Tim Burton è uno di quei registi il cui stile è immediatamente riconoscibile, per i colori, l’assetto visivo gotico-punk, l’imprinting fiabesco e cupo, gli attori che hanno accompagnato la sua filmografia, da Johnny Depp a Eva Green all’ex compagna di vita Helena Bonhan Carter, al fedele e fidato compositore Danny Elfman. Nato a Burbank, sobborgo della periferia losangelina che tornerà nei suoi lavori, il 25 agosto 1958, fin da giovane si appassiona all’animazione e al disegno per poi diventare uno dei registi più influenti e di maggior successo commerciale di sempre.
In occasione del suo 63° compleanno, celebriamo il visionario regista e produttore classificando tutti i 19 film da lui finora diretti (non abbiamo considerato quelli prodotti, come 9, James e la pesca gigante o ancora il celeberrimo Nightmare Before Christmas che sarà la bonus track di questa classifica).
Tra i riconoscimenti ricevuti da Burton, ricordiamo il Leone d’oro alla carriera nel 2007, il più giovane regista della storia ad averlo conseguito, la vittoria ai Golden Globe nel 2008 per Sweeney Todd e la doppia candidatura agli Oscar per i film d’animazione La sposa cadavere nel 2005 e Frankenweenie nel 2012. In vista del Premio alla Carriera che gli sarà consegnato alla Festa del Cinema di Roma e dell’arrivo della sua prima serie live action per Netflix dedicata al personaggio di Mercoledì della Famiglia Addams, passiamo in rassegna tutti i film di Tim Burton dal peggiore al migliore.
20. Dumbo (2019)
Iniziamo da Dumbo, il suo ultimo film, adattamento live action del classico Disney del 1941. Forse il film di Burton meno apprezzato da pubblico e critica, poiché per quanto aggiunga una componente umana a una storia originariamente solo animale, ritorna ossessivamente a tematiche già ampiamente battute nei suoi lavori, come il difficile rapporto fra padri e figli, la solitudine e così via. Anche la storia in sé non ha sussulti né colpi di scena, un po’ troppo a misura di bambino dimenticandosi del pubblico adulto.
19. Alice in Wonderland (2010)
Forse il film più criticato di Burton, che in molti dicono abbia confermato l’inizio della sua debacle artistica. Si tratta di un precedente adattamento live action Disney, questa volta del classico del 1951 Alice nelle Meraviglie, dall’omonimo romanzo di Lewis Carroll, impreziosito da un grande cast ma con una storia un po’ debole, con poche svolte narrative interessanti, e che vive di momenti (epico il fossato con le teste costruito fuori le mura del castello della Regina di Cuori) che non potevano che nascere dalla mente di Burton, piuttosto che di una visione unitaria e coesa. Un film che ancora una volta si basa troppo sull’eccentricità (oramai abusata) del personaggio di Johnny Depp. La pellicola ha avuto un seguito ancor più infelice, da Burton però solo prodotto.
18. Dark Shadows (2012)
Adattamento semi-drammatico della celebre (negli Usa) soap opera anni ’60-’70 Dark Shadows, infarcito da un grande cast capitanato dai due protégé di Burton, Johnny Depp e Eva Green, nei panni del vampiro Barnabas Collins e della sua amata-odiata strega Angelique Bouchard. Un racconto secolare della famiglia Collins e delle sue vicissitudini e relazioni fra gli eredi, che voleva mostrare la visione di Burton sul tema – usato e abusato – dei vampiri al cinema e in tv, fallendo anche qui perché, pur essendoci momenti e trovate interessanti, non riesce ad essere prodotto con una ragion d’essere nella sua totalità.
17. Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie (Planet of The Apes) (2001)
Avrebbe dovuto essere anche questo un adattamento, un remake del cult del 1968 di Franklin Schaffner, ma per fermo volere di Burton non fu realizzato in quest’ottica. Forse per questo Planet of the Apes, nonostante il successo al botteghino, non fu ben visto dalla critica. In quest’operazione ibrida che racconta una storia apocalittica del controllo delle scimmie sugli uomini, l’impronta visiva burtoniana è però immediatamente riconoscibile. Ed è anche il set dove Burton conosce Helena Bonham Carter, che rimarrà insieme a lui fino al 2014.
