Il cinema è da sempre una delle arti che più riesce a far nascere emozioni sincere nei suoi spettatori; sarà il fatto di immergersi in una sala buia assieme ad altre decine di persone, sarà il coinvolgente mix di immagini e suoni, ma si può certamente dire che il cinema sappia regalare al pubblico uno spettacolo immersivo a 360 gradi.
E allora, come non celebrare la magia insostituibile del cinema con questa lista di 15 migliori film girati in prima persona, quei lungometraggi che sono stati realizzati dal regista con un punto di vista assolutamente inedito ed efficace, ovvero quello del protagonista o di uno dei personaggi.
1. Arca Russa (2002)
Il primo posto di questa lisa è occupato da uno degli indiscussi capolavori della settima arte del Nuovo Millennio. Presentato alla 55° edizione del Festival di Cannes, Arca russa è uno dei film più rappresentativi della carriera dietro la macchina da presa di Aleksandr Sokurov. La peculiarità di questo seminale lungometraggio? In pratica è stato girato a più riprese nella sola notte del 23 dicembre 2001, all’interno delle stanze del Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo.
Nel film, un viaggiatore del tempo senza volto (ma di cui sentiamo la voce) viene accompagnato nelle stanze del Palazzo d’Inverno della città russa da un marchese dell’Ottocento, l’unico personaggio che sembra accorgersi della presenza del viaggiatore stesso. Attraverso gli occhi del protagonista spaesato, ripercorriamo la storia della Russia da Pietro il Grande a Caterina II, fino alla caduta degli Zar e la Rivoluzione di Lenin. Una lezione di storia che sul grande schermo diventa cinema immersivo purissimo. Inoltre, il film di Sokurov è stato interamente realizzato in un unico, impressionante piano sequenza, senza stacchi di montaggio.
2. Enter The Void (2009)
Il regista francese Gaspar Noé è diventato, nel tempo, celebre in tutto il mondo per i suoi lungometraggi narrativamente audaci e per le tematiche e il linguaggio crudi, violenti e fortemente provocatori. Di certo, il suo acclamato Enter The Void, non è da meno. Nonostante non tutta la pellicola sia girata dal punto di vista del suo protagonista, per buona parte della sua durata è una vera e propria esperienza extra-corporea per il personaggio principale e per lo spettatore stesso.
Enter The Void racconta di un giovane spacciatore americano che sbarca a Tokyo con la speranza di ampliare il proprio mercato nero. Quando però si trova accerchiato dalla polizia all’interno di un locale notturno, il protagonista si chiuderà nella toilette assieme alla sua droga, verrà ferito a morte da uno dei poliziotti e da lì comincerà un viaggio extra-sensoriale fuori dal suo corpo. Un melodramma psichedelico completamente folle e fuori da ogni catalogazione cinematografica che si merita a pieno diritto di entrare in questa lista.
3. Una donna nel lago (1947)
Lo sapevate che Una donna nel lago di Robert Montgomery, qui al suo esordio anche come attore principale, è stato il primo film ampiamente riconosciuto come girato interamente in soggettiva? Tratto dal romanzo La signora nel lago di Raymond Chandler, il film del 1947 di Montgomery è una delle più riuscite incarnazioni cinematografiche del famoso detective noir Philip Marlowe, qui alle prese con la scomparsa misteriosa di una donna, moglie di un famoso editore e amante di un playboy molto conosciuto.
La caratteristica che rende pietra miliare questa pellicola è che è stata girata interamente in soggettiva, dal punto di vista del suo detective protagonista; il Philip Marlowe interpretato da Robert Montgomery si vede in volto soltanto all’inizio, a metà e a fine film, mentre il resto dei personaggi, dovendo sempre interagire con le sue indagini, guardano costantemente in macchina, come se volessero bucare lo schermo e fissare dritto negli occhi lo spettatore. Primo, riuscito esempio di cinema immersivo.
