Regista, sceneggiatore, attore, scrittore, sopraffino ed inimitabile comedian. Questo e molto altro è Woody Allen, genio indiscusso del cinema americano che, con i suoi film dietro la macchina da presa (e davanti), ha saputo ribaltare una volta per tutte i codici della commedia sul grande schermo, infarcendola di tutte le sue magnifiche ossessioni e ispirazioni cinematografiche: l’ironia e il sarcasmo di Allen, infatti, sono direttamente proporzionali alla sua smisurata passione per i grandi maestri del passato. Del resto, tutta la sua carriera come regista e sceneggiatore è imbevuta di influssi legati al cinema di Ingmar Bergman e Federico Fellini, tra gli altri.
Si ride, si piange e si riflette tantissimo nei film di Woody Allen, tanto che il minimo comun denominatore delle sue opere è l’esistenzialismo dei suoi personaggi, sempre scissi in dilemmi più grandi di loro stessi. I film del cineasta americano sono un vero e proprio vademecum su come affrontare la vita con filosofia. In occasione dell’annuncio del suo 50° lungometraggio da regista, celebriamo il suo genio con i migliori film di Woody Allen, quelli che riteniamo siano assolutamente imprescindibili per apprezzare tutta la sua poetica, la sua verve, la sua infinita cultura personale. Un autore cinematografico che è entrato di diritto nella storia del cinema, e i seguenti, bellissimi film ne sono la testimonianza perfetta.
1. Hannah e le sue sorelle (1986)
Presentato fuori concorso al 39° Festival di Cannes, Hannah e le sue sorelle è stato, alla sua uscita nelle sale, uno dei più alti incassi al botteghino americano nella carriera da regista di Woody Allen. Talmente tanto fu il successo della pellicola che ottenne ben tre premi Oscar: alla sceneggiatura originale, e ai due interpreti di supporto Michael Caine e Dianne Wiest. Forse ad oggi meno celebrato rispetto ad altri suoi classici, Hannah e le sue sorelle è tuttavia quello che riteniamo il suo film più dolente e completo; racconta la storia di tre sorelle, ognuna alla prese con una vita frustrante e in costante ricerca di una propria felicità, un proprio equilibrio, sia professionale che amoroso. Nel cast del film, troviamo anche lo stesso Allen che veste i panni di un irresistibile e tragicomico ipocondriaco che cade in una crisi depressiva ed esistenziale. Un perfetto capolavoro di messa in scena e recitazione.
2. Manhattan (1979)
Da molti considerato il più grande capolavoro nella carriera di regista e sceneggiatore per Woody Allen, senza dubbio Manhattan si merita il nostro podio con una dignitosissima medaglia d’argento. E difatti, che lo si voglia o meno, è indubbiamente uno dei capolavori assoluti del cinema americano moderno, soprattutto per come riesce a mescolare con sapienza dramma e commedia, bianco e nero della fotografia di Gordon Willis e colori dell’anima dei suoi protagonisti. C’è chi dice che la città di New York non è mai stata ritratta sul grande schermo come nel film di Allen, e c’è chi mente: le vicissitudini sentimentali di Isaac Davis, un autore televisivo di 42 anni che si innamora prima di una diciassettenne e poi di una giornalista divorziata, racchiude tutti gli ingredienti per raccontare sul grande schermo il ruolo dell’amore nella vita dell’essere umano. Semplicemente un film irripetibile per la sua poesia e la sua spietata introspezione.
3. Io e Annie (1977)
Siamo nel 1977, due anni prima dell’uscita nelle sale di Manhattan, e Woody Allen fa definitivamente il salto di qualità con il successo strepitoso che ottiene il suo Io e Annie. Nonostante nella sua carriera non si sia mai presentato a ritirare alcun Oscar, per questo straordinario lungometraggio ne ha vinti ben 4: miglior film, regia, sceneggiatura originale e attrice protagonista per la luminosa Diane Keaton. Molti considerano Io e Annie il suo film manifesto, quello più compiuto; noi celebriamo tutta la sua brillantezza posizionandolo al terzo posto di questa lista. Del resto, la storia d’amore tra Alvy Singer e Annie Hall ha colpito nel profondo un po’ tutti quanti; la maestria con cui Allen racconta il nascere e il deteriorarsi di un grande rapporto sentimentale è da manuale, e la scrittura perfetta con cui narra le tappe della storia d’amore dei due protagonisti con finale dolceamaro ne è la testimonianza perfetta.