16. Mars Attacks! (1996)
Questa volta Burton di ispira a una raccolta di figurine sci-fi (genere da lui evidentemente amato insieme al fantasy e al supernatural-magico) per parlare di una minaccia aliena sulla Terra che in realtà vuole essere una critica ironica della società e soprattutto della politica statunitensi. Nel cast di Mars Attacks! tanti grandi nomi vecchi e nuovi per il prolifico regista, da Jack Nicholson a Glenn Close, fino a una giovanissima Natalie Portman.
15. Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children) (2016)
Una delle ultime opere di Burton passata fin troppo in sordina ma che ripropone tematiche a lui care come il rapporto padri-figli (è evidente che quello col padre biologico fosse tutt’altro che semplice) e si ispira a una sorta di X-Men per ragazzi, con una casa misteriosa e nascosta ai più dove Eva Green alias Miss Peregrine fa quello che sa fare meglio: la strega “freak” con poteri soprannaturali. Una donna che proprio come il Professor X aiuta i bambini speciali a sviluppare le loro straordinarie capacità, fra cui il protagonista che si trova in un insolito viaggio insieme al padre.
14. Big Eyes (2014)
In una delle sue opere più recenti, con una coppia inedita di interpreti come Amy Adams e Christoph Waltz, Burton racconta la storia vera di Margaret e Walter Keane. Lei pittrice anni ’50-’60 che coi suoi “big eyes” del titolo nei suoi ritratti rivoluzionò l’arte statunitense, lui il coniuge che si appropriò del merito della creazione della moglie, compresa la battaglia legale successiva. Un ritratto intimo non totalmente centrato ma che si pregia di raccontare ancora una volta una storia vera, dopo quella di Ed Wood, coinvolgendo nuovamente gli stessi sceneggiatori, Scott Alexander e Larry Karaszewski. Molto interessante la scena d’apertura in un sobborgo di periferia dalle case perfette e i colori pastello che richiama l’infanzia del variopinto regista a Burbank.
13. La fabbrica di cioccolato (Charlie and The Chocolate Factory) (2005)
Ennesimo adattamento anni 2000 per Burton, accusato per questo da molti di non avere più idee totalmente nuove da proporre. Questa volta il cineasta ripesca il classico del 1971 Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato con Gene Wilder, incentrandosi più sul suo strambo proprietario, Willy Wonka, che sui bambini protagonisti, soprattutto Charlie (qui interpretato da un giovanissimo Freddie Highmore), virando tutto sull’ecletticità oramai rodata di Johnny Depp per ruoli da “freak” sopra le righe. La magia del messaggio della pellicola originaria ne risente, lasciando spazio a momenti musicali, colori super sgargianti, e un’atmosfera generale cattivella, secondo Burton da far risalire al libro di Roald Dahl a cui entrambi i film si ispirano. Una rilettura meno “pura” che forse punta ancora una volta molto (troppo?) sulle spalle della caratterizzazione esagerata di Depp.
12. Pee-wee’s Big Adventure (1985)
Primo lungometraggio di Burton, realizzato con tempi davvero serrati alla Warner Bros., e inaspettato successo al botteghino e di critica. Pee-wee prende ispirazione dal personaggio protagonista dell’omonimo show in onda negli anni ’80 che andava in giro per gli Usa in cerca della sua bicicletta. Il film ha come protagonista un efficace caratterista come Paul Reubens ed è la prima collaborazione di Burton con il membro degli Oingo Boingo Danny Elfman, che diverrà il compositore di tutti i suoi film eccetto tre casi: Ed Wood, Sweeney Todd e Miss Peregrine.
