Il 13 aprile, Andrea Caracciolo da Milano, classe 1981, ha annunciato il suo addio al calcio giocato. L’attaccante, ex tra le altre di Palermo (83 presenze e 17 reti in rosanero tra il 2005 e il 2007) e soprattutto Brescia (418 presenze e 179 reti), ha deciso di appendere le scarpette al chiodo dopo aver chiuso la sua seconda stagione al Lumezzane, in Eccellenza, con un bottino più che ragguardevole di 8 reti in 14 match.
Dal 2001 e alternativamente fino al 2012, Andrea Caracciolo è stato uno dei più riconoscibili centravanti di provincia in massima serie, in grado di infiammare le tifoserie più calde da Nord a Sud. Un percorso proficuo che gli ha permesso di entrare nel cuore delle tifoserie nonostante i numeri non proprio da cecchino dimostrati sotto porta.
Una delle peculiarità di alcuni calciatori, che gli consentono di rimanere nei ricordi dei tifosi e nell’immaginario delle loro rispettive epoche calcistiche è il soprannome. Il soprannome affibbiato ai calciatori nasce solitamente per i motivi più disparati.
Per la loro particolarissima esultanza. Per un’idea partorita da qualche giornalista in un qualche articolo di giornale. Per una tipica movenza che assumono in campo. Per i cori di una tifoseria. Soprannomi che assumono un valore quasi sacro in provincia, laddove il bomber rappresenta una razza a parte, un culto da alimentare, un totem da sfoggiare anche negli stadi più importanti, contro le squadre più blasonate.
Partendo proprio dall’addio al calcio di Andrea Caracciolo, scopriamo oggi i 10 soprannomi di bomber di provincia più belli di sempre. 10 bomber di provincia che hanno avuto l’occasione di esibirsi nel massimo campionato italiano, soprattutto negli anni ’90, e, che in qualche modo, non hanno mai sfigurato.
1) Mister Miliardo – Cristiano Lucarelli
Quale migliore dedizione alla causa della provincia calcistica conoscete rispetto al grande rifiuto di Cristiano Lucarelli? Estate 2004. Dopo essersi trasferito in comproprietà (le ricordate, le famose comproprietà?) l’anno precedente nella squadra della sua città, Livorno, Lucarelli è reduce da un’annata storica, con 29 reti in 43 che, soltanto la stagione di un altro grande bomber passato per anni dai campi di provincia come Luca Toni (30 reti con il Palermo), non gli permettono di vincere la classifica cannonieri. Il Livorno, per la prima volta dopo 55 anni, torna a giocare in Serie A.
Il cartellino del bomber labronico tuttavia è ancora a metà con il Torino e, nonostante l’offerta granata sia migliore di quella amaranto, Lucarelli decide di rifiutare il famoso miliardo d’ingaggio offerto dalla società piemontese per rimanere in Toscana, che lascerà solo dopo 4 stagioni, 158 presenze e 101 reti tra Serie A, Serie B, Coppa Italia e una storica qualificazione in Coppa UEFA, tornando nel 2009 per un solo, concluso con la retrocessione nella categoria cadetta ma con una tripletta nella partita casalinga contro la Roma.
2) Bisonte – Dario Hübner
Provate a chiedere ad un tifoso cresciuto con il calcio a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000 qual è il sinonimo di ‘bomber di provincia’. Probabilmente più della metà vi risponderà Dario Hübner. Soprattutto perché unico fra loro, insieme a Igor Protti, a raggiungere il trono dei capocannonieri in Serie A così come in Serie B e in Serie C1. Nella stagione 2001-2002, ex aequo con lo juventino Trezeguet, Hübner segna ben 24 reti, diventando il più anziano calciatore (35 anni) a riuscire nell’impresa, record poi battuto da Luca Toni nel 2015.
Prototipo del centravanti formatosi sui disastrati campi ben lontani dai contesti lussuosi dei grandi club, Hübner si è costruito un background invidiabile tra gli umani. Tra coloro che il grande calcio sono costretti a viverlo da sfidanti meno nobili, da faticatori contro predestinati. Tra Brescia, Piacenza e Ancona, Hübner ha incornato qualsiasi difesa della Serie A, con quel collo quasi incassato nelle possenti spalle larghe e una potenza trascinante tale da farlo soprannominare Bisonte.
Compiuta l’impresa, nel 2002 Hübner viene aggregato al Milan, per una passerella di fine stagione negli Stati Uniti. Se per i rossoneri si tratta soltanto di una scampagnata di fine annata sportiva, per il Bisonte di provincia quella è qualcosa di molto più importante: “La ciliegina sulla torta di un’annata straordinaria. Il perfetto coronamento della mia carriera”. Il Bisonte negli Stati Uniti. Non poteva che andare così.
