Considerato il “Maestro” per eccellenza della musica italiana, capace di coniugare sperimentazione e pop, spiritualità e successo, meditazione e cinema, Franco Battiato è stato soprattutto un ineffabile spirito libero, impossibile da contenere in un’unica dimensione. Scomparso il 18 maggio 2021 a 76 anni, il cantautore catanese ha ancora tanto da raccontare di sé attraverso la sua arte.
Ecco, quindi, 5 curiosità su Franco Battiato che i suoi fan devono assolutamente conoscere.
1. Mappiato: tutti i luoghi citati nelle canzoni di Franco Battiato
La musica di Battiato è un enorme mosaico di indizi sensoriali, messaggi nascosti, codici frammentari e suggestioni mentali, un viaggio in luoghi lontani e diversi tra loro, dai campi del Tennessee (La Cura) alla caotica Alexanderplatz di Berlino, senza dimenticare la Bassa Padana e il deserto dove «ballano le zingare con candelabri in testa». Basta chiudere gli occhi e ascoltarne i testi per iniziare un viaggio (di suoni) intorno al mondo: alla scoperta di luoghi esotici e abitanti dai tratti suggestivi, in compagnia delle geishe in Giappone (Sentimiento nuevo), per la strade di Pechino e Tirana, o nelle piccole cittadine italiane.
A raccogliere su una mappa i luoghi geografici a cui si sono ispirate le canzoni del cantautore morto il 18 maggio 2021, è Mappiato, il progetto ideato nel 2017 da Alessio Arnese, docente all’Istituto Comprensivo “Raffaello” di Pistoia. Una guida turistica musicale, creata su Google My Maps, che raccoglie un’ottantina di luoghi citati nei testi e, per ognuno, riporta il verso dedicato. Il progetto è nato quasi per gioco, partendo da Voglio vederti danzare, il brano che ne raccoglie il maggior numero, fino a costruire un’opera omnia, aiutato anche dai numerosi appassionati che si sono messi in contatto con lui nel corso degli anni per segnalare mancanze e integrazioni.
2. Battiato e il misticismo
“Tutti, più o meno, siamo prigionieri delle nostre abitudini, paure, illusioni. Le sofferenze dovrebbero indurci ad abbandonare l’ego, che chiude la strada del ritorno alla nostra natura divina”. Il tema del “sacro” è presente in buona parte della produzione artistica di Franco Battiato. Un tema affascinante, tanto che lo stesso Battiato ha più volte sottolineato quale sia l’importanza della dimensione religiosa nella sua arte. Nelle sue canzoni si scoprono echi di molte tradizioni religiose: le religioni orientali, soprattutto induismo e buddismo, ma molti sono i testi intarsiati di citazioni esplicite o implicite di salmi o altri passi biblici. Battiato ha sempre attribuito grande importanza alla meditazione: a seguito di una profonda crisi personale, agli inizi degli anni Settanta, si rese conto che, chiudendo gli occhi e restando concentrati, si può riempire lo spazio interiore e compiere un viaggio al suo interno. Scoprì poi i mistici indiani e fu per lui l’inizio di “un’apertura indicibile”, come egli stesso afferma in Temporary Road, (una) Vita di Franco Battiato.
3. Battiato e la musica elettronica
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, Battiato subì il fascino della musica elettronica. Da grande sperimentatore quale è sempre stato, era sempre molto attento a ciò che di nuovo veniva prodotto in quegli anni. Nel 1969 acquistò uno strumento elettronico che non era ancora stato messo in commercio, chiamato VCS3, uno dei primi sintetizzatori analogici a voce semi modulare. Quello che qualche anno dopo, precisamente nel 1974, venne utilizzato anche da Lucio Battisti nella realizzazione di Anima Latina, ma che Battiato utilizzò ancor prima dei Pink Floyd, nel lontano 1972. Lo acquistò direttamente dall’inventore che gliene spiegò il funzionamento. Ciò gli permise di creare il primo album con una sequenza elettronica mai sentita prima, una novità assoluta nell’ambito della musica elettronica.