11. Frankenweenie (2012)
Questa volta Burton si tuffa nell’adattamento di un suo stesso corto del 1984 (che segnò la temporanea “rottura” del regista con la Disney). Frankenweenie è una dolcissima re-interpretazione del mito di Frankenstein, più ispirato a La moglie di Frankenstein in questo caso, in cui un ragazzino riesce a riportare in vita con un congegno elettronico il proprio cane Sparky, a cui era molto affezionato, con terribili e pericolose conseguenze. Non solo Burton riesce a replicare le inquadrature e le sequenze del corto live action in versione stop-motion, in bianco e nero, con tutta l’artigianalità che questo comporta – aspetto molto importante per una storia di “ricostruzione” – ma anche ad allargare la trama con altri bambini e altri animali domestici. Un rapporto speciale sviscerato fino all’ultima inquadratura, capace di far emozionare anche chi non è particolarmente affezionato agli animali, in parte autobiografico per il cineasta per il rapporto col proprio cane quand’era bambino.
10. Beetlejuice – Spiritello porcello (Beetlejuice) (1988)
Secondo lungometraggio di Burton, una commedia fantasy horror in cui una coppia – formata da Alec Baldwin e Geena Davis – muore ma rimane intrappolata nella propria casa, dove si trasferisce una nuova famiglia. Un film divertente, ironico, pungente e impreziosito da alcune sequenze in stop-motion. Tra gli interpreti ricordiamo una giovanissima e gotica Wynona Ryder. Sarebbe dovuto essere prodotto un sequel di recente ma il progetto è stato fermato definitivamente dopo varie vicissitudini e problemi.
9. Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street (Sweeney Todd) (2007)
In questo progetto Tim Burton si cimenta con il musical gotico, in maniera coinvolgente e sanguinolenta. Al centro infatti della storia troviamo Sweeney Todd, un barbiere che invece di un bel taglio di capelli face un taglio alla gola ai propri malcapitati clienti, finendo per essere un partner in crime perfetto con il personaggio di Helena Bonham Carter, che produce pasticci di carne… umana per palati sopraffini ignari. Un mix perfetto e inedito di musiche e atmosfere che infatti gli ha fatto vincere un Golden Globe.
8. Batman (1989)
Per il suo – primo – adattamento del Cavaliere Oscuro di Bob Kane dai fumetti DC, Burton volle fortemente – nonostante la Warner non fosse d’accordo, a torto – Michael Keaton, che si dimostrò non solo un interessante Uomo Pipistrello ma soprattutto un affascinante Bruce Wayne. Specchio della medaglia Jack Nickolson nei panni del primo Joker cinematografico, in una Gotham estremamente particolare, fumettosa e immediatamente riconoscibile per essere “sopra le righe” e burtoniana.
7. Ed Wood (1994)
L’altra biografia nella filmografia di Tim Burton è dedicata al “peggior regista di tutti i tempi”, come venne definito Edward Wood, qui interpretato da un Johnny Depp particolarmente ispirato, con Martin Landau nelle vesti di Bela Lugosi. Due premi Oscar, la scelta del bianco e nero e una pungente ironia per un film che è diventato quasi un manifesto e una guida su tutto quello che non bisognerebbe fare nel cinema, impreziosito da un cast di nomi (alcuni alle prime armi o quasi) come Patricia Arquette, Bill Murray, Sarah Jessica Parker e Vincent D’Onofrio.
6. Il mistero di Sleepy Hollow (Sleepy Hollow) (1999)
Senza dubbio la pellicola più gotica di Burton, nel senso più puro del termine, una di quelle che immediatamente ricolleghiamo a lui, se viene nominato in un discorso. Sleepy Hollow si ispira al romanzo di Washington Irving per raccontare di un minaccioso cavaliere senza testa e delle indagini di un detective, perfettamente tratteggiato da Johnny Depp, accanto a un’interprete femminile altrettanto azzeccata come Christina Ricci, per un giallo gotico ricco di sfumature, colpi di scena e significati.