4. The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair (1999)
Nel 1999 il mondo veniva sconvolto dall’uscita nelle sale dell’horror low-budget The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair; realizzato con un budget irrisorio dalla coppia di giovani cineasti esordienti Daniel Myrick e Eduardo Sanchez, Il mistero della strega di Blair ha fatto furore ai botteghini cinematografici di tutto il mondo, incassando quasi 300 milioni di dollari solo in Usa a fronte di costi di produzione bassissimi. Tra finto documentario ed horror, The Blair Witch Project ha riportato in auge il filone del cinema found footage a livelli di grande rendita finanziaria.
Nel film del 1999 di Myrick e Sanchez, un gruppo formato da tre ragazzi si avventura nei boschi vicino alla cittadina di Burkittsville, nel Maryland, per fare delle ricerche per un documentario scolastico sulla leggenda della strega di Blair. Ovviamente, quando inizieranno ad addentrarsi nella foresta, le cose si complicheranno. Il film è interamente realizzato come fosse un montaggio in ordine cronologico di registrazioni e nastri appartenenti alla videocamera di uno dei tre ragazzi. Farà scuola.
5. Cloverfield (2008)
Come dicevamo sopra, Il mistero della strega di Blair fece così tanto scuola nel genere horror e fantascientifico che nel 2008 arrivò nelle sale un altro piccolo gioiello del cosiddetto cinema found footage. Stiamo parlando del film di culto Cloverfield, diretto da Matt Reeves e prodotto da J.J. Abrams. Anche in questo caso il successo del film è dovuto alla tecnica di realizzazione peculiare da “video ritrovato”.
In Cloverfield, un gruppo di sei ragazzi si ritrova ad una festa all’interno di un appartamento di New York, quando all’improvviso un mostro gigante di natura ignota emerge dalle acqua del fiume Hudson e semina il panico nella Grande Mela. Per i sei protagonisti, sarà l’inzio di una fuga rocambolesca e piena di sgradevoli sorprese. Il successo del film del 2008 ha portato alla produzione di due spinoff ambientati nello stesso universo narrativo: 10 Cloverfield Lane e The Cloverfield Paradox.
6. Hardcore! (2015)
Cosa c’è di meglio di un film d’azione adrenalinica che riesca a far immedesimare lo spettatore all’ennesima potenza? Per un action movie totalmente immersvivo e realizzato in soggettiva ci ha pensato nel 2015 il regista russo Il’ja Najsuller, con la realizzazione del film Hardcore!, con Sharlto Copley e Haley Bennett. L’ispirazione per il film è arrivata allo stesso regista dopo essersi occupato, dietro la macchina da presa, dei videoclip “The Stampede” e “Bad Motherfucker” dei Biting Elbows, interamente realizzati, per l’appunto, in soggettiva.
Così, Najsuller debutta nelle sale di tutto il mondo con il primo film squisitamente d’azione girato totalmente con un unico punto di vista, quello del protagonista Henry. Quest’ultimo, si sveglia improvvisamente all’interno di un laboratorio, dopo aver perso una gamba, un braccio e la voce; gli viene spiegato in seguito che deve necessariamente indossare delle protesi cibernetiche per poter continuare a camminare, visto che dei mercenari capitanati dal perfido e misterioso Akan gli stanno dando la caccia.
7. Lo scafandro e la farfalla (2007)
Nel 2007 debutta al 60° Festival di Cannes uno dei film più intensi e commoventi del Nuovo Millennio. Diretto dal regista statunitense Julian Schnabel e recitato interamente da attori francofoni, Lo scafandro e la farfalla è tratto dal libro autobiografico omonimo pubblicato da Jean-Dominique Bauby, il protagonista dell’accadimento incredibile che è al centro di questo bellissimo film premiato per la regia al festival francese in cui era stato presentato.
L’autore del racconto originale è Jean-Dominiqe Bauby, un uomo che all’età di 43 anni ha avuto un terribile ictus che lo ha costretto a rimanere allettato per tutta la vita. Affetto da quella che è considerata la sindrome locked-in, Bauby ha come unico mezzo di comunicazione con il mondo il battito della sua palpebra sinistra. Molto del film diretto da Julian Schanbel è difatti raccontato attraverso l’occhio dello stesso Jean-Dominique, a parte alcuni flashback molto efficaci.
