Il motomondiale 2021 è ormai partito, regalando già non poche sorprese agli amanti delle due ruote. È, del resto, una delle caratteristiche della MotoGP quella di tenerti in piedi sul divano, usando le parole di uno dei noti cronisti che hanno fatto da colonna sonora ai già roboanti motori della classe regina. Ma quali sono state le gare più sorprendenti della MotoGP? Dorna ha cercato di stilare una sua personale classifica delle 10 vittorie più sorprendenti del decennio, cercando di trovare un nesso in questi momenti che hanno segnato la storia recente di questo sport. Impresa assai impossibile, perché come ogni selezione c’è sempre di mezzo una questione personale che non va mai nascosta.
Ognuno ha di fatto la sua lista, influenzata dal supporto del pilota o dell’emozione provata negli ultimi giri della corsa quando il primo posto del podio, o del campionato, è ancora tutto da decidere. Ed è in quei momenti che si gioca la prima grande sfida per un grande pilota, che si trova a dover superare il suo limite mantenendo allo stesso tempo equilibrio e costanza anche sul giro secco. Una cosa non da poco, che già dimostra di essere nell’olimpo dei grandi campioni. La seconda è tutta una questione di mentalità. Saper dosare al meglio il consumo delle gomme, scegliere la mescola giusta in una condizione incerta fa davvero la differenza in una gara. Ma per vincere un campionato serve una forte sinergia con il team che si trova a sviluppare la moto in vista dei grandi obiettivi, dal podio alla vetta della masterclass.
10. Suzuki, l’inizio del sogno
Dorna non poteva che partire da quella grande prestazione di Maverick Viñales con la Suzuki nel 2016, durante il Gran Premio di Silverstone. La bandiera rossa (dovuta a un incidente all’inizio della corsa) e la successiva ripartenza non ha di fatto influito sulla grande qualità del pilota e di una moto al suo secondo anno dopo il rientro ufficiale. Con Davide Brivio come capo tecnico in poco tempo è cresciuta e, insieme al talento di Viñales, è riuscita a ottenere un primo posto meritato dopo un notevole distacco dalla concorrenza. Quattro anni più tardi, quella stessa moto tornerà a vincere il campionato grazie a un altro talento spagnolo, Joan Mir.
9. Marquez, la prima di una lunga serie
A Marc Márquez non è servito il campionato del 2013 per ambientarsi; lo ha vinto a mani basse. Dopo un podio al Gran Premio del Qatar, a Austin, USA, con una pennellata ha superato il suo compagno di squadra della Honda Dani Pedrosa, per poi volare verso la sua prima vittoria stagionale, diventando il più giovane pilota a vincere una gara nella classe regina, superando Freddie Spencer.
8. Crutchlow, una vittoria che vale doppio
Gara bagnata, e fortunata per Cal Crutchlow, con una vittoria pazzesca al Gran premio di Brno del 2016, frutto di un azzardo iniziale che si rivelerà azzeccato. Parte decimo, ma a differenza degli altri ha montato entrambe le gomme rain dure, puntando tutto su una gara completamente bagnata. Gli altri, con una scelta di gomma morbida rain, speravano in una gara doppia, prevedendo un eventuale cambio moto nella seconda metà di gara. Così non è stato. La pista della Repubblica Ceca gli ha regalato una vittoria importante per il team Honda di Lucio Cecchinello, e per se stesso, essendo stato l’ultimo inglese a vincere, 35 anni dopo il pilota Barry Sheene.
7. Rins, Suzuki si conferma
Anche se l’anno scorso a vincere il mondiale è stato Joan Mir, Dorna inserisce al settimo posto il successo di Álex Rins al Grand Premio di Aragona. Resta comunque una vittoria importante, frutto di una grande rimonta, e che ha rovinato la festa ad Alex Marquez, che in quel circuito si è dimostrato davvero competitivo.
6. Lorenzo, finalmente Ducati
Non è stato un matrimonio rose e fiori quello tra Jorge Lorenzo e la Ducati. Le difficoltà nel salire in sella alla moto di Borgo Panigale sono notevoli dopo anni in Yamaha, ma una volta comprese le sue grandi potenzialità, non lo ferma più nessuno. Jorge “il Martillo” Lorenzo lo ha dimostrato con quella gara straordinaria al Mugello nel 2018, una gara a se stante vista la costanza di un campione che martellava giro su giro in una pista perfetta per Ducati.
