Il prêt-à-porter italiano, dai suoi albori, agli inizi degli anni Settanta, si affermò velocemente a livello internazionale, e nomi come Giorgio Armani, Emilio Pucci, Missoni e Gianfranco Ferré consacrarono Milano come indiscussa capitale della moda italiana, dello stile e del buon gusto che da allora contraddistinguono il Bel Paese. Il loro talento per l’artigianalità e la naturale inclinazione verso il bello trasportò la moda italiana nell’Olimpo degli oggetti del desiderio in un’ascesa senza fine. Milano oggi si anima di nuova energia, si popola di professionisti da tutto il mondo che portano una sferzata di quell’internazionalità a cui la città è sempre stata abituata, smantellando così l’immobilità dell’ultimo anno e mezzo. L’aria è elettrica e carica di aspettative, ma anche di una speranza nuova, della voglia di un ritorno alla vita come mai prima. La moda italiana è più in salute che mai, e non vede l’ora di scendere in campo con i suoi grandi nomi, come Alberta Ferretti, Giorgio Armani, Marni, Etro, Prada, Salvatore Ferragamo, Gucci e Fendi, e ritorni in passerella, come quello di Roberto Cavalli, Moncler e Boss. In tutto ci saranno ben quarantadue sfilate in presenza e ventitré presentazioni in digitale.
Sarà possibile vedere le sfilate sulla piattaforma ufficiale di Camera Moda, che, per essere fruibile anche dai più giovani, da questa stagione, debutta anche su Tik Tok con il profilo @cameramoda e dove i vari brand ci mostreranno il dietro le quinte del loro lavoro.
L’obiettivo della moda italiana è quello di “contribuire ad accelerare il cambiamento sostenibile nella filiera della moda, accelerare l’evoluzione multiculturale del nostro paese in un’ottica di diversity and inclusion, e promuovere il talento dei migliori designer emergenti nel panorama nazionale ed internazionale”, dichiara Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana.
Ecco quindi la prima parte del nostro elenco delle migliori creazioni per la primavera/estate 2022 della Settimana della moda di Milano 2021.
Alberta Ferretti
[ngg src=”galleries” ids=”93″ display=”basic_slideshow”]Le creazioni di Alberta Ferretti sono da sempre sinonimo di una femminilità eterea ed elegante, che trova la sua massima espressione negli abiti da sera, lunghi e fluttuanti, leggeri e mai opprimenti. La donna di Alberta Ferretti è bella come una dea, è una Venere del Botticelli in attesa di indossare un suo abito e questa collezione celebra e conferma il suo stile, eterno e contemporaneo insieme.
La stilista ha dichiarato che “di certezze ce ne sono poche”, quindi ha deciso di lavorare “sulla certezza del segno personale, del mestiere, e delle donne per cui lo fa”, dando vita così ad una collezione che rappresenta il suo DNA, con capolavori di artigianalità unici e preziosi.
Arricchite con un make up leggero che esalta i bei lineamenti, le modelle calcano la passerella indossando le creazioni della stilista, tra le quali spiccano l’abito-farfalla, simbolo di rinascita e metamorfosi e quello cut-out con un inserto gioiello di resine colorate. Più quotidiani gli abiti in crochet, sui toni del cammello, interessante anche la sfumatura etnica dell’abito nero con le frange; le paillettes, colorate di azzurro e verde come il mare, sono declinate su un abito lungo e su uno corto più sbarazzino. Morbide e fluide le linee delle uscite più quotidiane, con spolverini, giacche e pantaloni che, dalla passerella, con uno spirito esuberante e sofisticato, portano la donna di Alberta Ferretti direttamente nelle vie di tutto il mondo.
Fendi
[ngg src=”galleries” ids=”94″ display=”basic_slideshow”]Jim Jones, direttore creativo del marchio Fendi da quattro stagioni, debutta live proprio con questa sfilata, tanto da poterla definirla un po’ la sua prima volta. Il designer britannico attinge dai vecchi archivi Fendi, da cui recupera un logo disegnato negli anni Settanta da Karl Lagerferld, direttore creativo del marchio fino alla sua scomparsa nel 2019, e da Antonio Lopez, illustratore leggendario di quei tempi, da cui Kim Jones prende anche diversi disegni che trasferisce direttamente sulle giacche, sugli abiti lunghi e fluttuanti e sulle tuniche a trapezio, riportandoci un po’ ai giochi di luce e colore che tanto cari furono allo Studio 54 di New York. Oro, azzurro cielo, testa di moro e nero la palette di colori per le uscite finali, più chic e sobrie, mentre l’esordio è tutto in bianco, con giacche e spolverini sofisticati indossati sopra ad un abito corto e pantaloni morbidi che accompagnano la camminata. Divertenti gli abiti charleston dalle tinte naturali ma brillanti e le pellicce in mongolia colorata che danno ulteriore movimento ad una collezione d’impatto che vuole far sognare ma anche vendere, parola di Kim Jones.