3) Toro di Sora – Pasquale Luiso
Dal bisonte al toro il passo è breve ma importante. Se la vittoria della classifica cannonieri in Serie A ha permesso Hübner di entrare nella leggenda dei bomber di periferia che riescono a conquistare il grande calcio senza conquistare una grande squadra, Pasquale Luiso è forse una versione meno prolifica ma più errabonda, più schizofrenica nella sua parabola calcistica trascinatasi per una moltitudine incredibile di stadi di provincia.
Il suo passaggio fondamentale, quello che gli permette di rientrare in questa prestigiosa lista di soprannomi ad hoc per calciatori di provincia è il trascorso al Sora, hinterland laziale, lui che i natali li ha vissuti in Campania (nato a Napoli e cresciuto nell’Afragolese).
In quattro annate mette insieme 59 reti grazie all’intuizione di Claudio Di Pucchio, che dall’ala destra lo porta al centro dell’attacco. Da quel momento sarà per tutti il ‘Toro di Sora’ per quella sua caparbietà in area di rigore che gli ha permesso di segnare diverse reti di testa. Come per Hübner, l’approdo in Serie A di Luiso è convincente. Tra Piacenza e Vicenza raggiungerà traguardi forse insperati all’inizio del proprio percorso calcistico.
I tifosi emiliani lo ricordano ancora oggi per la rovesciata che decise la partita con il Milan (3-2) e provocò la fine del breve interregno di Tabárez in quel di Milanello.
I tifosi veneti lo ricordano per la storica cavalcata in Coppa delle Coppe con Francesco Guidolin in panchina, terminata soltanto in semifinale contro il Chelsea. Luiso segnò otto reti nella manifestazione, vincendo la classifica cannonieri e facendo conoscere il nome del Toro di Sora anche fuori dai confini italiani.
4) Cobra – Sandro Tovalieri
Chissà se Marv (Daniel Stern) pensava a lui quando fu vittima dell’ennesimo scherzo di Kevin McCallister (Macaulay Culkin) in Mamma, ho perso l’aereo. Il malcapitato ladruncolo era convinto di aver sentito nominare ‘Cobra’, “tant’è vero che parlava sibilando”.
D’altronde nell’anno in cui nelle sale di tutto il mondo uscì il film di Chris Columbus, Sandro Tovalieri era già entrato nel novero dei bomber di razza in salsa provinciale.
Giocava nell’Ancona, dopo un biennio esplosivo ad Arezzo. Sandro Tovalieri è uno dei primi nomi a cui pensa un tifoso di quel calcio ormai preistorico. Il suo movimento di gambe mellifluo e suadente, come quello di un serpente, pronto ad approfittare della minima indecisione avversaria gli hanno conferito il nomignolo di Cobra. Una carriera vagabonda, dopo aver mancato l’affermazione nella squadra in cui era cresciuto, la Roma. Un solo anno in prima squadra, utilizzato con il contagocce e poi l’inizio di un’epopea che l’ha visto cambiare frequentemente casacca.
Il suo momento d’oro è dal 1992 al 1995 al Bari, dove incanta nel tridente con Protti e Guerrero. Non raggiungerà più quei livelli realizzativi ma continuerà ad infiammare svariate tifoserie d’Italia, soprattutto Cagliari e Perugia.
Lidi troppo lontani per esser conosciuto dalle parti di Chicago. Che Marv si stesse sbagliando?
5) Imperatore – Filippo Maniero
So che alcuni dei lettori avranno da ridire sul soprannome di Pippo Maniero ma ‘boss del Brenta’, come da qualche parte è stato ribattezzato in relazione all’omonimia del cognome con il criminale Felice Maniero della Mala del Brenta, non è proprio un gran complimento. D’altronde Maniero è un bomber che, proprio dalle parti del Veneto, ha conosciuto le sue migliori fortune. L’iconico Venezia di Maurizio Zamparini di fine anni ’90 aveva in Maniero il suo bomber principe al fianco di Recoba, così come il primo Palermo del patron in Serie B si è avvalso delle sue qualità realizzative.
Padovano di nascita, Maniero ha attraverso un po’ tutte le piazze del Triveneto (in particolare Verona, Venezia e Padova) tanto da venire ribattezzato anche Imperatore (a dispetto del più conosciuto Adriano Leite Ribeiro).
6) Operaio del goal – Riccardo Zampagna
Forse il degno erede di Cristiano Lucarelli. Caso vuole che oggi Mister Miliardo sia l’attuale tecnico della Ternana e Terni è la città di un altro grande bomber di provincia. Si perché Riccardo Zampagna nella città umbra ci è nato ed è esploso definitivamente nella stagione 2003-2004 in Serie B, raggranellando ben 21 reti in campionato.
