Per tanti anni i Ghost sono stati un mistero: una rock band formata da un cantante in costume papale, chiamato Papa Emeritus, nascosto sotto un make-up pesante, e sei musicisti vestiti di nero coperti da una maschera anonima, i Nameless Ghouls. Recentemente, l’identità del frontman è stata svelata, mettendo fine a una sequela di ipotesi: trattasi di Tobias Forge, cantante e musicista svedese, che grazie a questo suo progetto solista (gli altri musicisti sono dei semplici turnisti) è riuscito a entrare nelle classifiche di tutto il mondo e vincere importanti premi, tra i quali anche i Grammy Awards.
Nati come Ghost B.C., i Ghost sono riusciti a rievocare negli ultimi dieci anni un hard rock anni Settanta, ispirato ai Blue Öyster Cult, rimanendo influenzato dal doom, l’heavy metal e – incredibile, ma vero – il pop. E, effettivamente, dopo un inizio più ancorato alle radici heavy metal (Black Sabbath e Death SS in primis), i Ghost si sono piano piano aperti a un rock da stadio irresistibile, accrescendo il loro successo mondiale e rimanendo fedeli al loro immaginario basato sui film dell’orrore e culti satanici.
Se la cosa sembra spaventosa non fatevi ingannare dalle apparenze.
Ecco le migliori canzoni dei Ghost: siamo certi non ne potrete più fare a meno.
1. Ritual
Ritual è forse la canzone che più descrive lo stile dei Ghost nella loro fase iniziale. Un accattivante riff di chitarra apre il brano in maniera solare, ma ben presto l’atmosfera si fa più cupa e heavy. Il mix predilige una sonorità di altri tempi, quella dei primi Black Sabbath, senza rinunciare a un aspetto orecchiabile che farà parte dello stile inconfondibile della band. Già in questo primo brano si può apprezzare la capacità di Forge di creare ritornelli memorabili.
2. Elizabeth
Vero e proprio biglietto da visita dei Ghost, Elizabeth è stato il primo singolo, uscito in precedenza prima di essere inserito nell’album d’esordio Opus Eponymous. Anche in questo caso il riff di chitarra rende oscuro lo stile, prima di lasciare un’apertura luminosa con l’utilizzo dell’organo durante l’immancabile ritornello. Gli appassionati dell’hard rock anni Settanta potranno riconoscere alcune delle influenze maggiori: dai primi Queen ad Alice Cooper.
3. Secular Haze
Il secondo album dal titolo Infestissumam, prosegue il discorso iniziato con l’album precedente, allontanandosi di poco dallo stile degli esordi. Secular Haze, uno dei brani più celebri di questa opera seconda e ancora oggi imprescindibile nei concerti della band, descrive, però, una band in evoluzione nel sound, più capace di sperimentare, richiamando una dimensione carnevalesca.
4. Year Zero
Un coro di stampo gotico introduce Year Zero, dando avvio a un vero e proprio tour de force sonoro parecchio straniante, che unisce la musica sacra al rock, sino ad influenze pop da disco music. La creatura di Tobias Forge sta ancora prendendo le misure sulla propria dimensione, ma sta già dimostrando i prodromi di quello che diventerà in futuro.
5. If You Have Ghosts
Una delle canzoni più belle dei Ghost è una cover. La versione originale di If You Have Ghosts, scritta da Roky Erickson, più psichedelica, viene ribaltata e trasformata in un brano assolutamente catchy. Le chitarre e il “disordine” dell’originale vengono sostituiti da una formula da rituale da parte dei Ghost che non solo migliorano la canzone, ma ne propongono una versione più radio-friendly e impossibile da non cantare.
6. From the Pinnacle to the Pit
La vera grande svolta dei Ghost arriva con il terzo album, Meliora. Da questo disco in poi, la band di Tobias Forge avrà un occhio di riguardo per l’orecchiabilità e l’accessibilità verso un pubblico più ampio. From the Pinnacle to the Pit è uno dei brani più “heavy” del disco, ma già dimostra una composizione più raffinata rispetto ai dischi precedenti.
7. Cirice
Cirice è il primo vero grande capolavoro dei Ghost, un brano che riesce a mettere in equilibrio tutto ciò che la band era in quel momento. Un singolo così ben riuscito da poter vincere il Grammy Awards per la miglior Performance Metal. Grazie a questa canzone i Ghost iniziano a farsi conoscere anche in America, mostrandosi – trucco e costumi di scena inclusi – nel Late Show di Stephen Colbert.
8. He Is
Quando un brano inizia con la chitarra acustica possiamo essere certi che si tratta di una ballad. Di stampo romantico, He Is è un brano gotico molto amato dai fan sin dal primo ascolto. Con il passare del minutaggio il brano si fa sempre più epico, aggiungendo pianoforte e orchestra. La canzone perfetta per rallentare un po’ i battiti.