Gli stivali alla coscia in morbida pelle multicolor accompagnano strategicamente la gamba diventando parte integrante del look, mentre le borse, uno dei core business dell’azienda, sono shopper con maxi logo o dalla forma strutturata per il giorno, più piccole ed in morbida pelle con tracolla a catena per la sera. Psichedelica la maxi pochette tonda in argento con il logotipo in oro; adorabile anche il piccolo marsupio da polso.
Antonio Marras
[ngg src=”galleries” ids=”96″ display=”basic_slideshow”]Lo stilista algherese Antonio Marras presenta la sua collezione per la primavera/estate 2022 attraverso un video girato nella sua Sardegna, in una location d’eccezione, perché si tratta della costa orientale della sua isola, dilaniata dagli incendi della scorsa estate. Marras, che ha attinto dalla simbologia mitica, attribuisce al fuoco un potere distruttivo e rigenerativo, e proprio dalle ceneri della sua terra nasce questa collezione e rinasce la vita.
Il paesaggio, reso arido dalle fiamme ormai spente, diventa il contesto delle sue creazioni, cariche di ricami, pizzi e fiori in uno stile post apocalittico che riesce a comunicare, nonostante tutto, un messaggio di speranza. La collezione è uomo e donna e gioca sui volumi e sulle sovrapposizioni, sugli accostamenti del sartoriale con il casual, sugli abbinamenti di sapori lontani tra loro, come l’abito lingerie ricamato che da romantico diventa metropolitano grazie al bomber military. I colori, dai più naturali come l’avorio ed il beige, arrivano a toccare il verde acido e l’azzurro brillante, distinguendosi dalla natura morta in cui sono immersi.
Roberto Cavalli
[ngg src=”galleries” ids=”95″ display=”basic_slideshow”]Il debutto di Fausto Puglisi sulle passerelle milanesi in veste di nuovo direttore creativo della maison è stato il trionfo della cifra stilistica di Roberto Cavalli: l’animalier, rieditato e celebrato in chiave rock, ha lasciato tutti a bocca aperta per la potenza creata dall’impatto visivo, immediato e sorprendente. La collezione, presentata con uno show dal vivo, ha un’anima ruggente, le stampe tanto care a Cavalli riprendono vita, la “wild tiger”, riproposta dagli archivi della casa risalenti agli anni Settanta, viene piazzata audacemente su abiti sartoriali, pantaloni fluidi e mini dress in jersey.
La collezione, uomo e donna, è uno zoo safari dove la tigre si accosta alla zebra e al leopardo e i fiori ricamati tagliano sapientemente le stampe maculate. C’è un ritmo incalzante ma che non stanca, anzi, una volta entrati nel rinnovato mondo di Cavalli, si ha la curiosità di andare avanti perché ogni look riesce a creare stupore e meraviglia. A spezzare la parata delle stampe, gli abiti total black dal gusto più punk, con fibbie e dettagli cut out, che esaltano la figura senza mai costringerla. Molto rock il giubbotto in pelle over da uomo con la stampa tigre quasi ton sur ton e borchie sul rever. Ai piedi, sandali massicci con dettagli metallici a forma di artiglio, particolare che ritroviamo anche per gli stivali sopra al ginocchio, più classiche le décolletté che seguono le stampe animalier di collezione.
Puglisi, oltre a farsi ispirare dagli archivi storici della maison, guarda alla moda delle periferie, afferma che “non c’è senso del glamour senza i sobborghi. Tutto ciò che è ribelle viene da lì”. Lui non ama la Costa Azzurra, ma adora Brooklyn e specifica che questa collezione è per l’America, dove nei suoi anni d’oro, Cavalli era uno dei tre designer italiani più venduti nei grandi magazzini d’oltreoceano. Ora la mission è quella di crescere di nuovo in quel mercato che, nello scorso giugno ha apprezzato la prima collezione uomo di Puglisi al timone della maison con il campione di pugilato Mike Tyson come fonte di ispirazione.
MM6 Maison Margiela
[ngg src=”galleries” ids=”97″ display=”basic_slideshow”]La collezione MM6 Maison Margiela è un omaggio al Surrealismo dei primi del Novecento, è un mondo incantato con rimandi ben precisi a persone e personaggi che hanno dato a quegli anni un accento quasi onirico. L’ispirazione arriva soprattutto da Claude Cahun, artista, fotografa e scrittrice francese, esponente del Surrealismo ed impegnata politicamente nella Resistenza. Completamente controcorrente per il tempo in cui visse, Claude rifiutava ogni tipo di categorizzazione e non definì mai i confini di genere, odiava la staticità ed aveva bisogno del dinamismo trasversale per sentirsi viva, passando da una forma d’arte all’altra, in nome della libertà. All’interno della collezione, la ritroviamo nella stampa check, talvolta in bianco e nero, talvolta colorata, declinata su abiti, giacche e pantaloni, e che rimanda ad un’atmosfera quasi carnevalesca, completata dai colli a gorgiera in stile Pierrot, dove seguono abiti dai contorni fluidi, che accarezzano il corpo senza porre confini bruschi, proprio come amava fare Claude.