5. Marquez, e sono 8!
Si è partiti dalla prima vittoria a Austin, e da allora Marc Marquez non si è più fermato. Solo Andrea Dovizioso negli ultimi anni è riuscito in qualche modo a scalfirlo, alzando di molto l’asticella dello spettacolo del motomondiale. Ma questo non ha impedito a Marquez con la Honda di conquistare il suo ottavo mondiale in Thailandia nel 2019, dopo un’ultima curva a gomito in cui il giovane rookie Fabio Quartararo ha tentato il tutto per tutto per aggiudicarsi la vittoria. La fisica in quel caso ha premiato di nuovo lo spagnolo, centrando la palla 8 sulla buca con ben quattro gare di anticipo.
4. Vale c’è!
Lo davano per finito, soprattuto dopo i due anni poco felici in sella alla Ducati. Valentino Rossi ha però ottenuto il sostegno di Yamaha, che lo ha riportato nel suo team ufficiale nel 2013. Il dottore ha dimostrato subito di essere in grado di tornare sul podio, e Assen, l’Università delle due ruote, è più di una pista per Vale. È un circuito considerato il più difficile, dove la tecnica è tutto e dove basta un errore per cambiare le sorti di una gara. Rossi conosce la pista come le sue tasche (la sua prima vittoria in 125 è del 1997), e dopo aver superato Marc Marquez e Dani Pedrosa, si è ripreso il gradino più alto del podio.
3. Binder, ma come ha fatto?
Che il motomondiale 2020 sia stato il più anomalo di tutti, è fuori discussione. La brusca caduta di Marquez, la vittoria sorprendente di Mir e della Suzuki. Ma molti si ricorderanno della grande prestazione di Brad Binder con la KTM, su una pista per altro molto scorrevole come Brno, perfetta per le moto bilanciate e performanti. Qui però anche il talento ha influito su una gara davvero stravolgente, portando la casa austriaca a vincere la sua prima gara del mondiale.
2. Petrucci, che gara!
Al Mugello non si dorme, e la ragione è che la domenica bisogna tenersi pronti per il grande show della MotoGP. Anche i non appassionati delle due ruote hanno avuto modo di riconoscere la grande prestazione di Danilo Petrucci in Ducati ufficiale. Chi l’ha visto in diretta sarà rimasto senza fiato ogni volta che si arrivava alla fine del rettilineo del circuito italiano, dove le due rosse di Petrucci e Dovizioso si contendevano il primato insieme al fulmine della Honda Marc Marquez. Una gara senza esclusione di colpi, dura dall’inizio alla fine, con il battito che saltava a ogni sorpasso davvero al limite. La forza di gravità non è più una variabile quando si tratta del Mugello, che sa sempre premiare i grandi del motociclismo con straordinari duelli di puro spettacolo. Petrucci, dopo una gara mozzafiato come quella del 2019, è uno di questi.
1. Miller contro tutti
La pioggia sa sempre mescolare ogni pronostico. Uno dei tanti motivi che rendono la MotoGP un campionato spettacolare e imprevedibile. Come questa classifica del resto, che mette al primo posto una gara di Assen non intensa come quelle citate, ma che ha fatto emergere uno dei futuri protagonisti del mondiale, Jack Miller. Non solo ha voluto sfidare i grandi, ma ha dovuto vedersela con un diluvio che ha influito sulla gara del 2016, mettendo fuorigioco i pretendenti alla vittoria come Valentino Rossi e Andrea Dovizioso. Miller ci ha provato, riuscendo nell’impresa di stare davanti a un Marquez che ha voluto difendere i punti del campionato anziché ribattere al sorpasso decisivo.
Bonus: E il Dovi?
C’è però un assente importante in questa classifica, Andrea Dovizioso, che come si è già scritto è stato l’unico a contendere il titolo di campione del mondo a un marziano come Marquez. Per questo, come una bonus track degna dei grandi album, aggiungiamo una delle gare più appassionanti del 2017, il Gran Premio d’Austria nel circuito di Spielberg. Come un duello di scherma, dove al sorpasso di uno corrisponde un contrattacco fine e chirurgico dell’altro, si arriva a quel gesto di pura follia di Marquez avvenuta all’ultima cura della gara, dove ha davvero sfidato le leggi della fisica per strappare la vittoria di Dovi nel finale. Una staccata davvero al limite che non ha permesso al campione spagnolo di rimanere nella giusta traiettoria per il rettilineo. Dovi vince, avendo persino il tempo di mandarlo a quel paese con un gesto di puro istinto. Ma noi non smetteremo mai di ringraziarli per una gara più unica che rara.