9. Majesty
L’inizio di Majesty, con quel duetto tra chitarra elettrica e organo, dimostra ancora una volta la vena compositiva di Forge, capace di unire i generi e i mood musicali più disparati nel migliore dei modi. Si tratta del terzo singolo tratto da Meliora, e da qui in poi la band evolverà definitivamente il proprio stile.
10. Square Hammer
Tra il terzo e il quarto album, c’è spazio per un EP dal titolo Popestar che presenta quattro cover e un brano inedito. Quest’ultimo è Square Hammer, un grande successo per la band, complice un ritornello iper-orecchiabile. Il singolo sarà il punto di non ritorno per i Ghost: ormai hanno raggiunto la fama che inseguivano, anche se questo vuol dire aver rinunciato alla nicchia metal per abbracciare un hard rock più radiofonico. Semplicemente irresistibile.
11. Rats
Rats è il singolo d’apertura del quarto album, Prequelle, che mostra una band ormai interessata ad alleggerire i propri stilemi musicali. Un fill di batteria apre le danze con un riff duro, ma piacevole all’ascolto. Il coro in falsetto nel ritornello aumenta l’orecchiabilità del brano. Immancabile l’assolo di chitarra, in cui ancora una volta è la melodia a fare da padrona.
12. Miasma
Può un brano strumentale far parte della lista delle migliori canzoni dei Ghost? Se è Miasma, la risposta è positiva. Cinque minuti semplicemente irresistibili in cui chitarra e sintetizzatori si alternano sino ad aumentare il ritmo e rendere l’ascolto sconcertante. Tra citazioni a Michael Jackson e un finale con un assolo di sax, Miasma è un brano da ascoltare e amare.
13. Dance Macabre
L’altro grandissimo successo dei Ghost è Dance Macabre, una canzone da stadio dove i ritmi della disco-music anni Ottanta si uniscono all’organo gotico e all’oscurità delle chitarre. Il vero capolavoro sta, però, nel ritornello: così catchy che risulterà impossibile dimenticarlo. Se volete innamorarvi della musica dei Ghost, questa è la canzone da ascoltare.
14. Faith
Altro brano di stampo più rock, Faith lascia presagire una canzone più heavy del previsto, ma presto s’intuisce che, ancora una volta, l’orecchiabilità e l’easy listening ha la priorità. Ancora una volta, il ritornello con l’aggiunta dei cori in falsetto richiamano l’hard rock anni Settanta. Un brano perfetto per fare la sua figura in sede live.
15. Kiss the Go-Goat
Dopo il quarto album è tempo di un nuovo EP, stavolta composto da due sole tracce. Kiss the Go-Goat è la prima e conferma una volta di più la dimensione radiofonica particolare che i Ghost sono riusciti a crearsi. Dal chiaro e voluto stile di rock anni Settanta (l’EP vuole essere un finto disco considerato perduto in quegli anni), con l’organo a fare da padrone e un ritornello memorabile, Kiss the Go-Goat è un salto nel passato.
16. Mary on a Cross
Mary on a Cross replica, secondo lo stile dell’EP in cui è stato pubblicato, la formula ormai considerata classica dei Ghost. Poco metal e più rock, con forti influenze pop. Il risultato è un altro brano che non solo sembra provenire da quell’epoca a livello di sonorità, ma si presenta come un classico perduto di cui, una volta riscoperto, non si può farne a meno.
17. Hunter’s Moon
Ascoltata per la prima volta nei titoli di coda del recente Halloween Kills, Hunter’s Moon è il primo singolo del quinto album in studio della band, Impera. Anche in questo caso, la breve durata classifica il brano come una hit da radio, piacevole per un pubblico eterogeneo e l’ennesimo ritornello indimenticabile che non si può fare a meno di canticchiare a distanza di ore.
18. Spillways
Spillways, terza traccia dell’album, si apre con un riff di pianoforte che sembra provenire dagli anni d’oro dei Toto. Si tratta dell’ennesimo centro per la band di Forge, che riesce a creare una canzone che si fa memorabile sin dal primo ascolto (caratteristica che accomuna quasi tutti i brani di Impera), con un ritornello ironico da cantare a squarciagola.
19. Call Me Little Sunshine
Altro singolo tratto dall’ultimo album, Call Me Little Sunshine è stato il brano di presentazione del disco Impera. Le caratteristiche che hanno definito i Ghost sono sempre presenti, ma rispetto agli esordi si nota una maggior cura nella produzione e nel mixaggio, oltre che l’ormai inevitabile orecchiabilità per il grande pubblico. Una decisione che sembra aver pagato bene nell’evoluzione della band.
20. Griftwood
Stavolta il riff iniziale richiama uno dei brani più famosi di Van Halen, ma come ormai è tradizione, Griftwood sacrifica l’estro tecnico per una composizione diretta e adatta alla performance nelle arene. Arrivati a questo punto una cosa sembra certa: il talento compositivo di Tobias Forge nel costruire brani a cavallo tra il pop e il rock sembra non avere eguali. L’ennesimo centro per una band che è ancora all’inizio della sua carriera.