I tre carabinieri morti in Veneto nell’esplosione di una casa durante le operazioni di sfratto sono al centro di un’inchiesta de Le Iene.
Nella puntata serale del 19 ottobre del programma Le Iene, che va in onda in prima serata su Italia 1, un’inchiesta firmata da Matteo Viviani porta alla luce nuovi inquietanti dettagli sulla tragedia avvenuta a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, dove tre carabinieri hanno perso la vita in seguito all’esplosione di un casolare. Un episodio che ha scosso profondamente l’opinione pubblica e che ora solleva un interrogativo cruciale: si poteva evitare questa strage?

Il contesto in cui la strage si è verificata ha scosso l’opinione pubblica: era il 14 ottobre scorso quando un’esplosione ha devastato un casolare nella campagna veneta, uccidendo tre militari dell’Arma dei Carabinieri. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, a innescare l’esplosione sarebbero stati tre fratelli, ovvero Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, che ora sono accusati di strage. I tre vivevano in condizioni di isolamento e disagio, in un contesto familiare segnato da fragilità psicologiche e tensioni sociali.
Come è maturata la strage dei carabinieri: le testimonianze dei vicini
Venerdì si sono svolti i funerali dei tre carabinieri, in un misto di rabbia, dolore, ma anche orgoglio per questo loro sacrificio, come ha voluto ricordare il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in un saluto al termine delle esequie: “Io penso che oggi tutti i carabinieri d’Italia sono qui con me, vicino a voi, anche quelli all’estero, e voglio abbracciavi tutti e dirvi grazie”. Per monsignor Gian Franco Saba, ordinario militare per l’Italia, l’evento è “duro, doloroso e umanamente incomprensibile”.

Ma come si può arrivare a fare in modo che qualcosa del genere possa accadere? L’inviato Matteo Viviani, nel suo servizio per Le Iene, ha raccolto una serie di testimonianze da parte di vicini, conoscenti e persone che, nel tempo, avevano avuto a che fare con la famiglia Ramponi. I racconti delineano il profilo di una famiglia complessa, in conflitto con il mondo esterno, spesso al centro di piccoli episodi di disturbo o segnalazioni.
Carabinieri uccisi: allarmi ignorati e una strage che si poteva evitare
Ma perché si sia arrivati a una tragedia del genere è la domanda che molti si fanno: secondo quanto emerso dal servizio, i fratelli Ramponi erano da tempo noti alle forze dell’ordine e ai servizi sociali. Diversi episodi precedenti, forse sottovalutati o comunque non adeguatamente trattati, secondo qualcuno, erano stati dei campanelli d’allarme. Alcune fonti avrebbero segnalato comportamenti aggressivi, minacce, e un generale stato di ostilità verso le istituzioni.

Sono tutti elementi che valutati col sennò di poi lasciano pensare a una possibile escalation, ma davvero si può pensare che tre fratelli, isolati dal mondo, possano mettere in azione un piano così folle, mentre l’ambiente circostante non si è reso conto di nulla. Il servizio di Le Iene non si limita a ricostruire i fatti, ma punta ad analizzare cosa forse non è stato fatto e lo fa proprio nella memoria di tre carabinieri morti mentre erano chiamati a fare il loro dovere, laddove lo Stato si è dimostrato assente.