Il 71° Festival di Sanremo è ormai alle porte. Dopo settimane di dubbi, incertezze e immancabili polemiche, le luci dell’Ariston si accenderanno ufficialmente per accogliere la gara della canzone italiana per antonomasia. La premiata ditta Amadeus-Fiorello è pronta per il secondo anno di fila alla conduzione di una kermesse questa volta privata della sua platea dal vivo, ma non di una proposta musicale ancora più ampia e mai così giovane, attenta e aperta ai nomi del nuovo pop nazionale. Quindi prima di scoprire quali sorprese avranno in serbo per noi gli artisti e le canzoni di quest’anno, ecco una carrellata dei dieci migliori brani degli ultimi dieci Festival di Sanremo.
Sanremo 2011: Roberto Vecchioni – Chiamami ancora amore
Il 2011 è l’anno del primo Festival condotto da Gianni Morandi, l’unico ad annoverare Franco Battiato tra i concorrenti, nonché quello del ritorno in gara dell’Italia all’Eurovision dopo ben 13 anni. La rosa dei cosiddetti “big” è più corta rispetto a quelle a cui siamo stati abituati di recente e sembra avere dei vincitori già scritti. Il periodo è infatti quello del dominio indiscusso degli ex concorrenti di Amici di Maria De Filippi e anche Emma, per l’occasione insieme ai Modà, pare destinata a continuare la striscia vincente. Invece la kermesse rivela la sua imprevedibilità, quando ad arrivare in cima alla classifica è Roberto Vecchioni, di ritorno in gara dopo 38 anni, con la sua Chiamami ancora amore che gli frutterà anche il Premio della Critica Mia Martini e il Premio della Sala Stampa. Il brano è una classica ballata cantautorale perfettamente ancorata alla tradizione italiana. Ariosa ed emozionante, ma senza scordare la rabbia e l’occhio all’attualità nel pieno della crisi economica mondiale.
Sanremo 2012: Noemi – Sono solo parole
Ancora una volta Gianni Morandi ha l’onere e l’onore di condurre il Festival dopo il successo dell’edizione precedente, questa volta con un cast dall’età media decisamente più bassa e la conferma di un’agguerrita Emma che riuscirà ad ottenere l’agognata vittoria dopo il beffardo secondo posto del 2011. È però la terza classificata Noemi, con un brano cucitole addosso alla perfezione da Fabrizio Moro, la nostra scelta per il 2012. Sono solo parole è un’altra ballata di ampio respiro, con un ritornello irresistibile ed il racconto di una storia universale di incomunicabilità in un rapporto di coppia (che rischia di volgere a termine o che è già al capolinea?). La vocalità ruvida della cantante romana, perfetto corrispettivo femminile di quella dell’autore, esalta per contrasto l’arrangiamento orchestrale di Corrado Rustici, regalandoci un piccolo classico moderno della tradizione sanremese.
Sanremo 2013: Elio e le Storie Tese – La Canzone Mononota
Quattordici “campioni” (con ben due brani a testa) e otto “giovani” compongono la selezione del direttore artistico Fabio Fazio, in continuità con il processo di “svecchiamento” già particolarmente riscontrabile nell’annata precedente. A spuntarla tra le 28 canzoni della gara principale sarà L’Essenziale di Marco Mengoni che otterrà successo anche fuori dai confini nazionali, ma gli assoluti mattatori della settimana festivaliera saranno Elio e le Storie Tese con l’intuizione geniale de La canzone mononota e i loro eccentrici travestimenti. Arriveranno solo secondi (come nel caso della loro precedente e prima partecipazione sanremese nel ’96 con La Terra dei Cachi), ma faranno en-plein dei premi collaterali: critica, sala stampa e miglior arrangiamento. La band capitanata da Stefano Belisari, in arte Elio, proporrà un complesso brano-tour tra i più disparati generi musicali a sostegno di una melodia composta, come annunciato dal titolo, da una nota sola (almeno fino al brillante finale!).
Sanremo 2014: Perturbazione – L’Unica
Squadra che vince non si cambia e questo vale tanto per il team di conduzione composto da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, quanto per il format a 36 brani della gara. Il gradino più alto del podio premierà Arisa con Controvento, mentre raggiungerà solo il sesto posto (e si consolerà col Premio Lucio Dalla) la canzone secondo noi più memorabile di quel 64° Sanremo. L’Unica della band piemontese Perturbazione, esordienti al Festival ma già nome importante fuori dal mainstream,è un contagiosissimo brano uptempo di pop a tinte elettroniche, con tanto di theremin. “Sara perché ti amo” resta ad oggi un gioco di parole difficile da dimenticare, all’interno di un testo-gioiello che parla solo tangenzialmente di amore, mettendo sotto il riflettore diverse relazioni del passato per riflettere su sé stessi e su come quelle esperienze ci abbiano plasmato e ci plasmeranno.
Sanremo 2015: Serena Brancale – Galleggiare
Diciamolo subito, il primo Festival firmato Carlo Conti non è tra quelli qualitativamente più memorabili. La canzone vincitrice, Grande Amore de Il Volo, è stata sicuramente un grandissimo successo discografico e i “tenorini” un prodotto molto apprezzato all’estero (soprattutto dai nostalgici del “bel canto italiano”), ma faticheremmo a definirla un grande brano. Il pezzo scelto per questa annata va ricercato tra i meandri delle classifiche, tra le Nuove Proposte. Serena Brancale avrà la sfortuna di essere eliminata dopo la sua prima esibizione contro Giovanni Caccamo, che vincerà poi la categoria dei giovani, ma la sua Galleggiare è una canzone da non scordare. Brano talmente ricercato e raffinato, tra soul, jazz e sognanti atmosfere vintage, che la sua autrice sembra quasi giocare un campionato “troppo alto” per la manifestazione. Chapeau.
