Quella di Renato Zero è senza dubbio una delle carriere artistiche e musicali più straordinarie della musica italiana. Un artista a tutto tondo, poliedrico, teatrale, in grado di emozionare intere generazioni con la sua poesia e la sterminata quantità di indimenticabili brani che hanno caratterizzato la sua carriera. Non a caso, i suoi concerti continuano ancora oggi a registrare il tutto esaurito in brevi lassi di tempo e a richiamare gente di ogni età.
Un amore, quello per il cantautore romano, che viene trasmesso di generazione in generazione, perché in fondo non si smette mai di essere “sorcini” e un po’ “zerofolli”. Riascoltiamo, allora, quelle che sono più belle e famose canzoni di Renato Zero, da Mi Vendo a I migliori anni della nostra vita.
1. Il Cielo
Uno dei classici della discografia di Renato Zero, pubblicato esattamente 45 anni fa, nel 1977. Contenuto nell’album Zerofobia, lo stesso artista romano ha raccontato di averlo scritto a Ventotene. Chi è stato, almeno una volta nella vita, ad un concerto di Renato Zero, sa bene come il cantautore ami aggiungere una parte di testo a quello “ufficiale”, proprio per abbracciare ancora di più il suo fedelissimo pubblico. Anziché terminare con “Ma che uomo sei, se non hai il cielo?“, la versione live della canzone continua con: “Ma che uomo sei se non prendi un barattolo di vernice insieme a me e ricominciamo a dipingere questo mondo grigio, questo mondo così, così stanco, dell’amore che vuoi, dell’amicizia che rincorri da sempre! Dipingiamolo di noi, di noi zerofolli, di noi zeromatti. A noi che basta un sorriso, una stretta di mano e a me che basta dirvi…VI AMO!“.
2. Più Su
Un altro capolavoro della canzone italiana, nonché uno dei brani più amati e caratteristici di Renato Zero. Pubblicato nel 1981 all’interno del 45 giri che conteneva anche Galeotto fu il canotto e la versione del brano di cui stiamo parlando. Più su rimase nei primi dieci posti in classifica per ben 12 settimane consecutive e, ancora oggi, la sua esecuzione dal vivo rappresenta uno dei momenti più intensi degli show di Renato Zero. Un dialogo aperto con Dio, una descrizione sincera degli ultimi della società, di chi ha perso i punti di riferimento, nonché fiducia nel mondo e in se stesso. Rimane solo da impegnarsi per migliorare se stessi e valorizzare la fratellanza tra gli uomini. Tra le frasi più belle della canzone, ricordiamo “Più in alto e ancora su, fino a sfiorare Dio. E gli domando io: “Signore, perché mi trovo qui, se non conosco amore?” e “Sveleremo al nemico quel poco di lealtà, insegneremo il perdono a chi dimenticare non sa. La paura che senti è la stessa che provo io, canterai e piangerai insieme a me, fratello mio!“.
3. Amico
Rimaniamo sempre negli anni ’80, più precisamente all’inizio del decennio, quando cioè Renato Zero ha pubblicato questo brano che è diventato poi uno dei suoi più venduti e ascoltati, rimasto in top ten per ben 18 settimane consecutive. Amico è una splendida poesia in musica, dedicata al nobile sentimento dell’amicizia. “Io e te, lo stesso pensiero. Io e te, il tuo e il mio respiro” rimane una delle frasi più celebri non solo del brano in questione ma dell’intera discografia di Renato Zero.
4. Il Carrozzone
Torniamo negli anni ’70 con questo singolo scritto da Franca Evangelisti e Piero Pintucci per Gabriella Ferri che, però, lo rifiutò. Fu quindi offerto a Renato Zero, il quale ne ha fatto uno dei pilastri della sua discografia, interpretandolo al meglio, con la sua inconfondibile teatralità e rendendo giustizia ad un testo di alto spessore. La canzone, infatti, rimanda al tema della morte, della separazione, dell’affrontare un viaggio in grande compagnia a bordo di un “carrozzone”, dal quale tutti scenderemo, uno alla volta, prima o poi.
5. Spiagge
Pubblicato nel 1983 in Calore, il brano Spiagge ha dominato i juke-box nell’estate di quell’anno. Questo singolo rappresenta una dedica malinconica agli scenari balneari, quelli dove tutti hanno lasciato pezzi del proprio cuore, nel bene e nel male, attraverso amori, addii, amicizie smarrite o un meraviglioso tramonto, di fronte al quale si percepisce pienamente la potenza della natura e l’immensità sublime della vita. “Un’altra vela va, fino a che non scompare. Quanti i segreti che appartengono al mare“, canta Renato Zero in questo caso.
