Ormai siamo agli sgoccioli. Dopo mesi di polemiche, speranze, minacce di boicottaggio, infortuni, convocazioni e propositi, oggi 20 novembre prenderà il via il Campionato Mondiale di Calcio maschile in Qatar, purtroppo orfano degli Azzurri dopo la disfatta macedone.
Come ogni torneo sportivo che si rispetti, è buona norma (nonché un gioco divertente) cercare di azzardare qualche pronostico; ma prima è bene snocciolare qualche dato.
Qatar 2022 sarà il primo massimo torneo per nazionali che non si svolgerà nei canonici mesi di giugno e luglio ma nel periodo autunnale (per noi abitanti dell’emisfero boreale) e sarà l’ultimo con 32 squadre al via, perché dal 2026 la Fifa ha deciso di aumentare le partecipanti a… 48!
Diviso in 8 gironi da 4 nazionali ciascuna, Qatar 2022 sinora è stato un argomento piuttosto slegato dall’aspetto sportivo, a causa della problematicità dell’assegnazione dell’organizzazione della rassegna all’emiro del Vicino Oriente, tristemente noto per le svariate violazioni dei diritti umani. A poche ore dal calcio d’inizio di Qatar 2022, cerchiamo di spostare, per quanto possibile, l’attenzione sul campo. Senza fare pronostici sui vincitori ma isolando quelle squadre partecipanti che sulla carta appaiono in qualche modo avvantaggiate. Per storia, classe e organico. Dalla Francia campione del mondo in carica al Brasile pentacampeão ma a secco da vent’anni, ecco le nostre sette squadre favorite ai Mondiali del Qatar 2022, quelle che secondi noi hanno diverse possibilità di trionfare.
1. Francia
Campione in carica grazie alla vittoria nella finale di Mosca nel 2018 contro la Croazia, i Blues di Didier Deschamps si presentano ai nastri di partenza con un organico completo e soprattutto estremamente ricco di alternative.
Stella assoluta della formazione transalpina e della competizione è sicuramente Kylian Mbappé, attorno al quale l’ex tecnico di Juventus e Monaco ha costruito un’orchestra ricca di grandi solisti, dal fresco Pallone d’Oro Benzema. A prima vista la Francia sembra un giusto mix tra veterani di lusso, dal milanista Giroud a Varane in retroguardia, e giovani in rampa di lancio come i madridisti Tchouaméni e Camavinga, e certezze nel pieno della carriera come il rossonero Theo Hernández e il redivivo Rabiot.
All’apparenza il gruppo di Deschamps sembra estraneo anche alle celebri faide interne che in passato hanno creato parecchi problemi. Se i detentori del trofeo riusciranno a tenersi lontani dall’autolesionismo che li ha contraddistinti sino a qualche edizione fa il percorso verso una conferma del titolo mondiale sembra largamente alla portata, nonostante assenze illustri, su tutte quelle di Maignan – anche se avrebbe partecipato come riserva di Lloris – e Pogba.
2. Brasile
Pensi al Mondiale e pensi alla maglietta verdeoro del Brasile. Nonostante il successo manchi dal lontano 2002, vent’anni esatti fa, quando il team di Scolari trionfò in Corea e Giappone ai danni della Germania grazie alla doppietta di Ronaldo formato ‘mezzaluna’ – tedeschi che si sarebbero poi rifatti con gli interessi nel 2014 con un clamoroso 1-7 – la squadra di Tite parte inevitabilmente nei primissimi posti della griglia di partenza, forte di un organico decisamente migliorato rispetto a Russia 2018. La difesa si poggia su certezze stagionate come Danilo, Dani Alves, Marquinhos e Thiago Silva ed esordienti di lusso come Bremer, che sinora ha disputato una sola partita con la nazionale, nell’amichevole di settembre contro il Ghana. Ma è dalla cintola in su, come tradizione vuole, che il Brasile può alzare il livello delle proprie prestazioni. Il talento non manca a metà campo con giocatori come Paquetà e Fabinho, e in attacco, dove Neymar può fungere da accentratore carismatico e permettere a compagni del calibro di Richarlison, Gabriel Jesus e Vinícius Júnior. Il Brasile parte sempre con i favori del pronostico ma con una pressione che spesso, a seconda dei protagonisti chiamati a sobbarcarsene il carico, un’arma a doppio taglio. Quale versione vedremo dei pentacampeão.
3. Argentina
L’ultima chiamata. A Lionel Messi l’avranno ripetuto centinaia di volte in questi mesi. Oppure no, ma la Pulga sa che la maggior parte dei suoi interlocutori in ottica Mondiale l’ha pensato, anche solo per un’istante. A 35 anni compiuti, Messi è pronto per quella che presumibilmente sarà la sua ultima rassegna, forte della vittoria della Copa America 2021 in finale contro gli eterni rivali del Brasile. E chissà che il primo vero trofeo conquistato con l’Albiceleste, non abbia cancellato quella maledizione che da anni lo perseguita(va), nell’eterno paragone con Maradona e il vuoto nella bacheca riservata alla Coppa del Mondo. Messi si presenta ancora una volta come la stella della compagine di Scaloni, che sulla carta convince soprattutto dalla cintola in su. Difficile non essere fiduciosi quando in avanti puoi schierare nomi come l’interista Lautaro, un Di María che sembra improvvisamente rinato (resurrezione che ha scatenato il sarcasmo dei tifosi juventini) e potenzialmente anche Paulo Dybala, nonostante l’infortunio di qualche settimana fa. Dopo averla sfiorata nel 2014 e aver perso l’occasione di alzare il trofeo in faccia agli “odiati” cugini brasiliani, l’Argentina prova a scoprire se è davvero diventata grande e quindi degna di poter regalare a Leo Messi la sua prima e ultima Coppa del Mondo.
