistiamo ad una sorta di campeggio che i beniamini Kirk, Spock e McCoy si concedono tra una missione e l’altra nel Parco Nazionale Yosemite, sulla Terra. L’atmosfera da vecchi amici che pervade questa scena vale da sola tutto il film.
10. Star Trek: Beyond (2016)
Ultimo capitolo del reboot varato da Abrams, stavolta diretto dallo specialista del cinema action Justin Lin, recupera in parte lo spirito di certi episodi della serie in cui un nemico su un pianeta remoto si rivela essere qualcuno di non così distante dall’essere umano. Krall, il cattivo interpretato da Idris Elba, è un villain di tutto rispetto, non a livello di un Kahn, ma con un’interessante storia alle spalle. Si avverte la mano di Simon Pegg sulla sceneggiatura nel recupero di un’ironia e una leggerezza che erano andate perdute con la gestione Abrams. Come nel terzo capitolo dei primi film anche qui l’Enterprise fa una brutta fine, seppur epica.
11. Star Trek: Into Darkness (2013)
Abrams fa il passo più lungo della gamba e, nel tentativo di riprendere L’ira di Kahn non si accorge di scadere nel più bieco fan-service come per esempio nel momento in cui ripete la scena della morte di Spock di Star Trek II, però a ruoli invertiti. Con Into Darkness, anche il fan più ben disposto nei confronti di Abrams non riesce a trattenere un embolo che partirà inesorabilmente dall’arteria principale. Non basta un carismatico Benedict Cumberbatch nel ruolo che fu di Ricardo Montalban a salvare un film povero di idee narrative ed eccessivamente tonitruante nelle scene d’azione sempre più adrenaliniche.
Divertente solo l’incipit in cui l’equipaggio dell’Enterprise contravviene alla regola di non interferire con le civiltà meno evolute.
12. Star Trek: Nemesis (2002)
Quarto e ultimo film della Next Generation, degno di nota per il solo fatto che a ricoprire il ruolo di cattivo stavolta abbiamo un giovanissimo e irriconoscibile (perché truccato da Romulano) Tom Hardy. Per il resto siamo più o meno ai livelli di Insurrezione che consideriamo il peggiore di tutti. Gli unici personaggi che spiccano in tutto il film sono Picard e Data mentre gli altri membri dell’equipaggio rimangono in ombra. La trama si rivela un’ennesima variazione sul tema de L’ira di Kahn, con un pericoloso clone di Picard a fare da maestro di cerimonie.
Alcuni passaggi narrativi girano a vuoto, rimanendo senza spiegazione, mentre il confronto tra Picard e il suo doppio, che sulla carta poteva essere molto interessante, si risolve nel più banale dei modi, trasformando tra l’altro Picard in un eroe action che non è. Deludente finale per la Next Generation che avrebbe meritato una chiusura di ben altra fattura. Per fortuna abbiamo potuto rifarci, ritrovando un Picard più anziano ma più coerente al personaggio che fu, nella bella serie a lui dedicata, rilasciata nel 2020 su Prime Video.
13. Star Trek: Insurrezione (1998)
A nostro modesto parere Insurrection non è solo il peggior film della The Next Generation, ma di tutta la saga cinematografica di Star Trek. Dispiace che a dirigerlo sia stato il simpatico Jonathan Frakes, qui alla sua seconda prova dietro la macchina da presa dopo Primo contatto. Il pretesto narrativo è quello della Fonte della Giovinezza, ovvero una radiazione naturale del pianeta Ba’Ku che permette alle cellule di autorigenerarsi e quindi donare una lunga vita a chi ne è irradiato.
L’atmosfera New Age del pianeta Ba’Ku è fuori luogo, forzata, così come il colpo di scena finale. Manca anche qui un cattivo degno di questo nome (F. Murray Abraham sprecato) e il mix di avventura e ironia risulta indigesto, con un Data (l’androide col chip emozionale) fuori controllo, la cui evoluzione, in termini narrativi, rasenta la banalità. Mancano trovate visive, l’epicità e il ritmo latitano mentre la noia purtroppo regna sovrana.