6. Nei giardini che nessuno sa
Una vera e propria poesia in musica. Un brano il cui ascolto non può certo lasciare indifferenti, anche perché ogni singola frase contenuta nel testo di Nei giardini che nessuno sa descrive al meglio le sensazioni che può provare, su tutti, una persona anziana, arrivata ad affrontare l’ultima fase della propria vita, con tutti i rimpianti e la solitudine che questo comporta. Più in generale, queste sensazioni accomunano ogni persona che si sente profondamente indifesa, incompresa, isolata dal resto del mondo, che non riesce più a trovare stimoli e forza per andare avanti. La canzone è stata pubblicata nel 1994, inserita nell’album L’Imperfetto e reinterpretata nel 2006 da Laura Pausini, che ha inserito la sua versione nell’album di cover Io Canto. La frase più bella del brano? Difficile sceglierne una, però indichiamo quella che apre l’inciso: “Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi, l’energia, l’allegria per strapparti ancora sorrisi. Dirti sì, sempre sì e riuscire a farti volare, dove vuoi, dove sai, senza più quel peso sul cuore“. Ma anche “Siamo noi gli inabili che pur avendo a volte non diamo. Dimentica, c’è chi dimentica distrattamente un fiore, una domenica“.
7. Spalle al muro
Renato Zero ha presentato per la prima volta questo singolo al Festival di Sanremo 1991, classificandosi al secondo posto. Inserito nell’album Prometeo, il brano scritto da Mariella Nava rappresenta un vero e proprio pugno allo stomaco per chi lo ascolta. Descrive il declino di una persona ormai in là con gli anni e la critica delle generazioni “moderne” che sminuiscono gli anziani, definendoli semplicemente “vecchi” che non hanno più niente da dare a questo mondo e alla società. A descrivere al meglio lo spirito del brano è la seguente frase: “Vecchio, diranno che sei vecchio. Con tutta quella forza che c’è in te. Vecchio, quando non è finita, hai ancora tanta vita, l’anima la grida e tu lo sai che c’è“.
8. Mi vendo
Torniamo al 1977, quando Renato Zero pubblicava questo intramontabile e celeberrimo singolo dal titolo Mi vendo, sicuramente di carattere più gioioso rispetto ai brani sopracitati. Al centro di tutto, un uomo che vende se stesso in tutto e per tutto: non solo il suo corpo ma anche la sua identità, la sua energia, presentandosi come il rimedio a tutti i mali di chi sceglierà di essere suo “cliente”.
9. Triangolo
Uno dei brani più iconici di Renato Zero, uscito solo un anno dopo Mi Vendo, nel 1978, e contenuto nell’album Zerolandia. La popolarità del singolo è sicuramente da ricollegare al ritmo, capace di coinvolgere intere generazioni (comprese le nuove), nonché alle frasi ambigue di cui il testo è saturo. La storia è quella di un uomo che va a casa di una donna, dove però trova anche un altro uomo. Inizialmente, il protagonista del brano si mostra scandalizzato dalla proposta di condividere l’esperienza del triangolo sessuale, ma alla fine cede e ammette: “Lo rifarei, perché no? Lo rifarei!“.
10. I migliori anni della nostra vita
Chiudiamo questa carrellata di canzoni con quella che è senza dubbio la più famosa ed amata di Renato Zero. Risale al 1995 ma è assolutamente senza età, capace di far emozionare gente di ogni generazione, pronta a riconoscersi nelle sensazioni raccontate all’interno del testo. In fondo, in ogni momento della nostra esistenza guardiamo con malinconia al passato e a quelli che viene spontaneo definire come i “migliori anni della nostra vita”. Curioso pensare che un brano di cotanta bellezza sia stato rifiutato da diverse artiste: la canzone fu infatti composta per Giorgia, la quale rifiutò di inciderla. Fu incisa invece da Ornella Vanoni, che però decise di non includerla nel suo LP. Alla fine arrivò a Renato Zero, che propose a Loredana Bertè di eseguirla in duetto con lei. La cantante, però, rifiutò, poiché ancora profondamente toccata dalla recente scomparsa di sua sorella, Mia Martini. Tra le frasi più belle del testo, “Penso che è stupendo restare al buio abbracciati e muti, come pugili dopo un incontro, come gli ultimi sopravvissuti. Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti, e che tutta quella tristezza in realtà, non è mai esistita“.