L’edizione 2022 del Festival di Cannes è stata una kermesse all’insegna della celebrazione del cinema. Non solo per la ricorrenza del settantacinquesimo anniversario del festival stesso, ma anche per la possibilità di organizzare un evento quasi normale, con le sale piene e la mascherina non più obbligatoria ma solo caldamente consigliata.
Un’edizione ricca di sorprese ed emozioni, che vogliamo ricordare in questa sede con la nostra personale Top 10 dei migliori film del Festival di Cannes 2022, attraverso tutte le sezioni (esclusi i restauri di Cannes Classics).
1. EO di Jerzy Skolimowski (Concorso)
Dopo aver frequentato negli ultimi anni soprattutto la Mostra di Venezia, il grande regista polacco è tornato sulla Croisette (l’ultima volta al festival, in generale, risaliva al 2008, l’ultima in concorso al 1989) con un film radicale e poetico. EO è la storia di un asino, delle sue peripezie tra la Polonia e l’Italia, delle sue interazioni con un mondo che sa essere tenero e crudele. Potentissimo nella sua semplicità, spoglio di dialoghi ma stracolmo di emozioni, una visione che non si dimentica facilmente. Da applauso anche il discorso di ringraziamento di Skolimowski che, accettando il Premio della Giuria, ha menzionato per nome tutti gli asini che hanno interpretato l’adorabile EO sullo schermo.
2. Esterno Notte di Marco Bellocchio (Cannes Premiere)
Quasi vent’anni fa, Marco Bellocchio analizzava il caso del sequestro di Aldo Moro con Buongiorno, notte, entrando nella mente dei brigatisti che lo tenevano prigioniero. Oggi, con Esterno Notte (tecnicamente una miniserie televisiva, in realtà un lungo film che gioca con i punti di vista), torna sull’accaduto ma con un approccio diverso: Moro (Fabrizio Gifuni) è per lo più una figura minore e, a farla da padrone, è il mondo esterno, con le reazioni degli amici politici, della famiglia, della Chiesa. Uno sguardo lucido, spietato e ambizioso su quella che è ancora una ferita aperta per l’Italia. Attualmente in sala, in due parti.
3. Top Gun: Maverick di Joseph Kosinski (Fuori Concorso)
C’era veramente bisogno di un secondo capitolo delle avventure del pilota Pete “Maverick” Mitchell? Sì, come dimostra Top Gun: Maverick, un sequel che celebra l’originale e lo rimette in discussione allo stesso tempo. L’aviatore interpretato da Tom Cruise è rimasto uguale, ma il mondo intorno a lui è cambiato, una nozione che si applica al film stesso, esempio di grande spettacolo fatto alla vecchia maniera che lotta per la propria sopravvivenza in un mercato audiovisivo dominato dalla CGI. Il blockbuster più puro, sincero e riuscito della prima metà del 2022.
4. Moonage Daydream di Brett Morgen (Fuori Concorso)
Presentando il programma dell’edizione 2022, il direttore del festival Thierry Frémaux ha svelato che David Bowie si era detto interessato a partecipare alla giuria, salvo poi tirarsi indietro quando divenne chiaro che le sue condizioni di salute non lo avrebbero reso possibile. A sei anni dalla sua scomparsa, il grande cantante inglese rivive sugli schermi grazie a Moonage Daydream, un viaggio audiovisivo che ripercorre la carriera del divo con l’impostazione del flusso di coscienza e della libera associazione di idee e immagini. Un’esperienza immersiva come poche, per fan sfegatati e neofiti in egual misura.
5. Decision to Leave di Park Chan-wook (Concorso)
Tornato al cinema dopo sei anni di pausa (e una miniserie per il piccolo schermo), con Decision to Leave il grande regista coreano riflette nuovamente sulle convenzioni del genere e sui rapporti umani, raccontando la strana relazione che si crea fra un poliziotto e una donna che lui sospetta di aver ucciso il marito. Elegante, torbido, intelligente, preciso: un thriller che gioca con le aspettative e con il linguaggio (sarà interessante sentire come i doppiaggi internazionali renderanno la caratterizzazione della protagonista femminile, immigrata cinese che non parla benissimo il coreano). La conferma del talento di un grande cineasta.
6. Elvis di Baz Luhrmann (Fuori Concorso)
Terza volta a Cannes per l’australiano Baz Luhrmann, questa volta alle prese con una figura larger than life quale Elvis Presley. Un soggetto che è perfettamente compatibile con lo stile sfarzoso e colorato di Luhrmann, qui all’ennesima potenza per praticamente l’intera durata di Elvis, sia per i numeri musicali che per i momenti in apparenza “normali”. Semplicemente sublime, il giovane Austin Butler nei panni di Presley, al fianco di un istrionico e divertito Tom Hanks nel ruolo del Colonnello Parker, infido manager della star. Al cinema dal 22 giugno.
7. Triangle of Sadness di Ruben Östlund (Concorso)
Seconda volta in concorso, e seconda Palma d’Oro per l’irriverente regista svedese, che con Triangle of Sadness firma una delle sue opere più divertenti. Una satira feroce e volutamente caotica, divisa in tre parti come da titolo, che se la prende con tutto e tutti, mettendo alla berlina il mondo dei ricchi e ciò che loro sono soliti aspettarsi dagli altri. Sconsigliato ai deboli di stomaco, a causa di una scena già cult dove quasi tutti i personaggi rigurgitano la cena in pubblico.
8. Le Petit Nicolas di Benjamin Massoubre e Amandine Fredon (Fuori Concorso)
Dopo alcuni film live-action, questa volta per Le Petit Nicolas si è scelto il medium dell’animazione, con due livelli narrativi: i brevi racconti dedicati al bambino sono infatti parte di un gioco intertestuale dove lui interagisce con i suoi due creatori, René Goscinny e Jean-Jacques Sempé. Delizioso omaggio ai due creatori e all’arte del disegno, che diventa parte integrante del racconto cinematografico.
9. Un beau matin di Mia Hansen-Løve (Quinzaine des Réalisateurs)
Dopo aver visitato l’isola di Ingmar Bergman, la regista francese torna a casa con Un beau matin, un dramma intimista che esplora la questione dei rapporti amorosi e delle questioni di famiglia: lei (Léa Seydoux) è alle prese con il benessere del padre, non più in grado di vivere da solo a causa di un problema neurologico, mentre lui (Melvil Poupaud) è ancora sposato e non se la sente di mandare all’aria il matrimonio pur non amando più veramente la moglie. Un piccolo grande affresco umano, sullo sfondo di una Parigi che cambia quasi impercettibilmente con il passare delle stagioni.
10. Godland di Hlynur Palmason (Un Certain Regard)
Precedentemente selezionato alla Semaine de la Critique, il cineasta islandese è stato promosso alla Selezione Ufficiale, e più precisamente la sezione competitiva Un Certain Regard, con l’opera terza Godland. Un film che trae ispirazione da vere foto ritrovate in Islanda, e che nella rielaborazione finzionale diventano scatti nati dalla curiosità di un prete danese mandato in loco per costruire una chiesa. Un ritratto lucido, spiazzante e a tratti molto divertente del rapporto non facile tra i due paesi, che per l’occasione collaborano a livello produttivo, ragion per cui il titolo originale è in entrambe le lingue, una dopo l’altra, nei credits iniziali e finali.