Interessante la collaborazione con Eastpak, che ha disegnato per il marchio degli accessori con una bella presa visiva, come la valigia in eco pelliccia ed il maxi zaino.
Jil Sander
[ngg src=”galleries” ids=”98″ display=”basic_slideshow”]Luke e Lucie Meier, direttori creativi della maison dalla P/E 2018, hanno dato da poco alla luce una figlia, e hanno trasposto questa joie de vivre nella collezione di Jil Sander primavera/estate 2022. C’è un tocco di romanticismo dato dai colori, solitamente messi da parte per dare spazio al bianco e nero, ma che ora campeggiano sui capi dal celebre taglio rigoroso con righe, fiori e stampe animalier. Le tinte unite sono delicate e naturali.
La collezione, con sfumature non proprio estive, vanta una ricca serie di capospalla, dalle giacche over con abbottonatura asimmetrica, ai cappotti più austeri con le nappe pendenti, a quelli più decostruiti con maniche a palloncino e un sapore più languido. La coppia racconta che ha giocato “sui contrasti tra rigidità e fluidità, durezza e morbidezza, maschile e femminile” sovrapponendo alle tanto amate linee più strutturate un approccio più fluido. Ai piedi tacchi bassi su stivaletti, mules e sandali a T.
Max Mara
[ngg src=”galleries” ids=”99″ display=”basic_slideshow”]La collezione firmata Max Mara è liberamente tratta da “Bonjour Tristesse”, romanzo della scrittrice francese Francoise Sagan del 1954, ambientato in Costa Azzurra, meta turistica frequentata soprattutto dalla borghesia francese, come la famiglia della diciassettenne Cécile, che tra intrecci sentimentali, rivalità e piani orditi con risvolti inaspettati, si muove alla ricerca del piacere in questo contesto esclusivo sotto il sole del Mediterraneo. Cécile è viziata e vuole sfuggire alle regole borghesi che regolano la sua vita, e su questa traccia nasce una collezione “irriverente”, dove vengono soverchiati gli status sociali attraverso la reinterpretazione dei tessuti e dei classici capi da lavoro. Come il denim, che da “povero” si anima di forme più ricche e costruite, o i pantaloni e le tute da lavoro che sono rivisitate in chiave prêt-à-porter.
I colori sono estivi, il sabbia e l’arancio ci riportano alla spiaggia e al momento sacro del tramonto, le righe sono quelle degli ombrelloni disseminati sul lungomare, il bianco brilla di luce propria per camicioni over dal taglio più costruito e tailleur pantaloni dal sapore casual. Le piume animano abiti e gonne in chiffon rendendoli fluttuanti e leggeri come mossi da una brezza estiva. Lo show si conclude con un animo ribelle dal gusto rock con le ultime uscite a tinte scure come la notte, che, inevitabilmente, si prende anche la Costa Azzurra.
Etro
[ngg src=”galleries” ids=”100″ display=”basic_slideshow”]La collezione Primavera/Estate 2022 di Etro si intitola “In full bloom”, in piena fioritura, perché Veronica Etro, direttore creativo del brand, vuole lanciare un messaggio di speranza e rinascita dopo il grigiore dato dalla pandemia. Lo fa inspirandosi agli anni Settanta per le atmosfere ed i colori e, attingendo dagli anni Novanta per le silhouette, che diventano molto semplici, con capi intercambiabili e portabili in diverse situazioni: giacche costruite abbinate a jogging pant, abiti sagomati lunghi e scollati. Sempre sul lungo, interessanti i dettagli cut out, il denim è over e indossato con il micro top in crochet ed il blazer sartoriale.
Gli abiti corti sono in broccato brillante o in tulle ricamato. I colori sono forti, spiccano il rosa, il giallo, il turchese e l’arancio. Le stampe sono un tripudio di fiori, paisley e optical che si mescolano bene in questo turbine di buonumore evocato anche dalle percussioni dei Les Tambours di Bronx, che ci riportano ai battiti vitali che scandiscono l’incedere delle modelle sulla passerella.
Etro propone sandali in pelle intrecciata con tacchi vertiginosi e zeppe altissime con le borchie “Crown Me”, presenti anche nella pelletteria. Iconico ormai il suo secchiello e le borse a tracolla in camoscio o in tessuto stampato. La shopper, altro pezzo vincente, è in rafia verniciata con l’immancabile logo paisley.