Dopo due edizioni ibride e relativamente sottotono, il Toronto International Film Festival è tornato in grande stile con la sua 47ma edizione, tenutasi dall’8 al 18 settembre 2022. Un’edizione che ha proposto al pubblico locale e internazionale circa 200 lungometraggi tra esclusive e recuperi di titoli già visti a festival come Berlino, Cannes e Venezia.
Andando a rovistare tra le prime mondiali (o quasi; abbiamo escluso i film già presentati in Europa), ecco la nostra ecco i 10 migliori film del Toronto Festival 2022, quelli che vi consigliamo assolutamente di vedere quando arriveranno in sala e in streaming.
1. The Fabelmans (Special Presentations)
Premio del pubblico praticamente annunciato nel momento in cui si è saputo della sua partecipazione al festival, e così è stato per The Fabelmans. Merito non solo della firma di Steven Spielberg, per la prima volta a Toronto, ma anche della carica emotiva associata a un film che parla dell’amore per il cinema, per la sala, per la componente spettacolare condivisa con gli altri spettatori. L’opera più matura del regista americano, che rielabora la propria infanzia per spiegare il suo rapporto viscerale e inscalfibile con la settima arte.
2. Women Talking (Special Presentations)
Attrice canadese molto apprezzata, Sarah Polley è anche una cineasta raffinata, e a Toronto ha portato, dopo la prima mondiale a Telluride qualche giorno prima, la sua opera quarta, Women Talking. Secondo classificato tra i voti del pubblico, è un film potente sulla solidarietà femminile, adattamento di un romanzo che si basa su eventi reali, con un gruppo di donne in conversazione circa le violenze sessuali subìte all’interno della comunità religiosa di cui fanno parte. Cast corale strepitoso, che include Frances McDormand, Rooney Mary e Claire Foy.
3. The People’s Joker (Midnight Madness)
Autentico caso del festival, The People’s Joker è stato proiettato una volta sola, a causa di una disputa in corso tra la regista Vera Drew e la Warner Bros. circa la legalità del progetto. Il film, infatti, è una parodia dell’universo di Batman in ottica LGBTQ+, cosa che non è andata giù alla major anche se, in quanto parodia, per la legge americana il lungometraggio non viola alcun diritto d’autore. La regista ha già assicurato che il film sarà nuovamente disponibile in un futuro prossimo, permettendo al pubblico di apprezzare la sincera e folle rilettura di un mondo cinematograficamente onnipresente. Tocco di classe: la dedica iniziale al compianto Joel Schumacher.
4. Sisu (Midnight Madness)
“È una parola che non si può tradurre. Ho fatto il film per cercare di spiegarvi il significato.” Così il regista finlandese Jalmari Helander ha introdotto il suo terzo lungometraggio Sisu, il cui titolo rimanda a un concetto locale che mescola coraggio e determinazione. Due ingredienti che abbondano quando un finlandese solitario si imbatte in una truppa nazista che sta cercando di scappare in Norvegia nel 1944, e decide che non li lascerà passare. Un magnifico esercizio di humour nero con scene d’azione impeccabili, e una memorabile performance senza parole dell’attore Jorma Tommila.
5. Project Wolf Hunting (Midnight Madness)
Dalla Corea con furore: Project Wolf Hunting è uno di quei progetti deliziosamente folli con cui i paesi asiatici sanno sorprendere e intrattenere il pubblico. In questo caso, una premessa molto semplice – il rimpatrio via mare di alcuni pericolosi criminali coreani che erano fuggiti nelle Filippine sperando di evitare l’estradizione – è solo una scusa per mettere in scena un’inarrestabile sequela di trovate cruente al crocevia fra azione, fantascienza e horror. Coerente nel suo voler essere brillantemente eccessivo.
6. Glass Onion (Special Presentations)
Come si fa a battere Cena con delitto – Knives Out? Semplice, non si cerca di farlo. Al netto dei mezzi economici forniti da Netflix, Rian Johnson lavora di sottrazione con Glass Onion, con un mistero meno intrigante rispetto al primo film ma a suo modo altrettanto ricco di spunti sulla struttura del giallo. A conti fatti è soprattutto una gustosa scusa per andare in vacanza in Grecia a girare con un cast sopraffino, a partire dal ritorno di Daniel Craig nei panni del detective Benoit Blanc.
7. My Sailor, My Love (Contemporary World Cinema)
Ancora Finlandia, nella persona del regista Klaus Härö, ma in questo caso, con My Sailor, My Love, siamo in trasferta irlandese. Un vecchio capitano in pensione, vedovo e scorbutico, scopre di poter forse essere nuovamente felice quando fa la conoscenza della coetanea Annie, ingaggiata dalla figlia di lui come domestica. Tenero e straziante al punto giusto, con un grandissimo James Cosmo per l’occasione promosso a protagonista e dotato di un lato vulnerabile che solitamente non mostra al cinema.
8. Stories Not To Be Told (Special Presentations)
Ci si diverte sempre con il cineasta spagnolo Cesc Gay, e questo film non fa eccezione: Stories Not To Be Told è una frizzante antologia di episodi che ruotano attorno al tenersi le cose per sé, con situazioni che vanno dal delirante al tragicomico. Particolarmente micidiali il primo e l’ultimo segmento, dove i tempi comici di attori umani e non sono al massimo della potenza.
9. A Gaza Weekend (Discovery)
Vincitore del premio FIPRESCI (disclaimer: chi scrive era uno dei giurati), A Gaza Weekend è il primo lungometraggio di Basil Khalil, una commedia pandemica che lui ha immaginato prima del 2020 e che debutta sullo schermo con tempismo ineccepibile. Un divertissement molto britannico, con un giornalista inglese (Stephen Mangan) che si ritrova coinvolto in una crisi che mette alla berlina con intelligenza il conflitto israelo-palestinese e lo statuto delicato di Gaza.
10. Walk Up (Special Presentations)
Solitamente presenza fissa a Berlino e/o Cannes (a seconda di quanti film ha già pronti in quel determinato momento), il prolifico regista coreano Hong Sang-soo ha scelto Toronto per il debutto della sua nuova opera Non manca la sensazione di déjà vu, dato che la pellicola rientra nel filone autoriflessivo sulla figura dell’artista, ma questa volta non c’è la musa Kim Minhee nel cast, e c’è una freschezza dettata dalla premessa, dove i piani di un edificio si fanno metafora della struttura del film stesso. Forse il più interessante dei titoli che il cineasta ha sfornato negli ultimi cinque anni.