8. Maniac (2012)
Lo sapevate che il Maniac con protagonista Elijah Wood è l’efficace remake di un cult del cinema slasher degli anni ’80? Quando questo film debuttò in anteprima mondiale al 60° Festival di Cannes, fece molto scalpore per come era stato realizzato. Difatti, il Maniac diretto da Franck Khalfoun e ispirato al lungometraggio originale di Joe Spinell, è tutto girato in soggettiva; le uniche occasioni in cui l’inquietante protagonista appare in volto è quando la sua faccia si riflette negli specchi o in altre superfici.
In Maniac, si racconta di Frank, un giovane restauratore di manichini dal carattere psicotico a causa dei continui abusi subiti in età infantile e perpetrati dalla madre. La sua esperienza passata lo induce a vendicarsi delle azioni della madre rapendo donne e ragazze e facendogli lo scalpo dei capelli, da attaccare poi ai manichini del suo negozio. Un remake da brividi.
9. Essere John Malkovich (1999)
Nonostante ci troviamo di fronte a un lungometraggio che non è stato realizzato esattamente in totale soggettiva, le sequenze in cui questo viene fatto sono originali e assolutamente indimenticabili. Nel 1999 debutta nelle sale di tutto il mondo Essere John Malkovich, film diretto da Spike Jonze e scritto da Charlie Kaufman. Nel cast di questo thriller surrealista, John Cusak, Cameron Diaz e, ovviamente, John Malkovich.
Il film racconta di Craig, un burattinaio in decadenza che non sa come sbarcare il lunario; quando accetta un lavoro modesto come archivista in un ufficio di New York, scopre che al settimo piano e mezzo dell’edificio c’è un passaggio segreto che lo conduce direttamente al cervello e nei pensieri di John Malkovich per quindici minuti. Ovviamente, quando si troverà nella mente dell’attore, il punto di vista soggettivo sarà quello dello stesso Malkovich. Un film folle che l’anno successivo ottenne tre candidature all’Oscar.
10. La finestra sul cortile (1954)
Poteva mancare in questa lista uno dei più grandi classici “in soggettiva” nella storia del cinema? Esce nelle sale statunitensi nel corso del 1954 e da lì balza subito in testa alle classifiche dei film più importanti nella storia della settima arte. Diretto dal maestro del brivido Alfred Hitchcock, stiamo parlando de La finestra sul cortile. Nonostante il celeberrimo film non sia girato come un’unica lunghissima soggettiva del suo protagonista, può essere considerato una vera e propria apoteosi della tecnica della soggettiva narrativa e registica in diversi ambiti.
Nel famoso film si racconta di L.B. Jeffries (James Stewart), un fotoreporter di successo costretto sulla sedia a rotelle dopo una frattura alla gamba. Per noia, si munisce di binocolo e macchina fotografica per spiare le vite e i gesti quotidiani del suo vicinato, costretto a lasciare le finestre delle case aperte a causa della grande afa estiva. Il punto di vista di Jeffries è qui reso grazie ad un pionieristico uso delle panoramiche, dello zoom e delle riprese a cannocchiale.
11. Chronicle (2012)
Il genere found footage infetta anche il cinecomic, tanto che nel 2012 debutta nelle sale il curioso ed atipico superhero movie Chronicle, diretto da Josh Trank (al suo debutto dietro la macchina da presa) e scritto dallo stesso assieme a Max Landis, figlio di John. Tra il genere del finto documentario e la fantascienza, Chronicle continua la tradizione del “video ritrovato” e della telecamera a spalla di uno dei personaggi per raccontare una storia di supereroi unica nel suo genere.
Il film diretto da Josh Trank racconta di Andrew, un adolescente americano vessato da tutti i coetanei e con una situazione familiare disastrata; quando fa la conoscenza di Matt e Steven, decide di riprendere con una videocamera la sua vita. Le cose però andranno in modo inaspettato: quando i tre scendono all’interno di un misterioso tunnel scoperto nei boschi, infatti, acquisiscono dei poteri paranormali incredibili.