Zampagna era soprannominato in vari modi ma soprattutto era l’operaio del goal, che rimarcava chiaramente le sue orgogliose origini proletarie, che gli hanno permesso di vivere il calcio come un lusso, per colui che ha bazzicato i campi del calcio dilettantistico e delle serie inferiori. E quanti di voi, alla luce delle ultime annate nerazzurre con Gasperini e degli ottimi campionati condotti in Serie A dal Sassuolo si ricordano che Zampagna è stato bomber di provincia anche con queste due squadre?
7) Re dello Stretto – Christian Riganò
Nel 2002, dopo il fallimento della società di Cecchi Gori, la Fiorentina è costretta a ripartire dalla C2, l’ultima categoria del calcio professionistico, con il nome di Florentia Viola.
“Per dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande” diceva un imbianchino in un noto spot, prima di essere smentito. Più o meno il ragionamento che deve aver fatto all’epoca la neonata dirigenza viola quando pensò a Christian Riganò, perché per affrontare un campionato di Serie C occorre un bomber da Serie C. E chi più di Christian Riganò da Lipari, reduce da 41 reti in 64 partite di campionato con il Taranto, al quale era approdato dopo una lunghissima gavetta nelle serie minori siciliane che gli permisero di fregiarsi del soprannome di Re dello Stretto.
Diventerà ben presto un idolo della tifoseria viola e scalerà i campionati arrivando a debuttare in Serie A prima di lasciare Firenze, chiuso anche dall’arrivo di Luca Toni.
8) Zar – Igor Protti
A Bari è per tutti lo Zar. Forse per quel suo nome di origine russa, nonostante un look da vecchio bucaniere. Insieme a Dario Hübner (sì, sempre lui) è l’unico calciatore ad aver vinto la classifica cannonieri in tutte le categorie professionistiche. E per ben due volte in Serie A, con le maglie dei galletti pugliesi e del Livorno. Ma c’è di più. Protti è anche l’unico calciatore ad essere incoronato bomber della massima serie militando in una squadra (il Bari, per l’appunto) che a fine stagione è retrocessa nella categoria cadetta.
Una delle seconde punte maggiormente talentuose del calcio italiano anni ’90, Igor Protti è ricordato ancora oggi come la quintessenza del talento pallonaro che coniugava classe e prolificità sotto porta.
Tantissimi centravanti lo ringraziano ancora oggi per il contributo alle loro carriere, uno su tutti Cristiano Lucarelli.
Nel 2005, dopo più di 300 partite con la maglia del Livorno, Protti lascia il calcio e la società decide di ritirare il suo numero 10, salvo poi reintegrarlo con l’avvento di Ciccio Tavano nel 2007.
9) Sansone – Stefan Schwoch
Nonostante un cognome totalmente agli antipodi della tradizione napoletana e una sola stagione in maglia azzurra, Stefan Schwoch è ancora oggi uno degli idoli della tifoseria partenopea. Barba incolta, capelli lunghi tenuti a freno dall’elastico, Stefan da Bolzano è uno dei più famosi giramondo del pallone, capace di cambiare casacca da un momento all’altro senza disperdere più di tanto la media realizzativa. Soprannominato Sansone per il suo aspetto vagamente (ma non troppo) selvaggio, Schwoch è tuttora il marcatore più prolifico della Serie B, con 135 reti siglate con le maglie più disparate.
Quelle per cui è maggiormente ricordato sono tre: il Venezia, con il quale ha giocato un anno e mezzo tra B e A, segnando complessivamente 19 reti, il Napoli, dove ha lasciato il segno in 32 occasioni e soprattutto il Vicenza, squadra nella quale ha vissuto gloriosamente gli ultimi fulgidi anni della sua carriera, trascorsi segnando. In sette anni al club biancorosso, Schwoch ha accumulato qualcosa come 81 reti in 236 partite.
10) Tigre di Velletri – Marco Ferrante
Uno dei bomber più romantici di provincia, Marco Ferrante è uno dei nomi che infiammano la tifoseria torinista, da sempre amante di quei giocatori che non si risparmiano mai sul campo, proprio come nello spirito della società granata. E Ferrante, per diversi anni, ha incarnato il proverbiale ‘cuore Toro’, al quinto posto della classifica all time dei marcatori della società, dietro soltanto a leggende come Guglielmo Gabetto ma davanti ad altrettante leggende come Valentino Mazzola.
Cresciuto a Napoli ma nato a Velletri, proprio grazie alla sua città d’origine Ferrante è da sempre ribattezzato Tigre di Velletri.
Una carriera errante in diverse piazze della provincia italiana, da Pisa ad Ascoli, da Catania a Salerno, con in mezzo la grande occasione mal capitalizzata all’Inter (11 presenze e 1 sola rete all’Udinese in 6 mesi) prima di rientrare a casa sua, in quella Torino granata che l’ha visto andare a segno 125 volte in 253 partite.