4. Midnight in Paris (2011)
Arriviamo al 2011 e celebriamo uno dei titoli della “terza età” di Allen più belli e rappresentativi. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes di quell’anno, ebbe un successo inaspettato nelle sale di tutto il mondo. Un trionfo di critica ma soprattutto di pubblico che fruttò al cineasta il suo quarto Oscar (dei quattro totali), il terzo in veste di sceneggiatore. Midnight in Paris racconta del viaggio nella capitale francese di Gil (Owen Wilson), sceneggiatore di Hollywood disilluso che orami vive di nostalgia e del ricordo dei bei tempi passati. Quando una sera di mezzanotte accetta il passaggio di una misteriosa Peugeot d’epoca, si trova catapultato nel suo periodo storico preferito, gli anni ’20. Midnight in Paris è un piccolo gioiello dal cuore nostalgico e vintage che, alla sua uscita, ha saputo convincere veramente tutti quanti.
5. Amore e guerra (1975)
Siamo nel 1975 e ci troviamo di fronte ad uno dei più esilaranti e geniali lungometraggi mai realizzati dal regista e sceneggiatore premio Oscar. A metà degli anni ’70, Woody Allen firma una farsesca parodia in costume chiaramente ispirata a Guerra e Pace di Lev Tolstoj e agli scritti filosofici ed intensi di Dostoevskij, anche se non manca una spruzzata di esistenzialismo che sembra uscito da un film di Ingmar Bergman. Le disavventure del russo Boris Grushenko nella Russia del XIX secolo tra amori sempre disattesi e intense discussioni filosofiche con la donna che da sempre ama ma che non potrà mai avere (anche qui, Diane Keaton), sono un mix perfetto di tutte le ossessioni e le passioni di Woody Allen, in mirabile equilibrio tra ironia sgangherata e riflessioni esistenziali sull’amore…e sulla morte.
6. Interiors (1978)
Nel 1978, il geniale Woody firma uno dei suoi primissimi film puramente drammatici e realizza uno dei più sentiti ed espliciti omaggio al cinema di Ingmar Bergman nella storia della settima arte. In Interiors, Allen non si presta come attore davanti la macchina da presa ma, in veste di regista e sceneggiatore, lascia parlare i volti e le vicende delle tre sorelle protagoniste di questo intenso dramma famigliare. In Interiors, gli equilibri di una famiglia si sgretolano quando la madre delle tre, depressa e disillusa dopo essere stata abbandonata dal marito per un’altra donna, tenta il suicido senza, però, riuscirci. Quando la donna di mezza età viene ospitata a casa di una delle sue tre figlie, l’ex-marito si presenta di nuovo in famiglia con la sua nuova fiamma. Straordinaria l’interpretazione di Geraldine Page nei panni della madre delle tre donne, giustamente candidata all’Oscar per il fragile ruolo.
7. La rosa purpurea del Cairo (1985)
Altro gioiellino intramontabile del geniale Woody Allen che, a metà degli anni ’80, firma un capolavoro di tenerezza e fantasia che ancora oggi fa scuola tra i giovanissimi e volenterosi cineasti. In La rosa purpurea del Cairo, Allen mette in scena il ritratto di un matrimonio in frantumi: la fragile e sensibile Cecilia non ne può più del marito, burbero e volgarotto, tanto che, per evadere da una vita deludente, si reca ogni giorno al cinema a vedere il suo film preferito “La rosa purpurea del Cairo”; tanto assiduamente che il suo personaggio preferito, Tom Baxter, esce letteralmente dal grande schermo e si innamora perdutamente di lei. Nel cast del delicatissimo film troviamo Mia Farrow, Jeff Daniels e Danny Aiello.