12. Kingsman: Secret Service (2014)
Il film in questione fa un po’ eccezione in questa lista di pellicole realizzate in soggettiva, eppure c’è una lunga sequenza diventata un cult assoluto degli ultimi anni che merita di farne parta. Il film di cui stiamo parlando è Kingsman: Secret Service, diretto da Matthew Vaughn e tratto dalla serie di fumetti “The Secret Service” di Mark Millar e Dave Gibbons. Nel cast del film (di cui sono poi arrivati un sequel ed un prequel) Taron Egerton, Colin Firth e Samuel L. Jackson.
Il primo capitolo della serie racconta dell’agente segreto Harry Hart, che dopo aver perso sul campo il suo protetto Lee Unwin, fa una promessa alla vedova dell’uomo e a suo figlio Eggsy: se un giorno il ragazzo avesse mai voluto far parte dell’agenzia segreta, non avrebbe dovuto fare altro che chiamare il numero inciso dietro la medaglia d’onore affibbiata a Lee. Una delle sequenze più memorabili di Kingsman? Un massacro all’interno di una chiesa realizzato totalmente in soggettiva sulle trascinanti note di “Free Bird” dei Lynyrd Skynyrd.
13. Cannibal Holocaust (1980)
Considerato come uno dei massimi modelli cinematografici del “mockumentary” ovvero del falso documentario, Cannibal Holocaust è uno dei titoli più rappresentativi del cinema estremo di Ruggero Deodato. A suo tempo, dalla critica francese il regista italiano venne ribattezzato “Monsieur Cannibal”, proprio per la sua ossessione dietro la macchina da presa per il genere cannibal movie.
Il film estremo – e con il tempo diventato cult assoluto vietato ai minori di 18 anni – è diviso in due parti narrative: la prima, “The Last Road To Hell”, racconta delle ricerche del professor Monroe, incaricato di capire che fine abbiano fatto quattro reporter televisivi che avevano deciso di addentrarsi nella foresta dell’Amazzonia per studiare le tradizioni delle tribù cannibali brasiliane; la seconda parte, “The Green Inferno”, è stata invece realizzata in 16mm e con una videocamera in spalla, per dare la sensazione di finto documentario.
14. Rec (2007)
Nel 2007 viene presentato Fuori Concorso alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia uno degli horror europei più influenti degli ultimi decenni. Realizzato con un budget limitato dai registi Jaume Balaguerò e Paco Plaza ed interamente girato all’interno di un edificio nel cuore della città di Barcellona, Rec ebbe così tanto successo da dar vita a tre sequel: Rec 2, Rec 3: La genesi e Rec 4: Apocalyspse.
Girato come fosse un falso documentario con camera in spalla, racconta della retata notturna di una troupe televisiva quando cerca di filmare le gesta di alcuni pompieri mentre svolgono il loro lavoro all’interno di un sinistro condominio. Le cose, però, non andranno come previsto: un’anziana signora viene infatti rinvenuta coperta di sangue e affamata di carne umana. Sarà l’inevitabile inizio di una notte degli orrori per i personaggi convolti.
15. Le iene (1992)
Fanalino di coda in questa lista è uno dei più grandi cult del cinema americano post-moderno. Ultimo quindi, ma non per importanza cinematografica è Le iene di Quentin Tarantino, film indipendente che ha debuttato nelle sale di tutto il mondo a partire dal 1992 e che presto ha trasformato il suo autore in uno dei più influenti registi americani della nuova generazione. Come tutti sanno, il film non è assolutamente realizzato in soggettiva, eppure c’è una brevissima sequenza in prima persona che ha fatto letteralmente scuola.
Stiamo parlando della famosa scena con la soggettiva dall’interno del baule dell’automobile, dove i protagonisti vengono ripresi a mezzo busto dal basso; una particolarissima ripresa realizzata con obiettivo grandangolare che da Le iene in poi è diventata in un qualche modo marchio di fabbrica di Quentin Tarantino; in questo particolarissimo caso, il punto di vista non è quello di un personaggio del film, bensì di noi spettatori, che ci troviamo idealmente catapultati nel bagagliaio dell’automobile di turno e non possiamo che sentirci intimoriti dallo sguardo dei protagonisti del film.