Energia, quinta traccia dell’album Fetus, è esemplificativa di questa fase musicale.
4. Battiato e le arti figurative
Battiato si è cimentato anche nell’arte figurativa, attività che ha affiancato a quella più ampiamente nota di musicista. I suoi quadri sono stati esposti in parecchie mostre personali tra Roma e Catania, Stoccolma, Miami, Firenze e Goteborg.
Le opere figurative prodotte sono circa ottanta, tra tele e tavole dorate. Le tecniche prevalentemente adoperate sono quelle ad olio e mediante uso di terre o pigmenti puri. Süphan Barzani è lo pseudonimo col quale Franco Battiato firmava i suoi dipinti. Ha realizzato, inoltre, le copertine di Fleurs e Ferro Battuto, e il libretto dell’opera Gilgamesh. In un’intervista affermava: “Ho iniziato a dipingere vent’anni or sono, spinto dalla mia incapacità. Da piccolo il mio disegno era pessimo, i voti, a scuola, bassissimi. Con l’età, ciò è andato, se possibile, peggiorando. Per me era un problema serio, un autentico handicap. Mi rendevo conto della mia inettitudine ad eseguire una rappresentazione “normale”: qualsiasi cosa diventava una cosa diversa. Se disegnavo un bicchiere, gli altri vedevano un triangolo. La mia idea dell’oggetto era astratta, archetipa.
Finché decisi di affrontare la questione. Comprai colori, pennelli e tele e cominciai a dipingere. Il primo anno fu un anno di sofferenza, di sofferenza pura. Talvolta stavo davanti al cavalletto anche per dieci ore di seguito, e la sera disfacevo tutto, come Penelope. Caparbiamente, da solo, senza mai ricorrere a maestri o manuali. Poi, dopo tanti sforzi e tante delusioni, un bel giorno all’improvviso la figura di un danzatore derviscio si materializzò sulla tela, nel modo giusto, nel modo che volevo. Fu una gioia immensa, anzi di più. Fu un orgasmo cosmico”.
5. Battiato e il cinema
Oltre a dirigere tutti i suoi iconici videoclip a partire dal 1979, il Maestro è stato regista di tre lungometraggi e quattro documentari. Il suo esordio avviene nel 2003 con Perdutoamor di cui è anche sceneggiatore, con il quale vince il Nastro d’argento come Miglior regista esordiente. Il suo secondo film, Musikanten (2005), arriva al Festival di Venezia nella categoria Orizzonti, mentre con Niente è come sembra (2007), continua il suo viaggio nella spiritualità avvicinandosi al mondo della metafisica e dei tarocchi. Continuerà poi il suo percorso dietro la macchina da presa con diversi documentari, tra cui uno sulla vita di Giuni Russo, La sua figura (2007). Non tutti sanno che Franco Battiato è stato anche attore: appare nel film horror erotico Baba Yaga di Corrado Farina negli anni ‘70 e poi Padre (2016) di Giada Colagrande accanto a Willem Dafoe e Marina Abramovic. Nell’immaginario collettivo, l’associazione dell’artista al cinema è riconducibile soprattutto all’utilizzo della sua musica all’interno di alcuni film. Primi fra tutti il sodalizio con Nanni Moretti negli anni ‘80. Su di lui nel 2013 Giuseppe Pollicelli e Mario Tani hanno diretto il documentario Temporary Road.
Possiamo concludere affermando che è la capacità di suscitare stupore il nucleo attorno al quale orbita l’intera esperienza artistica di Franco Battiato, la matrice che accomuna tutti i brani della sua vastissima produzione. La sua musica è un dono, un invito a smarrirsi per poi ritrovarsi; è un’esortazione a sperimentare continue incursioni in un altrove sconosciuto, negli infiniti «mondi lontanissimi» che possono aprirsi lungo il cammino delle nostre vite.