8. Radio Days (1987)
Rimaniamo negli anni ’80 e celebriamo la brillantezza e il grandissimo senso di tenerezza e nostalgia che emana Radio Days, uno dei film forse meno festeggiati del grande regista e sceneggiatore americano. In questo bellissimo lungometraggio del 1987, ancora una volta Allen fa un passo indietro e decide di non apparire come interprete, ma lascia invece che la sua stessa voce narri la sua infanzia e adolescenza; a vestire i panni del “giovane Allen” è Seth Green in uno dei suoi primissimi ruoli cinematografici. Più di ogni altra cosa, Radio Days è uno sguardo melanconico alla famiglia di Allen durante la sua giovinezza, un’ode all’era della radio, quando ancora dentro le case degli americani non era arrivato il televisore. Una vera e propria epoca d’oro, quella che, secondo il regista, non tornerà mai più. Personale omaggio del cineasta all’Amarcord di Federico Fellini.
9. Match Point (2005)
Facciamo un grandissimo balzo temporale ed arriviamo al 2005, anno in cui Allen riceve un inaspettato successo di pubblico con il suo Match Point, dopo anni di parziali insuccessi di critica e al botteghino internazionale. Con questo straordinario dramma sentimentale ispirato ad alcune tematiche care alla letteratura di Dostoevskij, come il denaro, la fortuna, la lussuria, il caso e il delitto, il film ha avuto il privilegio di imprimere nella mente dell’immaginario pop post-Duemila la storia d’amore (con finale tragico) tra il personaggio interpretato da Jonathan Rhys-Meyers e Scarlett Johansson, che da quel momento inizia ad imporsi sempre più come superstar e sex symbol.
10. Pallottole su Broadway (1994)
Con Pallottole su Broadway ci troviamo nuovamente di fronte a un titolo poco celebrato dell’immensa carriera di Woody Allen, nonostante, nel 1994, anno della sua uscita, ricevette ben 7 candidature all’Oscar, vincendo quello per la miglior attrice non protagonista, assegnato alla brillante Dianne Wiest. Caustica ed irriverente farsa sul mondo del teatro, Pallottole su Broadway racconta delle disavventure del giovane regista teatrale David Shayne (John Cusack) che cerca di mettere in piedi un suo libretto teatrale, anche se un boss della mafia che finanzia il progetto lo costringe ad inserire nel cast la sua amante, una ballerina e soubrette di pochissimo talento; per fortuna, Shayne troverà appoggio nella lunatica e nevrotica Helen Sinclair, un’attrice di Broadway in decadenza che cerca a tutti i costi di tornare alla ribalta. Un mix sapiente di humor ed ironia che vale da solo il tempo della visione, memorabile anche soltanto per la straordinaria prova d’attrice della Wiest nei panni della vecchia attrice teatrale.
11. Blue Jasmine (2013)
Quando Woody Allen decide di scrivere un nuovo film per Cate Blanchett, non può che uscirne un piccolo, grande gioiello della sua “tarda” carriera. L’attrice australiana, che per il suo ruolo in Blue Jasmine ha vinto l’Oscar come attrice protagonista nel 2014, veste i panni di Jeanette French, una donna altolocata che da New York si trasferisce nella modesta casa della sorella a San Francisco dopo che suo marito l’ha lasciata sul lastrico e abbandonata per una donna più giovane. Una graffiante rilettura di Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, con una incredibile performance femminile. Decisamente uno dei migliori film con Cate Blanchett.
12. Basta che funzioni (2009)
Quattro anni prima del debutto nelle sale di Blue Jasmine, Woody Allen firma un altro dei suoi gioielli meno noti della fase tardiva della sua carriera. Nonostante nel tempo abbia goduto di un crescente sostegno da parte della comunità cinefila, Basta che funzioni merita un posto in questa lista perché rappresenta lo smagliante ritorno del regista e sceneggiatore alla sua amata New York dopo tre lungometraggi ambientati precedentemente a Londra (il sopracitato Match Point, Scoop e Sogni e delitti) ed uno a Barcellona (Vicky Cristina Barcelona). Nel cast troviamo Patricia Clarkson, Evan Rachel Wood ed Henry Cavill al fianco di Larry David, nei panni del misantropo Boris Yellnikoff, un ex fisico di fama mondiale che prima tenta il suicidio, poi decide di vivere da solo allontanandosi da tutto e tutti; l’incontro con la giovanissima Melodie, però, lo rifarà ricredere sull’amore e sugli esseri umani. Un lungometraggio delizioso e sarcastico che merita di essere annoverato tra i migliori titoli di Allen.