Sanremo 2016: Bluvertigo – Semplicemente
La storia di Sanremo è piena di artisti e canzoni che non hanno ottenuto in gara il successo che forse meritavano. Ad alcuni però la vita dopo il Festival ha dato ragione, concedendo un riscatto con il pubblico e una rivincita che permettesse loro di superare la prova del tempo. Non è il caso dei Bluvertigo, che finiranno non solo per non rientrare tra i classificati, ma anche per sciogliersi nuovamente senza pubblicare l’album per il quale la canzone sanremese avrebbe dovuto fare da apripista. Certamente il lascito già consolidato della band capitanata da Morgan poco verrà intaccato dalla parentesi del 2016 e infatti Semplicemente resta una canzone degna della loro storia. Perfetta sintesi tra un approccio smaccatamente synth-pop e le sensibilità orchestrali di Castoldi, che firma il solito grande arrangiamento e un testo che non ha alcun interesse nel conformarsi alla tradizione nazional popolare.
Sanremo 2017: Michele Bravi – Il diario degli errori
Il 67° Festival della Canzone Italiana è il terzo e (per ora) ultimo a vedere la conduzione di Carlo Conti. Il conduttore toscano continua a mescolare nel suo cast esordienti appena sfornati dai talent o ex Nuove Proposte sanremesi a veterani delle classifiche e della kermesse. Trionferà Francesco Gabbani, già fresco vincitore della gara dei giovani l’anno prima, con il suo tormentone Occidentali’s Karma, un brano frizzante, lontano dalla tradizione e ammiccante a certe sonorità di pop mainstream d’oltre manica. Il brano che abbiamo scelto invece si fermerà ad un passo dal podio, guadagnando la cosiddetta medaglia di cartone. Michele Bravi, vincitore di X-Factor 2013 sotto la guida di Morgan, si presenta per la prima volta a Sanremo con una canzone che ha tutte le carte in regola per vincere: Il diario degli errori. Pianoforte, crescendo di archi, una melodia semplice che arriva dritta al punto, un ritornello solenne ma non stucchevole e un testo che è un inno all’autocoscienza dei propri limiti, dei proprio inciampi e al voler preservare la purezza delle persone e delle cose a cui teniamo.
Sanremo 2018: Diodato & Roy Paci – Adesso
Il primo Festival di Claudio Baglioni è quello dei record, essendo ad oggi infatti il più seguito dal 2005, ma è anche quello che ci ha regalato finalmente il tanto ambito (solo da loro stessi ovviamente!) ultimo posto in classifica ad Elio e le Storie Tese. Dopo un buon secondo posto tra i giovani appena quattro anni prima, il cantautore tarantino Diodato si presenta questa volta nella competizione principale in coppia con Roy Paci. In classifica non gli andrà così bene come la prima volta (arriverà solo ottavo), ma Adesso mostra una chiara maturazione artistica. Un brano in divenire, una marcia che comincia scandita dalla cassa e dal delicato strumming di chitarra e che si apre a partire dal primo ritornello con piglio epico e cinematografico grazie ai pad sullo sfondo e ai fiati. Il testo è una riflessione sulla contemporaneità fatta di tecnologia e smartphone e sulla paradossale incomunicabilità che possono creare nel mondo reale.
Sanremo 2019: Mahmood – Soldi
Probabilmente Sanremo 2019 passerà alla storia come una sorta di edizione-svolta per la kermesse. Il secondo Festival di Claudio Baglioni infatti sdoganerà definitivamente un tipo di musica distante dal pubblico maggiormente conservatore a cui si è fin lì rivolto. Con un colpo di coda della giuria di qualità, quella che sembrava un’ormai certa e “canonica” vittoria per Ultimo, si trasforma nella serata della consacrazione di Mahmood, arrivato in gara da outsider, dopo essersi guadagnato il suo posto vincendo Sanremo Giovani. La sua Soldi, scritta e prodotta con Dardust e Charlie Charles, è una travolgente hit di caratura internazionale, che non può far altro che far saltare il banco e farlo giungere ad un passo dalla vittoria dell’Eurovision Song Contest. Sorretto da un impianto in debito con la scena hip-hop e progressive r&b e dalla sua peculiarissima vocalità, l’artista ci presenta un duro spaccato di infanzia e rapporto conflittuale con la figura paterna, condito da un ritornello-mantra ormai entrato nell’immaginario collettivo.
Sanremo 2020: Diodato – Fai Rumore
Sanremo 2020 è probabilmente, purtroppo, l’ultimo ricordo di normalità che abbiamo associato ad un evento del mondo dello spettacolo. Il Festival ci ha consegnato la faida tormentone tra Bugo e Morgan, di fatto monopolizzando la discussione social e la narrazione televisiva, prima di venir soppiantato dalle battute iniziali della pandemia che tutt’oggi stiamo attraversando. Nonostante il clamore extra musicale, è bene non dimenticarsi del meritato vincitore, Diodato, alla sua terza partecipazione e alla seconda menzione di diritto in questa nostra retrospettiva. Fai rumore è un brano che mette in comunione la tradizione italiana con il brit-pop a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio. È possibile sentire l’eco di alcune cose dei primissimi Radiohead e dei Travis mescolarsi senza alcun intoppo al classico ritornello apertissimo ed enfatico figlio della scuola pop italiana. A seguito della cancellazione dell’Eurovision Song Contest, Diodato si renderà protagonista di una splendida esecuzione del brano all’interno di un’Arena di Verona forzatamente deserta, donandole così una nuova chiave di lettura dentro il contesto del primo lockdown.