Pensione, puoi andarci prima e nessuno te lo dice: devi solo vivere qui

Pensione, ci si può andare prima ma nessuno lo dice: in questi paesi c’è una sorpresa, non immagini a quale età smettono di lavorare.

Tasto dolente quello delle pensioni per gli italiani. Importi che non sono un granché e che cambiano di continuo, età pensionabile che sembra non arrivare mai e che quando finalmente giunge, è effettivamente passata una vita. La pensione resta uno degli argomenti più dibattuti e più delicati del nostro Paese, e la sensazione è che invece di trovare soluzioni migliori si faccia sempre un piccolo passo indietro.

uomo che salta in mare vestito da ufficio con valigetta
Dove si va in pensione prima? (ilmeglioditutto.it)

Ma non ovunque è così, infatti se per l’Italia la pensione è sempre più un miraggio, altri cittadini lontano da noi se la passano decisamente meglio. Il lavoro finisce prima, la fatica non è eterna e che vivono in Stati dove i sistemi previdenziali sono costruiti diversamente, con equilibri sociali, demografici e risorse economiche ben distinte.

Paesi dove il pensionamento arriva prima dell’Italia

Queste realtà mostrano che non è solo questione di risorse ma di modello politico e sociale: paesi che investono sulla previdenza pubblica, che mantengono equilibri demografici meno estremi, che hanno strutture di welfare compatibili con la domanda di protezione sociale. Dove ci sono queste condizioni, l’età pensionabile può restare contenuta pur offrendo pensioni dignitose.

Parliamo ad esempio dell’Indonesia, dove l’età per la pensione di vecchiaia è attorno ai 58 anni sia per gli uomini che per le donne. O nell’Arabia Saudita dove la soglia minima legale resta a 60 anni per tutti, grazie a politiche pensionistiche alimentate da entrate statali forti che supportano il sistema burocratico.

signori anziani seduti su una panchina vicino alla spiaggia e al mare
Quando va in pensione il resto del mondo (ilmeglioditutto.it)

Altri Stati come la Malesia mostrano un mix tra contributi obbligatori e previdenza integrativa che rende la pensione accessibile relativamente presto, pur come risposta a una crescita economica costante. L’approccio adottato in questi paesi considera non solo il numero degli anni di lavoro, ma la sostenibilità fiscale, il peso demografico e la capacità dello Stato di assorbire gli oneri previdenziali.

Non è tutto rose e fiori però: chi va in pensione presto ha bisogno di un sistema previdenziale bilanciato nel tempo, che regga l’invecchiamento della popolazione, la pressione sui conti pubblici, il carico delle prestazioni sanitarie e assistenziali. Anche paesi con età pensionabili basse si pongono quesiti su come mantenere qualità delle pensioni, sostenibilità economica, equilibrio intergenerazionale.

Il rischio è che politiche pensionistiche troppo generose diventino non sostenibili se non accompagnate da riforme altrettanto forti in bilancio. Ma queste esperienze mostrano che esiste più di una strada: non serve allinearsi automaticamente alle tendenze globali di innalzamento dell’età. Serve progettare, tenere conto della demografia, della storia del lavoro, delle risorse dello Stato e delle aspettative dei cittadini.

Negli Stati che offrono pensionamento anticipato è chiaro che la previdenza non è vista come un peso da contenere, ma come parte integrante dell’identità nazionale, come promessa sociale che deve restare concreta.

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