4. Inghilterra
Phil Foden ha dichiarato che “tecnicamente, è la migliore Inghilterra che abbia mai visto, c’è concorrenza in tutti i ruoli“. Una grande iniezione di fiducia quella registrata dal talento del Manchester City, che si appresta a guidare la formazione anglosassone ad una vittoria che per la nazionale inglese manca da decenni. L’ultimo e unico Mondiale vinto risale al 1966. Nonostante i Tre Leoni siano reduci dalla dolorosa sconfitta nella finale di Wembley agli Europei contro l’Italia, l’entusiasmo per Qatar 2022 non manca. E la fiducia principale risiede proprio nel talento dell’organico, mai così ricco da diversi anni. Difficile sostenere se questa sia la miglior Inghilterra dell’epoca contemporanea, tuttavia le individualità e i nomi in prospettiva non mancano. Dallo stesso Foden sino a Grealish, Sterling, Saka e Jude Bellingham, vero e proprio astro nascente della compagine inglese. Il trascinatore non potrà che essere che Harry Kane, deciso a riscattare le delusioni in serie dell’Inghilterra a suon di goal, per trascinarla fuori dal vortice di ironie che la circonda ormai da troppo tempo. L’incognita più grande sembra essere in panchina, perché Southgate non gode di grandi riscontri in patria, ed è sistematicamente oggetto di critiche. L’ultima in ordine cronologico è la convocazione, francamente assurda, di Harry Maguire, in disgrazia allo United, a discapito di centrali ben più in palla come Tomori e Smalling.
5. Spagna
Sulla carta la squadra di Luis Enrique pare leggermente arretrata rispetto alle grandi favorite. Tuttavia, partire leggermente dietro le quinte rispetto agli ultimi 15 anni nei quali ha quasi sempre spadroneggiato potrebbe giovare alle Furie Rosse, nel bel mezzo di un ricambio generazionale che l’ex allenatore della Roma sembra aver abbracciato in toto e senza remore di sorta. Lo si capisce in un attimo osservando i nomi dei grandi esclusi. Li ha schierati in un ipotetico undici il quotidiano Marca, ed è incredibile osservare come il ct iberico abbia deciso di rinunciare a nomi come Sergio Ramos, Cucurella, Thiago Alcantara, Fabian Ruiz, Iago Aspas e Gerard Moreno.
Poco male perché la qualità oltre i Pirenei non manca mai. Oltre ai ben noti Pedri e Gavi di scuola catalana, spiccano Asensio, Ferran Torres, Ansu Fati e Soler, senza dimenticare un veterano in mezzo al campo del calibro di Busquets. Una Spagna in trasformazione che potrebbe anticipare i tempi e chissà, spuntarla tra la folla.
6. Germania
Anche la nazionale di Hansi Flick sta vivendo un periodo molto simile a quello della Spagna, e il ricambio generazionale potrebbe comunque essere un fattore imprevedibile. Seppur non parta in prima linea come nel recente passato, la Germania è una formazione temibile, nella quale stanno emergendo talenti davvero interessanti che potrebbero farsi le ossa in Qatar per poi presentarsi con maggior esperienza e maturità tra quattro anni.
Come non rimanere affascinati dal talento di Jamal Musiala del Bayern Monaco o Youssoufa Moukoko del Borussia Dortmund, che potranno essere svezzati da un parco di vecchi bucanieri composto da Thomas Müller, İlkay Gündoğan e Antonio Rüdiger, con Neuer tra i pali pronto a guidare la squadra dalle retrovie come un vero capitano.
7. Portogallo
Una delle rose più affascinanti è quella lusitana. D’altronde il fascino non è mai mancato al Portogallo, sin dai tempi di Rui Costa e Figo. L’etichetta d’incompiuta la squadra portoghese è riuscita a togliersela dalla storica vittoria del 2016 agli Europei. Leggendo la formazione di Fernando Santos è difficile trovare un punto debole ed è difficile non pensare che questa squadra abbia tutte le carte in regola per fare il salto di qualità anche in ambito mondiale.
L’incognita principale ad oggi è proprio colui che ha fatto la storia del calcio portoghese e mondiale: Cristiano Ronaldo. La presenza ingombrante di un giocatore reduce da stagioni complicate e lotte pubbliche con il suo club potrebbe essere un problema per l’armonia del gruppo, nonostante le smentite delle ultime ore su presunte tensioni tra CR7 e Bruno Fernandes e Cancelo.
Tuttavia, la squadra è ricca di grande talento in ogni zona del campo ma è proprio la fase offensiva che riserva nomi in grado di rompere gli equilibri di una partita dall’ex interista Joao Mario, in grande forma grazie alla straordinario momento del Benfica, al milanista Rafael Leão, chiamato alla definitiva consacrazione internazionale.