Venezia 78 scopre le sue carte. Dopo l’edizione dello scorso anno all’insegna di una “ripartenza” tanto agognata quanto disattesa dalla recrudescenza della pandemia, la 78esima Mostra d’Arte Internazionale Cinematografica si prepara a ripartire ancora una volta in presenza “senza indugi, ma con cautela”, come dichiara il direttore Alberto Barbera, che durante la presentazione del programma snocciola titoli davvero promettenti, almeno sulla carta.
A fare compagnia alla brigata circense di Mainetti c’è America Latina dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, che “con responsabilità e umiltà” si preparano a sbarcare in Laguna e a rimettersi “allo sguardo degli spettatori”. Massimo riserbo ancora sui dettagli di questo secondo film dei registi di Favolacce, che lasciano trapelare poco o nulla; dovremo accontentarci per il momento di qualche immagine che restituisce un Elio Germano protagonista assoluto e delle loro parole, che definiscono America Latina “una storia d’amore, e come tutte le storie d’amore quindi un thriller”. Il pubblico salvo cambiamenti potrà vederlo in sala da novembre.
Al Lido è ormai un habitué, presenza quasi fissa tra il 2010 con Noi credevamo e il 2019 con Il sindaco del rione Sanità. Mario Martone non fa eccezione neanche quest’anno, tornando a Venezia con un film su Eduardo Scarpetta, Qui rido io. La storia che il regista sceglie di raccontare si concentra su un momento particolare della vita del grande artista, quello in cui al culmine del successo decise di realizzare la parodia de La figlia di Iorio, tragedia di Gabriele D’Annunzio. Un azzardo, che Scarpetta (a cui dà il volto Toni Servillo) pagò la sera stessa del debutto con il teatro in rivolta: la commedia fu infatti interrotta tra urla, fischi e improperi di quanti gridarono allo scandalo. Scarpetta fu denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio, dando il via così alla prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo furono logoranti, la sua carriera di commediografo sembrò andare in frantumi, salvo con un numero da grande attore riuscire a vincere anche quella partita. Una curiosità: sarà il giovane erede della famiglia Scarpetta, Eduardo Scarpetta (che abbiamo imparato a conoscere ne L’amica geniale e nel recente Carosello Carosone), a interpretare il bisnonno Vincenzo.
Il buco di Michelangelo Frammartino è “un diamante puro”, dice Barbera, in concorso c’è spazio anche per un outsider come lui, che torna al cinema undici anni dopo Le quattro volte. Il film racconta la missione durante la quale un gruppo di speleologi nell’agosto del ’61 scoprì sull’altopiano calabrese del Pollino una delle grotte più profonde del mondo, l’Abisso del Bifurto.
Foto di Gianni Fiorito
Sarà forse il film più personale e intimo del regista de La grande bellezza che torna al Lido venti anni dopo il suo esordio, L’uomo in più. È stata la mano di Dio (in concorso) riporta Paolo Sorrentino a girare nel capoluogo partenopeo, sua città natale, per raccontare la storia di un ragazzo, Fabietto, nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta, sullo sfondo la leggenda del calcio Diego Maradona e una tragedia inattesa. Il film, che vedremo su Netflix e in alcune sale selezionate, non fa mistero dei risvolti autobiografici, narra infatti la sua vita, come ha rivelato lui stesso su Instagram in un post: “Da ragazzi, il futuro ci sembra buio. Barcollanti tra gioie e dolori, ci sentiamo inadeguati. E invece il futuro è là dietro. Bisogna aspettare e cercare. Poi arriva. E sa essere bellissimo. Di questo parla E’ stata la mano di Dio. Senza trucchi, questa è la mia storia e, probabilmente, anche la vostra”. Toni Servilo interpreta il padre, Teresa Saponangelo la madre, il giovane Filippo Scotti è Fabietto.
A sorpresa fuori gara spunta l’inglese Edgar Wright con Ultima notte a Soho, “inattesa rivisitazione del lato oscuro della Swinging London degli anni ‘60”.
La protagonista è Eloise (Thomasin McKenzie), una ragazza appassionata di moda anni ‘60 e fan di una cantante simbolo dell’epoca, Sandy (Anya Taylor-Joy). Misteriosamente scopre il modo di viaggiare nel tempo e ritrovarsi nella Swinging London. Ma Londra negli anni 60′ non è sempre come appare…
L’universo femminile è inoltre alla base dell’esordio alla regia di Maggie Gyllenhaal, che alla Mostra porta The Lost Daughter, basato sul romanzo di Elena Ferrante, La figlia oscura, con Olivia Colman, Dakota Johnson e Peter Sarsgaard. La storia è quella Leda (Olivia Colman) che durante una vacanza al mare da sola, rimane incuriosita e affascinata da una giovane madre e dalla sua bambina. Turbata dal loro rapporto Leda si ritrova a essere sopraffatta dai suoi stessi ricordi, dal terrore e dalla confusione provati nelle prime fasi della maternità. Un gesto impulsivo sconvolge Leda e la proietta nel sinistro mondo della sua mente.
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