5. Edward mani di forbice (Edward Scissorhands) (1990)
Johnny Depp e Wynona Rider sono i protagonisti dell’altra opera immediatamente ricollegabile a Burton, per una storia che tratta la tematica della diversità e della solitudine, carissime al cineasta, ambientandola nell’apparentemente perfetta periferia americana – Burbank messo in scena per la prima volta nella sua carriera – dove i panni sporchi si lavano in casa come diranno molti anni dopo le Desperate Housewives di Wisteria Lane. Edward mani di forbice si pregia di una messa in scena dai colori pastello che cozzano col protagonista, il “freak” dai toni scuri: proprio quest’incontro-scontro di mondi produce una storia estremamente drammatica ma ancora terribilmente attuale, che mostra la morbosa curiosità dell’umanità per il diverso, insieme alla paura, piuttosto che la comprensione e l’accettazione.
4. La sposa cadavere (Corpse Bride) (2005)
Probabilmente si tratta del capolavoro d’animazione di Burton insieme a Nightmare Before Christmas, una storia estremamente romantica anche se, in realtà, si incentra su una “coppia scoppiata” e su un triangolo amoroso impossibile. Victor e Victoria sono i futuri sposi dal nome volutamente ridondante che si ritrovano invischiati con la (già) sposa cadavere di lui. Un contrasto meraviglioso e pieno di significato fra il mondo di sopra, così grigio tetro e rigido, e il mondo di sotto, l’Aldilà colorato spensierato e canterino che ha ispirato molti anni dopo Coco della Disney coi suoi colori caldi e i tratti vivaci della stop-motion.
3. Batman – Il ritorno (Batman Returns) (1992)
Per molti un classico di Natale irrinunciabile. Per il sequel Batman – Il ritorno, girato contemporaneamente a Edward mani di forbice, il cineasta di Burbank volle il totale controllo della pellicola – dopo che la Warner insistette per commissionargliela e dopo la difficile esperienza con la prima, i tanti rimaneggiamenti di sceneggiatura e le pressioni sul casting – dando un tono più cupo alla vicenda e molto spazio al Pinguino di Danny De Vito, alla Catwoman di Michelle Pfeiffer e a Christopher Walken in un ruolo da lui creato appositamente, capo proprio di Selina Kyle. Un terzo Batman da lui inizialmente sviluppato sarà poi diretto da Joel Schumacher e Burton rimarrà solamente come produttore.
2. Nightmare Before Christmas (1993)
Quasi in vetta tra i migliori film di Tim Burton non poteva che esserci Nightmare Before Christmas, il suo primo lungometraggio d’animazione per il quale decise di utilizzare la tecnica – già sperimentata in corti come Vincent – della stop-motion e di affidare la regia all’amico Henry Selick. Lui rimase alla supervisione e produzione tanto che negli anni il film è stato titolato come Tim Burton’s Nightmare Before Christmas. Quale festività poteva scegliere l’”amante dei mostri” Tim se non Halloween? La storia è ambientata ad Halloweentown e il protagonista è il suo re, Jack Skeletron, che per conquistare Sally “che perde i pezzi” e i suoi concittadini decide di rapire Babbo Natale. Un film con un messaggio sul significato più puro del Natale, tanto da essere diventato coi posteri un classico forse inaspettato delle Feste… o forse di Halloween, non l’abbiamo ancora deciso.
1. Big Fish – Le storie di una vita incredibile (Big Fish) (2003)
Annoveriamo a Big Fish il primo posto tra i film di Tim Burton, suo capolavoro live action interpretato da Ewan McGregor e Albert Finney nella versione rispettivamente giovane e adulta di Edward Bloom, il padre cantastorie del personaggio di Billy Crudup. Quest’ultimo cerca di scoprire la verità sulla vita del genitore mentre si trova al suo capezzale per l’imminente dipartita (Burton non ha mai avuto un facile rapporto col proprio genitore). Dialoghi indimenticabili e un’attenzione alle scenografie fiabesche senza precedenti per un film coloratissimo che parla, però, di un argomento apparentemente nero come la morte. Un film che è un’ode allo storytelling a vari livelli, oltre che al complesso rapporto fra un padre e un figlio, impreziosito da un cast di stelle tra cui Jessica Lange, la stessa Bonham Carter (c’è sempre una strega nei film di Burton) e Marion Cotillard.