13. Harry a pezzi (1997)
Siamo nel 1997 e la Mostra del Cinema di Venezia di quell’anno apre le kermesse con il delizioso Harry a pezzi, commedia irresistibile scritta e diretta dal geniale Woody Allen e interpretata, oltre che da lui, da un super cast tra cui spiccano Billy Crystal, Robin Williams, Stanley Tucci, Demi Moore e Judy Davis. In un arco narrativo che sembra ricordare l’incipit de Il posto delle fragole di Ingmar Bergman, Harry a pezzi racconta dello scrittore Harry Block che, nel viaggio verso l’università dove sta per ricevere un prestigioso premio alla carriera, fa incontri intervallati da divertenti flashback con protagonisti i personaggi nati dalla sua penna. Un piccolo gioiello di comicità ed introspezione assolutamente da non perdere.
14. Crimini e misfatti (1989)
Prima di Match Point e dell’influenza letteraria riconducibile ai temi affrontati da Dostoevskij, Woody Allen aveva firmato nel 1989 una delle sue tragicommedie più acclamate. In Crimini e misfatti, il cineasta di New York racconta le storie parallele di Judah e Cliff; il primo è un oculista di successo stanco dei sotterfugi della sua amante e delle sue minacce, il secondo un documentarista dalla vita matrimoniale deludente che trova nella giovane assistente al montaggio una nuova possibilità di vita e di amore. In mezzo, ci sarà un omicidio. Il film è stato candidato a 3 premi Oscar, tra cui quello al miglior attore non protagonista per lo splendido Martin Landau.
15. Zelig (1983)
Nel 1983 esce uno dei film più trasformisti nella storia di Woody Allen regista, sceneggiatore ed attore. Zelig, parodia intelligentissima e sopraffina del genere documentario, è un capolavoro di fotografia in bianco e nero, in cui la regia ricrea alla perfezione vecchi cinegiornali degli anni ’20 e ’30, raccontando le vicissitudini assurde di Leonard Zelig, caso psicopatologico unico nel suo genere. Affetto da un rarissimo disturbo di questa natura, Leonard ha il “potere” camaleontico di assorbire usi e atteggiamenti delle persone diverse che lo circondano in differenti contesti. Un film che ha fatto scuola per lo straordinario trasformismo e la genialità di Woody Allen, che con questo film ha consegnato all’immaginario collettivo uno dei suoi personaggi più celebri ed istrionici.
16. Stardust Memories (1980)
Tra i più grandi amori di Allen c’è senza dubbio il cinema di Federico Fellini. Ne avevamo già parlato per quanto riguarda Radio Days del 1987, ma in realtà il geniale cineasta di New York aveva già omaggiato il maestro italiano nel 1980, con lo splendido e forse poco ricordato Stardust Memories. Anche qui, avvolto in un elegantissimo ed evocativo bianco e nero, il film racconta le vicissitudini private e professionali di Sandy Bates, regista in crisi privata e pubblica, nota biografica chiaramente ispirata all’8 e mezzo del regista romagnolo. Nel cast, assistiamo anche al cameo di una giovanissima Sharon Stone, protagonista della sequenza onirica che dà inizio al film.
17. Broadway Danny Rose (1984)
Ultimo nella nostra lista, ma non certo per bellezza e importanza, Broadway Danny Rose, è tra i gioielli “nascosti” più preziosi del cinema di Allen. Uscito nelle sale di tutto il mondo nel 1984, racconta di un ex-comico poi agente di spettacolo che non riesce a risalire la china del successo e viene continuamente abbandonato dai suoi pochi clienti; l’incontro con la moglie del crooner italo-americano Lou Canova cambierà, però, la sua traiettoria di vita in maniera inaspettata. Anche in questo caso, la straordinaria fotografia in bianco e nero di Gordon Willis (che aveva firmato Manhattan, tra gli altri) conferma quanto la fase anni ’80 di Woody Allen sia stata particolarmente prolifica e sperimentale per il grande geniaccio di New York, che sta per compiere la veneranda età di 87 anni.